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HOME > La Nota della Settimana > N° 38/2012

MERISI: “DON ARCANGELO, AUTENTICO UOMO DI DIO”

 

Non sono state certamente parole di circostanza quelle pronunciate da monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Caritas Italiana, durante la solenne concelebrazione eucaristica di sabato 10 novembre in ricordo del 50° dell’ingresso di monsignor Arcangelo Rossignoli - per tutti rimasto semplicemente Don Arcangelo - come prevosto di Cernusco. “Quando pensiamo a Don Arcangelo - ha detto Merisi - pensiamo a  un autentico uomo di Dio, a una testimonianza di amore, di onestà autentica e vera, di capacità di ascolto, di confidenza offerta e data, di orientamento e di incoraggiamento a tutti quanti a camminare lungo la strada che il Signore ha indicato a ciascuno. La sua testimonianza di preghiera, di onestà di vita, di impegno e carità pastorale sono l’esempio di un’esistenza nella quale tutti si sentono amati dal Signore e condividono l’invito a camminare nella comunità per il bene di ciascuno.»

In precedenza, monsignor Merisi, ha spiegato che «ho avuto la fortuna di conoscere Don Arcangelo insieme con i miei genitori e con i miei famigliari, nella parrocchia di Treviglio nei primi anni del dopoguerra e da allora ho sempre seguito il suo cammino sacerdotale, da lontano, o da vicino come negli anni Settanta, quando ero coadiutore a Cologno Monzese. Ricordo la sua profonda spiritualità, la sua dedizione incondizionata e senza risparmio per il bene della gente, il suo rigore morale e anche la sua stima per la collaborazione dei laici, nell’Azione Cattolica, e negli altri organismi di partecipazione e di apostolato.»

Nella domenica in cui la nostra diocesi ha celebrato la Giornata della Caritas Ambrosiana, è stato immediato collegare il tema della carità all’impegno di Don Arcangelo per i poveri, gli ultimi, gli emarginati. È stato anche ricordato «la sua attenzione ai giovani, alla Sacer, alla famiglia e  alle realtà associative, tra cui anche la Constantes.» Dopo aver aggiunto che «l’esempio di Don Arcangelo è qualcosa di profondo che ha segnato la nostra esistenza, che può aiutare il nostro cammino», monsignor Merisi ha invitato tutti a far si che «l’esempio di Don Arcangelo rimanga sempre vivo in tutti coloro che abitano in questa comunità cristiana. La sua devozione alla Madonna sia l’occasione, anche per la sua preghiera, per tutti noi di dire sì al Signore Gesù, per affermare la sua signoria – Cristo Re – attraverso il nostro impegno, dando il nostro contributo per il bene di tutti e per il cammino quotidiano della nostra comunità.»


l'intervento del Sindaco

Sotto una pioggia battente, prima della celebrazione eucaristica è stato benedetto il monumento che ricorderà alle future generazioni cernuschesi questo umile prevosto che si è speso totalmente per il bene della sua gente. Ma la giornata in ricordo di Don Arcangelo era iniziata al Centro cardinal Colombo con l’intervento del Sindaco della nostra città, Eugenio Comincini, su “Rossignoli: un punto di riferimento in un periodo di grandi trasformazioni”. Una testimonianza molto significativa, che merita di essere letta interamente, per questo motivo la alleghiamo alla nostra nota.

È seguito poi l’intervento di monsignor Merisi su “La comunità cristiana, presenza in dialogo nella città dell’uomo.” Molti gli spunti di riflessione, ma anche le provocazioni offerte dal Presidente della Caritas Italiana. Un intervento, che presentiamo in un altro articolo su questo stesso sito, partito da questa osservazione iniziale: «La vita cristiana è ascolto del Signore e impegno per i fratelli, è impegno per i fratelli perché si ascolta il Signore». Poi monsignor Merisi ha parlato dell’importanza della distinzione tra impegno per la solidarietà in ambito civile e ambito ecclesiale, dell’urgenza della testimonianza e dell’iniziativa a favore degli ultimi, della necessità della formazione, della rilevanza del rapporto tra fede e carità e tra carità e cultura e infine ha richiamato le tante povertà che oggi ci interpellano e che non ci possono lasciare indifferenti.


l'intervento di monsignor Giuseppe Merisi

Quando la comunità cristiana parla qualcuno vorrebbe che tacesse perché ogni sua parola viene giudicata un’ingerenza nelle questioni pubbliche e politiche. È singolare che a tutti si riconosca la libertà di coscienza e di parola, mentre dai cattolici si pretenda che prescindano dalla fede che forma la loro coscienza. Monsignor Merisi ha ricordato che «la coscienza del credente è sempre la stessa: non c’è una coscienza per l’ambito civile e una per l’ambito ecclesiale».

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 12 novembre 2012

 

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