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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 37°/2008

Don Luigi e il suo sguardo sulla città

 

Riprendiamo il nostro appuntamento settimanale, dopo la pausa estiva, e lo facciamo riallacciandoci proprio all’ultima notizia che abbiamo commentato: l’avvicendamento alla guida della nostra Comunità pastorale “Famiglia di Nazareth”, con il passaggio delle consegne da don Luigi Caldera a don Ettore Colombo, a seguito della destinazione del nostro decano a  prevosto di San Giovanni Battista in Cesano Boscone.

Una notizia che, come previsto, ha suscitato tante e diverse reazioni, alle quali ha prontamente risposto don Luigi stesso, riconducendo il tutto nell’ambito “di un normale momento di vita ecclesiale, di un passaggio da un incarico ad un altro, da un parroco ad un altro.”

In queste settimane abbiamo avuto modo di sentire i commenti della gente, di leggere quanto ha pubblicato un settimanale locale e un quotidiano nazionale, di incontrare il Vicario episcopale della nostra Zona pastorale, monsignor Carlo Faccendini (della lunga, cordiale e franca conversazione si occuperà ampiamente Voce Amica di settembre, in distribuzione da sabato 13, a cui rinviamo i nostri lettori) e di parlarne ripetutamente con don Luigi stesso.

 

Nell’ultimo incontro con don Luigi, di buon mattino, abbiamo anche discusso del suo rapporto con la città. Ne è nata l’intervista che di seguito vi proponiamo.

 

Dal commissario straordinario alla giunta leghista, da quella di centrodestra all’attuale di centrosinistra: ne ha proprio viste di tutti i colori! Come è cambiata Cernusco in questi quindici anni?

La città è cambiata soprattutto per l’arrivo di nuovi abitanti da altri comuni. All’inizio ho trovato, nella gente, tanta stanchezza e distaccato dalla vita amministrativa, che solo nell’ultima tornata amministrativa ho visto in parte superata con la partecipazione di tante persone nuove, anche giovani, alla campagna elettorale.

 

C’è stato un annacquamento della “cernuschesità”?

Probabilmente i nuovi arrivati sono adesso i più contenti di abitare a Cernusco e saranno, quindi, coloro che porteranno un’iniezione di forze giovani che potrebbero davvero dare anche uno stile ed uno spirito diverso, meno paesano alla città.

 

I suoi rapporti con Paolo Frigerio, quand’era sindaco, sono stati, in più di un’occasione, burrascosi; mentre a livello personale è parso di capire che esista una forte simpatia e un grande rispetto reciproco. È così?

Ricordo che al primo dibattito tra i candidati sindaci organizzato da Voce Amica in piazza Matteotti, nel 1994, ebbi il primo scontro fortuito con lui, che non conoscevo ancora, a causa di un volantino fatto dal suo partito contro la Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore. È vero, ci siamo scontrati diversi volte, perché Paolo è contraddistinto da guasconeria primaria, di fronte alla quale certe volte era difficile non intervenire: si rischiava davvero di andare su strade pericolose, non condivise dai Cernuschesi.

Al di la delle fatiche, delle differenze e delle discussioni in ordine alle scelte politiche, non solo con Paolo Frigerio, ma con tutti coloro che in questi quindici anni hanno amministrato la città, c’è sempre stato rispetto reciproco.  

Anche la raccolta delle firme, organizzata da Paolo lo scorso 26 luglio, al di la dell’aspetto folcloristico, l’ho intesa proprio come un gesto di affetto e di amicizia.

 

Con Cassamagnaghi il rapporto è sembrato apparentemente più tranquillo, almeno sino alla sua mancata rielezione. Che cosa si è inceppato?

Non si è inceppato proprio niente. È che Daniele e la parte politica che lo sosteneva hanno pensato di individuare nella parrocchia, in quanto tale, un avversario che avrebbe decretato la loro sconfitta. Ma così non è stato. Se sbagliano l’avversario continueranno a perdere.

 

In tanti la considerano il grande artefice dell’elezione dell’attuale Sindaco. Perché lei rifiuta questa identificazione? 

Perché non è vero. Da quando è stata resa nota la candidatura di Comincini, ho sempre detto che se fosse stato eletto sarebbe stato un sindaco addirittura più autonomo, nei confronti della Chiesa, rispetto ai suoi due predecessori. Comincini ha un’altissima considerazione della separazione dei campi e della sua autonomia. Solo chi non lo conosce può sostenere il contrario. Purtroppo, ancora adesso, sono in molti a non conoscerlo.

