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HOME > La Nota della Settimana > N° 38/2011

 LE DUE FARMACIE COMUNALI SARANNO MESSE ALL’ASTA

La titolarità (licenze) delle due farmacie comunali (di via Verdi e via Visconti) e della relativa azienda commerciale (Farma.cer spa) che le gestisce, interamente posseduta dal Comune, saranno cedute mediante asta pubblica, previa apposita perizia giurata per determinare la base delle offerte d’acquisto. Questo è quanto ha deliberato la maggioranza del consiglio comunale nella seduta dello scorso 25 ottobre; contrarie (8) e astenute (1) le opposizioni.

Attorno alla scelta proposta dall’amministrazione comunale si è aperto un ampio dibattito, ben oltre due ore di discussione nella seduta del consiglio comunale dello scorso 25 ottobre, nel corso del quale gli esponenti della giunta e della maggioranza hanno sostanzialmente detto che non avrebbero mai voluto fare una simile scelta, ma vi sono stati  costretti dal Patto di stabilità per poter portare a termine alcune opere in corso, mentre le opposizioni, non pregiudizialmente contrarie alla privatizzazione del servizio, hanno sollevato critiche sulle modalità seguite per giungere alla decisione e sul mancato approfondimento di soluzioni alternative.

Non vi è dubbio che la crisi delle finanze pubbliche, in un contesto di difficoltà dell’economia mondiale, ha un suo peso in questa vicenda e probabilmente  segna l’inizio di un nuovo percorso che gli enti locali saranno costretti a seguire in futuro, per reperire le risorse necessarie per finanziarie i loro progetti. Prepariamoci dunque, con molta probabilità, ad altre future dismissioni.

Tutto questo può non essere un male se sarà accompagnato dal giusto rigore nella gestione delle risorse pubbliche, dalla necessaria competenza e professionalità e dall’incremento di una sana concorrenza - con l’allargamento ai privati, e in particolare al sociale privato - nella gestione dei servizi di interesse collettivo. Abbiamo quindi seguito con attenzione il dibattito sulla proposta di messa all’asta delle due farmacie comunali.

 

Il Sindaco, Eugenio Comincini, ha giustificato la scelta con “i contenuti delle ultime due manovre estive del Governo” e la conseguente necessità di “garantire il rispetto del Patto di stabilità per il prossimo anno”, “importante non solo per le sanzioni che direttamente si applicano agli enti inadempienti, ma perché si ritiene che la violazione potrebbe non essere utile all’intero sistema Paese”.

Il Primo cittadino ha quindi precisato che “deve essere chiaro a tutti che il nostro Comune non ha assolutamente nessun problema di bilancio e non c’è nessun problema di tenuta dei conti, la difficoltà dipende solo dall’applicazione delle regole del Patto di stabilità.” Valutate le diverse possibilità - bloccare gli investimenti oppure continuare ad investire - “abbiamo preferito scegliere la strada di continuare ad investire, strada molto più difficile da percorrere, ma decisamente più importante per la città.”

Per poterlo fare c’erano diverse opzioni – “una possibilità era sicuramente data dallo sfruttamento del nostro territorio, con un PGT diverso dell’attuale”, un’altra “possibilità era rappresentata dalle alienazioni e/o dismissioni (vendere beni di proprietà per creare nuova ricchezza)”. All’amministrazione comunale “la vendita della titolarità delle due farmacie comunali è apparsa quella che più avrebbe dato dei grossi risultati per l’Ente, ma poco impattante per i cittadini che continueranno comunque ad avere due farmacie sul territorio, gestite da un privato anziché dal Comune, per cui con un medesimo servizio. In cambio della cessione delle licenze delle due farmacie pubbliche, il Comune potrà contare su risorse di particolare interesse: circa 5.000.000 di euro potranno essere ricavati dalla vendita delle licenze; circa 500.000 euro fluiranno dal rientro del capitale di proprietà del Comune attualmente investito nella società di gestione delle farmacie comunali; gli immobili attualmente sede delle farmacie comunali potranno essere messi a reddito con contratto d’affitto con il soggetto che rileverà le farmacie comunali stesse.”

Perentoria la conclusione di Comincini: “È evidente che nessuna dismissione e nessuna altra scelta potrebbe dare al Comune entrate così importanti, incidendo così poco sulla qualità della vita dei cittadini.”

