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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 29/2010

STEFANO GHEZZI: UN SINDACO D’ALTRI TEMPI?


Ci sono persone che segnano profondamente la vita di una comunità, tanto da non poter prescindere da loro nel ricostruire la storia di un paese o di una città. È il caso, per esempio, per Cernusco, di Stefano Ghezzi, di cui lo scorso 10 luglio ricorreva il 50° anniversario di morte: fu Sindaco del nostro paese dal 1920 al 1925 (allora con meno di 7.000 abitanti) e poi dal 1953 al 1960 (ormai avviato a superare i diecimila residenti).

Ci aiuta, nel ricostruire il profilo umano e sociale di questo nostro concittadino nato il 4 luglio 1889, un articolo pubblicato, nell’agosto del 1960, su Voce Amica che, pur essendo privo di firma, si può attribuire, per lo stile e i contenuti, al direttore del mensile, monsignor Claudio Guidali, prevosto di Cernusco dal 1930 al 1962.

 

«Una prima constatazione – scrive Voce Amica - è che fu un uomo, nel suo paese ed ambiente, sempre considerato. Fu stimato e rispettato da tutti, di qualunque parte o pensiero fossero, a categoria appartenessero: e molti ricorrevano a lui per aiuti e consigli: la sua parola era vangelo (me la dì el sciur Steven). E tutto ciò è molto significante: era uomo saggio, prudente, retto, onesto, attivo. Anche come professionista valeva, e al Monte Pegni salì ai primi posti dell'amministrazione.

Appartenne a quella schiera, a quel manipolo compatto di giovani, che nel primo quarto di secolo seppero portare in paese un soffio di vita nuova. Fu lui a guidarli, e conquistati i posti di comando, lui fu il Sindaco, fino all'avvento del fascismo. La sua amministrazione fu saggia, lungimirante, scrupolosa.

Ritornò più tardi Sindaco, cedendone il posto quando per malattia dovette ritirarsi. Del suo paese, che amava fino allo spasimo, si rese benemerito in cento altri modi: fu presidente dell'Ospedale Uboldo, fu amministratore della Cooperativa Agricola, sostenne e col consiglio e coll’appoggio ogni opera di bene, man mano che sorgevano.

In politica appartenne al Partito Popolare prima, poi alla Democrazia Cristiana: lavorò alla loro prosperità.

All’amore del suo paese congiungeva un altrettanto spasimante amore per la Patria. Prese parte con entusiasmo alla guerra Libica e alla grande guerra: raggiunse il grado di maggiore.

Fu sempre a capo dell'Associazione Mutilati e Combattenti: ci teneva ogni anno al 4 novembre, durante il corteo patriottico, leggere il Bollettino della Vittoria e volle essere se­polto con la sua divisa di maggiore.

Amò anche l'alpinismo, la filatelica e lo sport.

Venuto da una famiglia religiosa, praticò francamente la sua fede, ne frequentò le pratiche, coadiuvò attivamente alle opere parrocchiali: fu animatore della costruzione della chiesa nuova e ne tenne una rigorosa e precisa amministrazione.

Rispettoso delle autorità ecclesiastiche amava visitare spesso i suoi prevosti, rendendoli edotti del suo operato e chiedendo consigli.

Appartenne all'Azione Cattolica fin da giovane e ne fu un membro modello. Non mancò mai di presenziare alle adunanze, anche quando erano settimanali e costantemente teneva il rapporto religioso politico amministrativo, sempre bene ascoltato.

Morì in braccio a Dio.

Con Stefano Ghezzi si chiude un'epoca per Cernusco e lascia una scia luminosa di bene compiuto. Ai giovani dei nuovi tempi seguirne le orme.»


 

Facciamo un passo indietro e sempre su Voce Amica, ma del marzo 1954, leggiamo che «la sera del 27 gennaio Stefano Ghezzi, neo eletto Sindaco del Comune, data l'incompatibilità delle due cariche simultanee, rassegnava la carica di presidente dell'Opera Pia Uboldo, con­segnandola nelle mani del nuovo eletto, il dottor Gianni Penati. All'uscente signor Ghezzi va la ricono­scenza del corpo amministrativo e di tutto il paese, perchè nel periodo di Sua presi­denza seppe trasformare l'Ospedale, così da non poterlo più riconoscere di come era.

Una piccola infermeria dove, d'inverno, si rìcoveravano i vecchi e gli invalidi e, d'estate, gli ammalati acuti che il dottore ti­rava sù per poterli meglio curare. Una buo­na parte uscivano solo pel cimitero. Non erano mai più di 25; solo nelle stagioni di punta toccavano la trentina, e non si sapeva co­me farveli stare.

