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HOME > La Nota della Settimana > N° 26/2012

DOPO DUE SEDUTE DESERTE,
RIBASSATA LA BASE D’ASTA PER LE FARMACIE COMUNALI

 

Si è tornati a discutere della cessione delle licenze delle farmacie comunali, che fanno capo a Farma. Cer. spa, nella seduta del consiglio comunale dello scorso 29 giugno, perché l’asta che era stata indetta negli scorsi mesi è andata per ben due volte deserta. Ricordiamo che nell’ottobre del 2011, sulla base di una perizia, era stato fissato il prezzo base di vendita delle licenze delle due farmacie comunali - una in via Verdi e l’altra in via Visconti - in cinque milioni di euro. Gli attuali 14 dipendenti della Farma. Cer. spa erano presenti in aula consiliare e hanno anche manifestato il loro dissenso, sulla scelta proposta dalla maggioranza, esponendo dei cartelli. 

 

Confermata la scelta di vendere le farmacie comunali - Il Sindaco, Eugenio Comincini, dopo aver confermato il permanere delle esigenze che convinsero lo scorso l’amministrazione comunale a mettere all’asta le farmacie, ha proposto di modificare parte dei criteri previsti dal bando. In sostanza, ribassare il prezzo base del 10% e rivedere i termini di pagamento, allungandoli in un arco temporale di tre anni, per dare così modo al Comune di avere i flussi in entrata che gli consentano, in base alle norme che regolano il patto di stabilità, di avere anche flussi in uscita, cioè fare pagamenti. Il Primo cittadino ha poi ricordato che, per obbligo di legge, entro il 31/12/2013 i Comuni come il nostro devono avere una sola società partecipata. “La motivazione che ci aveva portato a questa scelta – ha detto Comincini - era quella del rispetto del patto di stabilità e la necessita del Comune di procurarsi risorse di cui aveva bisogno per realizzare alcune opere necessarie, in particolare il nuovo polo scolastico a est della città. È chiaro che ad oggi non avendo avuto questo flusso in entrata (cioè non avendo incassato il prezzo di vendita delle farmacie comunali) non abbiamo potuto eseguire numerosi pagamenti e di conseguenza li abbiamo dovuti posticipare all’inizio del prossimo anno (con relativo aggravio di oneri). Tutto questo per rispettare il patto di stabilità.”

 

Le opposizioni contrarie alla scelta hanno cercato di proporre strade alternative - Come nell’ottobre scorso, i partiti e le liste di minoranza hanno riconfermato il loro voto contrario su questa scelta. Per Cristian Mandelli (Lega nord) “il fatto che l’asta sia andata deserta è un segnale delle difficoltà di collocare sul mercato, in questo particolare momento di crisi, le farmacie e della saturazione della domanda, a seguito delle liberalizzazioni e della concorrenza della grande distribuzione. Vendere adesso per il Comune può causare un danno economico. La scelta di alienare beni del Comune per finanziare nuove opere è una risorsa limitata, da qui la nostra proposta - considerato che ad oggi il bilancio delle farmacie è sostanzialmente in pareggio e quindi non rappresentano un costo per il Comune – di investire sulla loro funzione sociale, partendo da una razionalizzazione dei costi, concordata con i dipendenti, aumentando così i servizi alla popolazione. Inoltre, per superare il vincolo posto ai Comuni come il nostro di avere solo una partecipata perché non la trasformare la Farma. Cer. spa in azienda speciale, come lo era in passato?”

Claudio Keller (Pdl) ha riconosciuto di non avere “la bacchetta magica per trovare una soluzione” e ha poi chiesto al Sindaco che cosa intendesse fare nel caso in cui anche la nuova asta dovesse andare deserta. Gianlugi Frigerio (Pdl) ha riconfermato la sua “contrarietà perché il ruolo delle farmacie comunali nella politica sanitaria è sempre più valido, considerato l’invecchiamento della popolazione” ha poi chiesto “perché non si sono trovate altre alternative, come già suggerito nello scorso ottobre: valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale, possibili scenari diversi per la Cernusco Verde (l’altra partecipata del Comune).” Infine, “se è importante valorizzare il sociale privato altrettanto lo è tener presente la situazione in cui si troveranno i dipendenti delle farmacie comunali. Sul tema della tutela del lavoro, l’amministrazione comunale che cosa dice lavoratori?”

