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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 27°/2009

“La solidarietà chiede di varcare i confini”

 

Il libro del nostro Arcivescovo - “Non c’è futuro senza solidarietà” - è già un caso editoriale, avendo  raggiunto la terza ristampa a pochi giorni dalla sua uscita nelle librerie, ed è stato  anche l’occasione di un incontro, tenutosi lo scorso 30 giugno al Centro Congressi Fondazione Cariplo a Milano, con autorevoli relatori.

 

Un libro di grande attualità in un momento di crisi globale, in cui l’Arcivescovo non nasconde «angosce e dubbi» ha detto Gianni Riotta, direttore del “Sole 24 Ore”, ma in cui lancia anche «messaggi di speranza», una speranza che si fonda sulla «responsabilità di ciascuno di noi. Non può esserci un’economia che guarda solo al profitto, ma al centro va messa ancora la persona». Uomini e donne «hanno commesso errori» in questi anni e ora occorre evitare che si ripetino, ma intanto l’Arcivescovo suggerisce tre atteggiamenti fondamentali: solidarietà, sobrietà e povertà ripresi da tutti i relatori invitati al dibattito.
L’Arcivescovo, ha chiarito però monsignor  Luigi Testore, presidente del Fondo Famiglia-Lavoro, «ha invitato in questi mesi tutte le comunità cristiane a riflettere sulle motivazioni della crisi, poi ha sollecitato a livello locale gesti di solidarietà». Per il sociologo Aldo Bonomi «il fondo è una provocazione per ripensare la città», oggi infatti «c’è poca coesione sociale», mentre per Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, «se pensiamo di uscire dalla crisi cambiando le regole senza puntare sulla solidarietà, sobrietà e giustizia non ce la facciamo». Tutti devono lavorare per creare le condizioni. «L’ente pubblico», ha detto ancora Guzzetti, «deve fare la sua parte fino in fondo, non può sottrarsi alle proprie responsabilità. La Cariplo, il volontariato, le associazioni intervengono come sussidiarietà». (
da: www.chiesadimilano.it)

 

All’incontro è intervenuto anche monsignor Carlo Redaelli, Vicario generale della diocesi, che dopo aver riflettuto su solidarietà e futuro, ha proseguito dicendo che «Se solo la solidarietà può garantire il futuro e il futuro di tutti e di ciascuno, allora occorre impegnarsi circa la solidarietà. Come? Il volume del Cardinale offre diversi spunti riferiti a molti ambiti sociali: l’economia e la finanza, la famiglia, l’azienda, i migranti, i giovani. Ci possiamo, però, limitare a due considerazioni di carattere generale.

La prima è la sottolineatura della necessità di impegnarsi maggiormente in termini culturali ed educativi perché la nostra società torni a essere solidale nel senso più ampio e più profondo del termine. Solo così può avere futuro. Si tratta quindi non di darsi da fare per avere dalla società una risposta più generosa in termini di soldi e di persone da destinare a situazioni di bisogno, ma di vivere la normalità dei rapporti economici, culturali, sociali, politici nella consapevolezza che esiste tra tutti un’interdipendenza di valori, di mete e - perché no? – anche di interessi comuni, interdipendenza che si nutre di un ambiente in cui si respira fiducia e solidarietà, interdipendenza che una volta si chiamava “bene comune”. Se si vuole, occorre tornare proprio a quei «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» di cui parla la costituzione repubblicana.

E’ necessario, quindi, in questa linea uno sforzo culturale ed educativo – concretizzato anche in forme di esemplarità - da parte di tutti, a favore delle giovani e anche delle meno giovani generazioni e pure di chi entra a far parte temporaneamente o definitivamente della nostra società, provenendo da un’altra cultura e nazionalità.

Tutti siamo carenti in questo, anche la Chiesa e il mondo cattolico. Facendo un po’ di autocritica, ritengo che esso si è tendenzialmente limitato in questi anni ad agire in due direzioni: proporre – giustamente e con forza – determinati valori; impegnarsi quasi esclusivamente, vedendolo come il proprio ambito naturale di azione, nel cosiddetto terzo settore. Si è così di fatto accolta la seconda nozione di solidarietà, quella del gesto generoso, che supplisce alle carenze della società, ma non cambia le sue dinamiche ingiuste, né si sporca le mani gestendo i suoi meccanismi interni.

