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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 27/2010

DAL CALCIO RISCONTRI E ANALOGIE
ANCHE NELLA NOSTRA VITA CIVILE
 

Questa settimana lasciamo da parte i temi di interesse locale e gettiamo lo sguardo sugli argomenti molto dibattuti a livello nazionale, per confrontarci anche con le diverse sensibilità che animano le comunità diocesane, aiutati in questo dalla rassegna stampa degli editoriali dei settimanali cattolici italiani curata dall’Agenzia Sir.

Eliminare la Chiesa?”. È l’interrogativo che accomuna molti editoriali delle 187 testate della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), dedicati al clima che si è creato intorno alla Chiesa cattolica. “Sembra ormai evidente – rileva il direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina) – che la Chiesa cattolica in questi ultimi tempi sia oggetto di attacchi su diversi fronti. Le cronache di giornali e televisioni riportano quasi quotidianamente, spesso con enfasi, episodi negativi riguardanti ecclesiastici”. La realtà, aggiunge, “è sotto gli occhi di tutti! Ma dalla storia, maestra di vita, ho appreso che la Chiesa nei tempi più bui della sua storia ha saputo rinnovarsi e mostrare il suo volto sempre nuovo di Sposa di Cristo”. Quanto sta avvenendo, rimarca il direttore della Vita Cattolica (Cremona), “sta a testimoniare una decisa e forzata determinazione a eliminare il cristianesimo e la Chiesa dall’orizzonte europeo e occidentale, per realizzare un nuovo Occidente in rottura totale con la sua storia bimillenaria, alla ricerca di una libertà laica che altro non sarà che una libertà antiumana”. Dello stesso avviso Voce del Logudoro (Ozieri): “La deriva è dietro l’angolo (…). Un laicismo imperante e a tratti esasperato, che non riesce più neppure a scorgere il bene che la Chiesa ogni giorno semina, e questo perché intriso di becero anticlericalismo anticattolico”. Per il vicedirettore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), il momento attuale rappresenta “una prova in più per i credenti, ma la sofferenza maggiore – ha ribadito ancora pochi giorni fa il Papa – sono le divisioni interne, le incoerenze e le infedeltà al Vangelo che minacciano seriamente la Chiesa. Quegli atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana: egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro, eccetera. È tutto ciò, ben più delle offese esterne, che inquina la fede e la vita cristiana e appanna la straordinaria bellezza della Chiesa. Fra tanti interrogativi e inquietudini, difficili da acquietare, resta però anche la speranza che ciò che è motivo di scandalo porti a una profonda purificazione”.