 

La maggioranza concorde nel rimettere all’asta la Farmacer Il primo ad intervenire per la maggioranza è stato Daniele Pozzi (PD). Un giovane consigliere che ha già avuto modo di farsi notare per i suoi interventi, che rilevano una capacità di andare al nocciolo dei problemi, con un linguaggio concreto, senza cedere al “politichese”. Pozzi, dopo aver premesso che qualsiasi provvedimento di liberalizzazione lo trova d’accordo, ha sostenuto che “il valore sociale di una farmacia comunale è andato diminuendo nel tempo e oggi è un dato acquisito che il cittadino medio non sappia distinguere tra farmacia comunale e farmacia privata. È indubbio inoltre che i risultati della Farma. Cer. spa non la rendano un asset strategico per il Comune. Prima di Comincini i suoi bilanci erano in rosso mentre negli ultimi anni sono stati sostanzialmente in pareggio. Con questo non voglio far scappare i potenziali acquirenti, ma (come sostenuto anche nella perizia, per aumentarne la redditività) sottolineare che dovranno puntare su una maggiore strategia commerciale.” Quindi ha aggiunto che “non è mai facile dismettere beni come questi perché sono patrimonio di tutti, ma oggi si tratta di trasformare questo valore in altri beni che possono servire alla città, come il nuovo polo scolastico. Non vendiamo per fare cassa, ma trasformiamo valore in altro valore, sicuramente più elevato del precedente, sia dal punto di vista sociale che del capitale umano. Siamo qui per ribassare la base pasta ma senza svendere e per rimodulare le modalità di pagamento in modo più vantaggioso per l’acquirente. Ai lavoratori che sono qui presenti in aula dico, e magari poi mi insulteranno, che c’è anche un’altra faccia della medaglia: le liberalizzazioni aumenteranno il numero delle farmacie sul nostro territorio - ne dovrebbero arrivare altre tre – e, come fisiologico, la domanda di lavoratori qualificati del settore aumenterà.”

Di diverso tenore l’intervento di Danilo Radalelli (Sinistra per Cernusco). “Riaffermo – ha ribadito Radaelli - la nostra ferma preoccupazione per la vendita dei beni pubblici della nostra comunità, che noi ci troviamo ad amministrare pro-tempore,” Quindi ha affermato che “anche il più grande sostenitore del governo Monti dovrà ammettere che i tanto decantati tecnici non hanno fatto nulla per venire incontro alle esigenze degli enti locali. Siamo di fronte a un paradosso: pur avendo in tasca i soldi per far fronte alle spese non solo non possiamo utilizzarli ma dobbiamo svendere anche i beni di famiglia per fare nuovi investimenti.” In conclusione del suo intervento, Radaelli ha evidenziato che il suo pensiero e il suo impegno “vanno alla salvaguardia dei posti di lavoro. Tra le modifiche della delibera non rientrano quei punti che il nostro partito ha voluto con forza, come la consultazione con i lavoratori e il mantenimento dell’anzianità acquisita dai lavoratori.”

C’è stato anche un breve intervento della consigliera Mariangela Mariani  (Vivere Cernusco) per dire che “purtroppo le scelte non sempre sono libere, come in questo caso. Il patto di stabilità ci costringe a fare questa vendita. Non abbiamo trovato altre alternative.”

