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HOME > La Nota della Settimana > N° 27/2011

ORATORIO FERIALE: UNA GRANDE SQUADRA,
PERCHÉ TUTTI SI SENTANO ACCOLTI E BEN VOLUTI

 

È in pieno svolgimento l’oratorio feriale. La proposta estiva nei tre oratori cittadini raccoglie sempre grandi adesioni. «Tre oratori, 1.000 ragazzi, quasi 200 animatori, tanti volontari e volontarie - ha scritto don Andrea Ferrarotti, responsabile della pastorale giovanile, su Voce Amica di luglio-agosto - che in maniera segreta e nascosta o più evidente, ma tutti con la tradizionale disponibilità si mettono al servizio delle nostre parrocchie e dei nostri ragazzi … Una grande squadra da gestire, da “far girare” nel migliore dei modi possibili, perché tutti, piccoli e grandi si sentano accolti, ben voluti, curati, con un piccolo riflesso di quell’amore con cui Dio si rende presente nella vita di ogni uomo e di ogni donna.»

È possibile organizzare l’oratorio feriale grazie alla disponibilità di una folta schiera di adolescenti. È però esperienza comune che «avere a che fare con gli animatori - continua don Andrea - è sempre più difficile. Sono molto giovani, non sempre sono grintosi, sembra che stiano sempre un po’ sulle loro … così pensano in molti, qualche volta lo penso anch’io … (Ma) mi guardo intorno e mi dico: che fortuna che abbiamo a Cernusco! Si perché nonostante le dinamiche di vita di ogni adolescente, circa 200 ragazzi e ragazze hanno accettato di mettere a disposizione il loro tempo per i più piccoli … I nostri animatori vanno controcorrente. Davvero coraggiosi! Quando li vedo benedico il Signore perché tanti piccoli hanno la possibilità di avere degli esempi davanti a loro . Esempi “giusti”, esempi saldi.»


 

«Battibaleno», con un sottotitolo biblico «Insegnaci a contare i nostri giorni» - Nel presentare il tema adottato quest’anno da tutti gli oratori delle diocesi lombarde - «Battibaleno», con un sottotitolo biblico «Insegnaci a contare i nostri giorni» - la FOM (Fondazione Oratori Milanesi) ha sottolineato che l’esigenza è quella di far capire ai ragazzi di non restare fermi a guardare passivamente il tempo che passa via, ma di buttarsi dentro le occasioni di bene che il tempo offre, per trarne il meglio per la propria vita e quella degli altri. I ragazzi sono invitati a capire cosa significa non sciupare il tempo e a comprendere il rischio di trasformarsi altrimenti in persone che non vorrebbero diventare, con sogni, aspirazioni e desideri inespressi. Vivere bene il tempo porta con sé una grande posta in gioco che consiste nel realizzare o meno la vita!

Ai ragazzi si vuole trasmettere questa sapienza: non siamo noi i padroni assoluti del nostro tempo; ci sono tantissime cose che accadono indipendentemente da noi; sono tanti i fattori in gioco, ma c’è ne uno che spetta a noi – dipende solo da noi –, si attiva in un «battibaleno» e guida ogni nostro agire, ed è la nostra volontà. La volontà di fare e di reagire, la volontà di affrontare i momenti, tutti i momenti, con decisione e caparbietà, siano essi belli o brutti, di gioia o di dolore, di festa o di turbamento e dubbio.

C’è poi un altro atteggiamento, che gli animatori stanno proponendo in quest’estate – che può corrispondere anche a una dimensione temporale o a una «fase» della vita: è l’affidamento.

Chi è che si affida davvero? Si affida chi sa che la vita e il tempo possono essere condivisi e vissuti insieme con un altro e che vale la pena farlo, visto che il tempo vissuto da solo è da un lato «ingestibile» dall’altro privo di quel che conta di più, cioè «privo di amore»!

La sfida dell’oratorio estivo 2011 – per la FOM, che ha preparato anche tutti i sussidi necessari per sviluppare il tema proposto - consiste nel far cogliere, da parte soprattutto dei ragazzi, che il nostro tempo non solo deve essere «abitato» da noi (con tutto noi stessi) ma è innanzitutto «abitato» da Dio, attraverso la presenza del suo Figlio, incarnato nella storia, Gesù di Nazareth e dello Spirito santo che è l’evidenza del suo amore. Ognuno di noi è chiamato a scegliere di condividere il proprio tempo con Dio, decidendo di seguirlo con fiducia. È una scelta che è conseguente ad una già fatta da Dio: quella di «stare con noi».


