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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 3/2011

UNA SOLA FAMIGLIA: MIGRANTI
E POPOLAZIONI LOCALI CHE LI ACCOLGONO”

 

La Giornata mondiale del migrante è celebrata in tutte le parrocchie, da 97 anni, come occasione di riflessione e di attenzione verso coloro che sono in cammino, superando “paure, pregiudizi e diffidenze”, non dimenticando nessuno di essi: i 5 milioni di immigrati in Italia, i 4 milioni di italiani nel mondo, i 120.000 rom e sinti, gli 80 mila fieranti e circensi, i 50.000 rifugiati, i 2 milioni di persone che ogni anno cambiano regione in Italia, i 5 milioni di persone che transitano nei nostri porti e i 130 milioni di passeggeri che transitano nei nostri aeroporti.

"Una sola famiglia umana" - «"Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34) è l'invito – ha scritto Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale delle migrazioni 2011, che si è celebrata la scorsa domenica, 16 gennaio - che il Signore ci rivolge con forza e ci rinnova costantemente: se il Padre ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio prediletto, ci chiama anche a riconoscerci tutti come fratelli in Cristo. Da questo legame profondo tra tutti gli esseri umani nasce il tema che ho scelto quest'anno per la nostra riflessione: "Una sola famiglia umana", una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze. Il Concilio Vaticano II afferma che "tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra (cfr At 17,26); essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti" (Dich. Nostra aetate, 1). Così, noi "non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle"»

Il Papa, dopo aver descritto le attuali caratteristiche del fenomeno migratorio, aggiunge che «Tutti fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione.

"In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell'uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio" (Caritas in veritate). È questa la prospettiva con cui guardare anche la realtà delle migrazioni. Infatti "la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli" è causa profonda del sottosviluppo (Populorum progressio) e - possiamo aggiungere - incide fortemente sul fenomeno migratorio. La fraternità umana è l'esperienza, a volte sorprendente, di una relazione che accomuna, di un legame profondo con l'altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini. Assunta e vissuta responsabilmente, essa alimenta una vita di comunione e condivisione con tutti, in particolare con i migranti; sostiene la donazione di sé agli altri, al loro bene, al bene di tutti, nella comunità politica locale, nazionale e mondiale.

"[il bene comune universale] abbraccia l'intera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista. È in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita"

Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l'identità nazionale. "Si tratterà allora di coniugare l'accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti"»

Il futuro dell’Italia non è realisticamente immaginabile senza gli immigrati. Gli immigrati ci sono e ci saranno sempre di più. Conciliare legalità e solidarietà, giustizia e rispetto delle regole è già un impegno concreto per tutti per costruire un solido futuro. Per i credenti poi c’è l’imperativo evangelico che ci ha ricordato anche il Papa nel suo messaggio: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri".

 

In città, in occasione della Giornata mondiale del migrante – È stato presentato - sabato 15 gennaio in Libreria del Naviglio – il libro “Come buoni vicini. Verso una nuova società” (anno 2010, pagine 160, euro 10, EMI) scritto da don Alessandro Vavassori. Un sacerdote che per alcuni anni (1997/1999) ha prestato il suo servizio pastorale anche nella nostra città, ma che da sempre è impegnato tra i migranti. Attualmente è cappellano vicario della cappellania dei migranti a Milano.

«Esistono parecchi libri sull’immigrazione – ha scritto nella prefazione del libro Maurizio Ambrosini, Docente ordinario di Sociologia dei processi migratori all’Università Statale di Milano - molti destinati a un pubblico di esperti, qualcuno accessibile anche ai non addetti ai lavori. Non ne conosco nessuno, però, che racconti in prima persona con tanta sensibilità umana e sincera partecipazione l’esperienza vissuta di un prete che incontra da vicino, ogni giorno, le vicende concrete dei migranti, le loro fatiche, la loro ricerca religiosa. Un prete che ci riporta storie di giovani, di famiglie separate dalle migrazioni, di comunità che si costituiscono intorno a una chiesa del centro, di parrocchie multietniche, di gente che accoglie e altra che si rinchiude. Tutto questo in quel complicato e contraddittorio laboratorio di integrazione reciproca che è diventato il territorio milanese.
Ma questo libro è anche altro, riflessione teologica a partire dalle strade dell’incontro con i cosiddetti "diversi", saggio di pastorale applicata, necessariamente anche giudizio morale e politico su una società che ha bisogno degli immigrati, ma stenta a riconoscerlo. Non di rado sceglie il linguaggio della paura e dell’esclusione. Libro quindi originale, davvero interessante, scritto fra l’altro molto bene. Un libro da consigliare a chi desidera comprendere qualcosa di più del "multiculturalismo quotidiano" in cui siamo immersi e che contribuiamo a produrre … È un libro che parla dei migranti, ma anche di noi. Che racconta vicende tristi e ingiuste, a volte con rabbia, ma che alimenta anche speranza e apertura. Direi che ne abbiamo davvero bisogno.»



In città, cambio al vertice della Polizia locale - Dal 1° gennaio 2011 la Polizia Locale della nostra città ha un nuovo comandante. Silverio Pavesi ha preso infatti il posto di Maurizio Penatti, che è passato al Corpo della Polizia Locale di Milano. Il nuovo comandante – 43 anni, in servizio prima a San Giuliano Milanese - è stato presentato ai giornalisti dal Sindaco, Eugenio Comincini, e dall'Assessore alla Polizia Locale, Emanuele Vendramini, nel corso di una conferenza stampa tenutasi lo scorso giovedì 13 gennaio in Municipio. Penatti ha lasciato - dopo quasi trent’anni, dei quali circa dieci come comandante - il Corpo della Polizia locale cittadina.

Il lavoro che attende il nuovo comandante non è certamente facile, soprattutto in una città come la nostra dove da parecchi lustri ci si lamenta della scarsa presenza degli agenti lungo le arterie stradali più trafficate.

Sotto organico, attualmente il corpo conta 25 agenti (per esempio: nel 2003 erano 26 più 2 amministrativi: la città cresce e gli agenti diminuiscono!), alle prese con le ristrettezze del bilancio comunale e impegnati in molteplici servizi, non sembri un azzardo se diciamo che avvertiamo la presenza degli agenti della Polizia Locale solo quando ci capita di transitare nei pressi di una scuola, in coincidenza con l’entrata o l’uscita degli alunni, o di partecipare a un corteo funebre.

Non sappiamo se sia una semplice coincidenza, ma finalmente venerdì scorso abbiamo visto una pattuglia, nel tardi pomeriggio, ferma a dare le multe alle auto parcheggiate ai bordi e al centro della rotonda di Largo Donatori del sangue. Altre volte, invece, ci era capitato di vedere, con la stessa situazione, pattuglie passare e andare oltre.
Al neo comandante i nostri migliori auguri di buon lavoro.


 

L’Arcivescovo sta incontrando gli amministratori comunali - Il cardinale Tettamanzi ha iniziato gli annuali incontri con gli amministratori locali. È già stata data un’anticipazione del suo intervento, ma per presentarlo e commentarlo attendiamo che sia diffuso il testo completo alla conclusione degli appuntamenti in programma. Segnaliamo comunque che il nostro Sindaco, Eugenio Comincini, su Avvenire (www.avvenire.it) di domenica 16 gennaio, ha già commentato la riflessione proposta quest’anno dal cardinale Tettamanzi.

 

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 17 gennaio 2011


 

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