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HOME > La Nota della Settimana > N° 35/2011

CHIESA E NON PROFIT:
ESENZIONI ICI E NON “PRIVILEGI ILLEGALI”

 

Sui tagli ai comuni, imposti dal governo con la manovra poi approvata dal parlamento nello scorso settembre, è stata convocata una seduta di consiglio comunale aperto, tenutasi giovedì 15 settembre 2011, della quale riferiamo con un ampio articolo in altra sezione di questo sito.

In quell’occasione ci ha molto sorpreso l’intervento del consigliere Ermes Severgnini (Rifondazione comunista), che al momento abbiamo evitato di commentare, per non apparire interessati a innescare una polemica, ma che a distanza di tempo merita un approfondimento per cercare di fare chiarezza sull’argomento. Anche perché  l’intervento è stato poi ripreso la scorsa settimana da un settimanale locale, che dando informazioni non precise ha contribuito a confondere ulteriormente i termini della questione, ed è stato oggetto, nella seduta del consiglio comunale di giovedì 6 ottobre, di un’interrogazione di Gianluigi Frigerio, consigliere del Pdl, e di precisazioni da parte del Sindaco, Eugenio Comincini, e dello stesso Severgnini.

La sorpresa a cui accennavamo è anche derivata dal fatto che, pur non condividendo molte volte le prese di posizioni del consigliere Severgnini, abbiamo però sempre apprezzato la sua pacatezza e la sua preparazione. Questa volta, invece, ci è sembrato non completamente documentato sulle esenzioni ICI. Ovviamente, nel caso in cui avessimo capito o interpretato male le sue affermazioni siamo pronti a prenderne atto.   

     

L’intervento del consigliere di Rifondazione comunista. Il consigliere ha avanzato due proposte per reperire fondi per ridurre l’effetto dei tagli statali sulle casse comunali. La prima, attivare il consiglio tributario comunale, deliberato nello scorso dicembre, “per cercare di rendere efficace il contrasto all’evasione fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate”. Per la seconda,  ha premesso che “in attesa dell’entrata in funzione dell’IMU, nel 2014, è ancora in vigore l’ICI, tranne che per la prima casa effettivamente abitata”, e che “nel 2004 la Corte di Cassazione ha sancito che gli immobili destinati ai più svariati usi (scuole, case di cura, case di riposo, alberghi, centri sportivi …), anche se gestiti da istituti religiosi e enti non profit, non modificano la loro natura di attività commerciale e che quindi ai fini tributari vanno a loro applicati le norme per le attività commerciali, che detti enti spesso svolgono in concorrenza con i privati.” Poi ha proseguito ricordando che mercoledì 14 settembre “la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno per la revisione delle esenzioni fiscali alla Chiesa, con il quale si chiede di far pagare l’Ici sugli immobili in cui si esercita l’attività commerciale anche se in via non esclusiva.”  Ecco, quindi, la sua proposta: “Ora rimando agli uffici comunali competenti la stima delle cifre nella nostra realtà, propongo invece di avviare un percorso teso a far si che i vari istituti e enti ecclesiali, ivi compresi quelli non profit, intervengono con un ravvedimento operoso segnalando gli immobili di loro proprietà non adibiti direttamente a culto e attività di carità per i poveri, versando per essi i contributi comunali dovuti.”

Sorprendente, secondo noi, la parte finale della conclusione di Severgnini: “in un momento di difficilissima situazione economica per il nostro Paese è necessario e doveroso più che mai che tutti contribuiscano partecipino con dovere etico e civico ai sacrifici imposti dalla crisi e che tutti volontariamente o coercitivamente dismettano privilegi illegali o ai confini con la legalità.”

E’ sinceramente incomprensibile e fortemente preoccupante, se riferiti alle norme Ici per gli enti non commerciali, come si possano definire “privilegi illegali” comportamenti che scaturiscono dalla corretta applicazione di esenzioni dettate da norme vigenti, a meno che non si intendano scardinare i fondamenti dello Stato di diritto. Esenzioni che, è opportuno sottolineare, non sono dettate unicamente per la Chiesa cattolica ma per una pluralità di soggetti, come vedremo in seguito.

Nessuno dei presenti ha risposto a Severgnini: evidentemente le ragioni della coalizione e della politica sono più forti di quelli della legge. Assenti alla seduta, come noto, i consiglieri del Pdl e della Lega.