Il Primo cittadino ha, infine, assicurato di voler «garantire al meglio i lavoratori oggi dipendenti di Farma.cer spa» infatti «nella proposta di delibera sottoposta al voto del consiglio comunale sono stabiliti anche gli indirizzi ed i criteri che, nel regolare la cessione, dovranno garantire la più ampia tutela dei lavoratori attualmente in forza alla società comunale, anche attraverso l’attivazione della procedura di informazione e consultazione sindacale.»

 

L’assessore alle partecipate, Emanuele Vendramini, ha fatto una lezione accademica sui “vincoli della finanza pubblica” e sulla “ridefinizione del perimetro dell’azione pubblica” e alla fine ha ventilato la possibilità che in futuro il “Comune adotti una politica di voucherizzazione sulla base di criteri espliciti che vadano a favorire i nostri cittadini soprattutto i più bisognosi”, voucher spendibili in tutte le farmacie cittadine.

 

Dai banchi della maggioranza a difendere la scelta della Giunta sono intervenuti i capigruppo delle tre liste che la sostengono.

Per Fabio Colombo (Vivere Cernusco) è lo stesso Ministero che, mentre vincola il nostro denaro, ci suggerisce di fare cassa vendendo anche i gioielli di famiglia” e c’è “l'urgenza di agire subito visto che la manovra con l'irrigidimento dei vincoli del Patto è di agosto 2011 e che il bilancio 2012 dobbiamo stenderlo ora, in questi giorni.”
“Non è stato facile - ha proseguito il capogruppo di Vivere Cernusco - giungere a questa decisione e nell'ambito del dibattito di maggioranza abbiamo avuto anche dei momenti di confronto molto franchi, sempre in un clima di rispetto e collaborazione, nella ricerca delle alternative possibili a questa scelta.
Tuttavia di fronte all’obbligo di reperire nuovi fondi impostoci dalla finanziaria siamo addivenuti, tutti concordi, a questa decisione. Non ci fossero stati i vincoli appena descritti, oggi non staremmo parlando della vendita delle licenze di Farma.cer. Badate bene non si tratta di nasconderci dietro i cattivi di turno, cioè il governo; è la cruda (e antipatica) realtà dei vincoli e dei numeri di bilancio che dobbiamo assicurare per non bloccare i lavori della città. Se al nostro posto ci fosse una maggioranza di altro schieramento politico, si troverebbe a fare i conti, esattamente, con lo stesso problema.”

 

Per Ermes Severgnini (Rifondazione comunista) “in attesa di cambiare rotta a livello nazionale e non solo, le soluzioni erano allora due: sforare il mitico e sciagurato Patto di stabilità (e prima o poi si arriverà a farlo, auspicabilmente organizzando la cosa con altri Comuni) o vendere l’argenteria. Avremmo preferito la prima ipotesi, ma verrà seguita la seconda a fronte di un serio impegno per impedire che a pagare scelte così pesanti siano le lavoratrici e i lavoratori.” Per Rifondazione comunista “è uno dei momenti più difficili della nostra esperienza amministrativa, al quale rispondiamo con l’impegno per arrivare a scelte in linea con i nostri principi e con l’interesse collettivo. Abbiamo voluto evitare la sindrome del tanto peggio tanto meglio, delle nostalgie identitarie sempre e comunque minoritarie, perché ci sta a cuore un’amministrazione aperta, non ripiegata sul passato ma reattiva ai cambiamenti e pronta a sollecitarli. Oggi più che mai l’Amministrazione dovrà proseguire sulla strada di un utilizzo sobrio e responsabile delle risorse a disposizione, privilegiando le manutenzioni ordinarie e necessarie agli interventi di facciata e impiegando i nuovi fondi appostati per opere di utilità sociale attese dalla cittadinanza, la nuova scuola e l’edilizia sociale fra tutte.”

Per Severgnini “i tempi necessitano un salto di qualità per impedire che la disaffezione per la vita democratica di una comunità locale e non solo, all’insegna del sono tutti uguali, si tramuti in un meschino e pericoloso qualunquismo, anticamera di regimi populisti ancor più pericolosi di quello che stiamo vivendo.”

