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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 32°/2009

Disabili, i migliori testimoni della vita

 

Settantasette coppie hanno festeggiato - domenica scorsa, 20 settembre, al Santuario di Santa Maria, in occasione dell’annuale festa, un significativo anniversario di matrimonio. Alla gioia delle due coppie che ricordavano il loro 60° di nozze, si è unita anche quella di tutte le altre. Una celebrazione vissuta con grande partecipazione e resa ancora più festosa dalla presenza della banda musicale cittadina che, sul sagrato del santuario, ha accolto con le sue allegre note i festeggiati e i loro numerosi parenti che li accompagnavano.

Oggi, in un mondo con tante difficoltà e molte fragilità, passare un’intera vita insieme sembra quasi un “miracolo”. Le due coppie unite in matrimonio da sessant’anni ci hanno però detto che si tratta di un “miracolo” alla portata di tutti. Basta forse avere e coltivare un grande sogno, aprirsi a un orizzonte più grande e, per chi crede, avere come traguardo l’eternità.

 

Il fine settimana nella nostra città è stato caratterizzato anche dall’inaugurazione della nuova sede del Centro Diurno Disabili (CDD), già funzionante dallo scorso giugno. Il Sindaco, Eugenio Comincini, nel suo breve indirizzo di saluto ai presenti, ha manifestato la sua soddisfazione perché - una volta tanto, diciamo noi - sono stati rispettati i tempi di consegna dell’opera, perché è stato attuato un punto del suo programma elettorale e perché, liberandosi la precedente sede, collocata all’interno del plesso scolastico di via Mosè Bianchi, si sono potute attivare due nuove sezioni della scuola dell’infanzia già nel corso di questo anno scolastico.

Gli stessi frequentatori del CDD hanno scelto di intitolare la loro nuova sede a “Il Fiore”, come segno di profonda gratitudine a quel gruppo di genitori aderente all’Anffas che, all’inizio degli anni ’80, costituirono, con la stessa denominazione, una cooperativa di lavoro e addestramento professionale che operò per oltre un ventennio all’interno del Centro socio educativo.

Molto significativa la frase riportata sulla targa di intitolazione del CDD, che il Sindaco ed un disabile  hanno scoperto: Siamo parte del mondo e non un mondo a parte. In precedenza, altri frequentatori del centro hanno piantato un acero, nel giardino d’ingresso , “per affermare la dignità di ogni persona …” e come augurio per un’attività che tutti auspicano possa dare frutti belli e positivi per chi vi è accolto, vi lavora e per la città intera.

Perché questo Centro è un luogo che interpella anche ciascuno di noi. «Già, frettolosi o distratti, abbiamo difficoltà a prestare attenzione alla vita degli altri; ancor più ci teniamo lontani dalle vite che non sono come le altre e che rovesciano la nostra scala dei valori. E tuttavia, sono questi disabili i migliori testimoni della vita, della vera vita: il desiderio di vivere è più forte delle ferite o della disabilità. Anche se per loro è un combattimento di ogni giorno, testimoniano che la fede nella vita è un dono, l’opera di Dio che è Vita e che è Amore. Ed alcuni tra di essi arrivano a vivere, secondo l’espressione di Paul Claudel, con "anime ingrandite nei corpi impediti”.» (card.  Roger  Etchegaray)

 

È una bella coincidenza che il CDD sia stato inaugurato a poche settimane dalla beatificazione di don Carlo Gnocchi - in calendario per il prossimo 25 ottobre in piazza Duomo, a Milano - che ha dedicato la sua esistenza al servizio delle persone meno fortunate. Un sacerdote che per un anno, dal luglio 1925 al giugno 1926, è stato anche nella nostra città, come assistente dell’oratorio maschile, quando era in via Briantea.

Durante la Festa di Santa Maria ce lo ha ricordato anche don Claudio Franchi, nel corso della celebrazione eucaristica di ringraziamento per il suoi trent’anni di sacerdozio.

«Don Carlo Gnocchi non ebbe titoli gerarchici - ha detto l’ex vicario della nostra Comunità pastorale e cappellano dell’Ospedale Uboldo, che a Cernusco è rimasto dal 1995 sino allo scorso dicembre - fu semplicemente un educatore tra i giovani, cappellano degli alpini e padre dei mutilatini e, in tutto questo, e ancora di più, fu innanzitutto un uomo di Dio, un uomo innamorato di Cristo. Tanto da avere vissuto pienamente ciò che Gesù dice nel Vangelo: il Figlio dell’Uomo è venuto per servire e per dare la propria vita in riscatto per tutti. Per dire all’uomo che Dio ha un volto. Quale volto di Dio cerchiamo di portare al mondo? Quello di Gesù crocifisso. Il volto dell’amore gratuito e senza misura di Dio verso tutti. E allora don Gnocchi esclama: ho visto il Cristo! Quando ha esclamato questa frase? Non in un momento mistico davanti all’Eucaristia. Disse così quando gli morì tra le braccia uno dei suoi giovani alpini. E qui sta la scintilla che cambierà radicalmente la sua vita. Don Gnocchi per motivare la sua missione e stimolare i suoi collaboratori, non più quando alpino nella ritirata di Russia, ma quando oramai aveva cominciato a far crescere la sua baracca  - che adesso è il grande e prezioso istituto di riabilitazione chiamato appunto Fondazione don Gnocchi - ripeteva così ai suoi: andate, curate i malati che vi si trovano e dite a loro: si avvicina a voi il Regno di Dio. E amava ripetere: per restaurare la persona umana il primo passo terapeutico è condividere la sofferenza, il resto lo fa’ l’amore. Comprese così che la luce capace di dar senso al dolore, anche a quello degli innocenti, viene unicamente dal mistero della croce. Perché in ogni sofferente specie se fragile, piccolo indifeso, don Carlo vedeva Cristo crocifisso.»

Oggi l’opera avviata da don Carlo Gnocchi prosegue nella fondazione a lui intitolata. «L’esempio della pietà coraggiosa di don Carlo continua a commuoverci, a parlarci, a indurci a ripetere il suo gesto d’amore verso tanti piccoli e grandi sventurati e ci insegna, oggi come ieri, che il bene è più forte del male, che in una società civilmente costruita e cristianamente ordinata le sventure altrui sono un dovere comune e che non vi è opera più nobile e gioia più grande di quella che si prodiga in favore dei più fragili.» (monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Gnocchi)

Ecco perché il CDD è un luogo che interpella anche ciascuno di noi.

 

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Lunedì 21 settembre 2009

 

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