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HOME > La Nota della Settimana > N° 22/2013

FINANZIAMENTO ALLE SCUOLE PARITARIE:
LA POSTA IN GIOCO  

 

Al referendum consultivo sul finanziamento alle scuole dell'infanzia paritarie di Bologna, dello scorso 26 maggio, hanno votato solo in 85.934, pari al 28,71% dei 290.000 aventi diritto. È il dato più basso nella storia delle consultazioni della città emiliana, che rimane lontano da quel 40-50% di affluenza che, nelle dichiarazioni della vigilia dei promotori, era stato indicato come soglia minima per parlare di un successo. Molti commentatori ed esponenti politici hanno sottolineato che non ha vinto nessuno, anche se poco meno del 60%  dei voti ha privilegiato il fronte che chiedeva di abolire il finanziamento del Comune alle scuole paritarie. L’amministrazione comunale comunque “non abolirà il sistema integrato pubblico-privato delle sue scuole dell’infanzia” ha dichiarato il sindaco di Bologna, che si era schierato per il mantenimento del finanziamento alle paritarie. “Allo stesso tempo – ha aggiunto il Primo cittadino – credo sia giusto cogliere la domanda di attenzione alla scuola pubblica”. 

Un referendum anche a Cernusco? - Anche nella nostra città, alcune settimane fa, si era levata la voce di un’associazione di genitori intenzionata a chiedere un “referendum sui finanziamenti comunali alle scuole paritarie”, subito appoggiata da alcune formazioni politiche di minoranza, salvo poi scoprire che, per ora, non è possibile una consultazione di questo tipo nel nostro Comune, perché manca ancora un regolamento che la disciplini. Quindi, al momento niente referendum; ma il tema del finanziamento alla scuola paritaria dell’infanzia non è certo destinato all’archiviazione.

Tre aspetti da considerare -  Nell’affrontare il tema del finanziamento alla scuola paritaria ci sono almeno tre aspetti da considerare. Primo, come è noto, in Italia con la legge 62 del 2000 il sistema scolastico nazionale è composto di scuole statali autonome e di scuole paritarie che hanno superato un processo di accreditamento da parte dello Stato. Secondo, la nostra costituzione poi richiama espressamente il principio di sussidiarietà, secondo cui lo Stato ha come compito non quello di sostituirsi ai cittadini nel rispondere ai loro bisogni ma quello di aiutarli a farvi fronte da soli; quando i cittadini si organizzano tra di loro per soddisfare un proprio bisogno, generalmente lo fanno con costi minori e risultati migliori.

Terzo, c’è poi una questione economica non secondaria. «Dal punto di vista dei costi limitiamoci alle scuole mater­ne. Oltre duemila comuni italia­ni (circa uno su quattro) hanno formalizzato accordi con le scuole materne paritarie, e ospitano quest'anno circa 650.000 bambini, quasi il 45% del totale. Un "posto bambino" nella scuola dello Stato costa ai cittadini circa 6.500 euro l'an­no, e il contributo dello Stato per le scuole paritarie è di 425 euro, il che significa che i 650.000 bambini "paritari" ci costano come 42.500 bambini "statali". Il costo aggiuntivo è stato variamente stimato, ma la statalizzazione del bambino paritario verrebbe a costare alla collettività tra i 4 e i 6 miliar­di di euro, per non parlare della ricollocazione dei docenti, de­gli edifici necessari e via dicendo. Questi soldi lo Stato non li ha, e non si vede dove potrà trovarli. Non solo: ma i proponenti dovrebbero dimostrare (non asserire, che è un'altra cosa) che la qualità del servizio edu­cativo nelle scuole dello Stato è così tanto più elevata da giu­stificare una simile spesa.» (da: Il Sole 24 Ore del 25 maggio 2013).

Per i promotori del referendum di Bologna, i soldi destinati alle scuole paritarie in convenzione (un milione di euro a fronte dei 127 milioni che il Comune emiliano investe nella scuola pubblica) se fossero invece erogati alle scuole statali e comunali risolverebbero il problema della carenza di posti in quest’ultime. Sull’altro versante si osserva, invece, che l’abolizione del contributo economico alle scuole paritarie convenzionate, circa 600 euro a bambino all’anno, costringerebbe i gestori a chiedere questa somma alle famiglie, se non vorranno chiudere. Ma un aumento delle rette provocherebbe un significativo calo degli iscritti: oltre 400 famiglie, da subito, abbandonerebbero le scuole paritarie non più convenzionate e andrebbero a infoltire le liste d’attesa delle scuole comunali e statali che, da parte loro, non sarebbero in grado di “reggere” l’onda delle maggiori richieste. Il milione di euro che oggi permette a 1.736 bambini di frequentare le paritarie, in sintesi, basterebbe solo per 150 di loro.

Il diritto dei genitori – Non possiamo, infine, dimenticare che “i genitori – come ribadito ancora una volta dal cardinale Angelo Bagnasco, in occasione del referendum di Bologna - hanno il diritto, fondamentale e inalienabile di poter educare i propri figli scegliendo le scuole che meglio incarnano i principi in cui credono e che siano riconosciute nel sistema pubblico. Con la crisi odierna tuttavia succede sempre più spesso che tale diritto di fatto viene negato, perché le famiglie non ce la fanno più a pagare le rette, specie le famiglie più povere.”

La vera sfida – È stato autorevolmente commentato che - nella richiesta di abolizione di finanziamento alle scuole paritarie, una tendenza non confinata solo a Bologna - non è tanto il denaro che conta quanto l’ostilità verso la scuola materna libera, il più delle volte cattolica, dove l’impegno educativo non è mestiere ma vocazione, cura, partecipazione appassionata, e dove si rendono visibili e trasmissibili i valori che i genitori degli alunni tengono preziosi. Questa è la vera sfida. Teniamolo ben presente!

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 3 giugno 2013

 

 

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