Poi perché mi sembra davvero che, dicendo così, si toglierebbe il merito a tutte quelle persone che hanno tanto lavorato per farlo eleggere. 

 

La Chiesa, e lei in particolare, spesso si è trovata da sola a difendere certi valori, tanto che l’hanno accusata di essere la vera opposizione alle giunte, di volta in volta, al potere. In questa città c’è un’opinione pubblica? 

Ho sempre detto a tutti e tre i sindaci che avevano o hanno un’opposizione poco efficace. Perché probabilmente i meccanismi attuali del consiglio comunale determinano questa impotenza dell’opposizione a farsi sentire, ad agire in modo significativo. Altrettanto sicuramente le opposizioni sono deboli per definizione, per natura, ma il dato di fatto è che in questi quindici anni sono state ben poca cosa.

Dopo di che, il mondo cattolico ha dovuto farsi sentire. Onestamente, diciamolo, ci sarebbero state mille altre occasioni in cui avrebbe potuto parlare, calcare la mano, ma non l’ha fatto.

 

Appena arrivato fu subito accusato di aver allestito una lista dei preti per le elezioni comunali. Ricorda? Perché la presero subito di mira?

Probabilmente perché, rispetto ai miei predecessori, non sono stato ai margini ad osservare, ma ho cercato di avere rapporti, relazioni per capire questa città e per avviare uno stile di confronto e dialogo con tutti, che poi mi sono sforzato di mantenere nel tempo. 

 

Cernusco ha avuto e ha una classe dirigente capace di amministrarla bene?

C’è un solo Cernuschese che considero un autentico politico, nel senso che quando c’è da prendere seriamente posizione e far pesare la propria forza lo sa fare davvero. Comunque, se Cernusco è un paese invidiato da tutti, vuol dire che indubbiamente i motivi ci sono e quindi significa anche che la classe politica ha lavorato bene.

In questi quindici anni rilevo che il tessuto sociale è proprio cambiato e che, in alcuni casi, si è forse passati da un’esagerazione all’altra. Quando sono arrivato qui ho detto che bisognava costruire un po’; adesso dico che forse bisogna smettere di farlo.

 

Quali sono i problemi più urgenti che la città deve affrontare?

Innanzitutto non deve esasperare questa situazione di diversità rispetto agli altri comuni vicini. Non si può pretendere che Cernusco sia un paradiso in terra, per cui anche il più piccolo furtarello o scippo diventa una tragedia.

Evitare di essere sazi di cose e contenti perché si ha il tempo sempre occupato, ma riuscire a scegliere dei valori, degli ideali, attorno ai quali unificare tutto quello che si fa’.

La pubblica amministrazione deve eliminare tutte quelle pastoie burocratiche che le impediscono di agire con tempestività.

 

Perché i luoghi di formazione di un tempo, oggi non funzionano più? Dove educare e formare alla politica?

Sono venute meno le “cinghie di trasmissioni”, i luoghi di passaggio di un tempo. L’oratorio e la parrocchia stessa hanno scelto di rimanere esterni a questo ambito, per una malintesa laicità. L’ultima scuola di formazione socio-politica fatta in città risale a oltre una decina di anni fa’. Queste sono anche le conseguenze del fatto di aver detto per decenni che “la politica è una cosa sporca”.

Ma anche i partiti stessi sono venuti meno ai loro compiti: chi organizza dibattiti, approfondimenti? Chi parla di formazione delle persone? Più in generale, ci si è “rifugiati” nel mondo del volontariato, che dà più soddisfazione grazie al contatto diretto con le persone. 

L’oratorio, da parte sua, fa fatica ad avere le persone che garantiscano la continuità delle sue attività e, quindi, non è nelle condizioni di assumere altri impegni.

 

Con Cassamagnaghi è intervenuto, con un pubblico appello, all’inizio del commissariamento della locale BCC. Rifarebbe quell’atto? Che idea si è fatta, a distanza di anni, di quella vicenda?

Assolutamente sì, anche se ancora oggi qualcuno me lo rimprovera. Ritengo che sia stato un atto importante, perché invitava soci e clienti a continuare ad avere fiducia nella loro banca.

Il commissariamento, probabilmente, è stato deciso perché, a livello locale, si era data poca importanza a tanti aspetti che, invece, visti dal centro, cioè dalla Banca d’Italia, erano determinanti per una corretta e sana gestione della BCC.

 

Che cosa l’ha amareggiata di più?

