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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 25°/2009

Ricordando Giuseppe Lazzati:
“Laici, costruttori della città dell’uomo”

 

Cento anni fa, il 22 giugno 1909, nasceva a Milano Giuseppe Lazzati, grande figura del laicato cattolico italiano.  Il nome rischia forse di dire poco alle giovani generazioni, ma quello che egli ha fatto nel corso della sua vita è stato di straordinaria importanza: dirigente dall’Azione cattolica, professore universitario, fondatore, a trent’anni, di un Istituto secolare, deportato nei campi di concentramento tedeschi e polacchi continuò nella sua attività di formazione delle coscienze, deputato alla costituente (1946-1947) e alla prima legislatura (nel gruppo dei «professorini» o «dossettiani»), direttore del quotidiano cattolico «L’Italia» di Milano, rettore per quindici anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel periodo più difficile della sua storia (1968-1983), fondatore dell’associazione di cultura politica «Città dell’uomo».

 

L’eredità che ci ha lasciato Giuseppe Lazzati - ha detto Giulio Formigoni, docente di Storia contemporanea allo Iulm di Milano, in un’intervista a Famiglia cristiana (n° 25 del 21/06/2009) - può essere così riassunta: «Primo: aver intuito che si può essere missionari come cristiani solo se si vive in modo radicale ed esigente questa dimensione nella propria vita. Secondo: l’intuizione che il laicato nella Chiesa non è semplice spettatore e suddito, ma protagonista, in un dialogo continuo con la gerarchia. Terzo: aver capito che, nella politica, non basta affermare i valori in modo astratto, ma bisogna abituarsi a pensare politicamente leggendo la storia nella sua evoluzione.»
Con la gerarchia ecclesiastica «Lazzati fu sempre un uomo fedele, obbediente. Ma fu un obbediente in piedi, capace di esprimere il suo punto di vista, di ragionare con i pastori, in un’adesione sempre attiva e dialettica».
Per l’ex Rettore della Cattolica, la vita religiosa e la vita politica sono distinte, ma non separate. «La politica doveva rispondere all’imperativo di costruire la città dell’uomo, a misura d’uomo. Questo significava esercitare la politica con autonomia laicale, senza pretendere il sostegno della gerarchia ecclesiastica, ma con la capacità interiore di mantenere uniti il livello spirituale e quello politico. Oggi, il suo pensiero sarebbe da riscoprire, in un tempo in cui spesso i politici solo superficialmente sostengono i valori cristiani e usano il cristianesimo come ideologia».
 
A Giuseppe Lazzati - ha scritto padre Bartolomeo Sorge (Aggiornamenti sociali, on line) –  «si addice bene quanto scrisse Paolo VI: “L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri [...] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (Evangelii nuntiandi [1975],  n. 41). Lazzati rimane tuttora maestro indiscusso e testimone vero di laicità, di quella sintesi tra spiritualità e professionalità che il Concilio Vaticano II addita ai fedeli laici come condizione essenziale per compiere la loro vocazione e missione nella Chiesa e nella società. Infatti, prima del Concilio si riteneva che il fedele laico, per realizzarsi pienamente, dovesse ispirarsi alla spiritualità e al carisma dell'uno o dell'altro ordine religioso. Il Concilio , invece, ha messo in luce che esiste una spiritualità specifica, propria della condizione secolare: “È proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”, agire nel mondo “quasi dall'interno a modo di fermento” (Lumen gentium , n. 31). Quanto insisteva Lazzati su queste parole del Concilio! Che fosse il suo “chiodo fisso” lo capii fin dalla prima volta che lo vidi, nel lontano 1952 … e già lo udii parlare del dovere che i fedeli laici hanno di impegnarsi a costruire la “città dell'uomo a misura d'uomo” (espressione a lui carissima), insieme con tutti gli uomini di buona volontà.»

Padre Sorge è rimasto «contagiato dalla passione apostolica di Lazzati per la formazione di un laicato adulto. Questa sua attenzione nasceva in lui da un grande amore per la Chiesa e per l'uomo. Un attaccamento che non venne mai meno, neppure durante le tante difficoltà che dovette affrontare nel lungo periodo in cui fu Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Perseguì imperterrito l'ideale, nonostante le incomprensioni. Queste, del resto, non potevano mancare essendo Lazzati un “uomo nuovo”, un innovatore. Quante volte l'ho sentito rammaricarsi per la “paura del nuovo” che, a suo giudizio, tarpava le ali di tanti pastori. Il Vangelo - ripeteva spesso - è novità: non solo perché lo Spirito dà la vita e la vita è movimento, ma anche perché la Parola di Dio è fermento, fa lievitare la massa, spinge alla ricerca di strade nuove, affinché l'annunzio della salvezza giunga a ogni uomo e in ogni luogo.»