 

Ci si poteva aspettare che nel dibattito, in consiglio comunale “aperto”, si tirasse fuori l’argomento dei tagli alle “scuole cattoliche” e dei presunti privilegi alla Chiesa cattolica, come ha fatto anche un cittadino. Infatti, nelle scorse settimane sui quotidiani e periodici cosiddetti indipendenti, ma alla fine promotori di un preciso orientamento ideologico  e fiancheggiatori dei partiti che lo sostengono, si sono sollevate una serie incredibile di inesattezze sulle esenzioni Ici e di altre imposte, che i mezzi di informazione cattolici, primi fra tutti Avvenire e Famiglia cristiana, hanno cercato di confutare.

Una “campagna di stampa” che, guarda caso, è stata innescata per controbattere alle analisi e agli appelli del presidente della Cei, di esponenti cattolici e di Avvenire per una correzione all’insegna dell’equità della manovra-bis, che invece risparmia gli evasori e penalizza le famiglie con figli.

 

“Sembrano non conoscere le leggi della Nazione che rappresentano.” A proposito di quanto richiamato da Severgnini e accaduto alla Camera dei deputati il 14 scorso,  Avvenire giovedì 15 così commentava: «Il dubbio, atroce, è che siamo nelle mani di signori che a volte neanche sanno quel che votano. Eppure siedono alla Camera dei deputati. Ieri sera (mercoledì 14 settembre 2011), con 254 voti favorevoli, 185 contrari e 137 astenuti, hanno approvato un ordine del giorno sulla manovra presentato dal finiano Enzo Raisi, per la «revisione delle esenzioni fiscali di cui beneficia la Chiesa». E, già che c'erano, han detto sì anche a un odg dei dipietristi dell'Italia dei valori che auspica – udite, udite – l’Ici «sui beni della Chiesa cattolica destinati ad attività economiche», ignorando che è già così e fidandosi di ciò che scrivono articoli di giornale deformanti e disinformanti. Al solerte proponente Raisi è invece sfuggito che non esiste alcuna norma che preveda esenzioni fiscali esclusivamente per la Chiesa. Ma lui vorrebbe far pagare l’Ici agli immobili ecclesiali «destinati ad attività commerciali, anche se esercitate non in via esclusiva ... E le identiche esenzioni che riguardano tutti gli enti non commerciali che come la Chiesa svolgono non profit attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative è sportive? E le attività di tutte le altre confessioni religiose? I finiani come i dipietristi e come chi li ha spalleggiati sembrano non conoscere le leggi della Nazione che rappresentano. Oppure le conoscono e puntano al varo di norme "ad personam" contro la Chiesa cattolica e le sue attività per la gente e per i poveri. L'hanno detto chiaro. Ma forse neanche sanno di averlo fatto ... »

 

Applicare le leggi vigenti. Premesso che la competenza a legiferare sull’Ici è del parlamento nazionale, il consigliere Severgnini con la sua proposta vorrebbe, se non abbiamo capito male, che fossero esentati solo i fabbricati adibiti a culto e attività a favore dei poveri, escludendo quindi tutte le altre attività previste dalla normativa vigente: previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive.

In materia di Ici, quando si parla di Chiesa cattolica occorre tener presente che non esiste una normativa specifica solo per essa, ma trova bensì applicazione quella dettata per gli enti non commerciali (nei quali rientrano anche gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti e anche le altre confessioni religiose che hanno sottoscritto accordi con lo Stato italiano, oltre a associazioni, fondazioni, comitati, ong, onlus, associazioni sportive dilettantistiche …). La possibilità di beneficiare delle esenzioni Ici è subordinata alla contemporanea sussistenza di due requisiti: soggettivo e oggettivo. Sui quali, per ovvie ragioni, qui non ci dilunghiamo. 

Ricordiamo solo che per i fabbricati di proprietà degli enti non commerciali, se in essi vi si svolge attività commerciale, anche se in via non esclusiva, l’Ici è già dovuta.

Inoltre, quando si parla “fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto”, secondo la legge e le risoluzioni dell’amministrazione finanziaria, vi rientrano anche “le loro pertinenze” e quelli in cui si svolgono attività dirette “alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi e all’educazione cristiana”: quindi, per esempio, la casa parrocchiale e l’oratorio.

Invece, per i fabbricati in cui gli enti non commerciali svolgono attività commerciale, anche in via non esclusiva, l’Ici è già dovuta in base alla legge vigente. Qualora non fosse stata riscossa, i competenti uffici comunali hanno tutti gli strumenti per poter agire in merito, anche nei confronti della Chiesa cattolica. E devono farlo. Va fatta pagare e senza alcun sconto!

