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HOME > La Nota della Settimana > N° 32/2011

NUOVA POLITICA, NUOVA CLASSE DIRIGENTE

A fronte di un debito pubblico italiano di dimensioni gigantesche, su cui paghiamo ogni anno ingenti interessi, ci si aspettava scelte soppesate con attenzione, valutandone costi e benefici secondo il criterio del bene comune. Soprattutto che fosse indicato un orizzonte sicuro e preciso, in grado di dare alla società nel suo complesso e a ciascuna famiglia la possibilità di prendere le decisioni che contano (il pensionamento, il mutuo per l’acquisto di una casa, le forme di risparmio) con il giusto grado di serenità. Di tutto questo non c’è traccia, o quasi, nella manovra economica appena approvata dal parlamento, così come sono ridicolmente lontani dalle aspettative i tagli ai privilegi del ceto politico.
Da questa estate di crisi l’Italia esce male. Ma limitare le critiche all’irresponsabilità dell’esecutivo sarebbe ingiusto, e non solo perché non si vedono emergere credibili alternative di governo nel breve termine. L’emergenza è globale, e chiama in causa direttamente le istituzioni europee. Dietro i pressanti inviti agli stati perché applichino piani efficaci di rientro dal deficit – e dietro le nemmeno troppo velate minacce della banca centrale europea di sospendere i suoi aiuti – riemerge tutta la fragilità di una costruzione politica abbandonata a metà strada. L’Europa parla con troppe voci, per di più confuse e incoerenti, in economia come in politica estera. Non ha saputo intervenire con regole stringenti sulla speculazione finanziaria, e appare ostaggio degli interessi dei singoli stati non meno di quanto il nostro governo lo sia di quelli dei singoli partiti. Questa Italia, però, non ha né la forza né la credibilità necessarie a rilanciare quel percorso europeista di cui siamo stati tra i primi e più autorevoli artefici. E questa è forse la considerazione che più lascia l’amaro in bocca.

La mancanza di una classe dirigente. Quello che oggi si avverte maggiormente a livello nazionale, ma non solo, è appunto la mancanza di una classe dirigente ben preparata e motivata. «In questa crisi – ha scritto Luigino Bruni - si sente tanto la mancanza di una classe dirigente che sia di nuovo capace di bene comune, da qui la forte domanda di nuova politica che nasce dalla gente. Ma - ecco il punto – questa nuova domanda non sta incontrando l'offerta. Per quali ragioni? Di certo il mondo è cambiato velocemente, for se troppo: i tempi della democrazia non so no i nanosecondi della speculazione finan ziaria, e gli spazi della politica non sono quel li mondiali del nuovo capitalismo. Ma c'è an che un fenomeno tutto interno alla classe di rigente, non solo italiana, su cui non si riflet te abbastanza. È la nota teoria della "selezio ne avversa", introdotta dal premio Nobel per l'Economia George Akerlof nel 1970. Que st'economista americano dimostrò che in molte situazioni reali il mercato non premia i migliori né il merito ma, se lasciato a se stes so, tende ad attrarre e selezionare i peggiori o, nelle sue parole, i lemons (i "bidoni"). Il messaggio di questa teoria è semplice e im portante: in un mondo reale e quindi imper fetto un'istituzione o un'organizzazione at trae un tipo di persone o un altro in base ai segnali che essa emette. Le imprese, ad esempio, che offrono alti stipendi e benefit per i manager tendono a selezionare candidati più interessati al denaro e ai benefit, e non necessariamente al bene dell'impresa; e l'or dine religioso per attrarre vocazioni autentiche deve segnalare chiaramente che offrirà ai nuovi membri gratuità e ideali alti; se invece promettesse, per assurdo, benefit e comfort attrarrebbe senz'alno le persone sbagliate. In buona sostanza, qualsiasi organizzazione nel selezionare il suo personale deve dare molta attenzione ai segnali che dà, perché il primo strumento di selezione è il segnale stesso. Quando allora una società, come la nostra, ci rappresenta quotidianamente una classe di rigente, da destra a sinistra, caratterizzata da privilegi, denaro e vantaggi, inevitabilmente tende ad attrarre verso la politica individui interessati, più della media, a quei privilegi e vantaggi e, conseguentemente, poco motiva ti dal bene comune.
Se oggi la politica vuole rinnovarsi ed essere all'altezza delle nuove sfide deve iniziare a da re segnali diversi, soprattutto ai giovani. Un popolo, come ogni persona o comunità, per svilupparsi e crescere bene ha bisogno di tan to in tanto di momenti di autentica rinascita etica e ideale. Nel Novecento questi momen ti sono stati provocati da profonde "ferite" (guerre, fascismo), che hanno avuto l'effetto indiretto di selezionare classi dirigenti di alta qualità morale e umana. Il miracolo economico e civile dell'I talia del dopoguerra fu anche il frut to di politici che furono all'altezza dei loro tempi, perché provenivano dal la parte più viva e ideale della società civile e della comunità ecclesiale.
A distanza di quasi settant'anni, i par titi e in generale le classi dirigenti oc cidentali (sindacati, associazioni di categoria...} si sono eccessivamente e inevitabilmente istituzionalizzati, perdendo così molta della loro capa cità di vera innovazione civile; come l'hanno in larga misura persa anche i luoghi dove si sono formati. Se oggi qualcuno cerca in Italia in novazione vera, deve cercarla fuori da quei luoghi. Per questo le ragioni del bene comune stanno spingendo decisamente verso una decrescita di questa politica per una liberazione delle forze innovative della società e dell'economia civile, cioè chiamano con forza a un nuovo protagonismo e impegno quelle associazioni e quei movimenti generativi che pullulano, oggi forse ancora più di ieri, nel sot tobosco vivissimo della nostra so cietà, e il cui capitale più importante è costituito dalle persone e dai loro "carismi" (doni).» (Avvenire, 18 settembre 2011)

