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HOME > La Nota della Settimana > N° 32/2012

L’ORATORIO NEL CUORE DELLA CITTÀ

 “L’oratorio è una grande narrazione, molti uomini e donne possono raccontare la propria esistenza a partire da lì.”, “L’oratorio è opera di una comunità che non si arrende, è la casa della gioia, icona di passione inesauribile”, “L’oratorio è il luogo dove tutto sembra  possibile: dal sogno all’avventura”, “L’oratorio è una casa fondata sulla roccia”, “L’oratorio accoglie tutti” … e si potrebbe proseguire ancora a lungo. Chi l’ha frequentato, forse sarebbe meglio dire vissuto, ha una propria storia da raccontare, un proprio cammino educativo e formativo da ricordare. E, nel caso della nostra Cernusco, sono tantissimi coloro che potrebbero farlo, avendo l’oratorio maschile - comunemente identificato, nella nostra città, con la Sacer - festeggiato quest’anno il 110° anno di attività.

Il primo sentimento che sgorga dal cuore – nel ricordare quest’anniversario – è quello della gratitudine: per tutti coloro che in questa preziosa istituzione educativa vi hanno profuso energie e tempo, pensiamo agli assistenti, educatori e animatori, senza però dimenticare anche i moltissimi benefattori.

Un secondo sentimento è quello della commozione, immancabile quando si pensa a coloro che, nella nostra personale esperienza oratoriana, abbiamo incontrato e ora non ci sono più: il libro “Gente del mio paese, gente del mio oratorio”, presentato lo scorso venerdì, può aiutare a riportare alla memoria volti che, per un tratto della vita, sono stati  familiari e preziosi.

L’oratorio ci ha educato alla fede e alla vita – Frequentando le aule e campi della Sacer, partecipando alle tante iniziative promosse negli anni della nostra adolescenza e gioventù, oltre a una solida formazione cristiana, abbiamo imparato a sognare, siamo stati educati alla vita semplice e alla preferenza per i semplici, al servizio e alla responsabilità.

Sognare in grande, avere progetti ambiziosi, puntare in alto, non appiattarci, non accontentarci, ma osare sempre: in questo gli assistenti  e gli educatori che abbiamo incontrato sono stati autentici maestri.

L’educazione alla vita semplice e alla preferenza per i semplici ci sono state testimoniate dallo stile di vita sobrio, essenziale, se non addirittura austero, di un umile prete. Quella Sacer popolata dai semplici – segnati dalla malattia o dalla disabilità: Italo, Pierangelo, Mario, Gino, Sergio, Anselmo, Giancarlo, Remigio … - e dalla preferenza per loro, fatta dall’assistente dell’oratorio, è stata la più bella e concreta testimonianza del comandamento dell’amore e della carità che abbiamo sinora incontrato.

Le sollecitazioni ad assumerci responsabilità, nei piccoli servizi e impegni  interni all’oratorio come nei più impegnativi campi della parrocchia, del sociale e del politico cittadino, sono stati una scuola di formazione umana preziosa. L’oratorio deve educare per mandare poi i giovani oltre le sue quattro mura. Questa consapevolezza ci sembra riassunta nello slogan scelto per festeggiare questi 110 anni: “Il tuo oratorio nel cuore della nostra città”.

I giovani e la fede - Sappiamo bene che oggi i tempi sono profondamente cambiati rispetto al passato, anche recente, e quindi i confronti diventano improponibili. Tutta la Chiesa italiana è impegnata in una profonda riflessione sulla trasmissione della fede alle nuove generazioni: l’anno della fede che stiamo per iniziare ci dovrebbe aiutare in questa direzione. Pur con tutti i mutamenti verificatisi, rimane tuttavia sempre la convinzione dell’importanza dell’oratorio.      

Nello scorso settembre si è svolto il primo “Happening” nazionale degli oratori, durante il quale don Marco Mori, presidente del Forum degli Oratori, ha detto che “quella dell’oratorio è una ricetta vincente anche oggi perché riesce a mettere insieme, in un’esperienza quotidiana, dimensioni diverse: l’accoglienza e l’incontro, la preghiera e la riflessione, il gioco e il divertimento, la responsabilità e la partecipazione. Ma perché la ricetta funzioni serve equilibro tra queste componenti. Senza dimenticare il ruolo dei ragazzi, che devono sentirsi protagonisti del percorso educativo, e quello della comunità cristiana che deve essere coinvolta vedendo nell’oratorio un punto di riferimento essenziale”.

Oggi l’oratorio, a nostro parere, deve essere sempre più un luogo di incontro e di relazioni, una risposta alla solitudine e all’individualismo che vivono tanti giovani e famiglie. Un luogo di frontiera sempre aperto alla società. Per questo è importante che sia l’intera comunità a farsene carico: perché è un suo patrimonio, che ha creato e che continuamente deve sostenere, perché è un bene comune per la crescita delle giovani generazioni, perché con esso si danno risposte locali a un bisogno generale di vita buona.

Ce lo ha ricordato ancora negli scorsi giorni Benedetto XVI: “Ogni fedele, nella e con la comunità ecclesiale, deve sentirsi responsabile dell‘annuncio e della testimonianza del Vangelo”, a partire dalle giovani generazioni. Chi ha vissuto l’esperienza educativa dell’Oratorio dovrebbe avvertire ancora più forte questa responsabilità. Abbiamo un patrimonio – i nostri oratori – non dilapidiamolo!

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 1 ottobre 2012



 

 

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