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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 39°/2009

La nostra solidarietà ai lavoratori della Rapisarda

 

Siamo andati a parlare con i lavoratori della Rapisarda industries, una fabbrica che dall’inizio degli anni ’70 è presente sul nostro territorio con lo stabilimento in via Di Vittorio angolo strada Padana, in lotta per la salvaguardia del loro posto di lavoro. L’azienda - che ora fa capo alla multinazionale Caterpillar , leader mondiale nella produzione di macchine movimento terra - in attività da 90 anni, produce tubi oleodinamici ad alta e bassa pressione, con quattro siti produttivi in Italia.

Lo scorso 9 ottobre, i vertici aziendali di Rapisarda hanno comunicato ai lavoratori la decisione di voler chiudere lo stabilimento cernuschese, trasferendone  la produzione in India,  senza assicurare ai lavoratori ulteriori ammortizzatori sociali,  per esempio la cassa integrazione straordinaria. Immediata la reazione dei lavoratori che, con l’assistenza dei sindacati CGIL e CISL, hanno organizzato un presidio permanente, giorno e notte, e hanno chiesto all’azienda l’apertura di un tavolo di confronto e trattative, affinché si arrivasse ad una soluzione concordata e meno traumatica della crisi apertasi.  

Il sindaco di Cernusco, Eugenio Comincini - oltre a solidarizzare coi lavoratori e a dichiarare l’indisponibilità dell’amministrazione comunale a cambiare la destinazione urbanistica dell’area attualmente occupata dalla ditta - negli scorsi giorni è salito anche sul tetto dello stabilimento per incontrare i lavoratori che a turno vi stazionano.

I lavoratori di Rapisarda inizialmente hanno cercato di indurre l’azienda a proseguire nell’attività produttiva, ma hanno dovuto ben presto constatare l’irremovibilità della decisione della  proprietà, accompagnata anche dall’indisponibilità a ricollocare i dipendenti  in altre aziende che fanno capo alla multinazionale Caterpillar.

Attualmente 109 dei 125 lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria e qualora, entro il 12 dicembre prossimo, non sarà trovato un accordo, verranno messi in mobilità, per dodici mesi a 800,00 euro al mese.

I lavoratori hanno chiesto all’azienda di ricorre alla cassa integrazione straordinaria, che potrebbe così accompagnarli per un altro anno, e il riconoscimento di una buonuscita economica per consentirgli un traghettamento meno difficile verso la ricerca di un nuovo posto di lavoro.  

 

“Abbiamo sentito - ci ha raccontato un dipendente di Rapisarda - la solidarietà di molte persone, che transitando lungo la statale hanno visto il nostro presidio e si sono fermati per informarsi sulla nostra situazione e per esprimerci la loro vicinanza, l’attenzione di singoli cittadini che ci portano anche qualcosa da mangiare, delle forze politiche e dell’amministrazione comunale.”

Al presidio che è stato allestito all’esterno dell’azienda, il nostro interlocutore, attorniato da altri colleghi, prosegue, raccontandoci, con evidente amarezza, che “purtroppo il modo in cui l’azienda ha preso la sua decisone è stato il peggiore che potevamo immaginare, perché abbiamo passato questo anno di difficoltà con una serie di comportamenti aziendali che inducevano a pensare che tutto sarebbe potuto succedere tranne la chiusura  della fabbrica . A luglio scorso c’è stata una giornata di fabbrica aperta, con la partecipazione anche delle nostre famiglie. Ai nostri figli è stato chiesto di fare dei disegni sul tema del lavoro e poi a settembre siamo stati licenziati. Io ho ricevuto un premio, che mio figlio negli scorsi giorni ha poi rotto, perché non ho fatto, per un anno, assenze per  malattia. Però, dopo qualche mese mi hanno licenziato.”

Adesso si aspetta con fiducia il prossimo incontro del 4 novembre per cercare di capire se l’azienda ha la volontà oppure no di trovare un accordo con i dipendenti. Si confida anche in un intervento della Provincia e della Regione affinché si possa giungere ad una conclusione meno traumatica della vertenza in corso.   

 

Abbiamo constatato una grande dignità in questi lavoratori e, pur nella drammaticità della situazione in cui si trovano - perché che cosa ci può essere di più drammatico della perdita del posto di lavoro? - una compostezza che ci ha particolarmente colpiti.

A loro e a noi ricordiamo che «La certezza del lavoro, onesto e retribuito – come ha scritto il nostro Arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, in “Non c’è futuro senza solidarietà” - si ripro­pone oggi con più forza come una delle esigenze primarie di ogni persona e della sua dignità. Dal lavoro, infatti, la famiglia trae i mezzi per poter vivere e progettare il pro­prio futuro: il lavoro favorisce la coesione della famiglia, le permette autonomia e operosità, intelligenza e creativi­tà, capacità di sacrificio e giusta soddisfazione. Il lavoro e il giusto profitto sono per una famiglia i primi segni di condivisione della vita e dei beni, e rendono le persone libere, responsabili ed effettivamente capaci di contribuire alla società in cui vivono. Diventa così espressione di una solidarietà sia all'interno della famiglia sia nell'ambito della società.»

Dopo aver illustrato le mutate condizioni del mondo del lavoro nella società odierna, l’arcivescovo, prosegue osservando che «in questo contesto di cambiamenti la Chiesa continua a tenere in grande considerazione il lavoro, richiamandone con lucidità e forza il significato più autentico per la vita della persona e per la configurazione della società nel suo insieme. Il nucleo centrale e decisivo dell'insegnamento della Chiesa sul lavoro nella sua valenza sociale si articola nei "tre cerchi" della persona, della famiglia, della nazione, e più precisamente nel primato della persona e della fami­glia nell'ambito del lavoro.»

Ai lavoratori della Rapisarda , rinnoviamo la nostra vicinanza e solidarietà e quella dell’intera Comunità pastorale.

 

Avremmo voluto scrivere anche della festa di Halloween, che nella nostra città ha avuto occasione di  essere proposta dalla Pro Loco (quanto mai sorprendente la circostanza!  infatti, riesce, francamente difficile cogliere una pur minima attinenza tra questa ricorrenza che si sta diffondendo anche in Italia e le nostre tradizioni locali), e dei risultati cittadini per le elezioni primarie del segretario nazionale del Pd e, più in generale, sulle prospettive dei rapporti tra cattolici e Partito Democratico, ma la centralità e preminenza del tema del lavoro questa settimana non ce lo consente. Avremo certamente in futuro altre occasioni per farlo.

Ricordiamo, infine, un importante appuntamento. Domenica 8 novembre – nell’ambito della celebrazione commemorativa per i caduti di tutte le guerre, l'amministrazione comunale ha deciso di ricordare anche don Carlo Gnocchi, cappello degli alpini, divenuto Beato lo scorso 25 ottobre. Alle ore 10.45 ci sarà la deposizione di una corona d'alloro al busto di don Carlo Gnocchi, presso il centro sportivo a lui intitolato in via Manzoni, e poi alle ore 11.00, la Messa al campo, sempre presso il medesimo complesso sportivo, presieduta dal Presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari.

   

Buona settimana!

Carlo  & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 2 novembre 2009

 

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