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HOME > La Nota della Settimana > N° 3/2012

SAN SEBASTIANO, ANCORA UNA VOLTA,
PROTEGGE I NOSTRI VIGILI
 

Dieci anni fa apriva nella nostra città una Sala Bingo; negli scorsi mesi è stato inaugurato un nuovo locale da gioco; nei bar i giocatori attaccati alle macchinette si notano sempre di più. Queste annotazioni locali, che si collegano ai dati nazionali diffusi in queste ultime settimane, certificano quel che a livello epidermico già avevamo capito: siamo un popolo di giocatori, appassionati e inconsapevoli del tunnel dentro cui ci stiamo ficcando.

Gli esperti del gioco d’azzardo evidenziano almeno due considerazioni, che dovrebbero sollecitare un moto d’indignazione e una sterzata di rotta.

La prima riguarda il continuo proliferare di nuovi giochi, che ha consentito al settore un aumento esponenziale dei fatturati nel 2011, saliti da 61 a 76 miliardi di euro solo guardando all’azzardo legale. Ben 6 di questi miliardi sono frutto dell’introduzione a luglio di poker e casinò on-line, a cui giocare da casa grazie a un computer e una carta di credito. Non era difficile prevederlo. Trasformare i salotti di casa in sale da gioco avrebbe inesorabilmente ampliato la platea dei fruitori, indebolendo ancor più le reti di protezione sociale in nome di una libertà trasformata in sinonimo di solitudine.

C’è un secondo aspetto – se possibile ancor più grave – che i dati e l’esperienza degli specialisti vanno mettendo in luce. Ed è legato a quei meccanismi di persuasione occulta che spingono migliaia e migliaia di adolescenti dritti nel tunnel del gioco d’azzardo. Ci sono quelli che giocano a poker on-line, magari con la carta di credito di papà. Ma ce ne sono tantissimi che cadono nella rete senza nemmeno accorgersene. Così l’industria del gioco si apre metodicamente la strada costruendo i giocatori di domani. Il momento è felice: mai come nei periodi di crisi economica, le persone sono tentate di affidarsi alla fortuna. Ma per uno che vince, c’è un esercito di sconfitti che rischiano di non rialzarsi più.

 

UN DOSSIER DI LIBERA – Lo scorso 9 gennaio – come riportato dall’Agenzia Sir - Libera ha presentato, a Roma, il dossier “Azzardopoli, il Paese del gioco d’azzardo, dove quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare”. 
Ad Azzardopoli i clan fanno il loro gioco. Infiltrazioni delle società di gestione di punti scommesse, di sale bingo, che si prestano in modo “legale” a essere le “lavanderie” per riciclaggio di soldi sporchi. Imposizione di noleggio di apparecchi di videogiochi, gestione di bische clandestine, toto nero e clandestino. Sale giochi utilizzate per adescare le persone bisognose di soldi, che diventano vittime dell’usura, racket delle slotmachine.

Un settore mai in crisi. Il sistema dei giochi d’azzardo in l’Italia è un settore che offre lavoro a 120.000 addetti, muove gli affari di 5.000 aziende, grandi e piccole, e mobilita il 4% del Pil nazionale. Con 76,1 miliardi di euro di fatturato legale l’Italia occupa il primo posto in Europa e il terzo posto tra i Paesi che giocano di più al mondo.

“Per rendere l’idea – ha commentato Libera - 76,1 miliardi sono il portato di quattro Finanziarie normali, una cifra due volte superiore a quanto le famiglie spendono per la salute e, addirittura, otto volte di più di quanto viene riversato sull’istruzione”. Se si analizzano gli ultimi dati riferiti ai mesi di ottobre e novembre 2011, il primato per il fatturato legale del gioco spetta alla Lombardia con 2 miliardi e 586 mila di euro, seguita dalla Campania con 1 miliardo e 795 mila euro. Soldi che girano grazie alle 400 mila slot-machine presenti in Italia, una macchinetta “mangiasoldi” ogni 150 abitanti. 
Danno sociale. Per don Luigi Ciotti, presidente di Libera, il gioco d’azzardo produce “un danno sociale, ma anche umano”. Infatti, secondo una ricerca nazionale sulle abitudini di gioco degli italiani del novembre 2011, in Italia ci sono 1 milione e 720 mila giocatori a rischio e ben 708.225 giocatori adulti patologici. Libera ha proposto, perciò, di “definire e approvare una legge quadro sul gioco d’azzardo, affinché lo Stato recuperi il governo e la programmazione politica sulle attività di gioco d’azzardo; limitare i messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco d’azzardo; promuovere iniziative di sensibilizzazione ai rischi collegati al gioco d’azzardo attraverso campagne d’informazione alla cittadinanza; recepire l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità che vede nel gioco d’azzardo compulsivo una forma morbosa chiaramente identificata e che può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale; consentire ai giocatori d’azzardo patologici e ai loro familiari (oggi abbandonati a se stessi), il diritto alla cura, diritto al mantenimento del posto di lavoro, diritto di usufruire dei benefici di legge”. Per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto dei fenomeni d’illegalità nel mercato dei giochi, Libera “sollecita l’elaborazione di norme tese a rafforzare e rendere più efficaci, anche attraverso la previsione del delitto di gioco d’azzardo”.

