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HOME > La Nota della Settimana > N° 27/2014

RAPPORTO CARITAS: SERVONO POLITICHE
DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ

La crisi ha raddoppiato il numero delle persone che in Italia vivono in povertà assoluta: nel 2007, ultimo anno di crescita del Pil, erano 2,4 milioni, ovvero il 4,1% della popolazione, nel 2012, sono saliti a 4,8 milioni, l’8% del totale. È quanto emerge dal Rapporto “Il bilancio della crisi. Le politiche contro la povertà in Italia” (consultabile sul sito www.caritasitaliana.it), realizzato da Caritas Italiana e presentato lo scorso 11 luglio a Roma. Si tratta del primo Rapporto sulle politiche contro la povertà in Italia cui hanno collaborato Action Aid, Cisl, Fondazione Banco Alimentare, Save the children, Cittalia-Fondazione Studi e ricerche Anci, e accademici. Con questa iniziativa, ha spiegato monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, si vuole “concorrere alla riflessione sulla efficacia delle forme istituzionali di contrasto alla povertà, al fine di stimolare un dibattito pubblico e suscitare la più ampia e condivisa consapevolezza intorno a questi fenomeni”.

Politiche neutre. Dal Rapporto, curato da Cristiano Gori dell’Università Cattolica di Milano, emerge anche che la povertà in Italia sta toccando segmenti che nel passato erano considerati “poco vulnerabili come il Centro Nord, famiglie con due figli, i nuclei con capofamiglia under 35 e famiglie con componenti occupati”. Prima della crisi i poveri si contavano soprattutto tra anziani, famiglie numerose e abitanti del Sud. Dati incontrovertibili che testimoniano come le politiche economiche e sociali varate in questi anni di crisi non siano state capaci di dare risposte ai poveri. Se dal 2007 fino al 2013 (governi Berlusconi e Monti) “l’unica risposta” messa in campo è stata la Carta Acquisti, (Social Card), “uno sforzo limitato” per la Caritas, la politica economica del governo Letta “non ha aiutato le famiglie in povertà ma non ne ha neppure peggiorato le condizioni”. Il bonus di 80 euro deciso dal premier Renzi, stando al rapporto Caritas, “ha avuto qualche effetto sulla povertà ma di portata assai ridotta”. Sul fronte dei servizi, invece, la crisi ha addirittura fatto sì che le politiche sociali siano state “vittime di un ulteriore indebolimento”. In due anni, dal 2010 al 2012, la spesa dei Comuni su questo versante è calata del 6%; “tagli - evidenzia la Caritas - che hanno colpito un settore già sotto-finanziato”. Tutte azioni “sostanzialmente neutre” nei confronti delle famiglie in povertà e che hanno fatto dire a monsignor Soddu che “l’Italia lamenta una fondamentale assenza di forme di contrasto effettivo ai rischi di povertà”.

Progetto Reddito di inclusione sociale - Tra le prospettive “realizzabili” di politiche pubbliche di contrasto alla povertà, indicate dalla Caritas italiana, c’è quella del Reis, il Reddito di inclusione sociale, auspicato anche dall’Alleanza contro la povertà in Italia alla quale la Caritas aderisce. Ma perché ciò avvenga, ha affermato il curatore scientifico Cristiano Gori, è necessario che il Governo Renzi faccia della lotta alla povertà una priorità politica. Il Reis, che dovrebbe essere introdotto gradualmente dal 2015, verrebbe destinato a tutte le famiglie in povertà assoluta di tutte le nazionalità, in possesso di un valido titolo di legittimazione alla presenza sul territorio italiano e ivi residenti da almeno 12 mesi. “Ogni famiglia riceve mensilmente - afferma il Rapporto Caritas - una somma pari alla differenza tra il proprio reddito e la soglia di povertà così da disporre dell’insieme di risorse economiche necessarie a uno standard di vita minimamente accettabile”. Non solo: l’attuale Governo dovrà decidere se avviare un Piano nazionale contro la povertà, di cui il Reis è un progetto concreto, o se continuare sulla falsariga delle politiche fino ad oggi attuate. Quindi un ritorno ad un welfare all’italiana come la Social card, o peggio a uno scenario da “Seconda Repubblica” (1997) limitato a sperimentazioni sul reddito minimo destinate a spegnersi progressivamente.

Assenza di forme di contrasto effettivo ai rischi di povertà - Il Rapporto, ha spiegato monsignor Francesco Soddu, vuole “consegnare una prospettiva di analisi dei fenomeni sociali del nostro tempo, e concorrere alla riflessione sull’efficacia delle forme istituzionali di contrasto alla povertà, al fine di stimolare un dibattito pubblico, suscitare la più ampia e condivisa consapevolezza intorno a questi fenomeni, promuovere la coscienza comune di un impegno doveroso a far fronte ad essi, che sia fondato sui valori del magistero sociale della Chiesa, ma anche su quello che possiamo definire il magistero civile della nostra Carta Costituzionale”. Snodo centrale del Rapporto sono le politiche di contrasto alla povertà, in particolare di quella assoluta, offrendo un quadro delle sperimentazioni, in corso e previste come la nuova social card, il Programma di aiuti alimentari europei, scelta che scaturisce anche “da motivazioni di carattere valoriale” sul solco del magistero di Papa Francesco.

Per monsignor Soddu, l’Italia lamenta “una fondamentale assenza di forme di contrasto effettivo ai rischi di povertà, evidenza resasi particolarmente dolorosa e divenuta eclatante in questi anni di crisi economica”. Ripartire dalla povertà assoluta, ha spiegato il direttore di Caritas Italiana, “significa assumersi la responsabilità di indicare non solo i fattori e le condizioni socio-economiche più esposte ai rischi di una condizione di grave esclusione, ma anche indicare valutazioni fondate e prospettive realizzabili di politiche pubbliche”

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 14 luglio 2014

 

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