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HOME > La Nota della Settimana > N° 38/2011

DALL’INCONTRO DI ASSISI
AL FISCO A MISURA DI FAMIGLIA

 

La Nota del 31 ottobre si occupa interamente di fatti cittadini. Ci sono però altre notizie, oltre la città, che meritano la nostra attenzione.

A tener banco nella scorsa settimana ci sono state, a livello nazionale, le notizie riguardanti la crisi finanziaria e le risposte governative all’Unione Europea, la morte del motociclista Marco Simoncelli e le alluvioni in Liguria e Toscana. Ci sono state però, a nostro parere,  anche altre notizie importanti, ignorate o solo accennate dalla cosiddetta grande stampa e dalle televisioni. Le accenniamo brevemente.

L’incontro di Assisi 2011.  “Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore!”. Con queste parole Benedetto XVI ha chiuso la lettura del testo dell’impegno comune per la pace da parte dei leader religiosi sul palco della piazza della basilica di san Francesco, atto finale della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo "Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Venticinque anni dopo l’incontro di Assisi, voluto da Giovanni Paolo II, 300 esponenti delle varie fedi mondiali si sono ritrovati, giovedì 27 ottobre 2011, in piazza san Francesco, per il rinnovo solenne dell'impegno per la pace e per la consegna delle lampade, simbolo di pace. “La pace è possibile, ancora oggi!”, ha affermato il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, introducendo la cerimonia del rinnovo. “Un comune impegno di non rassegnarci mai alle guerre e alle separazioni. Sappiamo che la fede può vincere il dubbio, la fiducia superare l’angoscia, la speranza può avere la meglio sulla paura”.

Dodici gli impegni contenuti nel testo, letti a turno dai leader religiosi e riassunti così dal patriarca ecumenico Bartolomeo I: “Per costruire la pace è necessario amare il prossimo, rispettando la regola d’oro, ‘fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te’. Con questa convinzione non ci stancheremo di lavorare nel grande cantiere della pace”.

 

Istituire una nuova autorità finanziaria mondiale super partes che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari”; prevedere “la tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque”; ricapitalizzare le banche “anche con fondi pubblici”, per sostenere l’economia reale: sono le principali proposte contenute nel documento del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace sulla gravità della crisi mondiale in corso, intitolato “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale”, presentato lo scorso lunedì 24 ottobre in Sala Stampa vaticana.

“L’autorità – ha spiegato durante la conferenza stampa il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace – dovrà avere il fine specifico del bene comune e dovrà lavorare ed essere strutturata non come ulteriore leva di potestà dei più forti sui più deboli. In questo senso, essa dovrà svolgere quel ruolo super partes che, attraverso il primato del diritto della persona, favorisca lo sviluppo integrale dell’intera comunità umana, intesa come ‘comunità delle nazioni’”. Il cardinale ha precisato che la nota è un contributo “per il discernimento” che “può essere utile per le deliberazioni del G20” che si svolgerà nel mese di novembre a Cannes, in Francia.

 

Sentirsi a casa, messaggio di Benedetto XVI per la 98ª Giornata mondiale del migrante -  “L’ora presente chiama la Chiesa a compiere una nuova evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di tradizione cristiana”: lo scrive Benedetto XVI nel messaggio per la 98ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (15 gennaio 2012) su “Migrazioni e nuova evangelizzazione”. Il testo, presentato martedì 25 ottobre in Vaticano evidenzia “l’urgenza di promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera di evangelizzazione in un mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli”. Il Papa formula in apertura del messaggio un invito diretto ai fedeli: “In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane a essere intrepide annunciatrici della novità evangelica”.

 

Fisco e famiglia: un peso ingiusto. Indagine del Forum famiglie, università e tributaristi - Un Paese potrà continuare a definirsi civile solo quando la nascita di un figlio non costituirà un elemento di impoverimento per la sua famiglia, bensì di ricchezza per l’intero Paese”. Così Roberto Falcone, presidente della Lapet (Associazione nazionale tributaristi), inaugurando, mercoledì 26 ottobre, a Roma (Camera dei deputati) il convegno “Se hai dei figli devi pagare meno. Il Fattore famiglia, strumento di equità fiscale e di rilancio dell’economia” promosso dalla stessa Lapet e dal Forum delle associazioni familiari. L’incontro è stato l’occasione per presentare la seconda parte di un’indagine condotta dall’associazione dei tributaristi in collaborazione con il Forum e l’Università Telma–La Sapienza di Roma dedicata agli aspetti economici e all’impatto che l’introduzione del Fattore famiglia (criterio per quantificare l’effettiva capacità contributiva delle famiglie proposto dal Forum nel novembre 2010) avrebbe sulla ripresa dell’economia nazionale.
Il costo del provvedimento è stimato in 16,9 miliardi ma, ha sottolineato il presidente Lapet, “esistono i presupposti economici e finanziari per un suo autofinanziamento”. L’Ue non ci ha chiesto solo il pareggio di bilancio ma anche il rilancio dell’economia”, ha rammentato Francesco Belletti, presidente del Forum. Per soddisfare le richieste di Bruxelles “dobbiamo ricominciare ad investire sul tessuto produttivo ma anche sulla famiglia – ha sostenuto - e proprio su questo continueremo ad insistere in joint-venture con la Lapet sfidando non solo il governo ma anche le segreterie politiche per costruire un grande patto per la famiglia, luogo che custodisce l’umano e il bene comune, e intorno al quale ruota la questione sociale che è anzitutto antropologica”. Di qui una precisazione: “Agire per un fisco a misura di famiglia non è richiesta di misure assistenziali, ma di uno strumento di sviluppo economico”. Il Fattore famiglia prevede una no tax area sottratta all’imposizione fiscale che viene moltiplicata per un fattore (il Fattore famiglia, appunto) che tiene conto dei familiari a carico e delle situazioni che contribuiscono ad appesantire l’economia familiare (disabilità, monogenitorialità, vedovanza).

