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HOME > La Nota della Settimana > N° 27/2013

“LO SCARSO INVESTIMENTO SUI GIOVANI ASSUME
IL CARATTERE DI UN’AUTENTICA CALAMITÀ”

La priorità numero uno – l’occupazione – sta impegnando il governo nazionale. Nella scorsa settimana qualcosa si è mosso a livello comunitario (stanziamento di 1,5 miliardi per il fondo “Garanzia giovani”) e nazionale (rafforzamento dell’apprendistato, “staffetta generazionale” tra giovani debuttanti e prossimi pensionati, sgravi fiscali per i  neo assunti). Obiettivo finale dichiarato: duecentomila posti di lavoro in più, a fronte degli ottocentomila bruciati da questa perdurante crisi. Ma la vera priorità rimane il lavoro nel senso di contratti, appalti, forniture: cioè un’economia che riparte, che gira.

 

Un’autentica calamità - “Un contesto sociale incapace di offrire lavoro ad ampie fasce della popolazione si condanna di fatto alla recessione e all’impoverimento”: economico, culturale e antropologico – ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana,   nell’analisi fatta durante il suo recente intervento al congresso della Cisl - “perché non sa mettere a frutto il capitale umano che è la prima e più vera ricchezza”. In Italia, ha poi proseguito Bagnasco, “la disoccupazione affligge oggi persone di tutte le età, ma soprattutto i giovani: uno su tre non trova lavoro, e c’è ormai chi rinuncia a cercarlo. Un dato “allarmante” per il suo “impatto psicologico talvolta devastante”, ma soprattutto per il “triste messaggio” veicolato alle nuove generazioni: la società non ha bisogno di voi. Secondo il cardinale, “per il nostro Paese lo scarso investimento sui giovani in termini di formazione scolastica e universitaria, oltre che di inserimento nel mondo lavorativo, assume il carattere di un’autentica calamità, che si trasforma in dramma esistenziale per molti e spinge altri a emigrare in cerca di un inserimento lavorativo”. Quanto all’andamento generale dell’economia, il presidente della Cei ha puntato il dito sull’“autoreferenzialità dei capitali, accumulati ma non reinvestiti, messi in granaio invece che sparsi al fine di produrre un nuovo e più abbondante raccolto”. La crescita economica, in altre parole, “non ha comportato una reale redistribuzione e partecipazione dei benefici raggiunti”, causando così “una polarizzazione nel possesso delle ricchezze e un’inaccettabile forbice tra i salari”. “Davanti a questi squilibri – è l’invito del cardinale - i sindacati dovranno far sentire la loro voce, mettendo da parte ogni incertezza”.


Ripensamento radicale. Un “ripensamento radicale del ruolo del pubblico, sia nella dimensione centrale che in quella locale”. È la prima delle riforme da attuare, per il presidente della Cei, che ha chiesto di “attenuare gli effetti di un’eccessiva burocratizzazione”: “esistono troppi sprechi che la gente, che tira per il giorno dopo, aspetta di vedere azzerati”. No anche all’“illusione del guadagno facile”, vera e propria “piaga morale” - spesso incentivata - che “devasta persone e famiglie mettendo sempre più a rischio la tenuta sociale”. “Per far ripartire il lavoro e l’economia serve il concorso di tutta la società, così come la valorizzazione delle eccellenze di cui l’Italia è ricca, specialmente nell’ambito manifatturiero”: è la “ricetta” del presidente della Cei, che ha rinnovato l’invito a “tenere in casa i gioielli di famiglia che, una volta usciti, non tornano più”. Oltre che sulle imprese, bisogna però investire anche “sui lavori di cura, sul versante assistenziale, educativo e sociale”. Tutti ambiti “che dischiuderebbero enormi potenzialità di lavoro e permetterebbero di realizzare progetti di formazione, insieme alla cura del territorio e alla promozione dei beni culturali, artistici e paesaggistici, di cui il nostro Paese è incomparabilmente il più ricco”.

 

Il “Rapporto-Proposta per il lavoro”, curato dal Comitato per il Progetto Culturale della Cei, presentato a Roma lo scorso 13 maggio, individua le cause del malessere che affligge in Italia il mondo del lavoro nella scarsità di lavoro, nella mancanza di seri percorsi di formazione professionale, nella rassegnazione di chi addirittura rinuncia o rifiuta alcune occupazioni (assegnate in modo quasi esclusivo a stranieri), nella diffusione di lavori in nero, precari e mal pagati, passando per la scarsità di apprendisti per l'artigianato, il contrasto tra i tempi del lavoro e i tempi della famiglia, il contesto istituzionale, giuridico e infrastrutturale, la progressiva perdita di senso del lavoro stesso.

