Messaggio per la 10ª Giornata per la custodia del creato
1° settembre 2015
Un umano rinnovato, per abitare la terra
1.
Leggere i segni, per comprendere i tempi
“Quando si fa sera, voi dite: ‘Bel tempo, perché il cielo
rosseggia’; e al mattino: ‘Oggi burrasca, perché il cielo è
rosso cupo’. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e
non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” (Mt
16,2-3). La risposta di Gesù ai farisei e sadducei invita a
leggere i segni – quelli nel cielo come quelli nella storia –
per vivere il tempo con saggezza, cogliendo, nella
sequenza dei momenti, il kairòs – il tempo favorevole –
in cui il Signore chiama a seguirlo.
Quest’anno, a dare un particolare significato alla Giornata per
la custodia del creato, vengono a convergere tanti elementi, a
partire dall’Enciclica Laudato si’
che Papa Francesco ha dedicato alla questione ambientale. Assume
poi un forte rilievo il 5° Convegno Ecclesiale
Nazionale (“In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, Firenze,
9-13 novembre 2015), così come il Giubileo della misericordia
che si aprirà l’8 dicembre 2015. Uno sguardo credente
cercherà di cogliere nei momenti evidenziati i legami che lo
Spirito intesse, con una lettura in profondità dei segni dei
tempi, secondo l’indicazione formulata proprio cinquant’anni fa
dalla Costituzione conciliare Gaudium et spes. In questa
direzione, vorremmo riscoprire in questo Messaggio una “sapienza
dell’umano”, capace di amare la terra, per abitarla con sobria
leggerezza.
2.
Per un umano rinnovato
L’orizzonte del Convegno Ecclesiale di Firenze orienta la Chiesa
italiana ad una rinnovata meditazione dello stile di umanità che
scaturisce dalla contemplazione di Gesù Cristo, il Figlio
dell’Uomo. Come ci ricorda il Papa, Gesù “invitava a riconoscere
la relazione paterna che Dio ha con tutte le creature e
ricordava loro con una commovente tenerezza come ciascuna di
esse è importante ai suoi occhi”.
Un creato, dunque, da gustare in tutta la sua bellezza ed in
rendimento di grazie, da abitare con coraggio, sobrietà e in
solidarietà con i poveri, entro la grande comunione delle
creature. Un creato riconosciuto, alla luce della Pasqua, come
la grande opera del Dio uni-trino, vivificata e condotta
a compimento dallo Spirito creatore (cf. Rm 8,19ss):
costituito “secondo il modello divino”, è quindi esso stesso
“una trama di relazioni”.
La
creazione appare così come spazio da abitare nella pace,
coltivandolo e custodendolo, per costruirvi una vita buona
condivisa. L’esperienza di tante generazioni credenti si fa così
invito per noi, perché impariamo anche oggi a vivere in tale
orizzonte la nostra umanità, abitando la terra con una
sapienza capace di custodirla come casa della famiglia
umana, per questa e per le prossime generazioni.
3.
Una casa abitabile per la vita di tutti
Tale
sapienza porta in sé sfide e compiti impegnativi. Emerge
anzitutto una forte istanza di giustizia, per superare con
decisione un sistema economico che non si cura dei soggetti più
fragili, ma anche una profonda esigenza di ripensamento dei
nostri stili di vita. Mossi da una spiritualità
orientata alla “conversione ecologica”,
essi dovranno essere leggeri, orientati alla giustizia e
sostenibili sul piano personale, familiare e comunitario.
Occorre tornare ad apprendere cosa significhi sobrietà,
ripensando anche i nostri stili alimentari, privilegiando, ad
esempio, le produzioni locali e quelle che provengono da
processi rispettosi della terra.
Strettamente connessa a tale importante questione è la
difficoltà a garantire il diritto al cibo in un tempo di
instabilità climatica crescente. Sempre più spesso eventi
metereologici estremi devastano la terra e la vita delle
persone. Siamo invitati a quella “responsabilità di proteggere”
che impegna le Nazioni a un’azione condivisa per contenere le
emissioni che modificano il clima e riscaldano il pianeta. È
“urgente e impellente lo sviluppo di politiche” affinché “nei
prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas
altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio,
sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di
energia rinnovabile”.
Il
2015 vedrà un appuntamento fondamentale in tal senso: la
Conferenza delle Parti (COP 21), che si terrà a Parigi per
definire il quadro di riferimento per la tutela del clima nei
prossimi anni. La comunità internazionale è chiamata a
raggiungere accordi vincolanti, capaci di limitare l’entità del
mutamento, condividendo impegni e rischi secondo giustizia.
Vorremmo richiamare, in particolare, l’esigenza di un forte
impegno del Governo italiano, per un accordo di alto
profilo, che garantisca un futuro sostenibile al clima
planetario. Contribuire a tale impegno significherà anche per
l’Italia rafforzare la sostenibilità dell’economia,
privilegiando sempre più le energie rinnovabili e potenziando
l’ecoefficienza, offrendo così anche nuove opportunità di
lavoro.
4.
Per
una Chiesa in uscita
La
Chiesa italiana si sente profondamente coinvolta in tale impegno
ed avverte la responsabilità di contribuirvi per quanto le è
possibile. Alcune indicazioni in tal senso possono venire da una
ripresa delle “cinque vie” proposte dalla Traccia per il
Convegno Ecclesiale di Firenze. Leggendole in relazione alla
Giornata per la custodia del creato, vi scopriamo l’invito ad
essere:
•
una Chiesa che sa uscire da ambiti ristretti, per
assumere il creato tutto – anche nelle ultime periferie – come
orizzonte della propria missione e della propria cura;
•
una Chiesa che sa annunciare il Vangelo, come buona
novella per l’intera creazione, come orientamento ad un umano
capace di coltivarla in modo creativo e rispettoso;
•
una Chiesa che abita la terra, come sentinella,
custodendone la bellezza e la vivibilità, contro tante forme di
sfruttamento rapace ed insostenibile, contro le diverse forme di
illegalità ambientale;
•
una Chiesa che educa – con parole, gesti e comportamenti
– a stili di vita sobri e sostenibili, amanti della giustizia ed
allergici alla corruzione;
•
una Chiesa che trasfigura il creato, celebrando il
Creatore e facendo memoria del suo dono nell’Eucaristia, spazio
di benedizione vivificante.
5.
Su vie di pace
Percorrendo tali vie accadrà spesso di incontrarvi cristiani di
altre confessioni, pure impegnati nella celebrazione di questo
tempo del creato e mossi dalla stessa profonda preoccupazione.
Accadrà pure talvolta di scoprire percorsi condivisi con i
credenti di altre fedi e con tanti uomini e donne di buona
volontà. La collaborazione alla custodia del creato costituisce,
infatti, anche uno spazio di dialogo fondamentale, un contributo
alla costruzione di pace al cuore della famiglia umana, in un
tempo in cui essa appare minacciata. Accogliamo in quest’anno
l’invito alla riconciliazione che viene da Dio, sapendo che la
pace con il Creatore – lo ricordava il santo papa Giovanni Paolo
II nel Messaggio per la Giornata Mondiale della pace del 1990 –
chiama a vivere una pace profonda con tutto il creato.
Roma, 24 giugno 2015
Solennità della Natività di San Giovanni Battista
La Commissione Episcopale
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