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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 37/2010

UN ANNO IN COMPAGNIA DI SAN CARLO

 

Santi per vocazione”. È il titolo della Lettera dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, rivolta a tutti i fedeli della Chiesa ambrosiana e resa nota lo scorso 8 settembre, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno pastorale nella festa della Natività di Maria.

La santità di Dio – ha scritto il cardinale nella Lettera, che può essere acquistata in Libreria del Naviglio (pagine 60, € 1,20) - è il suo amore per l’umanità e per la sua storia, un amore che nulla e nessuno possono mai stancare. È la luce in cui non ci sono tenebre; è la comunione in cui tutti troviamo salvezza, riposo, conforto; è la vita, quella eterna e felice”. Di conseguenza “la santità è un segno distintivo del popolo di Dio ed è un tratto della vera natura e del volto autentico della Chiesa”.


 

Esempio da seguire in questo cammino è san Carlo Borromeo, di cui il prossimo 1° novembre si celebrerà il quarto centenario di canonizzazione. San Carlo ci è di esempio per il suo amore di dedizione alla Chiesa concreta – “oggi la missionarietà non significa solo andare dovunque per annunciare e testimoniare il Vangelo, significa anche accogliere le persone che incontriamo o vengono a noi per i più diversi motivi, anche non religiosi” – per il suo amore appassionato al Crocifisso – dal quale “traeva il suo amore per ogni uomo, soprattutto se povero, malato, solo ed emarginato. È la Croce la vera sorgente e la spinta più forte della speranza. E di una nuova speranza ha oggi bisogno la nostra Città” - per la vita di povertà e di essenzialità da lui liberamente scelta, che per noi oggi diventa sobrietà «“cifra” moderna del come, evangelicamente, siamo chiamati a usare i doni che il Signore ci offre ogni giorno».


 

L’icona biblica di riferimento di questo cammino pastorale è quella del Buon Samaritano - Luca 10,25-37, che non ha esitato a soccorrere un estraneo trovato sul ciglio della strada, pagando anche di persona - il quale imita la santità di Cristo, unico Salvatore, e raccoglie tutta la propria vita in un’unica grande vocazione, che si esprime nell’imparare ad amare come Gesù”.


 

L’incontro con il Vangelo, che costruisce la santità della vita, oggi più che mai – ha osservato il cardinale Tettamanzi - conserva e manifesta il suo carattere paradossale. Infatti, da un lato esprime la gioia dell’esistenza, dall’altro mostra la necessità del dono di sé fino a morire”. Oggi il rischio è “quello di svuotare il cristianesimo dall’interno. Infatti, talvolta, da un lato lo affermiamo formalmente con le nostre parole e le nostre liturgie, dall’altro non vogliamo accettare che il benessere individuale o di parte, cioè lo star bene da soli, non sia secondo il cuore di Cristo”. Perciò, “la croce deve scandalizzare di nuovo le nostre comunità, perché non possiamo pensare all’esistenza, ferita dal peccato e dalla morte, semplicemente come a un vitalismo di sensazioni immediate e gratificanti. Non possiamo coltivare uno stile di vita che eviti ogni disciplina personale contro l’orgoglio e l’egoismo, o che sia volto ad eliminare qualunque genere di sacrificio necessario in ogni amore cristiano”. Dunque, “il fascino e il paradosso del Vangelo possono essere ancora ritrovati, soprattutto dalle giovani generazioni, solo attraverso l’esercizio di una nuova povertà, molta preghiera, una vera ricerca del significato delle cose, una grande onestà personale e politica e l’affermazione del bisogno di una nuova eternità”.


 

In un’epoca di consumismo e di nuova miseria, Gesù ci invita ad uno stile di vita semplice, sobrio, ordinato ed essenziale. La centralità del Crocifisso nella vita di san Carlo aiuta a riflettere sulla qualità dell’amore cristiano”, ha scritto l’arcivescovo. A quale qualità di sacrificio sono chiamati i cristiani oggi? Ci sono, secondo il cardinale, “troppi ricchi e troppi poveri: sta diventando drammaticamente più grande il divario che li separa. Contemplare il Crocifisso significa imparare una nuova qualità dell’amore, una nuova forma etica tra tutti gli uomini di buona volontà. Ci vuole un nuovo volto della speranza”. Per il cardinale Tettamanzi, “sono oggi necessarie forme nuove di santità più adatte al cambiamento dei tempi nella consapevolezza di vivere in una cultura che progressivamente ha perso un suo naturale tessuto cristiano. Le varie strade percorse in questi anni ci hanno condotti alla persuasione condivisa che, soprattutto in campo educativo, siamo chiamati ad affrontare sfide formidabili”. Oggi, poi, “in un contesto culturale post secolarizzato e neoreligioso, è particolarmente necessario ricondurre le devozioni, e il nuovo bisogno di sacralità, alla forza e alla radicalità del Vangelo”. Un’altra sfida per i cristiani di oggi è il “saper allargare gli orizzonti”, l’“andare fuori le mura nelle mille relazioni quotidiane”.


