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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 24°/2009

Chiesa segno e strumento di unità, anche per la città

 

In processione per le strade della città consapevoli di camminare come popolo del Signore per le vie della storia, portando il Corpo di Cristo nascosto nei cuori e ben visibile nell’ostensorio. Così alcune migliaia di fedeli giovedì scorso - solennità del Corpus Domini, che a seguito della riforma del nuovo Lezionario ambrosiano ha ritrovato la sua originale collocazione a metà della settimana seguente la Santissima Trinità – hanno percorso le vie della nostra città. Partita dalla chiesa prepositurale, al termine della solenne celebrazione eucaristica, la processione eucaristica cittadina ha raggiunto il Parco di Villa Alari, antistante il ponte pedonale che lo unisce al Santuario di Santa Maria.

Un cammino fatto di silenzio, meditazioni, canti e musica della nostra Banda cittadina, che ha sorpreso molti per la numerosa partecipazione. Un passaggio in centro città guardato con rispetto da chi era ai bordi delle strade. Forse era troppo attendersi qualche maggior segno di attenzione da parte dei commercianti, con l’abbassamento temporaneo delle serrande dei loro esercizi.

 

Una processione che è stata pubblica testimonianza di fede per dire alla città che c’è una Chiesa, che rinvigorita dal corpo e dal sangue di Cristo vuole mostrare a tutti, con il suo modo di vivere, con la sua unità, con la sua fede gioiosa e con la sua carità l’autentico volto del Padre.

L’omelia e l’esortazione finale del Prevosto, don Ettore Colombo, sono state rivolte – in questo anno paolino e in sintonia con quanto suggerito dalla Diocesi con il sussidio “Un solo pane, un solo corpo” – a cercare, vivere  e testimoniare l’unità nella Chiesa. Un invito forte e appassionato a camminare con generosità e coraggio ricercando la comunione, innanzitutto, all’interno della nostra Comunità pastorale e a dedicarsi con amore al servizio umile e disinteressato verso tutti, specialmente i più bisognosi. Ricercare l’unità, ha detto don Ettore, non significa appiattirsi, annullare le diversità, rinunciare all’originalità di ciascuno, ma deve costituire per tutti - parrocchie, associazioni, movimenti, singoli fedeli - l’occasione per meglio valorizzarle al servizio della missione della Chiesa, chiamata a vivere concretamente l’unità e a testimoniarla al mondo. Anche la comunità civile - ha sottolineato il nostro prevosto - quando vive questa dimensione unitaria ha qualcosa da insegnare alla Chiesa.

 

Dal nostro Arcivescovo, Dionigi Tettamanzi, nella stessa serata, al termine  della processione eucaristica nella città di Milano, è arrivato il medesimo invito all’unità.

«Noi tutti - ha detto Tettamanzi - partecipando dell’unico pane eucaristico, diventiamo un solo corpo: il tuo corpo, che è la Chiesa. Questo è tuo dono d’amore, tua libera e gratuita iniziativa, tua sorprendente grazia: dono, iniziativa e grazia che sprigionano una misteriosa forza d’attrazione in un mondo come il nostro così bisognoso di unità. Al di là della sua stessa consapevolezza, il nostro mondo ha fame e sete di unità, ma è radicalmente incapace di realizzarla con le sole sue forze.

Per questo ti preghiamo: “un solo pane, un solo corpo”! Sia questo il volto dei tuoi discepoli, o Signore!

Sia la tua Chiesa segno e strumento dell’unità delle nostre famiglie, delle nostre comunità, di tutto il genere umano!»

L’Arcivescovo ha inoltre invitato a «lasciare dietro le spalle i pregiudizi, le malignità, le gelosie, le invidie, le contrapposizioni che ci rendono pungenti, duri, incapaci di trattarci come fratelli e sorelle e di accogliere le diversità che sono tra noi come risorsa di reciproco arricchimento.», Ha, quindi, chiesto al Signore di «Purificare la tua Chiesa, riempila del tuo splendore e brucia al fuoco del tuo amore le meschinità e le infedeltà che offuscano il suo volto!»

