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HOME > La Nota della Settimana > N° 36/2013

IMMIGRAZIONE: “È ORA DI ABBANDONARE L’IPOCRISIA”

 

Il consiglio comunale della nostra città, nella seduta dello scorso 7 novembre, a tarda notte, ha approvato a maggioranza una mozione che impegna l’amministrazione comunale a rappresentare nelle opportune sedi istituzionali la richiesta di “abolizione del reato di clandestinità in quanto condizione personale  non frutto di azioni illecite commesse individualmente o in associazione” e la richiesta di “una revisione complessiva dell’ordinamento che garantisca al contempo un efficace governo del fenomeno migratorio che – proprio in ragione del grave rischio di compromissione della dignità personale – necessità dell’organizzata presenza dello Stato e la relazione costante con le organizzazioni umanitarie, volontaristiche e non profit che con esso collaborano, in accordo con la normativa internazionale sulla protezione e il diritto d’asilo”.

Quanto è accaduto e ancora sta accadendo sull’isola di Lampedusa interroga tutti - «366 alberi guarderanno il mare che si è portato via altrettante vite - lo scorso 3 ottobre - davanti all’Isola dei Conigli a Lampedusa. Come se le anime volate via mentre il corpo annegava, possano tornare a rivivere, simbolicamente, in altrettante piante, non a caso mediterranee, come il carrubo e il ginepro … Intanto 108 sopravvissuti eritrei dello stesso naufragio (una quarantina di minori sono stati spostati in Sicilia), sono ancora confinati nel sovraffollato centro di prima accoglienza di Contrada Imbriacola, dove dormono da un mese su materassi sporchi, capanne di plastica e gomma, in scarse condizioni igieniche e di vivibilità umana. Anche perché un centro che potrebbe ospitare solo 250/300 persone non riesce ancora a scendere al di sotto dei 700, con gli sbarchi e i salvataggi che continuano al ritmo di 200 profughi a notte, grazie al bel tempo e al mare “forza olio”. Dall’inizio del 2013 ad oggi ne sono arrivati 37mila (di cui circa 14mila nella sola Lampedusa), in fuga da Siria, Eritrea, Somalia, tutti Paesi in situazione di conflitto o instabilità. I centri siciliani sono al collasso, le prefetture non sanno più dove sistemarli. Eppure di promesse ne sono state fatte, anche a livello europeo.

L’opinione pubblica mostra, soprattutto nei forum online, una doppia anima, e quella nera è nauseante: da un lato si commuove quando vede in tv le scene toccanti; dall’altro non fa che inveire contro il presunto “buonismo” di stampo cattolico che si china a soccorrere o accogliere persone costrette a fuggire per vivere, apostrofate nei modi più indegni: “clandestini”, “invasori”, “parassiti”, “terroristi”. Perché prima bisogna pensare agli italiani, ovviamente. Quando ci si renderà conto che, in un Paese che cade a pezzi, o ci si salva tutti insieme o non si salverà nessuno? Non siamo già tutti nello stesso barcone?» (Sir, 4 novembre 2013)

I recenti morti di Lampedusa “e le migliaia che negli anni sono stati travolti in queste acque, chiedono verità, giustizia e solidarietà. È ora di abbandonare l’ipocrisia – hanno scritto i vescovi siciliani, lo scorso 11 ottobre - di chi continua a pensare che il fenomeno migratorio sia un’emergenza che si auspica ancora di breve durata”. “Il grido di aiuto e la domanda di soccorso – proseguono - non possono lasciare freddi o indifferenti noi e quanti, per cultura e per sensibilità, sentiamo forte a partire dal Vangelo il senso dell’accoglienza e del dialogo”. “Di fronte a tanto dolore – aggiungono i vescovi siciliani - che sembra non aver fine, occorre cambiare atteggiamento”, cominciando ad “approfondire la conoscenza del fenomeno migratorio, liberandosi da pregiudizi e luoghi comuni”, studiando “forme possibili di aiuto e di solidarietà verso gli immigrati”, sollecitando “interventi politici ai diversi livelli che contribuiscano ad affrontare realisticamente il problema e a elaborare soluzioni efficaci”. “Gli innumerevoli morti, che sono seppelliti nel Mediterraneo con la loro speranza di vita e di libertà, scuotono le nostre coscienze con il loro grido di giustizia. Che il nostro silenzio e la nostra inerzia non vanifichino il loro sacrificio”.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 11 novembre 2013

 

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