Consiglio comunale aperto. Sui tagli ai comuni, imposti con la manovra approvata dal parlamento la scorsa settimana, è stata convocata, lo scorso 15 settembre, una seduta di consiglio comunale aperto, con la possibilità quindi anche per i cittadini presenti di intervenire nel dibattito, conclusasi con l’approvazione all’unanimità di un documento preparato dall’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani). All’inizio seduta, il capogruppo del PDL, Giorgio Monti, anche a nome della Lega Nord, ha letto un comunicato stampa per annunciare la decisione dei consiglieri dei due partiti di non partecipare al dibattito perché “ il Sindaco lo ha indetto con procedura d’urgenza e senza rispettare i tempi e le consultazioni di rito, adducendo come motivo una circolare Anci.” Sono poi seguiti gli interventi del Sindaco, Eugenio Comincini, dell’assessore al bilancio, Maurizo Rosci , di alcuni cittadini e consiglieri comunali presenti. Ma di tutto questo riferirà più ampiamente un articolo che prossimamente sarà pubblicato sul nostro sito.

Festa di Santa Maria. Il maltempo ha purtroppo disturbato la festa, impedendo le celebrazioni all’aperto e limitando l’afflusso dei Cernuschesi. A festeggiare il loro anniversario di matrimonio, alla Messa delle ore 11,00 in santuario, quest’anno erano 93 coppie (nel 2010 erano in 83), di cui 2 hanno ricordato il 60° di nozze. Altro momento importante, come sempre, la Messa del lunedì, alle ore 18,30 in chiesa prepositurale con i preti nativi o che hanno esercitato il loro ministero in città. Ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica don Pierino Moioli, prete cernuschese ordinato nel 1956 dall’allora cardinale Giovanni Battista Montini, profondamente grato al Signore per il dono della vocazione e per i 55 anni del suo ministero pastorale, accompagnati “dall’incredibile dono dell’amore del Padre”.
Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 19 settembre 2011
 

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