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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 38°/2009

“Accanto alla vita. Sempre”:
con il beato don Gnocchi e con il C.A.V.

 

La beatificazione di don Carlo Gnocchi, un gigante della carità, è una gioia grande anche per noi Cernuschesi. Come noto, c’è, infatti, un legame affettivo e spirituale particolare che lega la nostra città alla festa di tutta la Chiesa Ambrosiana, ma non solo, per la beatificazione di don Carlo Gnocchi (1902 / 1956), avvenuta la scorsa domenica, 25 ottobre 2009, a Milano, in piazza Duomo, alla presenza anche di un gruppo di nostri cittadini, del prevosto, don Ettore Colombo, e del Sindaco, Eugenio Comincini. Il prete ambrosiano salito agli onori degli altari ha iniziato il suo ministero pastorale proprio nella nostra parrocchia. Così, nel luglio del 1925, Voce Amica, annunciava il suo arrivo in mezzo a noi: “Il 6 di giugno il Cardinale Arcivescovo (Eugenio Tosi) ha consacrato i novelli sacerdoti, ed uno anche per Cernusco, che verrà ad aiutare il nostro venerando signor Prevosto (Giuseppe Toselli) e gli infaticabili coadiutori. È don Carlo Gnocchi che viene a noi ripieno dei carismi santi dell’ordinazione sacerdotale, colla cultura vasta e intensa del seminario, coll’entusiasmo della sua giovanissima età: e qui da noi troverà tanto da lavorare, specialmente fra i folletti dell’oratorio.” 

Un solo anno, perché poi nel giugno del 1926 don Carlo fu destinato alla parrocchia di San Pietro in Sala a Milano, bastò, ai Cernuschesi di allora e di oggi, per far sentire subito “nostro” questo sacerdote, tanto da intitolargli poi, nel 1966, il centro sportivo oratoriano di via Manzoni. Una vicinanza che, in più di un’occasione, ha trovato espressione nell’impegno con cui il locale gruppo degli alpini, che quest’anno ha ricordato il 75° di fondazione, ha organizzato iniziative per mantenere viva la memoria e la testimonianza umana e cristiana di don Carlo, che fu anche cappellano delle penne nere nella Campagna di Russia.

“Beato perché, come affermava Giovanni Paolo II, è stato un seminatore di speranza, incarnazione viva e cristallina delle beatitudini evangeliche”, ha osservato monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. Monsignor  Ravasi ha sottolineato l’attualità del pensiero del sacerdote, desideroso di proporre “a un popolo ormai disincantato dalla guerra” un’impresa certamente ardua ma indispensabile: “rifare l’uomo”, la “prima e più fondamentale di tutte le ricostruzioni”.
In don Gnocchi, ha notato il presidente del dicastero vaticano, vi è un continuo “appello alla profondità contro la superficialità, al pensiero contro l’ovvietà” che anche oggi “diventa capitale se si vuole salvare l’uomo contemporaneo dalle sabbie mobili della crisi”. Di qui l’amore per la verità e la libertà, e il primato della carità. “La nostra crisi è assai più vasta e più profonda di quanto può apparire all’osservazione superficiale – scriveva don Gnocchi –. Essa è, prima che politica ed economica, una crisi morale, anzi una crisi metafisica”. Per il sacerdote “mancano all’uomo moderno valori eterni e non contrattabili che condizionino i valori terreni e contingenti, certezze fondamentali che diano coerenza alla favola dell’esistenza umana”.
Un monito che oggi, ancor più di allora, è di stringente attualità.

Il nostro Arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi – all’omelia della solenne celebrazione eucaristica del rito di beatificazione – ha detto che «Beatificando don Carlo la Chiesa dichiara autorevolmente che il desiderio di farsi santo è stato il sentimento dominante del suo cuore e insieme il principio fecondo della sua comunione d’amore con Dio e della sua infaticabile attività al servizio dell’uomo: una santità mistica e umanamente contagiosa e missionaria; una santità che lo conduceva a vivere nell’intimità di Dio e ad aprirsi e donarsi agli uomini in ogni ambito della loro esistenza.

Di questo progetto divino di amore e di felicità don Carlo era profondamente convinto e non temeva affatto di proporlo, peraltro in modo affascinante ed esigente, ai suoi giovani: “Nulla è più santificante e salvifico della santità. Credetelo. […] La santità irradia tacitamente Fede e bontà. […] Ben più e ben meglio delle discussioni e delle industrie umane, la santità ha il magico potere di convertire. Credetelo!” (Andate e insegnate, in Scritti, Milano 1993, 51-52). Così parlava ai giovani dei suoi oratori di Cernusco sul Naviglio e di San Pietro in Sala a Milano, ripetendo quasi come slogan la celebre frase di Leon Bloy: “Non vi è al mondo che una tristez­za: quella di non essere santo”. E questo sia il richiamo che vogliamo accogliere dal Rito che stiamo celebrando: la sfida che tutti ci interpella, la missione che come credenti ci viene affidata è quella di portare nel nostro mondo il fuoco della santità, il fuoco dell’amore, il fuoco della vera gioia.»

 

In occasione del 20° anno di  fondazione, il Centro di Aiuto alla Vita (C.A.V.) del decanato di Cernusco sul Naviglio  ha organizzato - venerdì 23 ottobre 2009, al Centro cardinal Colombo - un incontro dal titolo “La vita come dono”. E’ bello che l’iniziativa, molto partecipata, sia coincisa con la pubblicazione del messaggio della Conferenza Episcopale Italiana per la 32^ Giornata della vita, che si terrà domenica 7 febbraio 2010.

“Ogni vita -  scrive il Consiglio permanente Cei - è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L’uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perché capaci di disponibilità e di dono”. Nel messaggio si aggiunge che “anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto dell’aborto”. 

La presidente del CAV, Isolina Cavenago, ha tracciato l’impegno di questo ventennio, con una puntuale esposizione di dati, a sottolineare un impegno ricco di amore, ancor prima di sostegni economici; in particolare ha evidenziato che “le mamme aiutate in questi ultimi anni sono aumentate in modo esponenziale” per poi concludere che “il nostro impegno come volontari è un gioioso sì alla vita”.

Bello e appassionato l’invito della fondatrice del CAV locale, Virginia Valesini, rivolto, a conclusione della serata, a tutti i volontari: “Raccomando a tutti di custodire nel cuore la gioia che suscita un bambino che non doveva nascere e che invece è nato. È la gioia più bella che si possa provare.”

Un importante riconoscimento all’attività svolta dal CAV è venuto dall’assessore alle politiche sociali, Rita Zecchini. Innanzitutto, l’esponente della giunta, ha detto che l’amministrazione comunale “ha  fatto un bando contro la crisi, raccogliendo tantissimi domande, tra cui molto sono quelle di mamme sole. I fondi inizialmente stanziati non saranno certamente sufficienti. La crisi che stiamo vivendo rinvia, impone, anche la scelta di non avere figli, perché non c’è un alloggio, non c’è il lavoro … Noi non dobbiamo lasciare sole queste donne .” Per poi aggiungere che la promozione del valore sociale della maternità e la tutela la vita umana dal suo inizio è un tema sul quale ci si può trovare tutti d’accordo, credenti e non credenti, e quindi concludere cosi: “Nel territorio sappiamo che possiamo contare su voi del C.A.V. e vi ringraziamo per tutto quello che fate.”

“Accanto alla vita. Sempre” è il motto  che ha accompagnato la beatificazione di don Carlo Gnocchi, ma è anche quello che può ben riassumere l’impegno del nostro Centro di Aiuto alla Vita.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 26 ottobre 2009

 

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