Qualche volta la chiusura mentale dei miei interlocutori, incapaci di capire che certi interventi erano dettati unicamente da una visione d’insieme, indispensabile per superare rigidità e contrapposizioni.

Qualche volta incomprensioni su alcune proposte, anche significative, penso al Villaggio Arcobaleno e alla possibilità di costruire una palestra in Sacer.

 

Ha ricevuto qualche tardivo apprezzamento che le ha fatto particolarmente piacere?

Mi hanno fatto molto piacere soprattutto la stima e il saluto delle persone semplici e sovente sconosciute, perché mi hanno così dimostrato di aver colto l’essenziale delle mie parole e dei miei gesti.

 

Il progetto del Villaggio Solidale lo sosterrebbe ancora?

Assolutamente sì! La battaglia politica è stata fatta contro un’altra cosa rispetto a quella che si doveva costruire. Si è giocato, penso volontariamente, sull’equivoco, attaccando una cosa diversa da quella che si voleva realizzare.

 

E quello del Villaggio Arcobaleno?

Nessun dubbio! Saremmo passati alla storia, sarebbe stata un’esperienza pilota, da tutti invidiata, all’avanguardia. Perché era certamente un progetto che coinvolgeva tutte le realtà importanti e significative della città e che aveva come destinatari persone veramente nella necessità.

L’attuale progetto sulla riqualificazione dell’ex Centro sociale di via Buonarroti è cosa ben diversa dalla nostra idea originaria.

 

E il tentativo di salvataggio della Cooperativa Intermedia?

Rifarei anche quello. Penso sia stato giusto tentare il coinvolgimento di più soggetti per cercare di dare continuità e solidità all’attività della cooperativa: siamo stati a pochi passi dal riuscirci. È stato comunque importante aver trovato una ricollocazione per tutti i lavoratori.

 

Chi l’ha cercata di più? Tutti, senza distinzione di schieramento?

Sono stati pochi quelli che non mi hanno cercato, ma molto pochi. Mi hanno cercato sopratutto quelli che pensavano di vedermi come nemico ed oppositore.  

 

Quando politici e amministratori locali le hanno chiesto un consiglio, poi lo hanno ascoltato?

Più che ascoltato, penso sia stato importante continuare a ragionare insieme sul quadro generale della situazione e sul problema in sé, per inquadrarlo nelle giuste prospettive e per coglierne le diverse sfaccettature, più che discutere sulle soluzioni concrete da adottare.

 

C’è qualcuno che in privato le ha detto cose che in pubblico non ha poi avuto il coraggio di ripetere?

Si, tante volte. Alcune cose che avrebbero potuto essere motivo di rinnovamento e cambiamento della politica sono state sussurrate senza poi mai essere dette chiaramente in pubblico. Ho invitato a dire esplicitamente queste cose, almeno una volta, ma non ho mai trovato una risposta pronta.

 

Qualcuno ha avuto da ridire anche su alcune sue amicizie con personaggi potenti della città. Qualche rimorso al riguardo?

No, perchè hanno avuto da ridire anche sulle amicizie di Gesù. Se il paragone non è eccessivo, anche di lui hanno detto che era “un mangione ed un beone”.

Chi occupa posti di responsabilità, rischia anche di vivere, a volte, in grande solitudine.

 

A proposito, ci sono poteri forti in città?

Ci sono realtà e persone importanti che potrebbero coalizzarsi e dare molto di più alla città.

 

Della promessa risonanza magnetica all’Uboldo, da parte della BCC, che sarebbe poi sfumata per una contemporanea richiesta della Parrocchia per un contributo per i lavori in corso nella prepositurale , che cosa ci dice?

È stata una cosa sorprendente, perché totalmente infondata. Probabilmente chi era all’aeroporto di Palermo, in un venerdì pomeriggio dello scorso ottobre, si ricorda ancora di quanto urlassi al cellulare quando ho saputo della vicenda. La parrocchia era totalmente estranea a questa vicenda.

 

Quale notizia dalla nostra città le avrebbe fatto piacere leggere?

“Aperta una casa di accoglienza per minori” e “Alle giovani coppie e agli anziani consegnate le chiavi degli alloggi del Villaggio Arcobaleno”   

 

C’è qualcosa fatto e scritto su Voce Amica e su Cernuscoinsieme.it, sulla vita cittadina che oggi non rifarebbe?

Ritengo che siamo stati molto moderati nell’intervenire sugli argomenti che hanno riguardato la vita amministrativa della nostra città, senza esasperare i toni, anche quando avevamo argomenti e materiale che potevano consentirci di farlo: per esempio, i tre mesi senza maggioranza del Sindaco Cassamagnaghi.