Dossier Caritas-Migrantes: 5 milioni di immigrati, 700.000 permessi scaduti.
Gli immigrati regolari presenti in Italia a fine 2010, sono 4.968.000, una cifra simile a quella dell’anno precedente perché, per effetto della crisi, 684.413 permessi di soggiorno per lavoro non sono stati rinnovati, costringendo molti all’irregolarità, al rimpatrio o al lavoro nero. Le nuove presenze sono state però oltre mezzo milione e circa mezzo milione sono gli irregolari. Le principali collettività sono i romeni (968.576), gli albanesi (482.627), i marocchini (452.424) e i cinesi (209.934). A metà secolo gli stranieri potrebbero essere 12,4 milioni, il 18% dei residenti. Sono i dati del 21° Dossier statistico immigrazione a cura di Caritas e Migrantes, presentato giovedì 27 ottobre a Roma e in 30 città italiane, centrato sul tema “Oltre la crisi, insieme”. Nell’ultimo decennio la popolazione immigrata è aumentata di 3 milioni di unità e gli indicatori di inserimento sono diventati sempre più forti, dall’equilibrio tra maschi e donne immigrate (queste sono il 51,8%) al numero dei minori (993.238), dall’incidenza sulla popolazione residente (7,5%) a quella sulla forza lavoro (oltre il 10%), dal numero degli occupati (oltre 2 milioni) a quello dei titolari d’impresa (228.540), dalle acquisizioni di cittadinanza (66 mila) ai matrimoni misti (21.357).  Nel 2010 sono stati registrati 4.201 respingimenti alle frontiere e 16.086 rimpatri forzati, a fronte di 50.717 persone rintracciate in posizione irregolare. Le persone sbarcate sono state 4.406 (erano state 36.951 nel 2008 e 9.573 nel 2009), ma gli sbarchi sono ripresi nel 2011 a seguito degli sconvolgimenti politici in Tunisia, Egitto e Libia: oltre 60.000 persone dall’inizio dell’anno ad oggi.

Sul fenomeno migratorio bisogna “riuscire a superare i ragionamenti di corto respiro, bisogna andare oltre” e “superare insieme questa fase di difficoltà provocata dalla crisi”. È stato l’invito di mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas italiana, intervenuto alla presentazione del Dossier. “Andare oltre – ha precisato il vescovo – significa non limitarsi alla situazione presente bensì impegnarsi a proiettare le implicazioni nel futuro. Andare oltre comporta lo sforzo di previsione e programmazione”. Mons. Merisi si è detto preoccupato per “le condizioni attuali della nostra bella Italia”. “Le contrapposizioni politiche ripetutamente stigmatizzate dal presidente della Repubblica e le altre difficoltà a tutti ben note – ha affermato – generano grande preoccupazione, in un quadro di crisi che, a sua volta, suscita forte apprensione”.

Rom, chi è il ladro? Due indagini sui minori  - I rom non sono “ladri di bambini”, visto che non esiste, in Italia, nessun caso accertato. Invece, tra gli operatori sociali e le autorità giudiziarie è diffuso un pregiudizio culturale che porta a identificare facilmente un minore rom con un bambino maltrattato, quindi a toglierlo ai genitori per darlo in affidamento o in adozione. Sono le conclusioni a cui giungono due indagini commissionate dalla Fondazione Migrantes e dall’Associazione 21 luglio al Dipartimento di psicologia e antropologia culturale dell’Università di Verona, presentate venerdì 28 ottobre a Roma.

Non esiste “nessun caso” in cui sia avvenuta una sottrazione di un bambino italiano da parte di una persona di etnia rom. Nonostante ciò, il forte stereotipo dello “zingaro che ruba i bambini” viene vissuto spesso dalle madri italiane “come un pericolo per il proprio figlio”. È quanto emerge dall’indagine sulla “Sottrazione di minori gagé” condotta dalla ricercatrice Sabrina Tosi Cambini, che ha preso in esame, partendo dall’archivio Ansa e rintracciando poi i relativi fascicoli nei tribunali, 40 casi nel periodo 1986-2005: 29 casi di presunte sottrazioni e 11 sparizioni di minori. La conclusione è categorica: “Non esiste nessun caso in cui sia avvenuta una sottrazione del bambino: si è sempre di fronte ad un tentato rapimento, o meglio, ad un racconto di un tentato rapimento”. Molta confusione, rileva l’indagine, è generata dai media al momento della denuncia del fatto, che danno come “provato” e “vero” il tentato rapimento. Eppure, fa notare la ricerca, quando gli investigatori “verificano che è stato solo un equivoco, una percezione errata della situazione, la stampa ne dà poca o nessuna notizia”.

Tra gli operatori dei servizi sociali e dell’autorità giudiziaria è diffuso un pregiudizio per cui “tutti i minori rom sono dei bambini maltrattati”, quindi tolti ai genitori con “facilità” per darli in affidamento o adozione ad altre famiglie non rom. Lo rivela, invece, l’indagine sull’“Adozione dei minori rom e sinti” condotta dall’antropologa Carlotta Saletti Salza, che ha preso in esame dati relativi al periodo 1985-2002 presso otto (tra cui Torino, Bologna, Bari, Lecce, Venezia, Napoli) delle 29 sedi dei tribunali minorili, svolgendo anche colloqui con i servizi sociali.

 

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