 

Qui si misura il “capitale sociale” di un Paese - «Non ci sono statistiche – ha scritto il professor Francesco Bonini per l’Agenzia SIR - e le stime sono per difetto. Ma sono diverse centinaia di migliaia, almeno un milione e mezzo, i ragazzi italiani coinvolti a vario titolo nelle proposte educative “estive” delle parrocchie, cui aggiungere quelle delle associazioni e dei movimenti, delle tante realtà che caratterizzano la capillare presenza ecclesiale in Italia.
E i ragazzi non sono soli. Questo capillare movimento coinvolge centinaia di migliaia di adulti e giovani adulti, proprio perché l’originalità delle proposte estive è proprio lo spessore educativo. Non si tratta di aiutare le famiglie a risolvere il problema del tempo lasciato libero dalla scuola creando parcheggi il meglio organizzati possibile. La scommessa che, anno per anno, si ripete è fare in modo che il tempo della vacanza, molto spesso della vacanza obbligata in città, diventi occasione per crescere, nel divertimento, nell’attività fisica e sportiva, nell’amicizia e nello spirito.
Gli oratori estivi, i campeggi, le mille e mille iniziative diventano così un po’ il paradigma di una società vivace, spesso molto più impegnata e attenta e capace di auto-organizzazione di quanto non la rappresentino le immagini più corrive.
È un tessuto, fatto di rapporti consolidati di fiducia, di progetti, di gratuità, di volontariato, capace di percorrere e tenere vivo tutto il Paese.
Ma questo tessuto va sostenuto. E non è tanto questione di risorse, che pure sono necessarie. È giusto che le amministrazioni pubbliche sostengano queste iniziative di così evidente respiro sociale, come si fa per tante proposte culturali estive. Ma probabilmente non è questo il punto-chiave. È necessario soprattutto prendere coscienza. Non è un fatto “naturale” questo grande investimento. È un riflesso “gratuito” che nasce da una storia. Ma la storia continua se ci sono energie, risorse, soprattutto etiche, spirituali e morali. Qui si misura il “capitale sociale” di un Paese.
Proprio in questi tempi di grande incertezza servono due impegni. Da una parte, bisogna essere consapevoli delle ricchezze di capitale sociale di cui disponiamo: non si può dare nulla per scontato, ma valutarlo per quel che merita e, dunque, fare di tutto per non consumare queste risorse, sovrapponendo alla vita vera delle persone e delle famiglie stili e linguaggi discorsivi e corrosivi propri di minoranze chiassose. Il “capitale sociale” infatti si può consumare, dilapidare. Non è un dato permanente. Ecco, allora, l’altro e conseguente impegno a continuare e, se possibile, sviluppare l’investimento.
L’educazione risalta così come un asse essenziale, di cui dobbiamo avere sempre maggiore e migliore cura. Educare è necessario ma non si può educare se non ci si assume una responsabilità chiara e precisa, che è quella di chiamare le cose con il loro nome e prima di tutto il bene e il male. L’impegno è molto arduo, perché è controcorrente rispetto a indirizzi culturali effimeri e roboanti, ma lo reclamano i fatti, oltre che una tradizione che continua e risponde ai bisogni veri della gente.»

Non sempre i genitori che iscrivono i loro figli all’oratorio feriale condividono la proposta educativa della comunità cristiana. Questo però non diminuisce il valore dell’esperienza che ogni ragazzo può vivere. Infatti, “il servizio anche sociale che gli oratori svolgono – ha dichiarato don Samuele Marelli, direttore della FOM - non mortifica la loro identità profonda, ma in un certo senso la rendono ancora più vera, perché nell’Oratorio stanno sempre insieme l’autentico annuncio del Vangelo e la vera promozione di un’umanità integrale della persona” .

Con il trascorrere degli anni, le proposte estive per i ragazzi, offerti dalle diverse agenzie educative, si sono moltiplicate. Quella dell’oratorio feriale però rimane un’esperienza accessibile a tutti. Anche se si deve versare una quota per potervi partecipare, non richiesta però a chi si trova in particolari situazioni familiari, si può ben dire che si tratta pur sempre di un contributo perché - prosegue don Marelli - “comunque sarebbe impensabile pagare tutto quell’insieme di attenzioni, tutte quelle persone che gratuitamente prestano il loro tempo, il loro affetto, la loro intelligenza per realizzare un’attività così straordinariamente educativa. Tuttavia, al di là dell’aspetto economico, ce n’è uno più propriamente educativo che non viene ridotto a una questione di convenienza economica , ma viene riconosciuto come una tipicità. Perché dove persone gratuitamente e liberamente si mettono a servizio di altre, in un modo ispirato cristianamente, questo viene riconosciuto come un surplus, come una plusvalenza molto grande dalle stesse famiglie.”

Dal 1928, con qualche interruzione per cause di forza maggiore (dittatura, guerra …), nella nostra città, la comunità cristiana propone, in estate, l’oratorio feriale per ragazzi e ragazze. Anche questo è un altro bel contributo dei cattolici cernuschesi alla vita sociale del paese e dell’Italia.

 

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 11 luglio 2011

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