Infine, Tettamanzi ha espresso il desiderio che «nelle membra di questo tuo corpo (che è la Chiesa) fluisca sovrabbondante la tua carità, della quale l’Eucaristia ci rende partecipi: quella carità che è la vera anima di tutto quanto si fa nella Chiesa; quella carità che è il principio e la forza dello slancio missionario di cui deve vibrare la nostra fede; quella carità senza la quale anche il gesto più clamoroso resta privo di valore; quella carità che rende luminosi e gioiosi il più piccolo sorriso, il più semplice “grazie”, la più sommessa parola di consolazione.»

 

Nella scorso fine settimana è stato in programmazione all’Agorà il film “Angeli e demoni”. Una discussa pellicola, con “calcolate provocazioni anticattoliche”, la cui produzione puntava a suscitare forti reazioni negli ambienti cattolici, che non ci sono state, per trarre ulteriori vantaggi pubblicitari. Qualche Cernuschese ci ha fatto notare la coincidenza tra la proiezione di questa pellicola nel cinema della Comunità pastorale e le giornate eucaristiche cittadine.  

Una circostanza che forse, con un po’ più di attenzione si poteva evitare, ma che non deve essere accentuata più di quel che merita.

Il film, infatti, “è un addensarsi di secoli di storia e di riti … per due ore di innocuo intrattenimento, che scalfisce ben poco il genio e il mistero del cristianesimo, attenendosi anche questa volta a sbrigativi e manichei luoghi comuni Non vale la pena elencare le incongruenze storiche e le iperboliche cerimonie che si susseguono irreversibili nel film, anzi può essere un divertimento aggiuntivo quelle di scoprirle, annotarle e vincere come in un gioco.” (Osservatore Romano).

Noi siano convinti, come dichiarato dal regista della pellicola, che «“in fondo si tratta solo di un film. E nonostante qualunque successo avrà, le persone continueranno lo stesso a credere e ad andare in Chiesa.” L’importante stavolta è non andare al cinema, e sconsigliare gli amici di farlo.» (Avvenire). Come abbiamo fatto noi, anche se era in programmazione nella nostra Sala della comunità. 

 

A un seggio elettorale della nostra città, in occasione della consultazione del 6 e 7 giugno scorsi, un elettore ha chiesto di togliere il crocifisso dall’aula del plesso scolastico di via Mosè Bianchi dove si era recato per votare. Il presidente del seggio, dopo anche l’intervento delle forze dell’ordine, ha rimosso temporaneamente il simbolo religioso.

Il crocifisso è un segno che non discrimina ma unisce, non offende ma educa, perché è in grado di “rappresentare e richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile e intuibile valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono e ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile” (Consiglio di Stato, sentenza 556/2006).

Ci rattrista, ovviamente, e ci rammarica che esistano persone che non sanno riconoscere nel crocifisso un segno di coraggio e di speranza per l’umanità. Siamo fermamente convinti che su questo simbolo non si deve litigare o imbastire battaglie, senza tuttavia ritirarsi dalla responsabilità di una chiara presa di posizione.  Per noi, l’ultima parola deve essere la misericordia e non l’accusa.

 

Non abbiamo scorto nei risultati della recente tornata elettorale europea e provinciale, un ribaltamento degli orientamenti degli elettori cernuschesi. Il centrodestra (Popolo della libertà più Lega nord) in città continua ad essere prevalente (49,08%), come lo era stato alle politiche dello scorso anno (Camera dei deputati, 48,67%), come avrebbe potuto esserlo anche alle comunali del 2007 se si fosse presentato unito. 

La strada per il sindaco attuale, verso il secondo mandato, continua a essere in salita, come lo era sin dall’inizio. Anzi, forse si è fatta decisamente più ripida!

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 15 giugno 2009

 

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