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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 2/2009

Islamici in preghiera: discernimento
non è sinonimo di cedimento e debolezza

La manifestazione contro i bombardamenti israeliani a Gaza - organizzata dai giovani palestinesi e arabi, a cui si sono uniti militanti della sinistra radicale, sabato 3 gennaio a Milano - ha avuto un epilogo non previsto in piazza Duomo. Alcune centinaia di islamici si sono inginocchiati sulla piazza e rivolti verso La Mecca hanno iniziato a recitare orazioni, mentre intorno, secondo i resoconti giornalistici, continuavano le urla e il rogo delle bandiere israeliane. Analogo fatto si è verificato a Bologna.

Su questi episodi, ripetutisi anche nell’ultima fine settimana, sono montate subito le polemiche, alimentate dalle dichiarazioni di esponenti politici e dagli articoli di alcuni quotidiani milanesi.

Diverso è stato il modo in cui le due Chiese diocesane hanno reagito. A Bologna, per voce del vicario generale, si è parlato “di una sfida, più che alla basilica al nostro sistema democratico e culturale. Abbiamo avuto la conferma che c’è un progetto pilotato da lontano. Cosa prevede? L’ismalizzazione dell’Europa.” (Corriere della sera, 5 gennaio). A Milano, invece, monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo e vicario episcopale, ha detto che si è trattato “quantomeno di una mancanza di sensibilità” e ha poi aggiunto che “la preghiera non va mai ostentata, perchè viene dal cuore ed in generale non va mai usata come affermazione di identità.” E ancora “Da cristiano non avrei partecipato ad una manifestazione che si fosse conclusa con una preghiera proprio di fronte a una moschea.” La Curia milanese, persistendo le polemiche, è intervenuta solo qualche giorno dopo, con un comunicato che è stato pubblicato anche su questo sito, dai toni molto pacati. Un successivo comunicato (consultabile su www.chiesdadimilano.it) è stato emesso dopo l’incontro con alcuni esponenti della comunità islamica milanese.

 

«È un fatto che l’immagine di decine di fedeli musulmani che si prostrano nella piazza centrale della città, occupando (quasi) per intero lo spazio davanti alla cattedrale, ci impressiona. Si parli pure di casualità, congiuntura, pausa di rispetto che sia, di fronte al primato del momento religioso della preghiera: ma non ha molto senso pretendere che non ci fosse l’intenzione di rendere il gesto mediaticamente forte e visibile. Insomma 'impressionante' per gli interlocutori non islamici della città, per lo più cristiana. Detto questo, 'provocazione' ha molti sensi. Noi stessi, persino nelle chiese cristiane, usiamo la stessa parola per parlare di alcuni gesti dei profeti, o dello stesso Gesù, che inducono fortemente a riflettere. Riceviamo dunque, come un impegno seriamente vincolante a futura memoria, la precisazione della volontà di non 'provocare' in termini di ostilità e di disprezzo. La riceviamo in stretta a­derenza al gesto religioso e alla pausa della preghiera. Rimaniamo liberi di discutere e di distinguere, di comprendere e di respingere – noi stessi appassionatamente, nel caso – su tutto il resto. Nel momento attuale, mantenere una certa saldezza, nel controllo delle emozioni, deve giovare al discernimento. Discernimento non è sinonimo di cedimento e debolezza, è solo il contrario dell’impulsività e dell’ottusità. Nel contesto di una tale chiarezza di distinzioni, l’occasione deve generare impegno più concreto e creativo per far apparire meglio la funzione pro-positiva, non im-positiva, della fede religiosa. La preghiera è un buon modo per prendere distanza dalle nostre passioni meno nobili (o anche francamente peccaminose): non per circondarle di aureola. Affinché non ne sia essa stessa vittima, è necessario che i credenti accettino di rendere visibile più concretamente la sua capacità di smantellare le radici dell’odio, sottraendola anzitutto – e sempre di più – ad ogni sua equivoca parentela con la violenza.»
(Pierangelo Sequeri, Avvenire, giovedì 8 gennaio 2009).

