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HOME > La Nota della Settimana > N° 34/2011

BUONI CRISTIANI, ONESTI CITTADINI

 

Sono stati molteplici gli argomenti affrontati dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella sua  prolusione al Consiglio episcopale permanente dello scorso 26 settembre (testo integrale della prolusione su: www.chiesacattolica.it - sezione Documenti / Documentazione): dai recenti eventi ecclesiali al protagonismo dei giovani nelle manifestazioni scoppiate sullo “scacchiere internazionale”, da una globalizzazione che “sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica” alla necessità di “correggere abitudini e stili di vita”, dall’attenzione della Chiesa ai poveri e a quanti sono colpiti dalla crisi ad alcune questioni internazionali (dal Corno d’Africa al Sud Sudan alle primavere del Nord Africa) al raduno interreligioso di Assisi, dalla “questione morale” nella politica italiana alla “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Sono stati questi ultimi due temi, che riprendiamo anche noi, ad avere attirato maggiormente l’attenzione degli organi di informazione nazionali, che li hanno rilanciati con evidente risalto nelle loro “prime pagine”.

 

La “responsabilità morale” dei politici. Il presidente dei vescovi è intervenuto sulla “questione morale” annotando che “chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta”. “La responsabilità morale – ha precisato – ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano”. Il cardinale ha riconosciuto che “si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. E se “è l’esibizione talora a colpire” come pure “l’ingente mole di strumenti d’indagine messa in campo” e “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”, “nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi”, ha aggiunto richiamando come “i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie” siano “in sé stessi negativi” e producano “un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà”. Dal presidente dei vescovi è giunto l’invito a “purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate”.

“Nuova consapevolezza” per i cattolici in politica. I cattolici, “anche quando non risultano sugli spalti”, sono “dove vita e vocazione li portano”, ha rimarcato il presidente dei vescovi italiani, parlando della “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Il porporato ha fatto riferimento ai “percorsi diversi, a livelli molteplici, per quanti intendono concorrere alla vitalità e alla modernità della polis”. Anche se “hanno dato talora un senso anche di dispersione”, tuttavia “si è trattato di una sorta d’incubazione” in vista di una crescita della “partecipazione” e di “una nuova consapevolezza che la fede cristiana non danneggia in alcun modo la vita sociale”.

 

Una spinta venuta dal basso. Per cercare di capire l’accoglienza che il “mondo cattolico” ha riservato alla prolusione del cardinale Bagnasco, siamo andati a leggere gli editoriali di alcuni settimanali diocesani. Emerge così ben evidente come, innanzitutto, il presidente dei vescovi italiani si sia fatto interprete di un sentimento diffuso nelle comunità e aggregazioni locali. Scrive infatti Bruno Cescon su Il Popolo di Concordia / Pordenone che «la spinta al cardinale Bagnasco è venuta dal basso, dal popolo cattolico. E’ dall’ascolto delle parrocchie, delle associazioni, dei movimenti, delle Caritas che è partita l’ispirazione per il suo intervento. Il monito suona davvero allarmante. C’è un vuoto di leadership, di autorità nel nostro Paese. In una transizione che da politica è diventata economica e sociale. Non siamo certo al clima del dopoguerra. L’Italia non esce da una sconfitta militare. Ma certamente vive una sconfitta politica ed ora anche socio-economica …
"C’è da purificare l’aria", come ha detto garbatamente e fermamente il cardinale con espressione forte e insieme felice. Per due ragioni. Anzitutto perché la questione morale, che riguarda anche gli stili di vita dei politici e del Presidente del Consiglio, è di nuovo scoppiata se mai si era spenta. In secondo luogo perché è inquinata dagli affarismi, dall’evasione fiscale, dalle stesse prevaricazioni della magistratura in alcuni casi, dall’ingente diseguaglianza tra ricchi e poveri, dall’eccesso di voyerismo dei mass media. Ed è questione morale anche l’aver detto agli italiani il falso sulla crisi economica e sulle impopolari ma necessarie riforme, illudendoli per ragioni di consenso che si possa e si potesse vivere al di sopra della proprie possibilità.
L’Italia, nota nella sua relazione il cardinale Bagnasco, respira un senso di chiuso, di blocco che tutti in questo momento si rimpallano, ma da cui sembra che il Paese sia incapace di tirarsi fuori. Intanto si corre il pericolo che la gente perda la speranza di farcela.»