Con i nostri interventi abbiamo contribuito sicuramente ad animare il dibattito ed il confronto su temi importanti.   

 

In città c’è vivacità culturale? Come giudica l’esperienza di questi anni del “Meeting della cultura” da lei fortemente voluto?

A Cernusco - da una parte, dopo le 19,30 - sembra che ci sia il coprifuoco, perché non si vede quasi più nessuno in giro per la città; dall’altra parte però si rileva che quasi tutte le sere ci sono delle iniziative. C’è quindi tanta vivacità culturale.

Il Meeting, una proposta forte ed innovativa in questo ambito, porta con se tre elementi qualificanti: la cultura in dialogo con la fede; la proposta di incontri in ambiti pubblici e non parrocchiali; la collaborazione tra realtà civiche, economiche e parrocchie. Mi auguro sinceramente che il tutto possa ancora continuare. 

 

Qualcuno mi ha confidato che lei ha avuto un’attenzione per i poveri e gli ultimi che neppure ci immaginiamo. Non le chiedo se è vero, ma le domando: ci sono tanti poveri anche nella nostra città?

Ci sono. Quelli che lo sono dal punto di vista economico. E a questo proposito osservo che è cambiata completamente l’utenza della cena del martedì sera in Sacer. Si è partiti con gli albanesi, adesso prevalgono i sudamericani e gli italiani, con tracolli finanziari alle spalle.

C’è la povertà della solitudine, che riguarda in particolare anziani e separati; poi c’è la povertà degli affetti, che diventa drammatica quando si manifesta dopo pochi mesi dal matrimonio 

 

Concretamente, oggi a chi dice di ispirasi, nel suo impegno in politica, alla promozione del “bene comune”, cosa direbbe di fare innanzitutto?

Di essere attenti a creare un tessuto sociale che sia di convivenza cercata, voluta, desiderata: dove ciascuno possa sentirsi importante. E di lasciare spazio all’accoglienza e alle diversità.

 

In occasione delle ultime elezioni amministrative ci ha invitato ad avere “uno sguardo d’amore” per la città. Come?

Ponendo attenzione puntuale alle persone. Penso, in particolare, ai servizi sociali che dovrebbero intervenire in modo più tempestivo, deciso e coordinato nell’aiutare i più deboli, avvalendosi anche dell’apporto delle associazioni di volontariato, numerose e molte attive in città, che devono essere sostenute nella loro attività, perché, altrimenti, c’è il rischio concrete che siano sommerse dai loro impegni.

Nello stesso tempo, si lavori per costruire un clima di convivenza serena, dove, pur nella diversità, ciascuno possa liberamente e tranquillamente esprimersi.

Ponendo attenzione ai giovani: è questo un grande ambito educativo che riguarda tutti. Sarebbe bello se si riuscisse a sottoscrivere un “patto educativo” tra tutte le agenzie interessate (famiglie, scuole, parrocchie, associazioni, comune …). L’ho proposto recentemente, anche su Voce Amica e al Sindaco. Occorre darsi da fare per metterlo in pratica, perché la famiglia da sola non ce la fa a reggere il suo compito educativo verso le nuove generazioni.  

 

A conclusione della nostra intervista, scopriamo che don Luigi continuerà ancora a interessarsi della nostra città, qualora dovesse andare in porto il progetto della costituzione di una fondazione comunitaria (di cui se n’è parlato nell’ultimo consiglio comunale), perché tra i 29 comuni che si sono dichiarati interessati a costituirla c’è, oltre Cernusco, anche Cesano Boscone, ma soprattutto perché a rappresentare la Curia, che è tra gli enti promotori, è già stato indicato il nostro ormai ex Prevosto.

 

Don Luigi sarà ancora per una settimana a Cernusco, poi da lunedì 15 settembre dovrebbe trasferirsi stabilmente a Cesano Boscone, dove farà il suo solenne ingresso nella Parrocchia San Giovanni Battista nel pomeriggio di domenica 19 ottobre.

I Cernuschesi lo saluteranno e ringrazieranno in occasione della riapertura della chiesa prepositurale, al momento prevista per metà novembre.

Don Ettore Colombo, invece, prenderà ufficialmente possesso della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret, domenica 12 ottobre, alle ore 11.00, con una solenne concelebrazione al Parco dei germani. 

 

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, lunedì 8 settembre 2008

 

 

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