CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > N° 37/2011

“L’ASSENTEISMO SOCIALE PER I CRISTIANI
È UN PECCATO DI OMISSIONE”

 

«Che dei cristiani si incontrino per ragionare insieme sulla società portando nel cuore la realtà della gente e i criteri della Dottrina sociale della Chiesa, è qualcosa di cui tutti dovrebbero semplicemente rallegrarsi. È un segno di vivace consapevolezza e di responsabile partecipazione alla vita della “città”». Con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha evidenziato il significato della presenza dei cristiani nella società, all’apertura dei lavori al seminario nazionale “La buona politica per il bene comune”, promosso dal Forum delle persone e delle associazioni d’ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, svoltosi a Todi lo scorso 17 ottobre, con la partecipazione di una larga platea di cattolici variamente impegnati in campo sociale, economico, culturale, sindacale, amministrativo e politico.

 

No all’assenteismo sociale - «Alla politica, che ha la grande e difficile responsabilità di promuovere il bene comune, la Chiesa in ogni tempo ha guardato con rispetto e fiducia, riconoscendole la gravità del compito»: così il cardinale ha sviluppato il suo pensiero circa la presenza dei credenti nella società attraverso un servizio sociale e politico. «Se per nessuno è possibile l’assenteismo sociale – ha proseguito – per i cristiani è un peccato di omissione, infatti “da qui, dall’Eucaristia – scrive papa Benedetto XVI – deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali che sono stati sempre anime eucaristiche”». Il cardinale ha poi affermato che «è con questo patrimonio universale che la comunità cristiana deve animare i settori pre-politici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze». A sostegno di questo pensiero ha citato papa Paolo VI che nella “Evangelii nuntiandi” ha scritto: «Si tratta... di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti d’interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno della salvezza».

La vera laicità - «La religione non è un problema per la società moderna ma, al contrario, una risorsa e una garanzia: la Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione»: così il card. Bagnasco ha poi sviluppato la riflessione sul ruolo della Chiesa nella società. «I cristiani – ha detto – da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo, con le sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali, è un bene anche per la “città”. Ed hanno costituito una presenza di coagulo per ogni contributo compatibile con l’antropologia relazionale e trascendente, e con il progetto di società aperta e solidale che ne consegue. Sono diventati nella società civile massa critica, capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune che è composto di “terra” e di “cielo”». Nemmeno c’è da temere per la “laicità dello Stato”: infatti, ha spiegato, «il principio di laicità inteso come “autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica – ma non da quella morale – è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto”».

I valori nativi. Avviandosi a concludere il suo intervento, il cardinale ha evocato «i valori essenziali e nativi (Giovanni Paolo II, “Evangelium vitae”)», ribadendo che sono «irrinunciabili non perché non si debbano argomentare, ma perché, nel farlo e nel legiferare, non possono essere intaccati in quanto inviolabili, inalienabili e indivisibili». A questo riguardo ha ricordato che «quando una società s’incammina verso la negazione della vita», «finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo». «Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita – ha aggiunto citando Benedetto XVI (“Caritas in veritate”) – anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono». Circa gli aspetti etici ha poi detto: «Senza un reale rispetto di questi valori primi, che costituiscono l’etica della vita, è illusorio pensare ad un’etica sociale che vorrebbe promuovere l’uomo ma in realtà lo abbandona nei momenti di maggiore fragilità». Il cardinale ha poi terminato invitando ad offrire a tutti questo «bagaglio dottrinale, morale e sociale», fonte dell’«umanesimo plenario di cui tutti godono». (testo completo della prolusione su: www.chiesacattolica.it, cliccare su: Tutte le news; poi su: Il bene comune, tra cielo e terra).

 