 

Punti di forza da valorizzare - Il professor Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia all’Università Milano Bicocca, che ha partecipato alla stesura del “Rapporto-Proposta per il lavoro” ha osservato che per il lavoro “grande malato dell’Italia”, occorrono “una nuova visione” e “un investimento culturale forte”.

“Il tasso di disoccupazione in Italia – ha sottolineato Blangiardo - ha avuto un’impennata dal 2007; abbiamo smesso di attrarre flussi migratori e assistiamo a episodi di rientri”. Il Rapporto-proposta invita a riflettere e lancia proposte: “Si richiede anzitutto una grande riflessione sul valore etico-antropologico del lavoro, sul quale si gioca la dignità della persona e la qualità delle relazioni sociali”.
Nel nostro Paese, avverte Blangiardo, vi sono dei “punti di forza da valorizzare: il made in Italy, le piccole imprese, l’artigianato”, ma occorre valorizzare anche “il lavoro intellettuale per contrastare la fuga dei cervelli che potrebbero favorire la crescita del nostro Paese o promuoverne l’attrazione”.
Altro nodo il lavoro femminile: “Donne che lavorano meno che in altri Paesi e sono sottoutilizzate”. La media Ue del tasso di occupazione delle donne laureate sotto i 40 anni è infatti di 87,9%; l’Italia si colloca al settimo posto con il 78,7%.

Nel nostro Paese i Neet (under 30) che non studiano e non lavorano sono 2,2 milioni (dato Istat per il 2012), che salgono a 3,3 se si arriva sino ai trentaquattrenni. Alcuni settori (edilizia, agricoltura e pesca, servizi sociali e alle persone) “sono coperti per lo più da stranieri, oggi cinque milioni”.

Per Blangiardo, in Italia “manca una cultura imprenditoriale condivisa tra imprenditori, sindacati, investitori e opinione pubblica; manca una burocrazia sensibile ai problemi del lavoro e alle difficoltà dell’attività produttiva”.

Due le questioni cruciali, richiamate dal docente: “La necessità di riforme strutturali che sappiano conciliare le esigenze dei diversi soggetti e, in parallelo, la necessità di promuovere una maggiore competitività del nostro sistema produttivo anche con incentivi al merito”.

Occorre inoltre “tentare di operare una riconciliazione tra tempi del lavoro e della famiglia”.
Nei nostri giovani, secondo il demografo, bisogna incoraggiare “una maggiore fiducia nel futuro, una maggiore disponibilità al rischio e all’impegno per sé e per gli altri”. Ma occorre preoccuparsi anche della loro formazione “sollevando l’urgenza di rilanciare il ruolo fondamentale del lavoro intellettuale e offrendo loro una corretta informazione per aiutarli a scegliere corsi di studi effettivamente spendibili nel mercato del lavoro”.

“Insegnanti demotivati e mal pagati sono un danno che oggi nessuna società può permettersi”, è l’ulteriore monito di Blangiardo. Di qui l’auspicio di “un investimento culturale forte che coinvolga istituzioni, imprese, sindacati, ma anche scuola famiglia, parrocchia e mondo della comunicazione”.
Occorrono insomma “liberare il mercato del lavoro, garantire più formazione, elaborare una nuova idea di produttività, promuovere una nuova cultura del merito, investire nel patrimonio artistico” investendo non solo le “nostre risorse economiche ma anche tutta la nostre ricchezza culturale e umana”.

A Cernusco, un anno dopo le promesse elettorali -  Un anno fa, in occasione delle elezioni comunali, avevamo spulciato i programmi elettorali presentati dai candidati sindaco per vedere, in concreto, le loro proposte in tema di lavoro. Ripresentiamo le proposte che le diverse forze politiche hanno illustrato un anno fa, limitandoci a quelle presenti in consiglio comunale.

Maurizio Aimi (Movimento 5 stelle) – Nel programma del movimento di Beppe Grillo non avevamo letto alcuna proposta specifica in tema di lavoro.