La crisi economica continua a restare al centro degli editoriali. “Il momento che viviamo – afferma il direttore dell’Azione (Fabriano-Matelica) – chiede cambiamenti a tutti: imprese, sindacati, singole persone. E tutti dobbiamo impegnarci a ricercare nuovi equilibri che salvaguardino vecchie ricchezze. Sembra una formula banale ma è sempre quella che può consentirci di tenerci saldamente in linea di galleggiamento. In maniera seria. E non, come viene eufemisticamente detto, alla bell’e meglio, cioè all’italiana”. Il direttore di Presenza (Ancona-Osimo), propone “la sobrietà come modello” evidenziando che “se le difficoltà sulla situazione economica mondiale nel suo complesso riusciranno ad aprirci gli occhi per essere più sobri ne guadagneranno le giovani generazioni alle quali abbiamo sottratto, risorse, ambiente, soldi e passione civile (…). La sobrietà sarà l’imperativo per chi vorrà amare il futuro”. “Come ci stiamo adattando alla crisi? E soprattutto, come, da cristiani, fronteggiamo questo momento complicato, sperimentando un approccio che faccia la differenza?”, domanda il direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano). “Oggi, magari come ieri – osserva il direttore – si è tentati fortissimamente dall’individualismo. Cioè dall’ognuno per sé. Più la stagione si fa problematica, più ci si arrabatta per uscirne da soli. E gli altri si … arrangino. In questo marasma appena sottaciuto, diventa arduo rilanciare quelli che dovrebbero essere i nuovi stili di vita, in grado di rendere sobri e solidali, risparmiosi e non egoisti, partecipi delle difficoltà assortite degli altri e capaci di progettare insieme percorsi di condivisione (…)”. Per il direttore dei due settimanali piemontesi “ai cristiani che non si tirano indietro e che non si nascondono nelle nebbie, è chiesto di avere una robustezza interiore che dia occhi e cuore per una crisi da non snobbare e da non abbandonare al suo destino (…). Il primo stile di vita può essere connotato dal senso di responsabilità verso gli altri. Per i cristiani non è un optional. È un dovere (…). È uno stile di vita davvero alternativo, che oggi fa buona notizia e di cui c’è bisogno urgente. E, in questa scia, va riscoperto un ruolo che sia incisivo per i cristiani nelle strutture dove si decidono le sorti degli altri. E qui ritornano in scena gli spazi della politica”. Su quest’ultimo aspetto (l’impegno dei cattolici in politica) si sofferma anche il direttore della Vita (Pistoia): “Dove sono, ci domandiamo, i politici che nel tempo della ricostruzione post-bellica fecero sentire il loro peso sia sul piano teorico che operativo e onorarono con la loro presenza insieme il Paese e la comunità religiosa di appartenenza? Dove sono i De Gasperi, i Dossetti, i La Pira, i Lazzati, i Moro, i Bachelet e si vada dicendo?”. Da qui l’invito a “reinserirsi in una storia gloriosa che preme alle nostre spalle”. L’Eco del Chisone (Pinerolo) s’interroga “su quali spinte” fondare “la febbre politica dei giovani” perché “per poter comprendere il rapporto tra nuove generazioni e politica ci si deve interrogare su quali siano le motivazioni personali che portano ad un impegno e su quali siano oggi i luoghi in cui poter fare politica (scuola, piazza, Facebook)”.

Intercettazioni e libertà di stampa. Un editoriale comune sul tema delle intercettazioni e della libertà di stampa è pubblicato dai settimanali del Veneto (più Vita Trentina di Trento e Il Popolo di Concordia-Pordenone). “Avanziamo le nostre critiche – spiegano – senza intento polemico, ma con fermezza. E con la chiara volontà di voler contribuire al dibattito democratico nel nostro Paese”. Alla legge sulle intercettazioni telefoniche, spiegano i giornali, “la stampa risponde con il silenzio. Lo sciopero del prossimo 9 luglio (8 per la carta stampata), indetto dalla Federazione nazionale della stampa italiana, è un’iniziativa di protesta contro il disegno di legge” il quale “dovrebbe dare risposte a un’esigenza primaria e condivisa: mettere al centro il rispetto della persona, salvaguardando però due pilastri fondamentali della democrazia (l’indipendenza della magistratura e la libertà dell’informazione). La giornata del silenzio vuole richiamare l’attenzione sulla vera posta in gioco”. I settimanali riconoscono che “in questi anni su giornali e tv più volte si è confusa la libertà d’informazione con la violazione della riservatezza e l’attacco alla dignità delle persone (…) scatenando talvolta anche veri e propri processi mediatici”. Tutto ciò “richiama la nostra categoria a una maggiore responsabilità e senso dell’equilibrio, ma non giustifica alcuna legge che tenda a mettere il bavaglio agli organi dell’informazione”. L’auspicio è che “nella discussione alla Camera non si faccia fare un passo falso alla nostra democrazia.”

