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HOME > La Nota della Settimana > N° 33/2014

“ANCHE LE PAROLE POSSONO UCCIDERE”

Un africano chiamato negro, un arabo chiamato terrorista, una donna rom chiamata ladra, un ragazzo chiamato ciccione. I volti sono squarciati e frantumati da queste parole, usate come se fossero armi. Sono le immagini forti usate nella Campagna “Anche le parole possono uccidere” – come informa l’Agenzia Sir - promossa da Famiglia Cristiana, Avvenire, Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici, che riunisce 190 periodici diocesani), agenzia Armando Testa contro ogni tipo di discriminazione, con l’hashtag concept #migliorisipuò.

La campagna sarà diffusa anche in diecimila parrocchie, oratori e scuole ed è patrocinata dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica. “Vogliamo che cresca una società più tollerante e meno discriminatoria - ha spiegato don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana -. In Italia si torna ad urlare nelle piazze contro gli immigrati scaricando su di loro i mali della crisi e di questa società”. Don Sciortino ha citato i dati di una inchiesta secondo cui il 66% degli intervistati ha dichiarato di essere discriminato almeno una volta nella vita. “Oggi è molto comune essere oggetto di discriminazione, non solo per gli immigrati - ha detto -. I rom sono considerati ladri a prescindere da qualsiasi comportamento. Non possiamo restare inerti di fronte a tante tragedie quotidiane. Vogliamo portare avanti una battaglia di civiltà che aiuti il nostro Paese ad essere migliore. Bisogna tenere a freno la lingua perché le parole sono come proiettili”.

Oggi c’è bisogno di un’alfabetizzazione nuova - Per Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, “oggi c’è bisogno di un’alfabetizzazione nuova perché c’è un uso smodato delle parole che uccidono. C’è stato in questi anni un processo di imbarbarimento, di involgarimento e di incattivimento sui giornali”. Le quattro parole chiave - negro, terrorista, ladra, ciccione - “non sono scontate - ha puntualizzato -, come vediamo ogni giorno negli episodi di cronaca. I giornali di ispirazione cattolica sono da sempre dalla parte di quelli di cui si dice male ma non per buonismo e pietismo. Purtroppo sull’uso delle parole c’è ancora tanto da fare”. Don Bruno Cescon, vicepresidente della Fisc, ha sottolineato che “un linguaggio neutro non esiste. Le parole hanno sempre un significato e conducono da qualche parte. Scardinare pregiudizi e parole non è facile, a noi spetta il compito di sentirci corresponsabili di ciò che accade e aiutare ad interpretare la realtà”. Marco Testa, presidente del Gruppo Armando Testa, ha precisato: “Questa campagna può essere giudicata un po’ forte ma io spero possa entrare nell’anima della gente e far nascere dei dibattiti”.

“A volte è più facile cambiare una legge che l’uso delle parole. Sul linguaggio non si può e non si deve sorvolare perché nasconde molto altro”: l’ha detto la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, alla presentazione della campagna “Anche le parole possono uccidere”.

Il linguaggio utilizzato è quello tipico della comunicazione pubblicitaria, che contempla codici visivi e testuali particolarmente immediati e incisivi: si vedono alcuni volti “trafitti” da parole denigratorie, frutto di pregiudizi, che assumono la forma di proiettili. Negro, terrorista, ladra e ciccione, queste le quattro parole utilizzate. Quattro insulti che colpiscono chi li riceve come un colpo in testa. E il messaggio finale è: “Anche le parole possono uccidere. No alla discriminazione. L’altro è come me”.

Sui siti www.famigliacristiana.it, www.avvenire.it, www.fisc.it è possibile sottoscrivere l’iniziativa, lasciare un messaggio o raccontare una propria esperienza.Vedi Famiglia Cristiana

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 27 ottobre 2014

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