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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 23/2010

Don Ettore: “È bello ed è una grazia essere prete”

 

Quest’anno la solennità del Corpus Domini, giovedì 3 giugno, è coincisa con l’inizio delle celebrazioni promosse dalla nostra Comunità pastorale per il XXV di ordinazione del suo responsabile, don Ettore Colombo. C’era una chiesa prepositurale gremita, nonostante fosse giorno feriale e in concomitanza con una partita della nazionale di calcio, con le tre corali parrocchiali schierate sui gradini del vecchio altare e una partecipazione attiva dei fedeli alle preghiere e ai canti, a richiamare l’importanza della solenne concelebrazione.

A ricordare però a tutti che si era riuniti innanzitutto per celebrare l’Eucaristia e poi anche per pregare e ringraziare il Signore per un significativo anniversario di ordinazione sacerdotale, ci ha pensato subito lo stesso don Ettore. “Penso che sia veramente una grazia del Signore – ha esordito nella sua omelia il Prevosto - il poter celebrare il proprio anniversario di ordinazione sacerdotale nel giorno del Corpus Domini, perché ci aiuta a mantenere l’attenzione su di Lui, ci ricorda che la vita di un prete è tutta legata al dono dell’Eucaristia, non va mai tenuta al di sopra dell’Eucaristia.”

Confermando poi il suo stile sobrio ed essenziale - che pone al centro della sua azione pastorale il desiderio di comunicare ai fratelli nella fede la passione per la lettura, l’approfondimento e l’annuncio della parola del Signore, rilevando in questa scelta un indubbio influsso esercitato su di lui dal cardinal Martini, accanto al quale ha trascorso tanti anni – don Ettore, dopo i necessari ma brevi ringraziamenti, ha detto che “il modo migliore per celebrare gli anniversari di ordinazione è quello di metterci in ascolto della Scrittura. Perché questa parola ci illumina sul senso dell’Eucaristia e dunque sul dono del sacerdozio.”

Un’omelia priva di un elenco di cose fatte e da fare, come a volte purtroppo capita di ascoltare in questi anniversari e tutta incentrata invece sulla ricerca del significato più profondo dell’Eucaristia, a partire dai diversi modi in cui viene descritta nella Bibbia. Una ricerca non fine a se stessa, non confinata nel solo rito della celebrazione, ma volta a riconoscere le conseguenze pratiche che la partecipazione alla Messa deve comportare per la nostra vita quotidiana.

Il Vangelo ci ricorda che l’Eucaristia è la Cena del Signore. “Gesù - da detto don Ettore - ha condiviso più volte la sua mensa con i suoi discepoli e li ha anche invitati a mettersi a tavola con lui. Gesù ha reso totalmente partecipi i suoi discepoli del dono della sua vita, chiedendo pure a loro di farsi carico delle attese dei fratelli. Non avrebbe senso celebrare l’Eucaristia, stare alla mensa di Gesù, se poi non ci facciamo carico dei bisogni di chi ci sta accanto.”

L’Eucaristia, come dice san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, è pure “memoria” della morte e della risurrezione del Signore. “È il gesto - ha proseguito il Prevosto - con cui la potenza della Pasqua di Gesù si rende presente oggi a noi. Facendo passare dalla morte alla vita, come è avvenuto per il Signore.” Per poi aggiungere che nella Genesi “la Cena del Signore è il vero sacrificio gradito a Dio. Noi però oggi facciamo un po’ fatica a parlare di sacrificio perché lo confondiamo con l’idea di fatica, di rinuncia. In realtà il sacrificio non è che un dono, un’offerta fatta a Dio.” Don Ettore, in un successivo passaggio, ha affermato che “noi sappiamo comprendere il senso vero della nostra esistenza solo quando sappiamo essere dono e offerta a Dio e ai fratelli, solo quando ci offriamo totalmente a Lui che ci ha dato la vita, allora la nostra vita raggiunge la sua pienezza, diventa una vita vera, realizzata.” 

Il responsabile della nostra Comunità ci ha, infine, ricordato che “anche noi siamo chiamati ad essere commensali di Dio, a partecipare alla sua Cena, siamo invitati alla gioia della comunione con ogni fratello, chiunque esso sia. Anche noi siamo chiamati a fare memoria della sua Pasqua, passare dalla morte alla sua risurrezione, soprattutto attraverso la conversione della nostra esistenza. E anche noi siamo chiamati al vero sacrificio, a fare dono di noi stessi, a offrire la nostra vita a Dio per la vita del mondo.” A conclusione della sua omelia, il Prevosto ha detto che “il prete esiste solo per questo. Il senso del suo servizio è quello di aiutare i fratelli nella fede  a vivere la Cena del Signore.”

 

Alla solenne celebrazione eucaristica del Corpus Domini erano presenti anche le autorità cittadine. Il Sindaco, Eugenio Comincini, ha porto il suo saluto, breve ma certamente non di circostanza. Dopo aver evidenziato il ruolo importante svolto dalla comunità cristiana nella vita della città ed espresso, per questo, l’apprezzamento suo e delle istituzioni pubbliche locali, il Primo cittadino ha rivolto al Prevosto l’augurio che egli possa “portare alle persone che ama quella carità che scaturisce dall’Eucaristia e che fa’ della propria vita un dono ai fratelli.”

 

È poi seguita, non come momento separato ma in continuità con la stessa Messa, la processione eucaristica per le vie della città sino ai giardini all’italiana di Villa Alari, dove a fare da sfondo, nel buio della notte, e a evocare suggestioni e immagini care, c’era il nostro antico e bel Santuario di Santa Maria, cuore della fede dei Cernuschesi.   

