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HOME > La Nota della Settimana > N° 27/2012

CRISI ECONOMICA: LA REALTÀ NON VA NASCOSTA

 

La crisi economica e i suoi effetti continuano a tenere banco sui mezzi di informazione ma anche nelle discussioni tra i cittadini, soprattutto dopo il varo del decreto sulla revisione della spesa pubblica. La consapevolezza che nulla o quasi sarà più come prima ci dovrebbe spingere a ripensare i nostri stili di vita, il nostro stare insieme.

Le risorse mancano e occorrono interventi equi per realizzare ogni risparmio possibile. Sprechi e inefficienze vanno messi al bando. L’Italia deve tornare a crescere e per farlo deve liberare risorse per rimettere in circolo l’economia. La realtà non va nascosta ma affrontata ad occhi aperti.

Per i partiti e per le parti sociali non basta dire no, occorre precisare dove vanno fatti i tagli, se quelli proposti dall’ultimo decreto del governo nazionale non si ritengono corretti. Il nostro futuro prossimo passa anche da questi tagli e risparmi e non è detto che avremo un’altra opportunità.  

 

Un passo difficile ma necessario - «Diciamocelo chiaramente- si legge sul sito dell’Azione Cattolica Italiana (www.azionecattolica.it), a proposito del decreto sulla revisione della spesa pubblica - se c’è una cosa che nessuno vorrebbe mai fare nella vita sono i conti. I conti con le proprie scelte, con i propri comportamenti, con i propri valori e ideali applicati al vivere quotidiano. I conti con ciò che si può e ciò che si vuole, con ciò che si ha in testa e ciò che si ha in tasca. Vale per i singoli, vale per le famiglie e a maggior ragione vale per le comunità.

Questo perché fare i conti comporta un’assunzione di responsabilità non sempre facile e piacevole. Questo perché un singolo, una famiglia, una comunità nazionale che vive al di sopra delle proprie possibilità, che ha aspettative superiori a ciò che è realmente alla sua portata, prima o poi va a sbattere. E questo - sia chiaro a chi ancora non l’avesse capito - è proprio ciò che sta capitando al nostro Paese. La difesa dello status quo, la difesa della spesa pubblica (costi quel che costi) equivale a sparare irresponsabilmente sulla “Croce Rossa”, su quella sorta di ambulanza “a sirene spiegate” che è oggi il Governo Monti. L’unico governo a proporsi di colpire sprechi e privilegi, per ottenere risparmi e un recupero di efficienza.

I 10 miliardi annui di tagli di cui si parla in questi giorni sono un inizio per un’opera di riduzione della spesa pubblica che dovrà essere continuata e rafforzata da qui ai prossimi tre anni. Quel che non possiamo permetterci è una spesa pubblica superiore a 800 miliardi di euro, a fronte di un gettito fiscale che superara di poco, secondo le ultime stime, i 600 miliardi complessivi. E questo nonostante la “spremuta” delle solite tasche …

La riduzione dello spread con i Bund tedeschi a 400 punti base è un primo passo per abbassare gli interessi sui titoli di Stato. Ma questo risultato non basterebbe se non fosse accompagnato da una forte riduzione della spesa. Il taglio delle Provincie, la riduzione del tetto alla spesa farmaceutica e i tagli sui contratti di appalto e di fornitura al servizio sanitario nazionale devono essere accompagnati da una riduzione significativa dei dirigenti dello Stato, in tutte le amministrazioni, centrali e periferiche. Non è più possibile che ogni dieci dipendenti dello Stato vi sia un dirigente. Questi numeri sono figli dell’occupazione dello Stato da parte dei partiti della Prima repubblica ma anche della Seconda.

Oggi nessuno può più permettersi di difendere aree di privilegio e di sprechi inaccettabili. E sarebbe vergognoso se, per inconfessabili ragioni di potere interno all’amministrazione, i partiti tirassero su le barricate contro questa azione doverosa, anche se dolorosa. Chiunque si assuma questa responsabilità, sappia che ne dovrà rispondere agli elettori italiani che saranno chiamati tra meno di un anno ad eleggere il nuovo Parlamento …

Se i partiti si illudono che quella del Governo Monti sia una breve parentesi per cui poi potranno tornare a occupare lo Stato con il partito unico della spesa pubblica, si sbagliano di grosso. Anche per questo, Governo e Parlamento devono agire assieme per approvare al più presto i tagli della spending review in modo da consentire al governo di rinunciare all’aumento dell’Iva. Questo sì tragicamente recessivo.»