Ora i vecchi ed invalidi trovano ricove­ro stabile in apposito reparto ricavato dalla serra del palazzo; la capienza dei degenti arriva al 70. Una camera è riservata alla maternità. La chirurgia è in piena attività, dotata d'una sala operatoria ingrandita e arricchita d'un lettino operatorio che non possiedono molti ospedali, d'una sterilizza­trice moderna. Esiste il reparto specializza­zione per le malattie degli occhi, orecchi, gola, naso e per le lastre radiografiche …

Quello del presidente Ghezzi fu davvero un lavoro imponente, frutto dell'amore al suo paese

L'Opera pia ha bisogno di altri Uboldo, Balconi, Tizzoni. Ai benefattori, oltre la benedizione dei posteri, è riservato un posto speciale in una cappella del cimitero. Bel pensiero anche questo del presidente uscen­te che, tutti ricordiamo, l'anno scorso vi fe­ce trasportare le venerate spoglie di Am­brogio Uboldo, Carolina Balconi e Angelo Tizzoni…»


 

Stefano Ghezzi, per oltre trent’anni, «seguì assiduamente la crescita e lo sviluppo» della Cooperativa Agricola Cernuschese, «ma sarebbe scorretto ricordarlo solo come amministratore perché è stato tutt’altro che un freddo tecnico: fu esperto e integerrimo consulente, la sua opera e i suoi consigli furono insostituibili nel momento del bisogno, quando si dovettero prendere delle decisioni importanti. Uomo probo e di grandi virtù, sempre animato da nobile passione civile, ha saputo parlare al cuore di tanti giovani, dar loro guida e coraggio in momenti difficili e con loro costruire un pezzo della storia di Cernusco.» (da: 1918/1993 – 75 anni della Cooperativa Agricola Cernuschese).


 

Nel 1955, fu lo stesso Stefano Ghezzi, in occasione del 50° dell’associazione dei giovani di Azione Cattolica, a descrivere il contesto storico e sociale nel quale lui e altri suoi coetanei si decisero per l’impegno nella vita pubblica del nostro Comune. La prima guerra mondiale, scrisse, «aveva maturato e reso uomini» i giovani cattolici «che si apprestavano bene preparati e già duramente provati ad assumere le cariche pubbliche. E furono questi giovani a fondare in Cernusco la sezione del Partito Popolare Italiano, finalmente un partito di cattolici italiani, e furono questi giovani a combattere e a vincere la prima delle battaglie elettorali del dopoguerra e a mandare in Comune un’amministrazione di uomini nostri.»

Poi aggiungeva che «fra le tante benemerenze dell’associazione giovani cattolici vi è quella di aver preparato i giovani nello studio e nello spirito ad assumere le cariche e le responsabilità della vita pubblica col più alto sentimento di dovere sociale e di amore patrio.»


 

Cosa dice a noi oggi questo Sindaco? Forse un Sindaco d’altri tempi? Non lo pensiamo proprio, perché certi valori non tramontano mai. Pensando alla vicenda personale e civile di Stefano Ghezzi possono essere fatte almeno due sottolineature.

Oggi, purtroppo, dobbiamo constatare - come ha dichiarato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, durante un’intervista all’Osservatore Romano (scorso 13 luglio) - che «l'affezione per la cosa pubblica sta scemando e sempre più rarefatto è il consenso intorno al bene comune, privilegiando ciascuno beni di piccolo cabotaggio e senza prospettiva alcuna» per questo c’è bisogno «di una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni.»

E Stefano Ghezzi fu, per il suo tempo, parte di un manipolo compatto di giovani cattolici che seppero portare in paese un soffio di vita nuova.

Nell’attuale società, per i cattolici, a parere del Presidente della CEI, «più che un problema di rappresentanza politica esiste un problema di coerenza personale. Credo che sempre più siano necessari fedeli laici capaci di imparare a vivere il mistero di Dio, esercitandosi ai beni fondamentali della libertà, della verità, della coscienza. “Cresce l'urgenza di uomini e donne capaci, con l'aiuto dello Spirito, di incarnare questi ideali e di tradurli nella storia non cercando la via meno costosa della convenienza di parte comunque argomentata, ma la via più vera, che dispiega meglio il progetto di Dio sull'umanità, e perciò capaci di suscitare nel tempo l'ammirazione degli altri, anche di chi è mosso da logiche diverse”».

E Stefano Ghezzi, ci dicono le cronache di allora, praticò francamente la sua fede e fu stimato e rispettato da tutti.


 

Nel nostro desiderio di conoscere e approfondire la storia della nostra città l’incontro con la personalità di Stefano Ghezzi ha suscitato indubbiamente ammirazione e gratitudine, che ci auguriamo di essere riusciti, in qualche modo, a comunicare anche a chi ha avuto la bontà di leggere questa Nota.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 19 luglio 2010

 

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