L’ultimo passaggio è per ricordare che “la leva finanziaria prodotta dai flussi di entrata generati da questo provvedimento ci consentirà di effettuare i pagamenti e quindi portare a compimento la ristrutturazione dell’ex-Vecchia Filanda, le nuove case di edilizia sociale di via Pietro da Cernusco, gli interventi straordinari nel centro sportivo di via Buonarroti, la realizzazione del centro diurno anziani nell’ex-centro sociale Cariplo ed altri interventi pubblici di cui la città ha bisogno e senza i quali saremmo tutti noi, membri di questa comunità, più poveri.”

 

Raffaele Di Bello (PD), dopo aver sinteticamente scaricato la responsabilità per essere giunti a questa decisione sul governo nazionale, ha espresso “preoccupazione umana per la situazione in cui si verranno a trovare i dipendenti delle Faramcie comunali”.

Ci sembra che il gruppo consigliare del PD, dopo alcuni avvicendamenti al suo interno, manifesti limiti evidenti di dialettica politica. Considerato che è il partito con la più ampia rappresentanza in consiglio comunale, non si tratta certamente di un fatto che passa inosservato.

 

Le opposizioni si sono schierate compatte contro la decisione dell’amministrazione comunale e della maggioranza, non facendo mancare qualche spunto interessante al dibattito.

Per Angelo Rocchi (Lega) “quando si vendono i gioielli di famiglia è sempre un dispiacere per tutti”. Poi ha osservato che “le tante consulte sbandierate dai diversi assessori su questa scelta non sono state coinvolte. Non mi trovo quindi d’accordo con il metodo con il quale questa scelta arriva in consiglio comunale e trovo di cattivo giusto mettere nella delibera in esame un attacco al governo nazionale” richiamando l’ordine del giorno approvato dalla recente seduta del consiglio comunale aperto, facendo proprio una proposta dell’Anci nazionale.

L’esponente leghista - dopo essersi detto “molto scettico su questa scelta” e manifestato la preoccupazione che “il bando posso essere impugnato, con riguardo alla tutela dei lavoratori” – ha sostenuto che “il ruolo storico che hanno svolto le nostre farmacie comunali va riconosciuto e la sfida, per esse, potrebbe essere quella di riuscire a erogare servizi aggiuntivi.”

 

Mario Oriani (Pdl) - premesso di non essere pregiudizialmente avverso alla privatizzazione delle farmacie comunali - si è detto contrario alla decisione perché “è frutto di una strategia già preannunciata nel consiglio comunale del settembre dello scorso anno, che è stata tenuta sotto tracciata e rispolverata adesso con lo spauracchio del Patto di stabilità. Più trasparenza non sarebbe stata male”. Perché “è inutile fare prediche sulle pubblicazioni anticipate delle interrogazioni dei consiglieri e poi trovarsi argomenti discussi in commissione, con l’invito alla riservatezza, diffusi sulla stampa locale. In questa proceduta vedo uno svilimento del ruolo del consiglio comunale.” Perché “è falso far passare tutto con l’obbligo del rispetto del Patto di stabilità” e perché “non sono state prese in considerazione soluzioni alternative (valorizzazione del patrimonio immobiliare, previo un serio censimento, e possibili scenari diversi legati alla Cernusco Verde srl)”. Perché “è evidente la necessità di fare cassa per il completamento di opere legate alla prossima campagna elettorale” e perché “ci sono dubbi sull’obbligo o meno di cedere la Farma.cer spa (superiamo oppure o i 30.000 abitanti? Limite oltre il quale scatta l’obbligo per i Comuni di detenere una sola partecipazione) e su eventuali implicazioni fiscali.”

 

Per Daniele Cassamagnaghi (Il Naviglio) “la proposta di vendita è un fulmine a ciel sereno. Perché le farmacie comunali sono un valore aggiunto imprescindibile per la politica sanitaria sul territorio” inoltre “considerato il tessuto sociale della città, con anziani sempre più in aumento, tenere le farmacie comunali sarebbe un investimento per tutta la città”: Pertanto, ha chiesto “all’amministrazione comunale di approfondire maggiormente le diverse strategie da percorrere, per cercare di salvaguardare quello che è un bene pubblico, creato negli anni e che può dare spunti ancora per il futuro.” L’ex sindaco non ha mancato di fare anche due proposte: “abbiamo 2.000.000 di mq di verde pubblico, se si vendono 250.000 mq di verde coltivabile agli agricoltori si potrebbero incassare 5 milioni di euro e le farmacie non si toccherebbero” oppure  “non c’è bisogno di ricorrere a un nuovo PGT disinvolto perché in quello attuale c’è già la previsione di un’espansione di edilizia residenziale sull’ex albergo Melghera di 33.000 mc: mettendogli una sovratassa di 100 euro al mc si incasserebbero 3,3 milioni di euro che ci eviterebbero di vendere le farmacie.”

