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HOME > La Nota della Settimana > N° 2/2012

TRE VALORI DA COLTIVARE CON IMPEGNO:
ACCOGLIENZA, SOLIDARIETÀ E LEGALITÀ

 

Per guardare al nuovo anno da poco iniziato con maggiore serenità, Benedetto XVI, ricevendo gli amministratori locali del Lazio e di Roma, ha indicato tre valori - l’accoglienza, la solidarietà e la legalità – da coltivare per vincere le molte sfide che la complessa situazione nazionale e internazionale ci pone innanzi, rafforzando al contempo la consapevolezza che il destino di ciascuno è legato a quello di tutti.

La riflessione del Papa ha valore ovviamente universale e assume quindi rilievo per tutti gli  amministratori locali: dal piccolo paese alla grande città. Benedetto XVI  ha richiamato valori che da sempre stanno a cuore alla comunità cristiana, ma non solo, e che dovrebbero assumere deciso rilievo quando si tratta di valutare dei programmi elettorali.

Le radici più profonde della crisi – Il Papa ha posto innanzitutto la sua attenzione sull’attuale crisi, affermando che «può essere anche un’occasione per l’intera comunità civile di verificare se i valori posti a fondamento del vivere sociale abbiano generato una società più giusta, equa e solidale, o se non sia, invece, necessario un profondo ripensamento per recuperare valori che sono alla base di un vero rinnovamento della società e che favoriscano una ripresa non solo economica, ma anche attenta a promuovere il bene integrale della persona umana.»

Approfondendo l’analisi delle cause che hanno determinato le odierne difficoltà, il Papa ha evidenziato, in particolare, che «la crisi attuale ha nelle sue radici anche l’individualismo, che oscura la dimensione relazionale dell’uomo e lo conduce a chiudersi nel proprio piccolo mondo, ad essere attento a soddisfare innanzitutto i propri bisogni e desideri, preoccupandosi poco degli altri. La speculazione nelle locazioni, l’inserimento sempre più faticoso nel mondo del lavoro per i giovani, la solitudine di tanti anziani, l’anonimato che caratterizza spesso la vita nei quartieri delle città e lo sguardo a volte superficiale sulle situazioni di emarginazione e di povertà, non sono forse conseguenza di questa mentalità? La fede ci dice che l’uomo è un essere chiamato a vivere in relazione e che l’“io” può trovare se stesso proprio a partire da un “tu” che lo accetti e lo ami. E questo “Tu” è anzitutto Dio, l’unico capace di dare all’uomo un’accoglienza incondizionata e un amore infinito, e sono gli altri, a iniziare dai più vicini. Riscoprire questa relazionalità come elemento costitutivo della propria esistenza è il primo passo per dare vita a una società più umana. Ed è compito anche delle Istituzioni favorire la crescita della coscienza di essere parte di un’unica realtà, in cui ognuno, a somiglianza del corpo umano, è importante per il tutto.»

L’accoglienza - Il Papa ha quindi proposto tre valori da coltivare con impegno, senza mai stancarsi, per uscire dalla crisi attuale e per dare un volto nuovo e più umano alla nostra società. Innanzitutto, ha sottolineato che «la coscienza di essere un “corpo” potrà crescere se si consoliderà il valore dell’accoglienza», che deve essere alimentata con «percorsi di piena integrazione, che consentano l’inserimento nel tessuto sociale, affinché (coloro che, provenendo da Paesi in cui la povertà è spesso causa di morte, o fuggendo da essi per tutelare la propria incolumità, giungono nelle nostre città e bussano alle porte delle parrocchie) possano offrire a tutti la ricchezza di cui sono portatori. In tal modo ciascuno imparerà a sentire il luogo dove risiede come la “casa comune” in cui abitare e della quale prendersi cura, nell’attento e necessario rispetto delle leggi che regolano il vivere collettivo.»

La solidarietà - «È un’esigenza di carità e giustizia che nei momenti difficili coloro che hanno maggiori disponibilità si prendano cura di chi vive in condizioni disagiate. Alle Istituzioni, poi, spetta il compito di mostrare sempre attenzione e appoggio a quelle realtà da cui dipende il bene della società. A tale riguardo, uno speciale sostegno deve essere assicurato alle famiglie, in particolare a quelle numerose, che spesso si trovano a dover affrontare difficoltà, rese talvolta più acute dalla mancanza o dalla insufficienza del lavoro. Vi incoraggio a difendere la famiglia fondata sul matrimonio come essenziale cellula della società, e anche attraverso aiuti e agevolazioni fiscali che favoriscano la natalità. Vi incoraggio, inoltre, a fare ogni sforzo perché a tutti i nuclei familiari siano garantite le condizioni necessarie per un vivere dignitoso.»

Solidarietà anche verso i giovani, «i più penalizzati dalla mancanza di lavoro», «predisponendo adeguate politiche che garantiscano un alloggio a costi equi e che facciano tutto il possibile per assicurare un’attività lavorativa.»

La legalità – L’impegno degli amministratori locali, ha sostenuto il Papa, deve anche essere volto a «promuovere una cultura della legalità, aiutando i cittadini a comprendere che le leggi servono per incanalare le tante energie positive presenti nella società e così permettere la promozione del bene comune. Alle Istituzioni è affidato il compito, oltre che di essere esemplari nel rispetto delle leggi, di emanare provvedimenti giusti ed equi, che tengano conto anche di quella legge che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo e che può essere conosciuta da tutti mediante la ragione.»

