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HOME > La Nota della Settimana > N° 39/2011

CRISI: ANCHE TRA I CERNUSCHESI
CRESCONO I NUOVI POVERI

 

«40 anni di Caritas in Italia. Al fianco dei poveri verso la terra promessa. Ossia: perché se non ci fosse dovremmo inventarla» questo è il titolo dato alla giornata diocesana della Caritas Ambrosiana 2011 celebrata la scorsa domenica 6 novembre. «Un titolo – ha scritto don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana - che vuole reagire alla carica evocativa del numero 40. Un numero che, lo sappiamo, rimanda all’epopea dell’esodo, a quel lungo periodo che separerà l’uscita dalla schiavitù del popolo di Israele dall’ingresso nella terra promessa. Un periodo, un cammino tutt’altro che idilliaco, segnato da paure e pigrizie, da pericolose ricadute nel fascino dell’idolatria che riempie la pancia e non fa pensare. Ebbene, mi piacerebbe paragonare questi primi 40 anni della Caritas in Italia ad una specie di riedizione dell’esodo biblico, un periodo in cui la Chiesa in Italia ha continuato a camminare al fianco dei poveri, noi poveri come loro, per indirizzarci assieme verso una terra promessa che però dobbiamo precisare e definire. Una terra promessa che non sarà certo un mondo libero definitivamente dalla povertà. Una terra promessa che ci piace invece pensare almeno come una comunità cristiana dove la fraternità e la condivisione diventino la legge universalmente riconosciuta. Certo, la Chiesa in Italia non ha scoperto l’esistenza dei poveri nel 1971 con la nascita di Caritas Italiana. Ma da quel momento ha scoperto che i poveri andavano accompagnati e curati secondo uno stile nuovo, con un metodo nuovo che si doveva ispirare al Vangelo e insieme all’insegnamento del Concilio Vaticano II.»

 

Decimo Rapporto dell’Osservatorio diocesano della povertà e delle risorse - La Caritas Ambrosiana ha presentato - lo scorso 31 ottobre - il decimo Rapporto dell’Osservatorio diocesano della povertà e delle risorse, stilato sulla base dei dati relativi agli utenti di 59 Centri di ascolto (uno dei quali attivo anche nella nostra città, presso il Centro cardinal Colombo di piazza Matteotti), del Servizio accoglienza immigrati (Sai), del Servizio accoglienza milanese (Sam) e dei Servizi integrati lavoro orientamento educazione (Siloe) nel 2010.

Il dato che più emerge dal Rapporto è quello dei cosiddetti working poors, cioè «gli utenti che non riescono a far quadrare il bilancio familiare anche quando hanno un impiego», passati in tre anni dal 30 al 50%.

Il Rapporto analizza anche gli effetti della crisi sugli utenti dei Centri di ascolto, aumentati del 10,7% rispetto al 2007. Tra loro, aumentano gli uomini (35,8%) e gli italiani (26,4%), diminuiscono invece gli stranieri irregolari (7,8%). Il lavoro rimane la necessità principale (51,6%), ma aumenta la richiesta di beni e servizi (da parte di un terzo degli utenti) e di sussidi economici (per l’11,2%).

Dall’identikit dell’utente tipico - tracciato sulla base delle 17 mila richieste d’aiuto giunte nel corso del 2010 ai 59 Centri d’ascolto - emerge inoltre che un terzo ha meno di 35 anni. Gli stranieri provengono soprattutto da Perù, Marocco, Ecuador, Romania e Ucraina: oltre uno su quattro si trova in Italia da meno di meno anni. La maggior parte degli utenti è coniugato e spesso con uno o due figli a carico. Quanto al titolo di studio, il più comune è la licenza media inferiore.

«Il lavoro è la questione centrale in tutti i dieci anni che abbiamo monitorato. La crisi l'ha accentuato ma ha messo in luce anche un altro aspetto del disagio: non è più sufficiente avere un'occupazione per potersi considerare al riparo dalla povertà», ha detto don Roberto Davanzo. «I working poors, di cui i sociologi parlano da qualche anno – ha poi aggiunto - sono ormai una quota, fortunatamente ancora minoritaria ma in preoccupante ascesa, degli utenti dei Centri di ascolto Caritas. Sono uomini, non più solo donne, italiani e non più solo stranieri, che con il coraggio della disperazione superano la vergogna sociale di bussare alle porte del parroco per chiedere non più il lavoro, che sanno di non poter ottenere, ma i "lavoretti", le prestazioni occasionali, il pagamento delle bollette del gas e della luce e dei libri di scuola dei figli».