 

Per Claudio Gargantini (Gruppo misto) la vendita delle farmacie comunali “può essere sostenuta solo se è una scelta virtuosa e non un atto dovuto, perché un atto dovuto è un atto di codardia.” Il consigliere indipendente ha denunciato con veemenza l’invasione della politica nella società civile, verificatasi anche con la creazione di posti di potere nelle società partecipate assegnati a esponenti di partito. Situazione, ha ricordato, registratasi anche nella nostra città. A suo giudizio “le farmacie comunali non dovevano neanche nascere, quando c’erano le farmacie di proprietà dei privati a fare lo stesso servizio.” Avendo l’amministrazione comunale motivato la vendita come atto dovuto, a seguito delle norme dettate dal Patto di stabilità, Gargantini, nella votazione finale, si è astenuto.

 

Da registrare, infine, un duro attacco di Giorgio Monti (capogruppo Pdl) al Sindaco. “Appare lampante – ha detto Monti – e solo uno stupido non lo capirebbe, che tutta questa operazione serve a mettere a bilancio i capitali necessari per finanziare le opere malamente intraprese, così da poterle mettere sul piatto delle prossime elezioni e concludere la campagna elettorale a suon di inaugurazione e tagli di nastro. Facendo così vedere che qualche cosa avete fatto. È difficile oggi riconoscere nel nostro Sindaco quel bravo ragazzo d’Oratorio che si è presentato alle scorse elezioni con la faccia d’angelo e sorriso ammiccante, grande ammaliatore, con discorsi pieni di promesse, che non hanno resistito al logorio del tempo. Abbiamo assistito alla sua metamorfosi: da fine oratore a navigato politico e sottile stratega.” Monti ha messo sotto attacco, tra gli altri, i rapporti intercorsi tra Comincini e l’ex Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, le costose consulenze di cui l’amministrazione si avvale, il PGT, l’acquisto delle “ali” di Villa Alari, il progetto della Vecchia Filanda e lo scambio di aree a Ronco.

Il Sindaco ha scelto di non rispondere a questa esternazione perché “il consiglio comunale non è il luogo in cui fare comizi elettorali” aggiungendo che se Monti “si candiderà alle prossime consultazioni, allora in quella sede mi confronterò.”  

 

La procedura per la cessione delle due farmacie comunali è stata avviata, ma i tempi non saranno certamente immediati e potrebbero non mancare delle sorprese, a partire dal valore che si spera di incassare. Quel che è certo è che i tempi attuali richiedono a tutti rigore, sacrifici e sobrietà: innanzitutto nella gestione delle risorse pubbliche.  Inoltre, in futuro un dialogo più ampio e serrato tra maggioranza e opposizione su scelte importanti per la città, come sono certamente quelle delle dismissioni di beni comunali, è senza dubbio auspicabile, considerato che tra i banchi della minoranza ci sono le competenze giuste per un proficuo confronto. Scelte condivise - che non possono sicuramente maturare in una sola riunione di commissione e nella successiva ravvicinata seduta di consiglio comunale, ma hanno bisogno di essere preparate ed esaminate prima – gioverebbero all’intera città.

Da segnalare che, nella stessa seduta del consiglio comunale, sono stati approvati il “Piano comunale per il diritto allo studio 2011/2012” (senza voti contrari, le minoranze si sono astenute), l’istituzione di un servizio di housing sociale (unanimità) per rispondere all'esigenza legata all'emergenza abitativa di chi è colpito da sfratti, aggravati da situazioni di precarietà lavorativa o familiare, gli schemi di convenzione con l’ASL Milano 2 per la gestione associata di alcuni servizi e interventi sociali e del Centro adozione territoriale. Ma su questi argomenti torneremo con successivi articoli.

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 31 ottobre 2011

   

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