“L’apporto dei cattolici sarà decisivo nella misura in cui saranno se stessi, senza mimetizzarsi e perdersi in altre case” - Tante erano le attese verso l’incontro di Todi. Per rendersene conto bastava leggere il Corriere della sera di lunedì 17, giorno di apertura dei lavori. «Che cosa potrebbero fare – ha scritto Ferruccio De Bortoli, direttore del quotidiano milanese -  questo forum e altre aggregazioni già in movimento dell'universo cattolico? Sarebbe sufficiente che si ponessero obiettivi assai semplici seppur ambiziosi: ravvivare lo spirito comunitario, la voglia di partecipazione e gettare un seme di impegno per gli altri... Nel saggio Geografia dell'Italia cattolica, Roberto Cartocci scrive che “la tradizione cattolica appare come il collante più antico, il tratto più solido di continuità fra le diverse componenti del Paese”. Non solo: è portatrice di una cultura inclusiva, che non divide e frantuma la società. Ha il senso del limite all'azione della politica e della presenza dello Stato nella vita dei privati. Sono qualità importanti e apprezzate da tutti. Anche da noi laici. Quel che resta, non poco, di quella tradizione ha il compito storico di muovere un dialogo più proficuo con le altre componenti laiche, liberali e riformiste della società. L'indispensabile era di pacificazione del dopo Berlusconi passa necessariamente dall’affermazione della centralità della persona e dalla riscoperta delle virtù civili. I cattolici possono intestarsi una nuova missione, esserne protagonisti. Dire quale idea dell'Italia hanno in mente. La collocazione politica dei cattolici costituisce un problema secondario, per certi versi irrilevante … La politica verrà. Per ora possiamo dire che sarebbe un imperdonabile errore se lo slancio partecipativo dei cattolici, palpabile nel fermento di molte associazioni e componenti, si esaurisse in una sterile discussione di schieramento. Quello che ci si aspetta da loro è un contributo decisivo nella formazione di una classe dirigente di qualità che persegua l'interesse comune. Un esempio dì etica pubblica da trasmettere ai giovani frastornati e delusi da una stagione di scialo economico e morale. La costruzione di un futuro che coniughi solidarietà e competitività. L'idea dell'impegno, del sacrificio e dello studio come assi portanti della società. Un maggior rispetto per le istituzioni, a cominciare naturalmente dalla famiglia, sopraffatte da un individualismo dilagante e cinico … I cattolici promuovano un dialogo senza pregiudizi con gli altri, come è accaduto nei momenti più bui della storia del nostro Paese. Il loro apporto sarà decisivo nella misura in cui saranno se stessi, senza mimetizzarsi e perdersi in altre case apparentemente ospitali. Possono essere maggioranza nel dibattito delle idee, pur restando minoranza nel Paese.»

 

Inizio di un processo di ricomposizione - Chi si aspettava l’atto di fondazione di un nuovo partito – ha scritto Avvenire, martedì 18 ottobre - o un manifesto-piattaforma per i cattolici in politica potrà forse dirsi deluso. Ma, certo, quello di Todi non è stato nemmeno un convegno culturale, quanto l’inizio di un processo di ricomposizione attorno a valori unificanti, con l’obiettivo di contribuire alla politica italiana in un momento di gravi difficoltà interne ed internazionali. Soddisfatte le sette associazioni del mondo del lavoro che hanno promosso l’appuntamento (Mcl, Confartigianato, Confcooperative, Cdo, Cisl, Acli, Coldiretti), durante il quale ci sono stati una sessantina di interventi, davanti a una platea di 130 invitati, in rappresentanza dell’associazionismo cattolico.

I lavori si sono svolti a “porte chiuse”. Alla prolusione del cardinale Bagnasco sono seguite tre sezioni di lavoro: “Ripartire dai valori per fare comunità”, relatore Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica; “Leve per una stagione di sviluppo”, relatori Corrado Passera, ceo di Intesa Sanpaolo, e Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per il Terzo settore; “Costruire una politica orientata al futuro”, relatori Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali alla Cattolica, e Giuseppe De Rita, presidente del Censis.

 

Ricostruire l’anima dell’Italia. L’incontro di Todi – ha scritto Giuseppe Savagnone per l’Agenzia Sir - è «destinato ad avere delle precise ricadute sulla vicenda politica nazionale, nella misura in cui getta le basi per un percorso che, attraverso un profondo rinnovamento culturale, dovrebbe mirare, come è avvenuto fin dai primordi dell’unità, “a costruire l’anima dell’Italia prima ancora che l’Italia politica”, per usare l’espressione del cardinale. Perché è dell’anima, prima che della stabilità economica, che questi ultimi anni ci hanno in larga misura privato, ed è da essa che bisogna ripartire. “L’esperienza insegna da sempre – ha detto il card. Bagnasco – che, in ogni campo, non sono l’organizzazione efficiente o il coagulo di interessi materiali o ideologici che reggono gli urti della storia e degli egoismi di singoli o di parti, ma la consonanza delle anime e dei cuori, la verità e la forza degli ideali”.» Proseguendo nel suo commento, il professor Savagnone riprende un altro importante concetto espresso dal cardinal Bagnasco: se «“venissero corrosi i valori che giustificano l’impegno della vita, allora verrebbero meno anche le fondamenta e le forze che sostengono la convivenza sociale, ed edificano una Nazione come comunità di vita e di destino”. È di questo recupero di tali fondamenta che il Paese ha bisogno, nella vita privata come in quella pubblica, e oggi non vi è nessuno, in un panorama culturale dominato da relativismo e individualismo, che possa rappresentare una istanza così impegnativa, se non i cattolici.
Ma questo comporta per loro, innanzitutto, un’enorme responsabilità nei confronti di ciò che li caratterizza, che è il primato dello spirituale. “Qualora si sbiadisse questo primato – ha ammonito il cardinale – i cristiani sarebbero omologati alla cultura dominante e a interessi particolari”. Come forse è avvenuto, talvolta in questa infelice stagione. L’incontro di Todi, ben lungi dall’avere una funzione strategica, punta a recuperare l’intesa su questa base valoriale ineludibile, nella consapevolezza che essa non si riduce a singoli punti programmatici, ma abbraccia tutta l’ampiezza della persona umana e del bene comune. È in quest’ottica che bisogna leggere anche il richiamo del cardinale ai “valori non negoziabili”.»