Per tornare ai nostri oratori e ai nostri gruppi giovanili, occorre riconoscere che per troppo tempo si sono indirizzati i nostri giovani migliori verso professioni ad alto contenuto “umanitario”, con forti investimenti emotivi e anche ritorni di gratificazioni motivazionali se non economiche, dimenticando che la società si costruisce non solo nei centri di accoglienza, nelle comunità di recupero, negli ospedali o nelle scuole, ma anche nelle imprese, nella tecnologia, nella finanza, nella politica. 

La seconda considerazione, che vorrei esporre in riferimento alla costruzione di un futuro collegato con la solidarietà, può sembrare in contrasto con quanto fin qui detto … La solidarietà spicciola e forse un po’ troppo a buon mercato, non va disprezzata o sottovalutata. Potrebbe essere un segno prezioso per cambiare qualcosa di profondo. Del resto il Vangelo dice che anche un bicchiere d’acqua dato a un piccolo, a un discepolo del Signore, avrà la sua ricompensa (cf Mt 10, 42).»

 

Il Fondo Famiglia-Lavoro ha raggiunto, al 30 giugno, la somma di 4.688.357. I principali contribuenti sono stati enti e società per il 33% (il 22% di Fondazione Cariplo), privati cittadini con il 21%, parrocchie e comunità pastorali con il 17%.

Finora sono state aiutate 1.087 famiglie, a fronte di 2061 richieste. Ad averne beneficiato sono state persone già licenziate (30%), con contratti a termine (29%) e in cassa integrazione (13%).

Il Fondo adesso assume un nuovo slogan – Cinque volte tanto – perché non si tratta solo di andare avanti ma di dare maggiore valore alla solidarietà, in quanto la crisi continua. 

 

“La solidarietà – scrive il cardinale Tettamanzi (pagina 111) – non può avere solo le caratteristiche del dono occasionale, ma chiede di assumere sempre più i tratti della creatività, dell’intelligenza, della lungimiranza. E quindi chiede di varcare i confini: della famiglia, del gruppo sociale, delle nazioni. È una bella lezione per noi quella di imparare la solidarietà degli immigrati, da chi è in condizioni economica spesso più svantaggiata della nostra!”

Un invito che ha ribadito sabato 5 luglio 2009, in Duomo, durante l’omelia della Messa, alla presenza delle ong cattoliche che hanno elaborato un’Agenda della speranza per il prossimo G8.

«Milioni di persone al mon­do - ha detto Tettamanzi - subiscono ingiuste e dram­matiche sofferenze, costret­te come sono a migrare a causa delle difficili, se non proibitive, condizioni di vita nei Paesi d'origine». Poi Tet­tamanzi ha fatto riferimen­to alla chiusura in atto in oc­cidente con politiche avverse ai migranti. «Molte di queste sofferenze sono provocate ai migranti talvolta da discutibili prov­vedimenti messi in atto da quei Paesi più ricchi che do­vrebbero maggiormente im­pegnarsi in percorsi di acco­glienza e integrazione seri, ragionati e rigorosi.  Sono sofferenze che devono esse­re risparmiate ai migranti e alle popolazioni dei Paesi poveri realizzando con lun­gimiranza e coraggio gli in­terventi specificati dall'A­genda della speranza (cancellare il debito estero, contrastare gli effetti devastanti dovuti ai cambiamenti climatici, governance globale dell’economia e della finanza, regolamentazione del mercato delle risorse e dei beni). Potrà avvenire così la desiderabi­le giusta regolazione del fe­nomeno migratorio e dei problemi che genera».

 

Il libro dell’Arcivescovo - “Non c’è futuro senza solidarietà” (Edizioni San Paolo, pagine 143, euro 14,00) - si può acquistare in Libreria del Naviglio. Una lettura che ci permettiamo di consigliare per questa estate.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 6 luglio 2009

 

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