 

Una fondazione  che aiuta le famiglie - «La febbre da gioco sempre più diffusa tra gli italiani e, in particolare, tra i cittadini lombardi ci inquieta, perché aumentando i giocatori responsabili, non solo cresce il numero dei giocatori patologici, che sull’altare della Dea Bendata, sacrificano risparmi, matrimoni, relazioni affettive, ma si allarga anche la quota degli indebitati che sperano nel colpo vincente per uscire dai guai e aggravano così la loro situazione». Lo ha sostenuto recentemente Luciano Gualzetti, presidente della Fondazione San Bernardino, che tra il 2007 e il 2011 ha incontrato oltre 1.500 persone. Le situazioni d’indebitamento riscontrate sono dovute per il 40% a spese o voluttuarie o eccessive rispetto al reddito, per il 30% alla perdita o alla riduzione del lavoro, per il 15% al sopraggiungere di malattie. Ma esiste anche un 15% che non è più riuscito a far quadrare i conti proprio a causa del gioco d’azzardo.

«Tendenza tra l’altro – sempre a parere del presidente della citata Fondazione - che abbiamo visto crescere proprio negli ultimi anni. Secondo i nostri operatori solo nel volgere degli ultimi 12 mesi c’è stato un incremento del 50% degli indebitati a causa del gioco». La Fondazione San Bernardino Onlus è nata nel 2004 per volontà dei vescovi lombardi allo scopo di aiutare le famiglie indebitate e prevenire il rischio dell’usura. Opera su tutto il territorio regionale attraverso la rete delle Caritas diocesane e dei Centri di ascolto che garantiscono una presenza capillare in ciascuna delle province lombarde.

 

In città, dieci anni fa - «Dallo scorso 26 gennaio – scriveva nel marzo 2002 Voce Amica - è aperta, nella nostra città, una sala Bingo Las Vegas. In Italia, a fronte delle 400 concessioni date sinora, sono state aperte solo poco più di un'ottantina di sale del genere. Quella cernuschese si trova in via Torino … e la sua apertura, che al momento sembra aver incontrato il consenso tra gli appassionati del gioco, ha già creato non pochi problemi alla viabilità nella zona, per la sosta selvaggia lungo la via.»

Dobbiamo pensare che il gioco d’azzardo è andato diffondendosi anche nella nostra città. A mostrarcelo non sono solo gli avventori che vediamo quotidianamente incollati alle macchinette installate nei bar, ma anche l’apertura, negli scorsi mesi, di un nuovo locale, con roulette, new slot machine, black jack e video lottery. Giochi che, ben inteso, secondo la normativa vigente, sono legali. Ma il problema è un altro.  

Infatti, se per lo Stato il gioco d’azzardo vuol dire incasso sicuro e sollievo alle finanze pubbliche, per le famiglie in buona parte dei casi invece rappresenta bilanci mensili sempre più a rischio debito e inevitabile allarme sociale: legami e relazioni famigliari in crisi, drammi personali per chi entra nella dipendenza da videopoker e affini.

Attorno ai rischi del gioco d’azzardo c’è un “grande fariseismo” – ha denunciato più volte il segretario nazionale della Consulta Antiusura, monsignor Alberto D’Urso. Una sorta di ipocrisia generalizzata che accomuna i gestori di questo grande business (che si fanno poi promotori del “Gioco responsabile”), i promotori di Stato e, naturalmente, gli utenti. Allo Stato, come cittadini, il minimo che possiamo chiedere è di non incentivare più il gioco d’azzardo, come invece ha fatto in questi ultimi anni.