Il professor Savagnone ha, infine, sottolineato che «la crisi che viviamo, prima che politica, è culturale e, più profondamente, spirituale. “Proprio per questo – ha concluso il cardinale – i vescovi italiani, che vivono accanto alla gente con i loro sacerdoti e sentono pulsare la vita complessa degli uomini d’oggi, hanno posto al centro degli Orientamenti pastorali del decennio la missione educativa”. Anche la politica deve tornare ad essere, “con la coerenza della vita e il coraggio della parola”, protagonista di questa missione. »

 

Un lavoro in progress - Per il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, intervenuto all’incontro come relatore, “dalla riflessione comune (è emersa) un’idea precisa sul vuoto che domina ora la politica. Di qui si apre lo spazio per un contributo più attivo dei cattolici. È un percorso dall’esito ancora incerto. Poi si vedrà quali potranno essere le forme e la struttura migliori. Ma credo che il futuro non appartenga ad un nuovo partito dei cattolici in Italia: questa è un’aspettativa solo mediatica. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad un lavoro in progress. Che si propone un orizzonte del tutto diverso dall’impegno partitico. Basti considerare che le sette organizzazioni si sono date appuntamento per un nuovo raduno sul tema della famiglia. Le associazioni cattoliche sono pronte a rispondere alle domande che arrivano dal Paese. Ce ne sono almeno quattro dalle quali i cattolici sono interpellati: innanzitutto, il soggettivismo etico dilagante e la corrosione antropologica del Paese di fronte ai quali serve un supplemento di spiritualità personale. E questo non smbra proprio un punto programmatico di un partito. La necessità di difendere i valori non negoziabili, l’importanza di ridare slancio alla coesione sociale attraverso una osmosi nuova i tra i corpi intermedi, infine maggiore attenzione ai grandi temi, vale a dire la crisi economica e le diseguaglianze.” (da “Il Mattino”, 18 ottobre 2011).

 

Vocazioni politiche e luoghi di formazione - Per il sociologo Franco Garelli, il mondo cattolico di base «da tempo soffre sia il vuoto politico che condiziona il Paese, sia la pro­pria incapaci di offrire, ache a questo livello, il contribu­to delle proprie idee e buone prassi. Oltre a questo orienta­mento di fondo, l'agenda di Todi è ricca di altre convergen­ze tra varie componenti dell'as­sociazionismo cattolico. Anzi­tutto la convinzione che il pluralismo politico dei cattolici è ormai un punto di non ritorno, per cui qualsiasi intenzione di creare una nuova edizione del­la balena bianca appare oggi del tutto storica e velleitaria. Certamente non manca chi guarda all'attivismo cattolico di oggi in termini riduttivi, interpretandolo - ad esempio - come un'opa nei confronti di un Pdl in crisi di consensi; ma immagini come queste coz­zano non soltanto con la pre­senza al tavolo di Todi di grup­pi e movimenti cattolici carat­terizzati da un forte plurali­smo politico interno, ma an­che con la storia distintiva del cattolicesimo italiano, sempre divisa tra orientamenti moderati e progressisti. Inoltre, è diffusa la consapevolezza che un rinnovato impegno politico dei cattolici avverrà solo a determinate condizioni, tra cui la nascita in questa area culturale di specifiche “vocazioni” politiche … e la presenza di luoghi di formazione specifica a questo tipo di impegno.» (da “Il Messaggero”, 18 ottobre 2011)

 

Con l’incontro di Todi si è avviato un percorso di ricomposizione e di riflessione comune tra le molteplici associazioni cattoliche, «che portano con sé, nella bisaccia e come bussola, una capacità di visione affinata grazie alla Dottrina sociale della Chiesa e principi che sono “il fondamento stabile, orientativo e garante del bene comune». Questo è il fatto importante. Continueremo a seguire con attenzione i futuri appuntamenti.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 24 ottobre 2011

 

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6