 

Tre verbi che fanno pensare. Nei commenti dei direttori dei settimanali cattolici - pur sottolineando che il cardinale Bagnasco “è entrato subito in argomento” e che “più chiari di così non si può essere” - si respinge il tentativo di voler schierare a tutti i costi i vescovi con l’una o con l’altra parte politica. La posta in gioco è ben diversa e più alta. «Sulla prolusione del Cardinale Bagnasco al Consiglio Permanente Cei – ha scritto Vincenzo Rini, direttore della Vita cattolica di Cremona - si è scatenato il solito dibattito drogato: con chi ce l’ha? Da che parte sta? I politici, anziché cercare di capire la vera portata del suo pensiero, si dedicano a interpretarlo a partire dagli schieramenti in cui ognuno milita …

I politici continuano a ragionare anzitutto in chiave elettorale: quanti voti sposta l’intervento del presidente Cei? Da una parte: quanti voti può portarci? Dall’altra: quanti voti ci può togliere? Ma i problemi toccati dalla prolusione di Bagnasco, non sono anzitutto elettorali, bensì umani e italiani. Sarebbe necessario che le sue parole fossero esaminate con coscienza libera e mente critica da tutti. Bagnasco parla da vescovo, interessato ai valori fondamentali della convivenza civile …

Il pensiero della Chiesa – che poi è proprio di tutti coloro che ragionano con cuore e mente liberi – è espresso in tre verbi che fanno pensare: “Amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede (...). Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico (...). Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro, ma intrinsecamente tristi e vacui”. Con l’aggiunta: “Chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”. 

Diceva De Gasperi: “Un politico pensa alle prossime elezioni; uno statista pensa alle prossime generazioni”. Qualcuno vede in giro degli statisti? Ne abbiamo un gran bisogno per il bene del Paese.»

 

Buoni cristiani, onesti cittadini. Un’altra importante sottolineatura che accompagna la lettura dell’intervento del cardinale Bagnasco riguarda l’impegno per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni, a cui tutte le agenzie educative e i mezzi di comunicazioni sociale dovrebbero porre attenzione.  «La Chiesa italiana – osserva Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino) - è impegnata, nel decennio 2010-2020, a scommettere sull’educazione e la formazione, nella prospettiva di “Educare alla vita buona del Vangelo”. La formazione cristiana non può essere disgiunta dal percorso complessivo della cittadinanza. E di questi tempi in Italia non è difficile comprendere come non si possa essere “buoni cristiani” se non si è capaci di diventare “onesti cittadini”.

Il tema dell’educazione è “trasversale” ad ogni altro: dalla politica alla scuola passando attraverso quell’esercizio della cittadinanza che è il rispetto delle leggi, dal pagare le tasse fino alla semplice buona educazione di cui sempre più si sente la mancanza (e in questo la televisione, pubblica come privata, è stata davvero una “cattiva maestra”). La Chiesa si sente in diritto e in dovere di parlare su questi temi perché su di essi sta impegnando il proprio lavoro pastorale e culturale.»


Articolare una proposta. Una quarta considerazione attiene al “respiro lungo” che ha inteso dare l’arcivescovo di Genova al suo intervento, muovendosi anche in prospettiva, guardando al futuro e invitando i credenti a cominciare ad articolare una proposta. «L’impasse, il senso di blocco che tutti percepiscono e che tutti in questo momento si rimpallano - ha commentato l’Agenzia Sir - è dovuto al fatto che, dopo quasi vent’anni di alternanze, puntualmente prodottesi tra il centro-destra e il centro-sinistra, l’alternativa non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza di governo con l’attuale opposizione, ma la ristrutturazione del sistema. Nel 2001, nel 2006, nel 2008 gli elettori, insoddisfatti del governo, lo mandano a casa e premiano l’opposizione: sono quelle che si possono chiamare le “alternanze per disperazione”. Oggi lo scenario è diverso.
In questo passaggio così delicato è ovvio l’interesse per le riflessioni, le posizioni, le iniziative dei cattolici. È un mondo molto articolato, certo, che, anche dopo la fine della Dc, ha espresso molti politici e moltissimi amministratori, e un tessuto ancora vivacissimo. In questo momento gli stanno davanti due sfide o impegni. Il primo riguarda tutti: essere in grado, con riflesso unitario, di promuovere e sviluppare quei principi e valori connettivi e irrinunciabili per il nostro presente e futuro. Il secondo si può formulare così: esprimere delle proposte di aggregazione e di leadership su cui sperimentare forme di libera, ampia e articolata convergenza. Il confronto, la discussione sono apertissimi. Il presidente della Cei ha espresso una certezza: “La transizione dei cattolici verso il nuovo inevitabilmente maturerà all’interno della transizione più generale del Paese, e oserei dire anche dell’Europa, secondo la linea culturale del realismo cristiano, e secondo quegli atteggiamenti culturali di innovazione, moderazione e sobrietà che da sempre la connotano”. L’indicazione è chiara, il lavoro da fare è tanto, molte energie sono disponibili.»

 

C’è da riflettere per tutti. A partire anche dalle omissioni di ciascuno, per quanto insomma ogni cittadino  potrebbe fare e invece non fa’, salvo poi contribuire ad alimentare quel clima generale di sfiducia verso i pubblici amministratori e la classe politica. Chissà mai che anche a livello locale, prima o poi, non si riesca a far decollare un’iniziativa seria di formazione all’impegno sociale e politico e al confronto su queste tematiche tra le diverse realtà di ispirazione cristiana che operano sul nostro territorio. Perché è certo che in questo impegno non ci si può né improvvisare e né isolare.   

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 3 ottobre 2011

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