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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 23°/2009

Per l’arte di educare, artisti autorevoli

 

Merita di essere ripresa la questione posta all’attenzione dei vescovi italiani e del Paese - nella prolusione all’ultima Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, lo scorso 25 maggio - dal cardinale Angelo Bagnasco.

La questione educativa sollevata dal Presidente della CEI - pur in presenza di altri importanti temi trattati - è e resta in qualche modo la più rilevante per la nostra società e sarà quella che ritmerà i passi della Chiesa italiana nel prossimo decennio.
Dall’intervento del cardinale Bagnasco, ci sono innanzitutto due richiami che vengono forti.

Il primo riguarda gli adulti, nell’accezione di coloro che hanno responsabilità verso i più piccoli e i più giovani. Questi adulti sono oggi un problema, incapaci di proporre modelli e ideali all’altezza della grande sete che prova ogni uomo, a livello personale e sociale. È sotto gli occhi di tutti, ad esempio, la deriva della vita pubblica, la banalizzazione di un’attività grande e importante come la politica, l’emergenza di interessi piccoli e privati laddove ci si aspetterebbe di cogliere tensioni e progetti per la trasformazione reale del mondo e delle relazioni intorno a noi.
Il secondo richiamo è quello a non lasciarsi travolgere dal pessimismo e dalla sfiducia. Come impegnarsi nella costruzione di relazione vere, in progetti a lungo termine come quelli di crescere figli in autonomia e libertà – figli che se ne andranno, che non sono proprietà – quando manca il tempo della vita insieme, quando le preoccupazioni economiche e il lavoro assorbono le energie più grandi? Quando il messaggio quotidiano dei mass media, dei cartelloni pubblicitari, dei modelli vincenti è rivolto al benessere personale da raggiungere in fretta, senza fatica? 
Il messaggio che viene una volta di più dalla Chiesa, da sempre protagonista di un impegno educativo che dà sostanza alla sua stessa missione, è avere fiducia. Perché Qualcun Altro ha fiducia nell’uomo. Vale la pena giocare la vita anche controcorrente. Vale la pena di dedicarsi agli altri più che a se stessi, vale la pena continuare a scommettere sulla bellezza e sulla pienezza dell’esistenza, da scoprire pur con fatica.

 

«Affrontare la questione educativa in un tempo di crisi, in un momento in cui urgono risposte immediate a problemi gravi e pressanti potrebbe sembrare un po' fuori luogo.
Nell'era dell'alta velocità, della tecnologia, perché mai richiamare il ritmo del passo dell'uomo sempre alla ricerca di una felicità non effimera? Forse significa andare alla radice delle questioni che oggi vedono una società troppo preoccupata, incerta e insicura. Forse significa far nascere domande diverse da quelle imposte dal consumo e dall'apparenza e dare strumenti per cercare e trovare risposte che non deludono.
In prospettiva educativa, ha detto Benedetto XVI, si tratta di "far crescere uomini e donne responsabili e maturi" in cui ci siano e crescano "coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi".
I vescovi hanno definito "arte" quest'opera dell'intelletto e del cuore. Ancor più: l'hanno chiamata "l'arte delle arti". "L'arte di educare" è la capacità di far nascere nell'altro la gioia di vivere, la gioia di fare della vita la più grande e bella avventura, la gioia di essere cristiani nella città e nella storia.
È incoraggiante dunque pensare, con Benedetto XVI, che gli "educatori autorevoli a cui le nuove generazioni possano guardare con fiducia" siano degli artisti, siano uomini e donne che amano la bellezza, la vivono, la trasmettono con i loro volti nella coerenza e nella serenità della loro esperienza quotidiana. Artisti che non s'improvvisano e non improvvisano, artisti che non si esibiscono con un protagonismo individualistico o di gruppo. Per loro c'é un grande percorso di libertà, di responsabilità, di appartenenza, li accompagna il volto di una Chiesa che è madre e maestra.
Fedeli alla "pedagogia dell'unico Maestro", hanno ancora affermato i vescovi, occorre educare "tutti insieme" altrimenti "non si educa". Ed è questa una delle più grandi piste di riflessione e d'impegno che si apre - costruendo un'alleanza nella verità e nel bene - per le famiglie, per la comunità cristiana, per la scuola e per altri ambiti educativi compresi i media.
I giovani, oggi come ieri, cercano adulti autorevoli che non solo conoscano bene la direzione e la meta ma anche siano capaci di condividere la fatica e l'incertezza, siano pronti a sedersi accanto nel momento della stanchezza e di riprendere il cammino con un sorriso.»
(Paolo Bustaffa, per Agenzia Sir).

 

Con la chiusura delle scuole per le vacanze estive, la questione educativa diviene un problema ancora più urgente. Forse l’estate potrebbe essere il banco di prova per sperimentare una proposta educativa alternativa e offrire ai più giovani un’esperienza diversa, fatta di condivisione, capace di ricostruire la fiducia negli altri e la passione per la vita.

Terminata la scuola, oggi c’è ancora più solitudine, rispetto al passato. Un tempo le vacanze erano un ulteriore momento di aggregazione: si andava in montagna o al mare tutti insieme: genitori e figli, nonni, zii e cuginetti. In un’unica casa, magari un po’ stretta per tutti, l’estate diventava il tempo della condivisione e dell’allegria. Per i bambini meno fortunati c’erano l’oratorio, il cortile, le colonie …, di sicuro c’era sempre la famiglia e la compagnia, quella vera, non mancava mai.

Oggi l’estate è il periodo della disgregazione per eccellenza: nelle famiglie, benestanti o meno, i genitori vanno da una parte e i figli da un’altra, ognuno per conto suo con gli amici del momento.

Finito lo stordimento della vacanza e la compagnia effimera e occasionale dell’estate, più stanchi e stressati di prima, ancor più vuoti, ognuno torna alla sua solitudine: adulti, giovani, ragazzi.

Facciamo in modo che quest’estate sia per i nostri figli, per i più giovani, un tempo nuovo e costruttivo. Nella nostra città le proposte per vivere bene l’estate non mancano: a partire dall’oratorio feriale e dalle diverse esperienze (campeggio, vacanze itineranti … ) proposte dalla Comunità pastorale, ai campi estivi, organizzati dal Comune, dalle iniziative varate dalle società sportive, alle richieste di collaborazione avanzate dalle associazioni di volontariato.

Facciamo in modo che possa essere veramente una bell’estate, accorgendoci che i nostri ragazzi, alla musica assordante delle discoteche, che volutamente impedisce di parlare, preferiscono qualcuno che li ascolti.

 

C’è, infine, una bellissima notizia che - nella sera di Pentecoste (sarà forse solo un caso? Noi pensiamo proprio di no!) - una mamma e un papà ci hanno confidato: un loro figlio ha deciso di ascoltare la chiamata del Signore e a breve, dopo la laurea, entrerà in Seminario. A questo giovane della nostra città, di tutto cuore gli auguriamo sin d’ora un buon cammino di discernimento vocazionale.   

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 8 giugno 2009

 

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