 

98ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato - Ci sono circa 5 milioni di stranieri che vivono in Italia, ma anche 4 milioni d’italiani residenti all’estero a dimostrare la rilevanza che ha, nel nostro Paese, la realtà migratoria. A costoro, e più in generale a quanti lasciano la loro terra per vari motivi, è stata dedicata la 98ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato sul tema “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, che in Italia è stata celebrata domenica 15 gennaio.

Nel presentare questa Giornata, è stato ricordato che le comunità cattoliche d’immigrati in Italia, come quelle di emigranti nel mondo, hanno costituito e costituiscono un valore aggiunto nell’esperienza cristiana di molte comunità di antica e nuova tradizione. Le une e le altre, formate soprattutto da giovani, sono risorse importanti per comunicare il Vangelo, ma soprattutto per viverlo in contesti diversi. E oggi l’immigrazione sta cambiando anche il volto del cattolicesimo italiano e della Chiesa, dal momento che il 53,9% degli stranieri residenti (2.465.000 su 4.570.317) è cristiano.

Risvegliare l’entusiasmo e il coraggio per l’annuncio del Vangelo - Nel suo messaggio per questa Giornata, Benedetto XVI innanzitutto osservato che «oggi avvertiamo l’urgenza di promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera di evangelizzazione in un mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi possibili spostamenti di singoli e di gruppi. In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane ad essere intrepide annunciatrici della novità evangelica, facendo risuonare nel nostro cuore le parole di san Paolo: "Annunciare il Vangelo non è per me un vanto; perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1Cor 9,16).»

In questo nuovo contesto, il Papa ha rivolto l’invito alle comunità cristiane a riservare «particolare attenzione per i lavoratori migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera, della solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione di ciò che reciprocamente arricchisce, come pure la promozione di nuove progettualità politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della dignità di ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una dignitosa sistemazione, al lavoro e all’assistenza.»

Un serio esame di coscienza - L’attuale movimento migratorio – ci ha ripetuto il Papa - è un’occasione per una «nuova evangelizzazione», cioè un’occasione per rivedere la nostra fede e per trasmettere la fede a chi ci viene incontro. Vale la pena pensarci su e fare un serio esame di coscienza su quale tipo di accoglienza stiamo portando avanti come singole persone, come famiglie, come parrocchie. Occorre domandarci: quale parte di accoglienza stiamo realizzando noi insieme alle nostre famiglie per poter dire, con fatti alla mano, «Ero straniero e mi avete accolto?».

 

In città – Nella scorsa settimana è stato messo a disposizione – a Ronco, in via Po - un alloggio, già arredato, per il Servizio di housing sociale comunale. Servizio che è stato istituito con il voto unanime del consiglio comunale dello scorso 25 ottobre, per rispondere alle emergenze abitative di nuclei familiari che non possiedono i requisiti di ammissione nelle graduatorie di edilizia residenziale pubblica. Gli alloggi comunali destinati a questo Servizio possono essere affittati a canone calmierato per un massimo di 18 mesi a persone o nuclei familiari che richiedono contributi o interventi in situazioni di emergenza abitativa.

Ricordiamo che un alloggio è già stato messo a disposizione dalla Caritas cittadina, con la quale il Comune ha stipulato un accordo per co-progettare interventi di housing sociale. Alla consegna dell’alloggio oltre al sindaco e a due assessori, era presente, in rappresentanza della Caritas cittadina, don Ettore Colombo. «La situazione di crisi economica – ha detto don Ettore - influisce non solo sui beni materiali, ma ancor più sulle relazioni e sugli affetti, creando nuove povertà. Da più di un anno la Comunità pastorale, tramite la Caritas cittadina, ha messo a disposizione l’appartamento della parrocchia di Santa Maria Assunta in via Biraghi – non più abitato dal sacerdote – per famiglie in situazioni di emergenza, segnalate anche dai Servizi sociali del Comune. Oltre che essere un gesto di carità concreta e intelligente, segno distintivo per una comunità cristiana, è anche un chiaro segnale per l’intera comunità di Cernusco, religiosa e civile, chiamata a rispondere alle povertà emergenti.»

Da segnalare, inoltre, che la giunta comunale ha revocato la gara di co-progettazione e gestione della “Vecchia Filanda”. Lo scarno comunicato del dirigente di settore non specifica i motivi di questa decisione, presa a pochi mesi dalla probabile data di inaugurazione della riqualificata struttura (Fiera di San Giuseppe). Al di là delle possibili illazioni, che un simile provvedimento immancabilmente suscita, quel che si conferma è la storia travagliata di questa opera pubblica, che va avanti da oltre un trentennio, per un riutilizzo che certamente non è semplice e che, per le scelte fatte dall’attuale amministrazione, richiede abilità e competenze, in diverse attività, non facili da trovare, soprattutto tra operatori del Terzo settore, che dovrebbero essere i più motivati nel gestirla. Se ai tempi lunghi della sua riqualificazione si dovessero aggiungere adesso pure difficoltà di gestione, la Vecchia Filanda continuerebbe a essere guardata con una certa giustificata diffidenza dai Cernuschesi.     

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 16 gennaio 2012

 

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