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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 37°/2007
 

E TU, CHE RAZZA DI CRISTIANO SEI?

 

Dal 1° settembre, le tre parrocchie cittadine sono state riunite nella Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret” - con un unico parroco, don Luigi Caldera - e un Direttivo pastorale a cui compete promuovere e guidarne l’attività.

Domenica 9 settembre, nelle tre chiese parrocchiali, nel corso di altrettante solenni celebrazioni eucaristiche, ci sarà l’ingresso del parroco e la presentazione dei componenti del Direttivo.

Tutte le famiglie della città sono state informate, con un pieghevole stampato in 13.000 copie, di questa importante novità pastorale.

È già stato ampiamente spiegato e richiamato il significato di questa nuova strategia pastorale, avviata dal nostro cardinale arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, in diocesi.

Alla Comunità pastorale il nostro Cardinale affida il compito di “realizzare un progetto pastorale comune che riguardi l’annuncio della Parola, la liturgia e la vita di preghiera, il servizio caritativo e la cura di contesti specifici, quali ad esempio la pastorale giovanile, la pastorale familiare, la pastorale dei malati e l’animazione della vita cristiana nei diversi ambiti della vita culturale e sociale.”

Tettamanzi raccomanda poi di “avere particolare cura affinché le specificità delle singole comunità parrocchiali non vengano meno o siano trascurate, ma giustamente valorizzate e viste come ricchezza da condividere nelle forme più opportune per l’intera Comunità pastorale.”

In questa nota ci interessa riprendere uno passaggio sull’impegno dei laici nelle nostre comunità, anticipato da “Voce Amica” di settembre e che sarà poi sviluppato nell’omelia che il parroco della Comunità pastorale, don Luigi Caldera, terrà in ogni parrocchia: “i laici devono credere nei laici, perché se è vero che noi preti facciamo fatica a lasciarvi spazi, è ancor più vero che voi fate fatica a stimarvi a vicenda e a fidarvi tra voi.”

Non è una sensazione, quest’affermazione del nostro Prevosto, ma ciò che lui ha riscontrato in questi  quattordici anni già passati in mezzo a noi. E allora per tutti si impone un serio esame di coscienza  

Il Catechismo degli adulti ci ricorda che dall’aver ricevuto carismi - sia umili ed eccelsi, sotto molteplici forme - sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa stessa che nel mondo.

Nell’esercizio dei carismi è necessario che i cristiani laici siano preoccupati soprattutto di promuovere la partecipazione ecclesiale di tutti i membri della comunità. In tal modo essi contribuiscono a costruire il “corpo di Cristo”, che è la Chiesa. Di fondamentale importanza è che, nello svolgimento dei servizi ecclesiali, ci sia sempre la carità, che non solo è il carisma più grande, ma è ciò che dà efficacia spirituale ai vari servizi. Così anche il servizio più modesto può divenire il più efficace per il rinnovamento della comunità ecclesiale.

Anche Dino Boffo, direttore di Avvenire, nel suo girare per l’Italia, ha avvertito ciò che ha evidenziato il nostro parroco. Infatti, recentemente ha scritto che “L’importante è che i cristiani siano uniti nella fede, attorno all’Eucaristia, e nell’esigenza di un confronto commisurato alla verità, non solo sulle opinioni. Anche questo vuol dire essere e fare comunità in modo pieno. Ecco il punto. I luoghi e le occasioni, in fondo, non è difficilissimo crearli. Ad inquietare è la sensazione, soltanto la sensazione, che anche nella comunità ecclesiale il pregiudizio talvolta prevalga sulla stima, sul desiderio di ascoltarsi e di imparare gli uni dagli altri. Per collaborare occorre stimarsi almeno un poco. Occorre essere convinti di aver qualcosa da imparare gli uni dagli altri.”

Io, tu…, noi che razza di cristiano siamo? C’è chi ha provato, metà sul serio e metà per scherzo, a tracciare dei profili. Ne abbozziamo qualcuno: c’è l’ultrà (cristiano polemico e in genere di malumore, sempre disposto a difendere la sua identità con ogni mezzo), il censore (dispensa premi e castighi: questo è scandaloso, quell’altro è inadeguato, l’altro ancora vergognoso), il candidato (si mette in mostra, fa risplendere i suoi meriti), il funereo (vive la sua vita nel segno della lamentazione), il teologale (sempre attento a quello che dicono i teologi, si fida delle loro opinioni), il decaffeinato (è una persona che di cristiano conserva l’aspetto, ma manca dell’essenziale, dei criteri evangelici più elementari), litinerante (gli piacerebbe far parte di qualche gruppo, impegnarsi in qualche attività, però non trova mai quello che fa per lui; è un eterno insoddisfatto), l’affaticato (gente che si sforza di compiere il proprio dovere ma che è sempre affannata e trasmette un inquietante senso di oppressione). E si potrebbe continuare ancora a lungo.

In definitiva, noi laici non dobbiamo avere la pretesa di dirigere tutto o di realizzare i nostri progetti, esattamente come noi li facciamo, ma comprendere che siamo soltanto modesti collaboratori nella vigna del Signore: con umiltà e con entusiasmo, con speranza e con dinamismo.

Con questa disponibilità potrà camminare e crescere pure la nostra Comunità pastorale.

 

                                                                                                                                             C.G.

 

 

Cernusco sul Naviglio, sabato 8 settembre 2007.

 

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