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HOME > La Nota della Settimana > N° 31/2014

SINODO, VICINI ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ

 

Per gran parte degli organi di informazione il Sinodo dei vescovi riunito in questi giorni in Vaticano serve per decidere se dare la comunione, oppure no, ai divorziati risposati. Risposta parziale, perché il Sinodo serve anzitutto per conoscere e ascoltare, per sostenere e aiutare la famiglia che vive una crisi di identità senza precedenti.  Il compito che stanno svolgendo i 191 padri sinodali è allo stesso tempo affascinante e difficilissimo: “a cominciare dalla più urgente e decisiva questione: come trovare le parole più efficaci per ridire al mondo contemporaneo la bellezza del matrimonio e della famiglia? Come vincere la cultura dell’egoismo, del relativismo e dell’individualismo che sembrano aver fatto calare un gelo di provvisorietà nell’alfabeto delle relazioni?”

I padri sinodali, come si è compreso durante la prima settimana di lavori, parlano e dicono tutto, poi valuteranno, senza fretta di concludere perché ci sarà un secondo tempo nell’ottobre 2015. Il Sinodo si sta rivelando un reale luogo di confronto: in otto congregazioni generali ha registrato 180 interventi, mentre altri 85 interventi invece si sono succeduti durante le ore di dibattito libero. Negli scorsi giorni, durante i lavori sinodali, ci sono state anche le audizioni di laici impegnati nell’ambito della pastorale famigliare, della bioetica e dell’ecologia umana. Il Papa, all’inizio dei lavori, ha invitato i vescovi partecipanti alla creatività, alla misericordia, all’attenzione ai bisogni del popolo, delle famiglie, a cercare parole nuove. E su questa strada paiono muoversi gli interventi.

«Non caricare sulle famiglie pesi insopportabili. Far precedere sempre la misericordia e la comprensione verso le persone. Mettersi in ascolto delle sofferenze della famiglia. L’invito del Santo Padre trova un terreno fertile nella pastorale di tutti i giorni»: ha scritto il teologo Bruno Cescon. Che poi ha aggiunto: «I sacerdoti nell’esercizio quotidiano della loro missione sono normalmente vicini alle famiglie. Lo sono nelle divisioni, con i divorziati. Lo sono assieme alle comunità parrocchiali nelle situazioni di povertà da crisi economica, ma anche da divorzio. Lo sono con le famiglie di fatto, con le coppie conviventi. Lo sono anche con gli omosessuali. Al di là di qualche rigidità, chi vive tra la gente ne conosce i problemi e le fragilità. Ma vi è anche il dovere della fedeltà a Cristo, al Vangelo, alla Scrittura, alla morale della Chiesa. Proprio questo è il nodo fondamentale che deve affrontare il Sinodo. Come conciliare l’ascolto con umiltà delle diverse situazioni in cui oggi si presenta la famiglia o le relazioni affettive con l’altro ascolto quello di Cristo? Si potrebbe dire che oggi sul tappeto c’è gran parte di quella modernità che ha rimesso in discussione tutto l’uomo: dalla famiglia alle unioni gay, dalle tecniche di procreazione al fine vita, dalle questioni di genere alle manipolazioni genetiche, dai diritti degli animali e delle piante ai giudici e sindaci che si sostituiscono al legislatore e trascrivono le unioni gay o le unioni di fatto.»

Confronto aperto - Commentando i lavori dell’Assemblea sinodale, l’arcivescovo di Dublino ha detto: “Ci si confronta apertamente sulle diverse posizioni. Il dibattito è molto aperto. Il Sinodo è un processo continuo”. Del resto, ha poi aggiunto, “il Sinodo non può solo ripetere quello che è stato già detto, deve trovare nuovi linguaggi per ascoltare quello che emerge dal vissuto delle famiglie”. Quale che sarà la sintesi che ne uscirà sarà importante, oltre al contenuto di merito, anche il modo e lo stile con cui i cristiani sapranno testimoniare e annunciare i valori della famiglia: lo stile della gioia e della speranza, senza cadere nel rischio del giudicare con sguardo severo e tenebroso.

Buona settimana.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 13 ottobre 2014

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