 

Non ci nascondiamo che anche all’interno della nostra Comunità pastorale ci possano essere posizioni diverse su questa vicenda. Noi riteniamo che questo sia un episodio che non va certamente esasperato, che non deve essere preso a pretesto per interrompere il clima di dialogo che nella nostra Diocesi si è instaurato con i musulmani.

Raccogliamo da questo fatto il monito a vivere più intensamente il nostro cammino di fede e a cogliere il senso autentico della preghiera. “La preghiera è cercare Dio: è sempre mettere nelle sue mani le nostre attese, speranze o desideri. Ovvero espressione di gratitudine e di lode. Ha dunque una sua logica, che non può essere mai contro qualcuno, a meno di non tradire la sua stessa essenza.”

 

La prossima celebrazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato - domenica 18 gennaio 2009 – sia per tutti noi, come ha scritto Benedetto XVI nel suo messaggio per questa ricorrenza, “uno stimolo a vivere in pienezza l'amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo. L’insegnamento e l'esempio di san Paolo, umile-grande Apostolo e migrante, evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l'esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell'intera vita cristiana. Il comandamento dell'amore - noi lo sappiamo bene - si alimenta quando i discepoli di Cristo partecipano uniti alla mensa dell'Eucaristia che è, per eccellenza, il Sacramento della fraternità e dell'amore. … Non stanchiamoci di proclamare e testimoniare questa "Buona Novella" con entusiasmo, senza paura e risparmio di energie! Nell'amore è condensato l'intero messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti.”

 

A livello cittadino, la nevicata nel giorno dell’Epifania ha creato non pochi problemi ai Cernuschesi. Innanzitutto ne ha risentito la viabilità cittadina. Sebbene l’intervento dei mezzi sgombraneve e spargisale, per quanto ci è stato dato di constatare, almeno sulle arterie principali, sia stato tempestivo non ha però eliminato i problemi legati alla difficoltà di circolazione. Acuiti il giorno seguente dalla ripresa delle normali attività lavorative e dalla riapertura delle scuole, dopo la pausa natalizia. A quest’ultimo riguardo, è apparsa tardiva e poco comprensibile la scelta dell’amministrazione comunale di tener aperti asili, scuole elementari e medie inferiori il giorno 7 e di chiuderle l’8, quando ormai la fase più critica era stata superata. La forzata chiusura delle scuole ha messo in seria difficoltà molti genitori, all’affannosa ricerca di qualcuno a cui affidare i propri figli o costretti a rimanere a casa dal lavoro per il secondo giorno consecutivo (dopo che nel primo vi erano stati obbligati dall’impraticabilità delle strade e dalle difficoltà di circolazione dei mezzi pubblici).

L’abbondante nevicata ha avuto anche dei contraccolpi sul servizio postale. Alcune zone della città, a causa dell’assenza del personale incaricato della distribuzione della posta, non ricevono la corrispondenza da oltre una settimana.

Un dipendente comunale mentre era impegnato nello sgombero della neve in via Don Minzoni si è sentito male ed è morto poco dopo il suo ricovero all’Ospedale Uboldo: purtroppo i mezzi di pronto soccorso sono arrivati sul posto a fatica e con qualche ritardo. Ai famigliari del nostro concittadino esprimiamo la nostra partecipazione al loro dolore.

 

La scorsa settimana se n’è andato anche Noè Negrini, alla bella età di 83 anni, ultimo arrotino della nostra città, ma anche orgoglioso alpino che non mancava mai di sfoggiare il suo cappello con la piuma nei raduni del locale gruppo.

Nativo di Caspoggio, in Val Malenco, era erede di un’antica tradizione e ci piace ricordarlo sempre intento ad affilare coltelli e forbici in giro per la città con la sua inseparabile bicicletta e il suo bonario sorriso.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 12 gennaio 2008

 

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