 

«Lazzati - ha detto il cardinale Tettamanzi, sabato 13 giugno 2009, all’omelia della Messa celebrata in Duomo per ricordare il centenario della nascita del “professore” - non teme di scrivere: “L’impegnarsi dell’uomo a una azione che gli è affidata da Dio, dovrebbe costituire un momento di vita contemplativa. Non è facile; ma io dovrei dire che ogni volta che l’uomo si volge all’adempimento di quelli che sono i suoi doveri familiari, sociali, di lavoro, dovrebbe avere coscienza di questo”.

Si tratta di un richiamo altrettanto esigente quanto l’impegno di mettere Dio al primo posto. Le nostre comunità corrono non poche volte il rischio di diventare un luogo di rifugio e di facile appagamento se non preparano adeguatamente i fedeli laici e non li inviano negli ambienti ordinari della vita: il mondo della famiglia, del lavoro, dell'economia, della cultura, della politica, della fragilità. E’ qui che il Regno di Dio li attende!

In questa capacità di unire intimamente una vita di intensa comunione con Dio e una dedizione intelligente alla “città dell’uomo” riposa il segreto fascino della figura di Lazzati. La sua singolare vicinanza a Dio lo conduce a comprendere sempre più il progetto originario sull’uomo e a lavorare con lucidità e vigore straordinari per la costruzione di una società più umana e umanizzante. Nella maturità del suo pensiero riconosciamo compresenti il senso autentico della laicità e l’amore limpido e appassionato per la Chiesa.

E oggi si può ancora vivere così, immersi nella santità di Dio, capaci di decisioni grandi e impegnati con tenacia e coraggio nelle vicende del mondo? Lazzati ci obbliga a rispondere sì, senza tentennamenti. Anzi dobbiamo avere il coraggio di affermare che per noi cristiani non è consentito vivere diversamente.»

 

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente Giuseppe Lazzati. È stato il nostro rettore alla “Cattolica”, quando in anni ormai lontani abbiamo frequentato l’ateneo di largo Gemelli, e lo abbiamo incontrato anche all’Eremo San Salvatore (sopra Erba, dove ora è sepolto), suo luogo abituale di confronto e dialogo con i giovani. Il ricordo che ci è rimasto è di una personalità eccezionale, con un carisma del tutto particolare, anche se a prima vista poteva incutere timore, per il suo modo austero e riservato.

Lazzati è morto il 18 maggio 1986 ed è in corso il suo processo di beatificazione.

 

In questi giorni, a livello locale, è stato ricordato il decimo anniversario  della morte di Agostino Pirola (21 giugno 1999), presidente della Cooperativa Edificatrice Constantes dal 1965 al 1999 e fondatore e presidente della Cassa Rurale e Artigiana di Cernusco, poi BCC, dal 1989 al 1999. Pirola ha conosciuto Lazzati, sono cresciuti insieme nell’Azione Cattolica Ambrosiana.

A Cernusco, con la presidenza diocesana di Lazzati, continuò quella formidabile scuola di formazione umana e cristiana che fu l’Associazione Giovani Cattolici “Constantes”, che diede alla nostra città, nel secolo scorso, personalità preparate, motivate e concrete: da Mario Pirola a Carlo Trabattoni, da Stefano Ghezzi a Luigi Tricella, da Agostino Pirola a Giovanni Penati, solo per citarne alcuni. 

Oggi si avverte - eccome! - la mancanza di questa “palestra” di formazione.

 

Complimenti, infine, all’Associazione Calcio Sacer e al GSO Paolo VI, che partecipano ai campionati e tornei del Centro Sportivo Italiano. La prima, sabato 13 giugno, sul campo di Interello, si è aggiudicata la Coppa Under 14. Le cronache dicono che si è trattato di una partita che ha regalato “giocate spettacolari e ritmi davvero da grande finale di calcio.” Bravi gli allenatori Luca Crippa e Luca Beretta e i loro ragazzi, in particolare Jacopo Boniardi premiato come miglior giocatore del torneo. La stessa squadra si è aggiudicata anche il titolo di campione provinciale Under 14 (calcio a 7).

Il GSO Paolo VI è, invece, campione primaverile del calcio a 11 nella categoria “allievi” e vincitore della Coppa Plus, calcio a 11, per gli Under 14.

Bellissimi risultati per il calcio oratoriano e gran soddisfazione per giocatori, allenatori e dirigenti. Ad essere vincitore è soprattutto quel modo di intendere e vivere lo sport che non esaspera l’aspetto agonistico.  

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 22 giugno 2009

 

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