 

In città, approvato un ordine del giorno che chiede meno spese militari e più soldi per lo sviluppo dell’Italia – In chiusura del consiglio comunale dello scorso 19 giugno - una seduta che si è protratta sino a notte fonda - è stato discusso e approvato un ordine del giorno presentato da Danilo Radaelli (Sinistra per Cernusco). In considerazione della crisi finanziaria che stiamo vivendo, il presentatore del documento ha proposto di invitare il governo a rinunciare all’acquisto dei cacciabombardieri F35. “L’Italia aveva previsto di acquistare nel 2002 – ha detto Radaelli - 131 cacciabombardieri F35 per un costo di circa 15 miliardi di euro più altri 40 per l’uso e la manutenzione. Il nostro Paese ogni anno spende circa 23 miliardi di euro per la spesa militare, collocandosi al 10° posto nel mondo. Se l’Italia si dovesse ritirare da questo progetto non pagherà alcuna penale.” Il consigliere di Sinistra per Cernusco ha, quindi, invitato la giunta e il Sindaco a intervenire presso governo e parlamento perché non si acquistino più gli F35 ma si destinino i soldi così risparmiati al rilancio e allo sviluppo del Paese. Recentemente il ministro della difesa ha dichiarato che sarebbe intenzione del governo acquistare solo una novantina di cacciabombardieri.

Radaelli ha riconosciuto che il suo ordine del giorno non ha alcun effetto pratico ma ha anche aggiunto che può “servire ad alcune cose: dare visibilità e conoscenza del tema del disarmo; a far parte di un movimento di enti locali, associazioni e singoli che chiede di spostare i soldi destinati all’acquisto degli F35 verso altri bisogni; può esercitare una funzione educativa; si sposa a una tradizione di cultura della pace a livello locale.”

Mariangela Mariani (Vivere Cernusco) ha invitato il nostro Sindaco a fare come quello di Milano, chiedendo al governo di destinare i soldi dei cacciabombardieri ai comuni. Cristian Mandelli (Lega Nord)  invece ha chiesto che siano riportati a casa tutti i nostri contingenti militari che stanno operando all’estero.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con sedici voti favorevole e un solo astenuto, il consigliere Keller (Pdl).

Nel provvedimento sulla revisione della spesa pubblica si parla di tagli degli organici delle forze armate e di una diminuzione della spesa, ma non si accenna alla cancellazione dell’acquisto degli F35.

 

Le spese militari devono essere drasticamente tagliate - «Nel panorama drammatico di questa crisi economica – ha dichiarato lo scorso 5 gennaio monsignor Giovanni Giudici, vescovo presidente di Pax Christi Italia - che esige sacrifici e tagli per il bene del Paese e per il futuro di tutti, anche le spese militari devono essere drasticamente tagliate. In particolare il dito è puntato sull’enorme costo dei 131 cacciabombardieri F35, aerei di attacco che costano quasi 150 milioni di euro ciascuno. Un investimento di oltre 15 miliardi. Pax Christi lo ricorda da anni … sempre più palese è l’assurdità di produrre armi investendo enormi capitali mentre il grido dei poveri -interi popoli- ci raggiunge sempre più disperato …

Anche per noi vale l’invito a intraprendere una strada diversa orientando ogni scelta alla via esigente e necessaria della pace. Per questo esigiamo un ripensamento di queste spese militari con un serio dibattito in Parlamento.

I popoli che camminano nella tenebra di questa follia chiedono di cancellare questo progetto e ciò è ancora più necessario in un tempo di crisi che è già molto pesante soprattutto per le famiglie e per i più poveri e che non sembra invece toccare i grandi investimenti per le armi …

Quando si incontra il Cristo nel volto di tanti fratelli e sorelle non si può familiarizzare con progetti di violenza. Neppure in chiave di pseudo-sicurezza internazionale.

Per questo nostro mondo che “ha bisogno della pace come e più del pane” (Papa Benedetto XVI, 1 gennaio 2012), ci sono richieste le scelte più alte perché “Quando tanti popoli hanno fame, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi”. (Paolo VI, 1967 Populorum Progressio n.53)»

Le parole di monsignor Giudici non richiedono ulteriori commenti. Sottoscriviamo anche noi idealmente l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale della nostra città.

 

Nella Comunità pastorale – Ci prepariamo a ricordare, il prossimo 17 luglio, l’80° di consacrazione della nostra chiesa prepositurale. Ogni anno fare memoria di questa consacrazione ci ricorda innanzitutto che tutti noi siamo chiamati ad essere pietre vive del tempio spirituale che è il popolo di Dio. Ricorderemo quel giorno memorabile - quando la nostra borgata si vestì a festa e accolse gioiosamente il cardinale Ildefonso Schuster – soprattutto nella preghiera e continuando a conservare nel cuore immagini e parole dei diversi momenti della nostra vita legati indissolubilmente alla nostra chiesa. Ma di questo parleremo la prossima volta.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 9 luglio 2012  

 

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