«Nella celebrazione del Corpus Domini - ha scritto un autore milanese - in un lento e silente cammino … (noi ricordiamo che) Cristo è Dio che si è fatto uomo per assumere totalmente la sofferenza umana e redimerla, e per far ciò si è messo sulla strada, ha camminato, incontrando, fermandosi, ascoltando. Alcuni lo seguivano, altri restavano segnati da quell'incontro … Ripristinare il giovedì del Corpo di Cristo significa ripristinare lo stupore per il mistero di un dono che modifica per sempre la caducità della carne. Camminare per la città come seguiti o guidati da un'ombra, come il viandante di Emmaus, significa anche rovesciare lo scenario metropolitano. La città può di colpo, per la potenza di un sogno amoroso, mutarsi in scena di incontri: non più labirinto ma fiume, non più esilio ma navigazione.»

Al termine del cammino per le vie della città - in un centro storico purtroppo ormai svuotato dalle presenze della vita famigliare e con qualche segno di indifferenza e di mancanza di rispetto di troppo (l’abbassamento delle serrande dei negozi al passaggio della processione è ormai un ricordo dell’infanzia e il posto dei lumini accesi e dei drappi rossi sembra essere stato ormai preso dai sacchi di rifiuti esposti per la raccolta del giorno successivo) – il saluto finale di don Ettore, dopo la solenne benedizione eucaristica,  è stato accompagnato dall’augurio della buona notte! e dalla parole del Santo curato d’Ars: “Il Signore ci conceda in ogni nostro respiro e in ogni nostro battito del cuore di avere il desiderio di amare Lui.”

 

Le celebrazioni eucaristiche e le iniziative per festeggiare il nostro Prevosto sono poi proseguite nello scorso fine settimana nelle tre parrocchie cittadine. 

In prepositurale, altro momento importante è stata la Messa vigiliare vespertina di sabato 5 giugno, alla presenza del Vicario episcopale della nostra Zona pastorale, monsignor Carlo Faccendini, nel corso della quale don Ettore, partendo dalle letture proposte per la Messa domenicale, ha aperto il suo cuore, manifestando i sentimenti di questi giorni.

“Ringrazio innanzitutto il Signore - ha detto il responsabile della nostra Comunità pastorale - per il dono del sacerdozio e per la fedeltà che mi ha testimoniato e dimostrato in questi venticinque anni di ministero.”

Riallacciandosi al libro del Siracide, che dice “Colui che vive in eterno ha creato l’intero universo  .. e non è possibile scoprire le meraviglie del Signore”, don Ettore ha quindi ricordato che “guardando il creato possiamo solo rimanere meravigliati, estasiati, ma non riusciamo a comprendere sino in fondo la maestà di Dio.” Anche pensando alla nostra vita, corta o lunga che sia, dobbiamo ammettere che è ben poca cosa, che sappiamo ben poco di essa: “è una goccia nel mare, perché il Signore è in tutto più grande di noi e tutto è dono suo.” 

“Pensando al sacerdozio, ha aggiunto il Prevosto, e perche sia toccato proprio a me posso solo dire grazie per il dono del sacerdozio! Perché la tua misericordia Signore è più grande di quella degli uomini e raggiunge ogni vivente.”

Volgendo, quindi lo sguardo sulla comunità di cui ora è guida, don Ettore ha detto che “è bello essere prete, è bello ed è una grazia esser qui in mezzo a voi, in questa parrocchia di Santa Maria Assunta che è ricca di storia e di tradizioni, di gente appassionata al vangelo e alla vita.” Ma, consapevole anche delle attese che inevitabilmente nascono dai fedeli, ha anche aggiunto che “soprattutto in una parrocchia così ricca, complessa e articolata è difficile arrivare a tenere sotto controllo tutto, è difficile dare un proprio indirizzo. E’ meglio allora lasciare che sia il Signore ad agire per primo e assecondare la sua crescita.” Questo abbandono fiducioso nel Signore è accompagnato, nel Prevosto, dalla certezza che “noi non sempre riusciamo a seguire i disegni di Dio ma di una cosa sono certo che la sua misericordia è infinita.”

Dopo aver ringraziato la sua famiglia, in particolare la mamma per averlo accompagnato nel suo cammino sacerdotale, il seminario che lo ha formato, la Chiesa Ambrosiana che lo ha accolto e che gli è sempre stata vicina, a partire dai suoi arcivescovi, don Ettore ha concluso la sua omelia con un riconoscimento sicuramente non rituale e di circostanza per i fedeli della Comunità pastorale: “il prete viene educato e sostenuto dalla fede della gente. Di questo ne sono convinto. Voi avete sinora ricevuto da me meno di quanto io abbia ricevuto da voi.”

 

Giorno dopo giorno impariamo sempre di più a conoscere e ad amare il nostro Prevosto. Forse non c’è stato un amore a prima vista, perché - dobbiamo riconoscerlo -  in una parrocchia come la nostra “ricca, complessa e articolata” alla sua guida si chiede sempre tanto. Don Ettore, invece, sin dal primo giorno del suo ingresso ci ha ricordato il primato del Vangelo e, con il suo stile pastorale, ci indica che “il semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l’agire esterno, in fin dei conti, resta senza frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda intima comunione con Cristo” (Benedetto XVI).

Continui, quindi, don Ettore a farci conoscere e crescere nell’amicizia vera e profonda con Gesù, a partire dall’amore per la Sua parola.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 7 giugno 2010 

 

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