 

L’appendice nel consiglio comunale di giovedì scorso. Il consigliere Gianluigi Frigerio (Pdl), con riferimento all’intervento di Severgnini, ha chiesto al Sindaco, che secondo voci di popolo “deve molto al clero cittadino per la sua vittoria elettorale”, “se è d’accordo con quanto sostenuto da Rifondazione comunista, se tutto ciò è conciliabile con il suo programma elettorale e quali misure concrete adotterà?”

Il Primo cittadino ha dichiarato di “non trovare nulla di lesivo né della dignità del Terzo settore della nostra città né nulla di preoccupante” nella proposta fatta da Severgnini. “Ci sono valutazioni profondamente diverse – ha proseguito il Sindaco - sul ruolo che la Chiesa e il Terzo settore svolgono non solo nella nostra città ma nell’intero Paese. Ci sono norme che allo stesso tempo vanno applicate, perché ce le ha date lo Stato. Queste sono le norme che anche nel nostro Comune si applicano e si applicheranno. Dopo di che la sensibilità del consigliere Severgnini sul tema può essere diversa dalla sua (cioè da quella di Frigerio) e dalla mia, quello che è importante è che si applichino le norme che questo Paese si è dato. Non vedo ragioni né per polemizzare né per gridare allo scandalo. Se le cose sono giuste come stanno andando adesso, non c’è ragione per cambiarle; se ci sono invece cose non corrette sarà doveroso intervenire. Al momento, per quello che mi è dato di sapere, credo che nel nostro Comune sono sempre state applicate le norme che lo Stato ci ha dato.”

A parere del Sindaco “l’intervento di Severgnini era inquadrato in un contesto più ampio” di quello che ha considerato Frigerio e, pertanto, “prendere ed estrapolare delle parole e inchiodarle in questo modo mi sembra profondamente scorretto.”

Infine, dal punto di vista politico, per Comincini, “le cose dette da Severgnini, tenuto conto del contesto in cui le ha inserite, non mi hanno né turbato né creato preoccupazioni allora come adesso che lei (Frigerio) le ha ripetute.”

Ha preso quindi la parola Servegnini per ribadire che, con riferimento al citato ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati e nel rispetto della sua sensibilità personale, “non ci devono essere privilegi di sorta. Mai. Soprattutto in questo periodo di crisi.”  Poi ha aggiunto di aver “chiesto che si iniziasse un percorso di verifica, che personalmente ho già cominciato con una richiesta di accesso agli atti, che è nel diritto di tutti i consiglieri comunali.”

Se può essere comprensibile che il Sindaco cerchi di smorzare i toni della presa di posizione di un consigliere della sua maggioranza, non possiamo non rilevare che l’intervento di Severgnini non è stato certamente un appello rivolto al legislatore nazionale per modificare la legge sull’Ici, ma una precisa e ben determinata presa di posizione in ambito locale: perché se così non fosse che senso avrebbe avviare, come egli stesso ha dichiarato, “un percorso di verifica … con accesso agli atti.”?   

 

 Una riflessione conclusiva. Come è già stato opportunamente sottolineato da più parti, non solamente da esponenti cattolici, la necessità di risanare il bilancio pubblico, anche ricorrendo all’eliminazione delle esenzioni che riguardano una vasta platea di soggetti non profit, andrebbe considerata alla luce del fatto che “la rinuncia al gettito da parte dei Comuni (per l’Ici) non costituisce una privazione per la collettività, ma il sostegno ad una meritoria opera i cui benefici ricadono innanzitutto sulla stessa comunità e che i bisogni a cui gli enti non riuscirebbero più a dare risposta dovrebbero essere, in un modo o nell’altro soddisfatti dall’ente pubblico, con aggravio dei conti pubblici.”

Certo, se si ha una visione prettamente statalista della società, non si può sperare che sia riconosciuto il principio della sussidiarietà, fattore importante per il tessuto sociale e assistenziale  italiano.  Come ben risulta, per esempio, da una ricerca resa nota lo scorso venerdì (“Rilevazioni delle opere sanitarie e sociali ecclesiali in Italia” nel 2010), che ha censito 420.000 operatori (il 66,5% dei quali a titolo di volontariato) per 14.214 servizi sociali e sanitari d’ispirazione ecclesiale attivi e operanti con continuità e stabilità organizzativa in Italia.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 10 ottobre 2011  

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