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HOME > La Nota della Settimana > N° 25/2013

RAPPORTO CARITAS AMBROSIANA:
SEMPRE DIÙ DIFFICILE USCIRE DALLA POVERTÀ

“Aumenta chi non riesce a ritrovare più il lavoro. Aumentano le richieste di pacchi viveri e sostegno materiale. Continua a crescere, soprattutto tra gli italiani, il numero di chi non ha un reddito sufficiente per soddisfare i bisogni primari”. L’ultimo Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, a cura della Caritas Ambrosiana, si basa sui dati provenienti da un campione di 59 Centri di ascolto (su 324 operanti in tutta la diocesi) e da 3 servizi di Caritas Ambrosiana presenti in Milano città. Ricordiamo che un Centro di ascolto della Caritas cittadina è aperto anche nella nostra città, presso il Centro cardinal Colombo di piazza Matteotti.

Aumentano gli italiani che chiedono aiuto - Dall’indagine svolta - presentata venerdì scorso, 28 giugno - emerge che nel corso del 2012 la crisi non solo ha privato di opportunità una fascia crescente della popolazione, ma ha ormai rubato anche la speranza di poter ritrovare un lavoro a chi l’ha perso. Infatti, sono aumentati dell’11,5% i disoccupati da oltre 1 anno. E continuano a crescere le richieste ai Centri di ascolto di aiuti immediati: dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4% coloro che chiedono pacchi viveri e sostegno materiale. Questa richiesta non riguarda più solo gli stranieri, ma ormai in misura uguale anche gli italiani. Nel 2012 gli italiani che hanno chiesto cibo ai Centri sono stati il 37%, percentuale pressoché simile a quella registrata tra gli immigrati. Tra le necessità espresse dagli utenti dei Centri di ascolto, il bisogno di reddito, per gli italiani, supera quello di occupazione, ed è pari al 57,6%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011. Esso è particolarmente avvertito dalle donne, tra le quali raggiunge il 62,4%.

Cresce il desiderio degli stranieri di ritornare nei loro Paesi - Gli stranieri (tra comunitari, extracomunitari irregolari e regolari) continuano a costituire oltre il 70% degli utenti dei Centri di ascolto, anche se il dato fa registrare un calo di 2 punti percentuali rispetto al 2011. La contrazione del dato relativo alla componente straniera è in gran parte riconducibile al sensibile calo nella presenza di persone provenienti dal Perù e dall’Ucraina, da sempre tra le prime cinque nazioni di provenienza degli assistiti della rete Caritas: le prime sono diminuite del 18% rispetto all’anno precedente, le seconde del 19,5%. Durante i colloqui con gli operatori Caritas molti stranieri provenienti da questi Paesi hanno apertamente manifestato il desiderio di ritornare in patria. Il Rapporto non rileva dati circa i rientri di fatto avvenuti tra quanti si sono rivolti ai Centri di ascolto, ma sicuramente questo desiderio sta limitando l’avvio di procedure per i ricongiungimenti familiari e per chiamate di parenti e amici. Si tratta di un fenomeno strettamente connesso alla crisi economica, che ha condizionato le possibilità di inserimento lavorativo degli stranieri e li ha disillusi sulla possibilità di superare i loro problemi economici nel nostro Paese.