 

IN CITTÀ, LE NOTIZIE DELLA SETTIMANA – La Polizia locale, con una conferenza stampa convocata lo scorso giovedì, ha illustrato i risultati dell’attività svolta nel 2011. Su questo argomento pubblicheremo prossimamente un ampio articolo.

Tutti i componenti del Corpo hanno anche festeggiato il patrono san Sebastiano partecipando, insieme alle autorità civili e militari cittadine, alla Messa delle ore 9,30 di domenica 22 gennaio, in chiesa prepositurale. Durante la celebrazione un agente è stato colto da un improvviso malore ed è crollato a terra. Prontamente soccorso ha dovuto essere rianimato e trasportato in autoambulanza al vicino ospedale. La sua caduta è stata ben avvertita da tutti i presenti, che hanno poi seguito in trepidante silenzio l’accorrere dei soccorritori. L’agente ad oggi è ancora ricoverato in ospedale, ma le sue condizioni non destano preoccupazione. Dopo circa un quarto d’ora, la celebrazione è ripresa con la lettura del salmo, punto in cui si era interrotta.

Don Ettore, all’omelia, commentando il brano di Vangelo che racconta il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha detto che «i discepoli di Gesù possiedono sì cinque pani e due pesci, ma – a loro giudizio – è troppo poco per un bisogno così grande. Gesù, al contrario, comanda di portare presso di sé quello che abbiamo – le nostre povertà – e di far accomodare tutte le persone presenti, perché non si può avere attenzione alle persone quando c’è fretta e le si lascia in piedi. E neanche si fa il bene di chi domanda quando si vuole rispondere subito alle attese degli altri, senza interrogare e lasciarsi interrogare più a fondo. Solo così, dopo un attento ascolto e condividendo la povertà di chi gli sta attorno, Gesù opera il gesto della “divisione” – di sé, oltre che del pane – gesto che farà fino alla fine della sua vita. Rimanendo con la folla e radunando attorno a se i discepoli, Gesù affronta le povertà di tutti, senza esserne schiacciato, ed educa anche ciascuno di noi a “con-dividere” la nostra esistenza con gli altri, a partire da chi è maggiormente nel bisogno, magari anche solo per un attimo di ascolto.»

Rivolto quindi agli agenti della Polizia locale, don Ettore ha così concluso: «Domandiamo oggi al Signore per tutti noi e, in particolare, per chi ha scelto di vivere la propria esistenza nella logica del servizio, come ci ricorda la presenza in questa Eucaristia del corpo della polizia municipale, in occasione della ricorrenza di San Sebastiano, loro santo patrono, (di aiutarci a saper condividere la nostra esistenza con gli altri).

Vestire questa divisa, infatti, abilita non solo ad occuparsi dell’ordine pubblico, ma ad educare ciascun cittadino perché si faccia carico del bene comune anche nelle scelte concrete di ogni giorno, a volte anche quelle che possono sembrare piccole e insignificanti. Solo “dividendo” con gli altri le nostre povertà saremo in grado di “moltiplicare” le risorse per tutti e, anzi, di avanzarne anche di più, persino “dodici ceste piene”.

La matematica classica ci ha abituati a pensare che l’addizione sia l’operazione più semplice e immediata, alla quale poi si aggiungono le altre: la sottrazione, la moltiplicazione e, da ultimo, la divisione (la più difficile).

Oggi il Signore Gesù, con la sua manifestazione nel segno dei pani, ci dice esattamente il contrario.

Ciò che bisogna imparare a fare da subito è la divisione. Solo condividendo con gli altri il poco che abbiamo, infatti, lo possiamo moltiplicare per tutti. E solo grazie alla moltiplicazione dei beni possiamo sottrarre gli uomini alla loro miseria e povertà, creando così comunione tra loro, mettendoli insieme, addizionandoli.»

Da segnalare anche, nella scorsa settimana, la rimozione, per pericolo di distacco, delle quattro colonne di cemento posate in piazza Matteotti, nei pressi dell’edicola. Nessun rimpianto per dei manufatti che non avevano alcun valore storico e che scelti come arredo urbano non si facevano certo notare per la loro eleganza o imponenza.

 

Nella comunità pastorale – La settimana che si è aperta è ricca di appuntamenti in vista della Festa della famiglia, che in tutta la diocesi ambrosiana si celebrerà domenica 29 gennaio. Consigliamo vivamente di consultare “Il foglio” (a cui si può accedere direttamente dalla home page di questo sito) per prendere nota degli appuntamenti più importanti e per decidere soprattutto a quali partecipare.

 

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 23 gennaio 2012   

 

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