Per dare una risposta alle diverse situazioni di povertà che sono state rilevate, servirebbe, a parere della Caritas Ambrosiana, un ripensamento dell'impostazione corrente del welfare. A questo proposito la Delegazione Caritas della Regione Lombardia (che riunisce le Caritas delle dieci diocesi lombarde) ha proposto l'attivazione sperimentale in Lombardia del reddito di autonomia. Secondo questa proposta i beneficiari riceverebbero un sostegno economico ma a fronte della sottoscrizione di un patto vincolante che prevede per esempio l'iscrizione ai centri per l'impiego, la partecipazione a corsi di riqualificazione professionale, l'obbligo di frequenza scolastica per i figli. La misura dovrebbe sostituirne altre già esistenti. La copertura finanziaria sarebbe quindi garantita da una razionalizzazione della spesa sociale.

 

In città, sempre più Cernuschesi  colpiti dalla crisi - Della crisi attuale e delle situazioni di bisogno sempre più diffuse anche tra i Cernuschesi si è parlato pure nella seduta del nostro consiglio comunale dello scorso 25 ottobre, che ha deliberato, all’unanimità, di istituire il “Servizio pubblico di housing sociale”.

Anche la locale Conferenza di San Vincenzo ha segnalato un aumento dell’area del disagio sociale, evidenziando che ogni settimana distribuisce circa 70 pacchi viveri, abiti e biancheria, oltre a pagare bollette e medicinali dopo aver accertato l’effettivo stato di necessità dei richiedenti.

Ritornando al consiglio comunale, prima di illustrare il nuovo servizio, l’assessore ai servizi alle persona, Rita Zecchini, ha delineato il quadro di difficoltà in cui il Comune sta operando.

Innanzitutto - ha spiegato l’assessore -  l’amministrazione comunale e gli uffici si trovano a dover affrontare quotidianamente il problema casa, che si sostanzia nella difficoltà di disporre di nuovi alloggi per chi ne ha bisogno. L’attuale crisi non ha risparmiato il nostro territorio e ha acuito la difficoltà di trovare una casa. Difficoltà che colpisce sia chi è già proprietario di alloggio, perché non riesce più a far fronte ai pagamenti delle rate di mutuo, sia chi è in locazione, che non dispone di soldi sufficienti per pagare i canoni d’affitto.

La mancanza o la precarietà del lavoro hanno poi inciso profondamente sulle famiglie, che spesso non sono in grado di far fronte regolarmente agli impegni assunti: dalle famiglie a reddito medio o medio basso, oltre alle famiglie monoreddito e a basso reddito, alle giovani coppie.

L’assessore ha evidenziato che tra coloro che sono in difficoltà abitativa, negli ultimi anni, sono in aumento i genitori separati, costretti a lasciare l’alloggio coniugale. Il settore dei Servizi sociali sta incrociando una crescente domanda (+ 25/30% negli ultimi due anni, rispetto ai periodi precedenti) per il pagamento dei canoni di locazione, ad integrazione di quanto già erogato dalla Regione Lombardia come Fondo sostegno affitti, e anche per il pagamento delle utenze.

La difficoltà crescente ha riguardato anche l’aumento degli sfratti, che hanno colpito anche famiglie con minori: 30 sfratti notificati, e di cui il Comune è a conoscenza, nell’anno 2011.

 

Il “Servizio di housing sociale” - In questa situazione, ha continuato l’assessore Zecchini – è emersa la necessità di avere strumenti capaci di dare risposte tempestive alle persone in difficoltà, perché la disciplina dell’edilizia residenziale pubblica (erp) non sempre offre risposte adeguate per il tempo, perché bisogna rispettare una certa graduatoria, e per i requisiti richiesti.

Considerato che l’amministrazione comunale, nell’abito dei programmi di edilizia agevolata e di edilizia convenzionata già approvati,  acquisirà nel brevissimo periodo degli alloggi, che non rientrano nella normativa erp, ha deciso di istituire il “Servizio di housing sociale”: a disposizione ci saranno un alloggio, già acquisito e in corso di arredamento, e altri quattro che lo saranno a tra alcuni mesi, nell’ambito del Piano Lanar.

Il Servizio di Housing sociale – ha spiegato l’assessore – ha come finalità quella di garantire a tutti il diritto alla casa; di favorire una cultura dell’accoglienza, della solidarietà e della responsabilità sociale, oltre alla multiculturalità e all’interculturalità; di aggregare soggetti che già operano in quest’ottica (come strutture pubbliche e di volontariato); contrastare fenomeni di emarginazione e ghettizzazione; garantire una risorsa abitativa temporanea, a canoni agevolati, per consentire alle persone di sviluppare e consolidare le proprie risorse economiche e costruire un primo reinserimento sociale e lavorativo.