Una crisi che chiede un approccio non assistenziale - Il direttore della Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, presentando il Rapporto sulla povertà, ha affermato che i dati raccolti evidenziano come, «con la crescita dei disoccupati di lungo periodo e dei po veri "cronici" che si rivolgono ai no stri Centri d'ascolto, dalla povertà è sempre più difficile uscire. Ma dice anche la complessità di questa crisi. Che chiede un approccio non as sistenziale. Nella tensione a fornire risposte immediate e concrete ai bisogni più urgenti - ha spiegato Davanzo - i Cen tri d'ascolto non devono appiattirsi sugli aiuti alimentari: le loro energie de vono servire anzitutto per ascolta re, accompagnare, orientare, costrui re relazioni. La "povertà alimentare" è la punta dell'iceberg della povertà di reddito e di lavoro. Restiamo dunque sulla "frontiera" delle emergenze ali mentari, ma in modo critico. Ricordando ad esempio – ha aggiunto il direttore della Caritas Ambrosiana - come questo siste ma economico sia un sistema che ge nera sprechi. Lo vediamo proprio nel campo delle eccedenze alimentari, che grazie ai rapporti con la grande distribuzione le nostre Caritas cercano di salvare dalla discarica e destinare a chi è nel bisogno». .
Questa crisi, ha concluso don Roberto Davanzo, «rischia di erodere la speranza: degli stranieri come degli italiani. Ma anche de gli operatori e volontari Caritas, che fanno sempre più fatica. Fra gli oltre tremila volontari impegnati nei Centri d'ascolto, però, c'è un significativo seg mento che si sta mettendo in gioco con nuove competenze, mentre anno dopo anno nelle comunità cristiane si aprono sempre nuovi centri».

Comunità cristiane e capacità di “fare rete” - La crisi di questi anni è «crisi di modelli» ma anche «di legami nel territorio, nelle comunità, tra le famiglie», è l'analisi fatta da Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e segretario generale del Fondo Famiglia Lavoro della diocesi, intervenuto alla presentazione del Rapporto sulle povertà. Che ha anche sottolineato come i Centri d'ascolto siano «una grande invenzione» perché «spesso la prima e più grave povertà è la solitudine». La trama dei Centri di ascolto - assieme ai "distretti" del Fondo Famiglia Lavoro e ad analoghe esperienze nate nel le parrocchie e nei decanati - è per Gualzetti l'espressione della capacità della comunità cristiana di «fare rete», di «attivare le risorse presenti nelle realtà locali» e di rispondere alla sfida della povertà, della crisi, della disoccupazione «non con l'assistenza ma con la promozione».

Un nuovo modello di welfare – Siamo sempre più convinti che l’uscita dall’attuale crisi si accompagnerà a un nuovo modello di welfare. Che torni alle origini valorizzando il "legame sociale" e utilizzi le potenzialità del cosiddetto "terzo pilastro". Vale a dire quella galassia di soggetti diversi, imprese sociali, fondazioni, organizzazioni non governati ve e di volontariato, onlus, che costituiscono un antico patrimonio - tutto italiano e presente anche nella nostra città - ora più che mai da valorizzare. Non è un mistero infatti che crisi economiche e politiche di ri gore europee stanno mettendo in evidenza l'inadeguatezza del nostro sistema di sicurezza sociale: dal 2008 al 2011 le fonti di finanziamento statale al welfare locale sono diminuite del 74% (sono passate da 2,1 miliardi a 0,55 miliardi), con il totale azzera mento di alcuni fondi (politiche giovanili, inclusione degli immi grati, pari opportunità, non auto sufficienza) e la riduzione del «Fondo per le politiche sociali», passato da 930 milioni di euro ad appena 43 milioni. Di qui la necessità di rilanciare un modello italiano di welfare che passi attraverso una piena valorizzazione dei corpi intermedi della società civile - presenti anche a Cernusco - e le risorse dei territori, dando così attuazione all'articolo 118 della Costituzione che ha introdotto in Italia il principio di sussidiarietà. Sul campo, del resto, esperienze da cui prendere spunto non mancano e offrono già idee interessanti per iniziare a mettere nero su bianco un nuovo sistema di protezione sociale costruito at traverso le cooperative che operano con una logica da impresa sociale, il volontariato organizzato - espressione della comunità locale - le aziende profit con una visione territoriale, le municipalità vicine ai cittadini. Un terreno sul quale anche la nostra amministrazione comunale dovrebbe decisamente incamminarsi, dimostrando così la sua capacità di essere concretamente al servizio dei cittadini, innanzitutto di quelli più deboli. Non nascondiamo che sarà proprio a partire dalle politiche concrete che l’attuale maggioranza saprà mettere in campo a sostegno dei cernuschesi a rischio povertà che valuteremo, a fine mandato, il suo operato. Sinora ci sembra che al riguardo sia stato fatto veramente poco.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 1 luglio 2013
 

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