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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 3/2010

Terremoto ad Haiti:
 le domande dell’uomo di fronte alla tragedia

Non possiamo ignorare le drammatiche notizie che ci giungono continuamente da Haiti, uno tra i Paese più poveri del mondo, dove il 12 gennaio la terra ha tremato 4 volte, con un terremoto del 7° grado della scala Richter, colpendo la zona meridionale della capitale Port-au-Prince e seminando morte e distruzione. Sbriciolati migliaia di edifici, il palazzo presidenziale, quello dell'Onu, alcuni ospedali, danneggiata la cattedrale. Le stime parlano di 50.000-100.000 morti e 3 milioni di persone coinvolte.

"L'immane tragedia che ha colpito la popolazione di Haiti – ha scritto la Conferenza Episcopale Italiana in una nota - provocando decine di migliaia di morti chiama tutti alla solidarietà per venire incontro ai bisogni più immediati". I vescovi italiani, raccogliendo l'invito del Santo Padre, hanno deciso di promuovere per domenica 24 gennaio in tutte le chiese una raccolta straordinaria. Sarà questo il modo più immediato e semplice, per tutti i credenti italiani, per partecipare alla catena di solidarietà che, in ogni parte del mondo, è stata immediatamente avviata per aiutare i sopravvissuti; significativa, a questo riguardo, la partecipazione dei terremotati aquilani che, pur tra le difficoltà legate al sisma, non hanno voluto far mancare la loro partecipazione.

Un invito alla comunità internazionale "a sostenere gli aiuti d'emergenza" per la popolazione di Haiti -colpita dal devastante terremoto, aiutandola anche a risollevarsi dalla cronica situazione di miseria - lo ha  rivolto il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas internationalis e arcivescovo di Tegugicalpa, in Honduras, ricordando che Haiti "è un Paese molto povero ed ha bisogno della nostra assistenza". "Da tempo sappiamo che la mancanza di sviluppo, la miseria, le infrastrutture decadenti - ha affermato il porporato - hanno reso Haiti vulnerabile ai disastri. Ci troviamo ora di fronte ad una situazione di emergenza e dobbiamo reagire rapidamente per salvare vite umane". "Una delle nazioni più povere nel mondo sarà al centro dell'attenzione dei media e degli operatori umanitari – ha proseguito il cardinale Maradiaga -. Questo può portare a soluzioni durature e ad un impegno maggiore per alleviare la miseria degli haitiani e la carenza di infrastrutture di questa nazione assediata".

 

In questi giorni, ciascuno di noi, ha avuto modo di leggere sulla stampa nazionale e sui siti web molti commenti ed approfondimenti sulla catastrofe haitiana. Per noi è stato motivo di particolare riflessione il commento, a proposito delle domande dell’uomo di fronte alla tragedia, che Cristiana Dobner, carmelitana scalza, ha scritto per l’Agenzia SIR

 

«La notizia di un terremoto in tempi come i nostri – ha scritto la religiosa – ci raggiunge in tempo reale e immediatamente coinvolge, suscitando un terremoto nel pensiero, nel sentire e nell’adesione alla vita. Tutto sussulta e, spesso, crolla.

L’impotenza dinanzi alle forze naturali scatena una reazione di fuga ed invece di interrogarsi su se stessi, sulla nostra comune responsabilità di persone umane, rilanciamo altrove il dilemma e l’angoscia, proprio per placarci: Dio dov’è quando la sua creazione distrugge? Come sostenere che quel verbo ebraico della Genesi che porta come unico e solo soggetto JHWH ed indica il creare, sia sempre in atto e noi riposiamo nel Suo palmo sempre creante? È lacerante e, se non focalizzato, distruttivo quanto il tremare e l’aprirsi della terra, perché distrugge la speranza e con la speranza la vita stessa.
La pia quadratura del cerchio non regge. Che cosa allora regge e risponde? Nulla. Semplicemente nulla, perché l’interrogativo è mal posto.
Bisogna rivolgersi ad un “Chi” e ad un “chi”. Simultaneamente. “Chi” è il Creatore rallegrato dalla sua opera e che ha continuato a scandire la Parola rivelata con un “tov… tov”, “buono, buono”… il “chi” siamo noi, tutti implicati non nello scatenarsi diretto di forze dirompenti ma tutti responsabili di quanto può provocare la natura a scatenarsi e a ribellarsi.