Zecchini ha poi precisato che il Comune ha già sottoscritto con la Caritas cittadina un protocollo per coprogettare interventi  e per metter a disposizione degli alloggi: già uno di proprietà della Parrocchia di Santa Maria Assunta è utilizzato per queste finalità.

I criteri per poter accedere a questo servizio – ha chiarito il dirigente del Settore Servizi Sociali – tengono conto del fatto che ci siano o meno famigliari a carico, presenza di minori o disabili, difficoltà lavorative. Non potranno beneficiare del servizio coloro che sono stati estromessi da un alloggio erp, perché di solito si perde questa possibilità per colpa propria.

Non sarà redatta una graduatoria pubblica, ma gli operatori ne redigeranno una ad “uso interno” tenuto conto dei diversi livelli di emergenza.

La durata massima della locazione sarà di 18 mesi, senza alcun “incanalamento automatico” poi verso un alloggio erp.

Il Servizio – e in questo sta la differenza con altri interventi volti unicamente ad assegnare un alloggio - si avvarrà anche del sostegno di un assistente sociale, di uno psicologo e degli operatori dei diversi servizi orientati a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro.

L’assessore – rispondendo ad una domanda del consigliere Mario Oriani (Pdl) – non ha escluso la possibilità di coinvolgere anche i privati in questo nuovo servizio, ma a condizione che sia vantaggioso per il Comune.

La collaborazione con operatori del sociale privato (almeno uno, per quanto è di nostra conoscenza,  in città c’è già che ha un significativo numero di alloggi in locazione), a nostro parere, è senz’altro una strada da percorrere e da incentivare, stante anche le difficoltà in cui si trovano le finanze degli enti locali. Un primo importante passaggio, in questo ambito, sarà costituito dalle modalità di attuazione degli interventi di “housing sociale” previsti nel PGT. Poi starà anche ad intendersi sui termini usati: se “vantaggioso per il Comune” significa “vantaggioso per i Cernuschesi in situazione di bisogno”, allora sarà probabilmente possibile costruire una proficua collaborazione tra pubblico e privato, avendo come riferimento il principio di sussidiarietà, diversamente sarà difficile.        

 

Convenzioni  per la gestione associata di servizi sociali - Nella stessa seduta è stato approvato, sempre all’unanimità, lo schema di convenzione, per la gestione associata, a livello distrettuale, di alcuni servizi e interventi sociali per il prossimo triennio.

“L’assembla distrettuale – ha detto l’assessore Zecchini – dati i tagli ai bilanci comunali in materia di politiche sociali, si sta orientando sempre più verso una gestione associata dei servizi sociali perché è una necessità, in quanto i comuni piccoli non riescono più a sostenere i costi dei singoli interventi, perché è suggerito da motivi di efficienza, di efficacia e di maggior uniformità dei servizi erogati.”

Approvata pure all’unanimità la gestione a livello interdistrettuale del Servizio centro adozioni territoriale. Parlando di questo argomento, Zecchini ha reso noto che nel 2010 sono state attivate e sono andate a buon fine 89 pratiche; nel 2011 siamo già a 103 bimbi adottati. Nell’ambito dei 4 distretti interessati, la nostra città è quella con il maggior numero di adozioni: 18 nel 2010 e 19 nel 2011.  

 

Bambini rom e scuola – Continuiamo a seguire con attenzione, come avevamo assicurato, la vicenda dei bambini rom e delle loro famiglie che abbiamo raccontato nella Nota dello scorso 17 ottobre. Giuseppe Colombo, che segue questo gruppo di rom, è riuscito finalmente ad avere un colloquio con la dirigente del 2° Circolo della Scuola Primaria (quello di via Mosè Bianchi), ricevendo una disponibilità ad accogliere i bambini ma non in un unico plesso scolastico. Colombo ha invece trovato molto più attenta e disponibile la dirigente di un Circolo di Pioltello - che è a confine con la via, sul nostro territorio, in cui le famiglie rom sono al momento sistemate - e pertanto ha deciso inserirli, da oggi, nella sua scuola. Chiuso, almeno per adesso, il capitolo scuola sembra riaprirsi invece quello dell’alloggio, perché le famiglie rom devono lasciare libero il posto in cui adesso sono sistemate per fine mese. Si è quindi alla ricerca di nuove disponibilità di alloggio. L’appello è alla generosità dei Cernuschesi.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 7 novembre 2011

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