 

Parlando della vocazione il cardinale Tettamanzi ne ha ricordato ai giovani tre in particolare: il matrimonio cristiano, il presbiterato e la consacrazione nella verginità per il regno di Dio.

Abbiate il coraggio di sfidare la precarietà dolorosa del tempo presente, non abbandonatevi all’attimo fuggente, amate la progettualità della vostra vita, la durata delle vostre esperienze, il sacrificio nel vostro amore. Anche se dovete consumare qualche attesa o affrontare qualche difficoltà, fidatevi di Dio”, ha scritto il porporato ai giovani. Innanzitutto, un invito a far sì che l’amore di coppia abbia come meta il matrimonio cristiano: “Non lasciatevi ingannare dal costume del tempo presente, non pensate a convivenze deboli, puntate in alto, puntate ad un amore che duri per sempre, come quello di Gesù per la sua Chiesa: non sarete delusi! Dico anche agli adulti e alle comunità, a chi decide del lavoro e della casa: aiutate i vostri figli a sposarsi nel Signore”.


 

A Cernusco, san Carlo è arrivato in barca lungo il Naviglio, per la prima volta, il 24 gennaio 1572: allora il nostro paese contava 1200 anime e 150 famiglie. Seguirono poi altre visite. Al santuario di Santa Maria, ai tempi del Borromeo unica chiesa parrocchiale, lo scorso fine settimana c’è stata grande partecipazione di fedeli per l’annuale festa patronale. Al centro della giornata, le diverse celebrazioni eucaristiche, ognuna con un motivo di particolare gratitudine al Signore per una significativa ricorrenza: dagli anniversari delle ordinazioni sacerdotali a quelli degli anni di matrimonio. A ricordare il loro legame d’amore quest’anno erano in 83 coppie: una citazione particolare per i coniugi Angela Livraga e Giuseppe Cavalletti per il loro 60° di nozze.

Queste coppie ci dicono che è possibile la fedeltà dell’amore, che è possibile mantenere fede agli impegni assunti, al dono di sé fatto al coniuge e, insieme, ai propri figli: ce lo ricordano, con gioia e con convinzione, e, soprattutto, lo annunciano ai giovani, perché non abbiano paura degli impegni definitivi che, nel segno della fedeltà, ognuno è chiamato a prendere nella vita. Queste coppie sono, per la città e per la Chiesa, una parola di speranza.

Alla Festa di Santa Maria hanno suscitato interesse la mostra sui cinquant’anni del campeggio Sacer e quella delle opere di Felice Frigerio dedicate al santuario e alla Vergine Maria. Un tuffo nei ricordi, nella tradizione, nelle bellezze della nostra città e nella vivacità dei giovani, resa evidente dai tanti momenti di vita comunitaria tra le nostre vette, che ha fatto bene al cuore.

Non possiamo, infine, non rilevare la numerosa partecipazione dei cernuschesi alla celebrazione eucaristica vespertina di lunedì 20 settembre, in prepositurale, presieduta da don Luigi Caldera e don Paolo Steffano. Il trascorrere del tempo non fa venir meno l’affetto verso questi due preti che tanto hanno fatto per le nostre parrocchie e, anzi, accresce la gratitudine per la forte e preziosa testimonianza evangelica che, con modi e linguaggi profondamente diversi l’uno dall’altro, ci hanno offerto. Don Luigi, nell’omelia che ha pronunciato, ci ha messo in guardia dal “pericolo di credere più a noi stessi che al Maestro, dal pericolo di farci un cristianesimo senza Cristo, a immagine di noi stessi.”


 

Questa settimana inizia la Festa agli oratori: parte con il “Paolo VI” e il “Divin Pianto” per poi concludersi con la Sacer domenica 3 ottobre.

Anticipiamo poi che il nostro Arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi, sarà nella nostra prepositurale - venerdì 8 ottobre, alle ore 20,45 – per la presentazione, da parte di tutti i decanati della nostra zona pastorale, della “Carta di comunione per la missione”: un documento, redatto su indicazione dell’Arcivescovo, che ha l’intento di definire in modo sintetico e concreto le scelte pastorali locali con spirito comunitario e missionario.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 20 settembre 2010

 

 

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