I recenti dibattiti sul clima, sugli esperimenti nucleari, sui gas nocivi, sulla deforestazione, non costituiscono una pista interpretativa che fa tremare le vene ai polsi? Non inganniamo anche le balene che, abbagliate dalla preda di succulenti calamari, inghiottono invece immondi sacchetti di plastica devastando così il loro stomaco? La mondezza non giace sulle strade delle nostre città più belle? L’abuso edilizio non impedisce alla terra di respirare e produrre? I fiumi deviati non alterano i ritmi stagionali? Tutto questo non è opera del “Chi”, di Dio, non è “tov”, è male, opera delle decisioni umane del “chi”.
I poveri a questa stregua diventano ancora più poveri, la natura donata a tutti indistintamente, una volta coartata, trova le sue vie di sfogo e si scatena negli ambienti più degradati e già bisognosi. Penso che sia inutile interrogarsi sulla qualità antisismica degli edifici e così i paradisiaci Caraibi diventano trappola di morte.
Il richiamo dovrebbe risuonare solenne, soprattutto per chi può e deve decidere: esperimenti nucleari, danni ecologici, dovrebbero essere eliminati ed invece programmato un reale aiuto a chi vive in condizioni di vita disperate, indipendentemente dalle scosse telluriche. Ancora una volta “chi”.
A ciascuno il suo ruolo nella storia, secondo i doni ricevuti, ma a tutti spetta scoprire quella relazione con il “Chi” che diviene sostegno, balsamo, profumo, ragione di vita, condivisione totale, lacrime con chi lacrima, sorriso con chi sorride: preghiera, espressa in una sola parola e che si colloca sotto, in profondità, cambiando il corso della storia ed anche se le macerie sembrano soffocarla, sa esprimere il “tov” come invocazione al “Chi” e il “tov?” a tutti i “chi” del mondo.
Non sono vuote parole insensate, le due Terese, quella d’Avila (Santa Teresa d’Avila) chiamata ad accogliere e lodare sempre il “Chi”, e quella di Calcutta (Beata Madre Teresa di Calcutta), chiamata dal “Chi” a vivere, gomito a gomito, con i “chi” più diseredati, gridano, insieme, la speranza donata nel “tov” e si consumano con tutti i “chi” che comprendono e rispondono in ogni momento della vita, nella catastrofe e nella bonaccia. Ora, entrambe, sono ad Haiti e scortano tutti i “chi” soccorritori. Vediamo di non mancare all’appello! »

 

A proposito sempre di solidarietà, ma più vicino a casa nostra, abbiamo letto sull’ultimo numero di Famiglia cristiana (n° 3/2010), un’interessante ed ampio articolo. «Banca e Chiesa unite - ha scritto il settimanale cattolico - per salvare le famiglie dalla crisi economica. Succede in 60 Comuni dell’hinterland milanese, dove a luglio è stato siglato un patto sui generis tra le ottanta parrocchie locali e la Banca di credito cooperativo di Inzago, con 15 sportelli dislocati sul territorio. La banca si impegna a concedere alle persone bisognose prestiti a tasso zero dell’importo di 3.000 euro, erogabili sotto forma di 500 euro mensili, e le parrocchie dal canto loro avranno il compito di “filtrare” la domanda, ossia di verificare che coloro che chiedono credito siano effettivamente in condizioni d’indigenza. I parroci, insomma, faranno da intermediari tra le famiglie e lo sportello bancario … Il programma del microcredito è stato avviato la scorsa estate per dare un aiuto alle tante persone, soprattutto giovani coppie, che nell’ultimo anno si sono trovate senza lavoro, falcidiate da una crisi che ha colpito duro … La banca di Inzago ha messo a disposizione delle famiglie bisognose del posto un plafond di un milione di euro.”
Ci domandiamo: quanto è stato fatto alla BCC di Inzago non potrebbe essere fatto anche dalla BCC di Cernusco? Perché i Cernuschesi - sempre in prima fila nel passato nel promuovere iniziative di solidarietà e di sostegno alle fasce più deboli della popolazione (dall’asilo infantile delle Suore Marcelline alle cooperative, dalla Croce Bianca alla San Vincenzo: solo per citarne alcune) - si sono un po’ assopiti nel loro slancio di generosità? Pensiamo forse che nella nostra comunità, essendo stata inclusa tra le cinquanta città italiane con il più alto reddito per contribuente (dati 2007), i poveri non esistano più?

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 18 gennaio 2010      

 

 

 

 

ARCIDIOCESI DI MILANO
CURIA  ARCIVESCOVILE
UFFICIO  PER  LE  COMUNICAZIONI  SOCIALI

Terremoto ad Haiti:
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- donazione diretta In Caritas Ambrosiana presso l'Ufficio Raccolta Fondi di via San Bernardino 4 a Milano: dal lunedì al giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30, il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

- conto corrente postale n. 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS

- conto corrente bancario Agenzia 1 di Milano del Credito Artigiano
intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS IBAN: IT16 P 03512 01602 000000000578

- tramite carte di credito: Donazione telefonica chiamando il numero 02.76.037.324
in orari di ufficio (vedi sopra)

Causale delle offerte (detraibili fiscalmente): “Emergenza terremoto Haiti  2010”

 

 

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