Infine una riflessione anche sull’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio. Ne parla La Cittadella (Mantova). Il calcio, sostiene il settimanale, è “metafora della società”. Elencando alcuni vizi e costumi attuali, il giornale commenta: “Come quattro anni fa il fatto sportivo aveva fatto emergere alcuni aspetti positivi del nostro carattere nazionale, così questa volta ha implacabilmente evidenziato le nostre consuetudini con determinati difetti ed errori. Vale la pena rifletterci su.
La supponenza di qualcuno (l’allenatore) scambiata e confusa per autorevolezza e capacità di leadership. L’incapacità di accettare opinioni diverse e confrontarsi con esse. Il piangersi addosso e il recriminare su ogni episodio, anche minimale. Le vecchie glorie che quasi mai sentono il dovere di fare spazio a qualcun altro. Il vivere sempre con la sensazione addosso di emergenza e di catastrofe incombente, con il risultato di farsi prendere dal panico, senza una linea chiara e andando di qua e di là alla rinfusa. Fatto, quest’ultimo, che si è manifestato nel continuare in modo convulso a cambiare l’organizzazione di gioco e spostare i giocatori. E questi alla fine, hanno infatti dovuto ammettere che non capivano più esattamente cosa dovessero fare in campo (chi non si sarebbe smarrito in questa girandola continua e vorticosa di 4-2-3-1, 4-3-3, 4-4-2 e altre diavolerie del genere?).
Queste ed altre immagini delle recenti cronache sportive hanno tanti riscontri e analogie anche nella nostra vita civile contemporanea. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, che lascio a voi, cari lettori. C’è però una differenza importante da segnalare: questa volta, a bocce ferme, l’allenatore e i giocatori più rappresentativi si sono assunti in prima persona le loro responsabilità, senza se e senza ma. Cosa, quest’ultima che invece non appare ancora di moda nella nostra vita sociale e politica ...
Se Lippi ha creato confusioni di ruoli tra i giocatori, non scherza neanche il nostro attuale assetto del potere esecutivo con le Riforme Istituzionali, la Semplificazione Legislativa e l’attuazione del Federalismo. Ci starebbe, ad essere molto generosi, un ministero: noi ne abbiamo tre. Un tre per uno che ricorda, malinconicamente, i saldi di fine stagione. Oppure una riedizione, in chiave ministeriale, del gioco delle tre carte.
E infine la crisi economica, quella che “non c’era” e che era “un’invenzione dei disfattisti”. E’ colpa del mondo, dell’Europa, della crisi greca, dei governi precedenti e via proseguendo. Davvero “magistrale” l’ultima variante di questo gioco allo scaricabarile: è colpa dell’articolo 41 della Costituzione, bollato anch’esso come catto-comunista!
Basta leggere l’articolo in questione (sono tre righe) e avere una cultura generale appena discreta per riconoscere in esso un’impronta liberale (temperata da elementi del pensiero sociale cattolico) ...
Ma noi siam fatti così: di fronte al vuoto di idee dobbiamo mascherarlo con le stramberie più fuorvianti. E l’assunzione di responsabilità, a schiena diritta, ci fa venire l’orticaria. A tal punto infatti che, per vederne un esempio, dobbiamo aspettare le dichiarazioni di un allenatore o di qualche giocatore di calcio reduce da una serie di partite disastrose e indifendibili.”
Una riflessione, quest’ultima, che torna utile per ciascuno di noi e trova qualche riscontro anche nella vita amministrativa della nostra città.

Fenomeno “estate in oratorio”, boom di presenze in diocesi: così ha titolato domenica 4 luglio 2010 l’inserto ambrosiano di Avvenire. “Le attività degli oratori estivi - scriveva il quotidiano cattolico - sono in pieno svolgimento in tutto il territorio della Chiesa Ambrosiana. Intere giornate di giochi, divertimento ma anche di preghiera e di riflessione. Un servizio, che la comunità cristiana offre alle famiglie, sempre più apprezzato: coinvolti oltre 400.000 ragazzi seguiti da 40.000 animatori, per lo più adolescenti. Una scuola di vita che conferma la bontà della proposta educativa oratoriana.”
Anche per la nostra Comunità pastorale cittadina i dati sono da record: li ha comunicati don Andrea durante la messa delle ore 9,30 di domenica 4 luglio: in Sacer 720 iscritti, all’Oratorio Paolo VI 280 partecipanti e all’Oratorio del Divin Pianto 130, oltre alla folta schiera di animatori e di adulti che offrono gratuitamente la loro collaborazione, Ma di questo parleremo ampiamente la prossima settimana.
Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 5 luglio 2010

 

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