 

Il Sindaco: “Se non vendiamo siamo nei guai” - Comincini ha inteso rispondere alle diverse domande poste dagli interventi dei consiglieri e, quindi, il suo intervento è stato molto ampio. Innanzitutto, il Sindaco ha precisato che “i bilanci della Farma. Cer. spa sono noti. Nel 2007 abbiamo ereditato una situazione profondamente compromessa. Al nuovo consiglio d’amministrazione spettò il compito di risanare la situazione. Tutto quello che si poteva fare è stato fatto per arrivare a risultati reddituali di sostanziale pareggio. Più di così non si poteva ottenere. Le nostre farmacie svolgono come principale funzione sociale quella di una forte scontistica sui prodotti da banco, ma applicata a tutti. Ad oggi le farmacie comunali non hanno una redditività. Chi li acquisterà dovrà mettere in atto tutti quegli interventi in grado di conseguirla.”

Il Primo cittadino ha poi detto che “c’è interesse per queste farmacie. Operatori del settore si sono fatti vivi. È vero però che sono 14 le farmacie che potrebbero aprire nei prossimi mesi nei comuni circostanti: questo dato non può che agire negativamente rispetto alla nostra scelta di massimizzare la vendita. Dallo scorso ottobre sono molto cambiate le condizioni in cui sono maturate le nostre scelte. Bisogna fare una bagno di realtà: ormai si va verso la demunicipalizzazione dei servizi.”In risposta a quanto affermato dal consigliere leghista Mandelli, Comincini ha sostenuto che “un danno economico noi lo avremo se non riusciremo a vendere. Se la tendenza è quella verso la demunicipalizzazione dei servizi, il danno maggiore noi lo faremmo tenendoci le farmacie.
Se non si vende siamo nei guai. Adesso possiamo rinviare i pagamenti, ma se non vendiamo alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo, noi ci giocheremo tutti i flussi dei pagamenti a gennaio 2013 e il rischio è quello poi di sforare il patto di stabilità, se non si vuole rimanere completamente ingessati.” Sempre in risposta a Mandelli, il Sindaco ha sostenuto che “trasformare la spa in azienda speciale produrrebbe il non rispetto del patto di stabilità e creerebbe un carico di lavoro aggiuntivo alla struttura comunale, che è sottoposta al blocco delle assunzioni e già in carenza di personale rispetto alla media di dipendenti di comuni come il nostro.”

 

“Non potremo pensare di fare nuovi investimenti” - L’ultima precisazione data al consigliere leghista ha riguardato le future scelte di investimenti. “Non potremo pensare di fare nuovi investimenti – ha detto Comincini - perché se i limiti del patto rimangono questi e noi non generiamo nuovi introiti (aumenti di tasse, incasso di più oneri di urbanizzazione … ), che garantiscano i flussi di pagamento e non le risorse, siamo punto e a capo. Siccome la nostra amministrazione comunale si vanta anche di aver fatto un PGT che contiene l’edificabilità, e quindi incasserà meno oneri di urbanizzazione, la direzione è quella di ridurre gli investimenti. Incassato il prezzo delle farmacie e costruito il nuovo polo scolastico poi ci dobbiamo fermare sui nuovi investimenti.”

 

Costo del lavoro elevato - Il consigliere Mauro Aimi (Movimento 5 stelle) aveva chiesto al Sindaco chiarimenti sul costo del lavoro della Farma. Cer. spa. Comincini ha risposto che “al di la delle considerazioni che si possono fare sul diritto al lavoro, credo che nella situazione nella quale oggi siamo chiamati ad amministrare noi dobbiamo mettere sul piatto della bilancia tutto quanto e credo che non possiamo, per i cittadini di Cernusco, mettere a carico il mantenimento dello status quo a prescindere, produrremo una situazione di ingiustizia nei confronti di una quantità più elevata di lavoratori rispetto a quella che è in campo. Dobbiamo avere l’onestà di dircele e di metterle sul piatto tutte queste cose. L’amministrazione comunale ha fatto lo sforzo di non buttare a mare tutto quello che è stato fatto in termini di diritti acquisti dei lavoratori, ma l’obbligo del mantenimento del posto per tre anni, come era nel precedente bando, non potrà essere riproposto, ma questo lo deciderà la giunta che sul punto ci sta ancora riflettendo.
Noi oggi siamo qui non per tener conto solo di aspetti umani, ma per far fronte a esigenze di tenuta del nostro bilancio comunale, per consentire al nostro Comune di andare avanti. Facciamo scelte che tengono conto anche della storia delle decisioni prese in passato; se il perito ha evidenziato che la Farma. Cer. spa non è in grado di produrre reddito, perché c’è un costo del personale troppo alto, è perché nel passato si sono compiuti scelte che hanno voluto dare risposte ad altri bisogni e non a quello di avere una società che producesse un reddito. Il Comune da questa società non solo da molti anni non percepisce nulla ma ha anche dovuto metterci dei soldi per tappare i buchi che sono stati creati.”

