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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 38°/2007

“Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono”

 

La piazzetta del nostro sito in questi giorni è stata animata dal dibattito sulla fecondazione artificiale. A dare il via al confronto è stato un intervento di Paola e Paolo Frigerio (ex Sindaco della nostra città), che hanno reso di pubblico dominio la notizia della nascita, a seguito di fecondazione assistita, del loro primogenito.

I neogenitori hanno scritto che “sono volati all’estero” per poter ricorrere a “metodologie che garantiscono maggiori speranze di procreazione assistita”, sottoponendosi a “immani sofferenze psicologiche e costi non da tutti sopportabili” . Una scelta, quella dei coniugi Frigerio, che ha suscitato contrastanti reazioni.

Perché la Chiesa si è espressa contro la fecondazione? La risposta va individuata in un triplice ordine di considerazioni morali: primo, la procreazione umana non può essere dissociata dall’amore, dall’atto d’amore dei coniugi; secondo, l’inizio della vita umana in laboratorio trasferisce la trasmissione della vita umana nell’area del produrre e del fabbricare; terzo, l’incertezza sul destino degli embrioni soprannumerari.

Dopo aver riconosciuto che “grande è la sofferenza delle coppie che si scoprono sterili”, il Catechismo della Chiesa Cattolica (2374 - 2377) aggiunge che “le ricerche finalizzate a ridurre la sterilità umana sono da incoraggiare, a condizione che si pongano al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene vero e integrale, secondo il progetto e la volontà di Dio.

Passando poi a considerare le tecniche di inseminazione e fecondazione artificiali omologhe, rispetto a quelle eterologhe, afferma che “sono, forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili. Dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che fonda l'esistenza del figli non è più un atto con il quale due persone si donano l'una all'altra, bensì un atto che affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una siffatta relazione di dominio è in sé contraria alla dignità e alla uguaglianza che dev'essere comune a genitori e figli. La procreazione è privata dal punto di vista morale della sua perfezione propria quando non è voluta come il frutto dell'atto coniugale, e cioè del gesto specifico della unione degli sposi. . . ; soltanto il rispetto del legame che esiste tra i significati dell'atto coniugale e il rispetto dell'unità dell'essere umano consente una procreazione conforme alla dignità della persona.”

“Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il dono più grande del matrimonio - ricorda ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica (2378 - 2379) - è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso diritto al figlio. In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento. 

Il Vangelo mostra che la sterilità fisica non è un male assoluto. Gli sposi che, dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, soffrono di sterilità, si uniranno alla croce del Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale. Essi possono mostrare la loro generosità adottando bambini abbandonati oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo.”

La comunità cristiana non può però limitarsi a diffondere il divieto e le motivazioni contro la fecondazione assistita, ma è chiamata a mettersi in ascolto del forte desiderio del figlio che proviene dalla coppia sterile e a trasmettere il messaggio evangelico che l’unione di coppia ha pienezza di senso anche ed indipendentemente dal fatto di non poter generare.

Attenti, i cattolici, a mai condannare aprioristicamente e a mai discriminare, ma anche a non dimenticare che ci sono valori non negoziabili, che è compito di tutti difendere, perchè sono valori umani universali: la difesa della vita umana, l’uguaglianza tra razze e culture diverse, la libertà religiosa, la libertà di educazione, l’attenzione per i più deboli, l’identità della famiglia …

Operando per promuovere questi valori, i cattolici sono consapevoli di farlo per il bene di tutti gli uomini.

Mi sono permesso di entrare in questo dibattito, che in alcuni interventi ospitati sulla “piazzetta” ha manifestato toni ed espressioni assolutamente non condivisibili, perché anch’io mi sono trovato nella stessa condizione dei coniugi Frigerio.

Mia moglie ed io abbiamo fatto una scelta diversa. Abbiamo intrapreso il cammino dell’adozione nazionale, non certamente più facile di quello della fecondazione assistita, perché segnato da innumerevoli incontri e valutazioni da parte di assistenti sociali, psicologi e magistrati. Ma alla fine ci è stata donata una figlia meravigliosa, che ha riempito di gioia la nostra vita.

 

Questa settimana avremmo voluto parlare anche del nuovo anno scolastico: lo scorso lunedì 10 settembre si sono riaperte le scuole cittadine e per l’occasione abbiamo incontrato le dirigenti dei due Circoli Didattici della Scuola primaria.
C’è tanta voglia di lavorare, ma esistono carenze di spazi e di risorse finanziarie che condizionano l’attività scolastica. Dall’amministrazione comunale si aspettano risposte positive su questi due problemi.

C’è stata anche l’inaugurazione - giovedì 13 settembre - dell’altorilievo dedicato a don Nando Macchi. Collocato al termine della rampa di scale che permette di accedere alla sala riunioni del Centro cardinal Colombo, l’opera dello scultore Mario Toffetti merita di essere vista per la sua forte carica evocativa.

 

Carlo Guzzi  

 

Cernusco sul Naviglio, sabato 14 settembre 2007

 

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