Eugenio Comincini (PD, Vivere Cernusco, Italia dei valori, Sinistra ecologia e libertà, Sinistra per Cernusco, Tradizione & Futuro) – La coalizione di centrosinistra che sostiene l’attuale sindaco aveva indicato il lavoro tra i “principali progetti” da realizzare, partendo dalla constatazione che “nell'attuale fase di crisi è importante la difesa dell'occupazione esistente ma la vera sfida è stimolare la crescita occupazionale tramite l'avvio di nuove attività produttive, con particolare attenzione a quanto ruota intorno al mondo dell'innovazione.”

Le proposte specifiche presentate dal raggruppamento che sostiene Comincini riguardavano “la  realizzazione di un polo di servizi per l'impresa sulle aree previste dal Piano di Governo del Territorio (PGT), finalizzato alla ricerca e allo sviluppo industriale, un incubatore che possa far incontrare chi ha idee da proporre con chi ha la possibilità di realizzarle, che sia al servizio delle aziende che operano sul territorio della Martesana e che sia in grado di creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani. Aprire spazi per start-up d'impresa e il co-working e messa in rete di un network di imprese legate in particolare all'innovazione e alla green economy, con sale attrezzate per la formazione e lo studio universitario a diretto contatto con il mondo del lavoro. Proseguire l'azione del Tavolo permanente sulle politiche attive sul lavoro come sinergia tra le imprese, i sindacati e le amministrazioni comunali. Impedire la speculazione edilizia residenziale, confermando la destinazione produttiva delle aree dismesse. Sostenere l'avvio di occasioni. di reinserimento lavorativo per persone svantaggiate.”

Claudio Gargantini (Persona e Città) – Nel suo programma, in tema di lavoro, c’era il potenziamento di “tutto quel mondo legato alla new economy attraverso la creazione di nuovi spazi e di nuove opportunità lavorative per i giovani e per l’imprenditoria femminile; favorire il commercio locale; mettere in rete gli operatori economici; istituire uno sportello-impresa per il coordinamento delle singole professionalità; in zona industriale: realizzare parcheggi per tir, facilitare l’apertura di locali aggregativi e potenziale lo sviluppo della piccola e media impresa; creare uno spazio e un’area per mercati e fiere per gli agricoltori; incentivare l’agricoltura biologica.” Più specificatamente in tema di lavoro: “creare uno sportello lavoro con un’attenzione particolare alle donne e ai giovani; favorire la nascita di cooperative di lavoro gestite da giovani; creare una cooperativa di lavoratori a tempo a cui affidare i servizi cittadini; istituire un albo comunale delle badanti e delle baby sitter; creare l’officina delle arti e dei mestieri; rete on line sul sito comunale cerca-trovo lavoro.”

Claudio Keller (PDL) – Il Popolo della Libertà ha proposto di “favorire  iniziative che facilitino una ripresa degli insediamenti industriali per dare impulso al territorio, all’occupazione. Gli insediamenti dovranno essere agevolati attraverso una politica basata su sgravi IMU e oneri per le aziende. Agevolare le industrie che sostengono l’apprendistato; approntamento di un repertorio delle aziende di Cernusco con l’indicazione del personale e le specializzazioni cui sono interessate, nonché il settore merceologico da esse occupato; collaborare con commercianti e artigiani locali al fine di favorire le opportunità di sviluppo.”

Cristian Mandelli (Lega Nord) – Per il giovane candidato dei padani, “l’amministrazione comunale deve essere un elemento primario nelle fasi di stimolo e di coordinamento delle attività economiche e produttive locali, anche attraverso sistemi di semplificazione burocratica; un no netto alla realizzazione delle grandi strutture commerciali, (ma) valorizzazione del commercio di vicinato; promozione di iniziative e incentivi per la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato locale; creazione dello ‘sportello lavoro’; miglioramento delle relazioni tra le aziende presenti sul territorio e l’amministrazione comunale, con l’organizzazione di confronto con imprenditori, anche finalizzati alla crescita occupazionale dei residenti; istituzione della delega al marketing territoriale, volta alla valorizzazione di tutte le attività produttive e commerciali, anche in relazione e Expo 2015.”

 

Chi ha avuto la pazienza di leggerci in questi ultimi dodici mesi ha a disposizione gli elementi per valutare se qualcosa oppure no è stato fatto in questo arco di tempo, a livello locale, per promuovere nuove occasioni di lavoro. 

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 8 luglio 2013.

 

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