 

“Una scelta legata al bene comune” - Il Sindaco, in conclusione del suo intervento, ha ribadito che “la priorità oggi è creare le condizioni per il rispetto del patto di stabilità e non c’è oggi una soluzione diversa dalla vendita delle farmacie comunali per il rispetto del patto.” Quindi, ha aggiunto che “rispetto all’iter intrapreso, noi oggi non abbiamo altra strada che una scelta legata al bene comune, che è una cosa complessa, che non può essere trattata facendo lo spezzatino. Certamente anche le licenze delle farmacie comunali rientrano nella definizione di bene comune, perché sono un patrimonio della nostra città, ma non possiamo fare un ragionamento che prescinda dalle questioni che sono in campo. C’è questo bene (le licenze delle farmacie comunali), ma ci sono altri beni (il nuovo polo scolastico). Io oggi non vedo altre soluzioni, perché se le avessimo avute le avremmo proposte. Nella proposta di Frigerio non mi è sembrato di cogliere né oggi né nell’ottobre scorso soluzioni alternative.”

C’è stata infine, su richiesta del consigliere Keller, un importante precisazione del Sindaco. “Le previsioni fatte dallo Stato rispetto a quelle del nostro Comune sull’incasso dell’IMU sono superiori (10 contro 8,3). È chiaro che se fossero confermate le nostre previsioni, a fine anno, il rischio è di avere un buco di 1,7 milioni che non saprei come tappare. Al netto di questa considerazione, non andremo a toccare l’IMU da qui a fine anno.”

 

Secondo noi – C’è poco da aggiungere a quanto è stato detto nel corso del dibattito in consiglio comunale, che ha deciso (11 favorevoli, 5 contrari) di rimettere all’asta la Farma. Cer. spa per un prezzo base di 4,5 milioni di euro. Al Sindaco va dato atto di aver parlato con estrema chiarezza, accennando anche ad argomenti “scomodi”: dal possibile aumento dell’IMU al blocco degli investimenti nei prossimi anni. Comincini ha anche giustamente parlato di una scelta legata al bene comune. Con questo principio siamo chiamati a confrontarci e a maturare poi una personale opinione. Allora può essere utile richiamarne il significato, così come proposto dalla Dottrina sociale della Chiesa.

«164. Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene comune s'intende “l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”.

Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l'agire morale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l'agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale.

165. Una società che, a tutti i livelli, vuole intenzionalmente rimanere al servizio dell'essere umano è quella che si propone come meta prioritaria il bene comune, in quanto bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. La persona non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere “con” e “per” gli altri. Tale verità le impone non una semplice convivenza ai vari livelli della vita sociale e relazionale, ma la ricerca senza posa, in forma pratica e non soltanto ideale, del bene ovvero del senso e della verità rintracciabili nelle forme di vita sociale esistenti. Nessuna forma espressiva della socialità - dalla famiglia, al gruppo sociale intermedio, all'associazione, all'impresa di carattere economico, alla città, alla regione, allo Stato, fino alla comunità dei popoli e delle Nazioni - può eludere l'interrogativo circa il proprio bene comune, che è costitutivo del suo significato e autentica ragion d'essere della sua stessa sussistenza.» (Dal compendio della Dottrina sociale della Chiesa)

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 2 luglio 2012

 

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