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HOME > La Nota della Settimana > N° 26/2014

EXPO, PER ORA POCO ENTUSIASMO 

Il Rapporto sulla città - Milano 2014 “Expo, laboratorio metropolitano cantiere per un mondo nuovo” curato dalla sociologa Rosangela Lodigiani ed edito da Franco Angeli è stato presentato lo scorso 30 giugno nella sede della Fondazione culturale Ambrosianeum. Il Rapporto, oltre ad evidenziare le scarse ricadute occupazionali di Expo, almeno per ora, mette in luce la sfiducia delle aziende milanesi: solo il 3% è impegnata direttamente in Expo, soltanto il 14% delle stesse ritiene che la rassegna genererà un aumento del proprio fatturato, e solo il 12% che Expo creerà opportunità di business con l’estero. Come ha sottolineato Rosangela Lodigiani nell’introduzione, che dà la chiave di lettura del Rapporto, “è centrale il concetto di legacy, ovvero di ciò che l’evento lascia di sé nel lungo periodo, in eredità ai cittadini, ai territori su cui la manifestazione si svolge, ai Paesi coinvolti: un lascito materiale e immateriale capace di conservare e di generare valore nel tempo, e di non scomparire una volta chiusi i cancelli”.

 

Diritto al cibo - Anche quando si parla del tema di Expo, diritto al cibo, il pensiero della città è rivolto a quella povertà alimentare che, solo a Mila­no, dal 2007 ad oggi è aumentata del 73%. Expo offre l’occasio­ne “per ridiscutere una modalità di sviluppo che si è rivelata non sostenibile – ha spiegato Lodigiani - occorre modificare la si­tuazione sul fronte della povertà alimentale attraverso politiche di inclusione, condivisione e reinserimento sociale dei più deboli”.

Il Paese vuole cambiare? - Alla presentazione del Rapporto sulla città è intervenuto il presidente di Ambrosianeum, Marco Garzonio, per sottolineare come “le inchieste in corso siano la conferma che la città non ha ancora fatto tesoro della lezione di Tangentopoli”, e ha rimarcato come “Expo sarà l’occasione per verificare se il Paese voglia realmente compiere un salto di qualità. Se Milano tornerà ad essere quella che nel ’48 fece scrivere ad Antonio Greppi che la ricostruzione di Milano non può dipendere solo dal Governo, né solo dal Comune né soltanto dal consiglio di amministrazione di Expo, ma da tutti noi”. “La politica arranca? La società civile vada avanti - è stato il monito di Garzonio -. Occorre trasportare il tema alto dell’alimentazione sul piano etico-politico e morale: se ci si nutre di valori, responsabilità e impegno, Expo avrà un significato alto per la città. In caso contrario, si perderà in sterili polemiche. Non dobbiamo interessarci solo del fare, ma del senso, del verso dove”.
Il filosofo Salvatore Natoli ha auspicato “una profonda modificazione della cultura etica.”

Il problema di Milano è un problema di identità - Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della diocesi di Milano, intervenendo alla presentazione del Rapporto, ha sottolineato come il significato di Expo stia “nell’imparare a capire chi siamo: il problema di Milano è un problema di identità”. Quattro le strade da seguire: “Custodire il pianeta, condividere il cibo, educare e pregare” ravvisando le “profonde trasformazioni strutturali in atto a Milano, su cui Expo 2015 permetterà di gettare luce”. Per monsignor Bressan, occorre “studiare le politiche e i legami che nascono attorno al cibo: penso ai tanti negozi e ristoranti di cibi etnici che si diffondono in città. E poi affrontare il tema degli spazi pubblici, come la moschea; incrociare i dati sulla povertà alimentare in città con la presenza demografica dei poveri e dei bisognosi; indagare i rapporti tra cibi e religioni”. Infatti “non ci si nutre di solo cibo, ma di valori”. http://piwik1.glauco.it/piwik.php?idsite=9

 

Occorre un processo condiviso - Secondo il giornalista Alessandro Zaccuri di Avvenire, “occorre giocarsi questa occasione a tutto tondo, e il Rapporto Ambrosianeum mette in luce la molteplicità di aspetti che Expo coinvolge: tra i più interessanti, il tema della povertà alimentare a Milano e la fotografia dell’agricoltura periurbana”, un fenomeno “vitalissimo e sorprendente” che riguarda la co­siddetta la rete di cascine, campi e orti urbani che continua a circondare la città a dispetto dell’erosio­ne di terreno coltivabile.” A parere di Zaccurri, affinché Expo possa lasciare un segno importante per la città di Milano, “oc­corre un processo condiviso, un ripensa­mento radicale che parta dall’immagine stessa della città, dal nuovo disegno del tes­suto urbano che da Expo potrebbe scatu­rire. Non incoraggia, da questo punto di vi­sta, la constatazione che governance (chi decide che cosa) e progettazione urbani­stica siano gli ambiti in cui le criticità di Ex­po si sono finora rivelate più evidenti. Al netto di tangenti e corruzione, si capisce. Ma proprio per questo, ora come ora, tifa­re contro Expo potrebbe essere la scelta peggiore.”

 

Buona settimana!

Carlo e Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 7 luglio 2014

 

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