CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > N° 35/2013

SI TIRA LA CINGHIA ANCHE SUL CIBO

In Italia in cinque anni, tra il 2007 e il 2012, il numero dei poveri è raddoppiato fino a raggiungere quasi i 5 milioni di persone. I dati, ribaditi lo scorso 29 ottobre dall'Istat nel corso di un'audizione alla Camera sulla Legge di Stabilità, sono quelli del rapporto sulla povertà di luglio scorso e riguardano gli individui entrati nella fascia della povertà assoluta, quella nella quale si manca del necessario. Un incubo che diventa realtà soprattutto per le famiglie nelle quali si è perso il lavoro, per quelle con tre o più figli, per i nuclei con un solo genitore. Ma il solo numero dei poveri non riesce a dare lo spessore delle difficoltà quotidiane. Se si vuole comprendere meglio bisogna guardare i consumi. Tirare la cinghia non è più solo un'immagine metaforica. Si risparmia sul cibo e anche su abbigliamento e scarpe. La strategia di contenimento della spesa comprende anche modifiche nella scelta del negozio: sale il ricorso agli hard discount, vestiti e scarpe si comprano sempre di più sulle bancarelle degli ambulanti. A far precipitare nella povertà più pesante è soprattutto l'assenza di lavoro. L’incidenza di poveri assoluti tra coloro che hanno il capofamiglia disoccupato è aumentata di 8 punti, salendo al 23,6%. E aumenta considerevolmente al crescere del numero dei figli. Il quadro della situazione, tracciato dall'Istat nel corso dell'audizione, mostra segnali pesanti da qualsiasi parte lo si prenda. Tra i dati, quello più agghiacciante riguarda i bambini: di quei 4,8 milioni di italiani poveri, un milione è composto da minori. Cioè il nostro futuro, a cui stiamo negando fin da ora un futuro.

L’Istat ha fotografato quello che già le Caritas sparse sul territorio segnalano da tempo: la crisi è drammatica e la richiesta d’aiuto è in continua crescita. Ci sono italiani che hanno sfondato il muro di quella vergogna che impedisce di chiedere una mano finché ce la si fa.

 

XII Rapporto sulle povertà della Caritas Ambrosiana - In cinque anni sono aumentate di un terzo le persone che chiedono beni materiali, soprattutto cibo, ai Centri di ascolti della Caritas Ambrosiana. Tra loro l’incremento maggiore riguarda proprio gli italiani, oggi in una condizione simile a quella degli stranieri. L’aumento, avvenuto nel mezzo della crisi, non esprime un bisogno alimentare, ma economico. Si risparmia sul cibo per pagare le bollette, il mutuo, l’affitto, un debito. Nella città dell’Expo un terzo dei cittadini più poveri rinuncia a fare la spesa al supermercato e si accontenta del pacco viveri per far quadrare i conti. I dati citati sono stati forniti lo scorso 31 ottobre durante il convegno “Emergenza alimentare o emergenza economica?”, svoltosi nella sede di Caritas Ambrosiana a Milano, nel corso del quale è stato illustrato il XII Rapporto sulle povertà.

Nel 2012, ai 59 Centri di ascolto presi in esame sugli oltre 320 presenti in Diocesi, hanno chiesto un aiuto materiale 5.993 persone, oltre un terzo degli utenti complessivi (16.560). Rispetto a cinque anni fa, dunque agli inizi della crisi economica, le persone che hanno fatto questo tipo di richiesta sono aumentate del 31,4%. Senza grande differenza tra la componente italiana e quella straniera degli assistiti. Nel 2012, tra gli italiani, quanti hanno chiesto cibo sono stati il 37%, una percentuale pressoché simile a quella registrata tra gli immigrati.

«Più che una povertà alimentare - ha osservato il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo - questo dato ribadisce le difficoltà economiche crescenti in cui versano i milanesi, e non più soltanto gli immigrati, da quando è iniziata la crisi. Poiché alcuni costi sono difficilmente contraibili - come le bollette delle utenze energetiche, le rate di un debito o di un mutuo, l’affitto –

le famiglie si vedono costrette a risparmiare su altre voci come l’istruzione, la salute ed anche il cibo, con conseguenze sul lungo periodo che possono essere drammatiche», ha aggiunto don Davanzo. «In altre parole – ha constatato il direttore di Caritas Ambrosiana - nella Milano che si prepara a ospitare l’Expo che ha come tema l’alimentazione, un terzo dei cittadini più poveri rinuncia, almeno una volta al mese, a fare la spesa al supermercato per pagare la luce».

Di fronte a questa situazione, Caritas Ambrosiana ha mobilitato la sua articolata rete di aiuto radicata nel territorio della Diocesi. Nei circa 300 magazzini o punti di diffusione gestiti in diocesi dai volontari Caritas si stima che vengano distribuiti ogni mese circa 63.000 pacchi viveri. Ogni pacco contiene pasta, riso, olio, caffè, zucchero, biscotti, scatolame generico, per un valore complessivo di 30 euro. Circa l’80% dei prodotti è fornito dal Banco Alimentare onlus. Il restante 20% viene acquistato o raccolto attraverso le donazioni dalle parrocchie stesse.

L’erogazione dei viveri non avviene in modo indiscriminato. Dopo un colloquio, i volontari dei Centri di ascolto verificano le necessità della famiglia e le rilasciano un tesserino o fissano un appuntamento al punto di distribuzione. In altri casi sono i volontari stessi dei centri di distribuzione a contattare telefonicamente la famiglia e a consegnare a domicilio i prodotti.

«La distribuzione degli aiuti alimentari attraverso pacchi viveri e borse spesa è prima di tutto, segno di vicinanza e sostegno concreto alle famiglie bisognose che i Centri di ascolto incontrano – ha sottolineato Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana -. Ma per superare la crisi, non bastano forme pur intelligenti di integrazione al reddito e di solidarietà. Occorrono interventi sul fronte del lavoro, del welfare, delle relazioni familiari e comunitarie di cui tutto il sistema Paese (istituzioni, forze produttive, sindacati) deve sentirsi responsabile».

L’invito ad agire presto per alleviare le situazioni di povertà esistenti è stato rivolto sabato scorso, 2 novembre, dal cardinale Scola al Presidente della Regione Lombardia. L’Arcivescovo ha portato la testimonianza dei suoi preti, sempre più in difficoltà nell’esaudire le richieste di aiuto di chi si è visto rubare presente e futuro dalla crisi. Scola ha anche rilevato che c’è chi arriva, per sfamarsi, a  rubare i pacchi viveri nei magazzini della Caritas e ha invitato gli amministratori regionali a non sottovalutare la situazione sociale, che si sta facendo pesantissima.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 4 novembre 2013

 

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6