CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > N° 22/2012

BENEDETTO XVI: «LA FAMIGLIA È LA PRIMA E INSOSTITUIBILE SCUOLA DELLE VIRTÙ SOCIALI»

 

La presenza del Santo Padre a Milano, da venerdì a domenica scorsi, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie ha suscitato grandi entusiasmi, ha offerto tante occasioni di incontro, ha proposto molti motivi di riflessione. Noi ci limitiamo a richiamare alcuni passaggi degli interventi di Benedetto XVI sui quali si è maggiormente fermata la nostra attenzione.   

Simbolicamente tutte le famiglie della nostra città si sono sentite rappresentate sul grande palco allestito al Parco Nord a Bresso. Infatti, a dare il benvenuto al Pontefice all’inizio della Festa delle testimonianze, al sabato sera, e a salutarlo quando ha lasciato il grande palco, è stata una famiglia della nostra città: la famiglia Salerno, composta dai genitori, cinque figli e due nonni, ma sul palco sono saliti solo in cinque. Una famiglia molto inserita nella comunità pastorale, partecipe delle diverse attività delle parrocchie della nostra città e animata da un grande spirito cristiano.

 

Il saluto alla città di Milano, in piazza Duomo - Un popolo in festa ha accolto Benedetto XVI in piazza Duomo a Milano per il primo appuntamento della visita pastorale all’arcidiocesi di Milano.

“La vostra storia – ha evidenziato il Pontefice - è ricchissima di cultura e di fede. Tale ricchezza ha innervato l’arte, la musica, la letteratura, la cultura, l’industria, la politica, lo sport, le iniziative di solidarietà di Milano e dell’intera arcidiocesi. Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione”. “Voi – ha proseguito il Papa - ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico ‘ben essere’, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo”. Per il Santo Padre, “la singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa”. Al contrario, “conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l’Italia e dell’Europa. Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente ‘laica’ e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune”.

 

Il concerto alla Scala – Benedetto XVI ha assistito a un concerto dedicato ai terremotati dell’Emilia nel prestigioso teatro milanese. Di fronte alle sofferenze del sisma, il Papa ha affermato che "non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca di un Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l’altro e così aiuta ad andare avanti". E proprio a questo "ci sentiamo chiamati da questo concerto". Un segno di pace e fraternità che vale anche e, soprattutto, per le famiglie. "Mi pare che questo messaggio - ha aggiunto - sia prezioso anche per la famiglia, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri". "È in famiglia - ha concluso il Papa - che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall’egoismo, ma nel donarsi".

 

L’incontro di San Siro con i ragazzi e le ragazze della Cresima - I canti, i balli e le coreografie hanno preceduto le parole rivolte da Benedetto XVI ai cresimanti e cresimandi della nostra diocesi di questo anno pastorale. Il tutto in un’atmosfera entusiasmante e coinvolgente, ricca di suoni e colori.

Il Papa ha voluto offrire alcuni semplici consigli per la vita di tutti i giorni: “Cari ragazzi la vita cristiana è un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte in compagnia di Gesù”. Un’amicizia che “si alimenta con l’Eucarestia” con “la Confessione” e “la preghiera personale di ogni giorno”. “In famiglia – ha proseguito il Papa – siate obbedienti ai genitori, ascoltate le indicazioni che vi danno, per crescere come Gesù. Infine, non siate pigri, ma ragazzi impegnati, in particolare nello studio: è il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità per crescere. Siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della gioia”.
Il Papa ha rivolto un pensiero anche agli Oratori. “Voi siete fortunati perché nelle vostre parrocchie ci sono gli oratori. L’oratorio è un luogo dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede. Siate frequentatori assidui del vostro oratorio, per maturare sempre più nella conoscenza e nella sequela del Signore!”.

 

Il discorso alle autorità civili – All’incontro in Arcivescovado con le autorità civili della città, provincia e regione, Benedetto XVI ha ricordato che Sant’Ambrogio «fu un governatore equilibrato e illuminato che seppe affrontare con saggezza, buon senso e autorevolezza le questioni, sapendo superare contrasti e ricomporre divisioni. Vorrei proprio soffermarmi brevemente su alcuni principi, che egli seguiva e che sono tuttora preziosi per quanti sono chiamati a reggere la cosa pubblica.

Nel suo commento al Vangelo di Luca, sant’Ambrogio ricorda che “l’istituzione del potere deriva così bene da Dio, che colui che lo esercita è lui stesso ministro di Dio” (Expositio Evangelii secundum Lucam, IV, 29). Tali parole potrebbero sembrare strane agli uomini del terzo millennio, eppure esse indicano chiaramente una verità centrale sulla persona umana, che è solido fondamento della convivenza sociale: nessun potere dell’uomo può considerarsi divino, quindi nessun uomo è padrone di un altro uomo. Ambrogio lo ricorderà coraggiosamente all’imperatore scrivendogli: “Anche tu, o augusto imperatore, sei un uomo” (Epistula 51,11).

Un altro elemento possiamo ricavare dall’insegnamento di sant’Ambrogio. La prima qualità di chi governa è la giustizia, virtù pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità intera. Eppure essa non basta. Ambrogio le accompagna un’altra qualità: l’amore per la libertà, che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e quelli cattivi, poiché, come si legge in un’altra sua lettera, “i buoni amano la libertà, i reprobi amano la servitù” (Epistula 40, 2). La libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire. Tuttavia, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno. Si trova qui uno dei principali elementi della laicità dello Stato: assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti.

D’altra parte, nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale, appare chiaro, in ogni caso, che le sue leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana, superando una concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in qualche modo, di carattere etico. Lo Stato è a servizio e a tutela della persona e del suo «ben essere» nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione. Ognuno può allora vedere come la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì riconoscere il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente. Non si rende giustizia alla famiglia, se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell’intera società.

In questo esistere dello Stato per i cittadini, appare preziosa una costruttiva collaborazione con la Chiesa, senza dubbio non per una confusione delle finalità e dei ruoli diversi e distinti del potere civile e della stessa Chiesa, ma per l’apporto che questa ha offerto e tuttora può offrire alla società con la sua esperienza, la sua dottrina, la sua tradizione, le sue istituzioni e le sue opere con cui si è posta al servizio del popolo … Le comunità cristiane promuovono queste azioni non tanto per supplenza, ma piuttosto come gratuita sovrabbondanza della carità di Cristo e dell’esperienza totalizzante della loro fede. Il tempo di crisi che stiamo attraversando ha bisogno, oltre che di coraggiose scelte tecnico-politiche, di gratuità …

Possiamo raccogliere un ultimo prezioso invito da sant’Ambrogio. A quanti vogliono collaborare al governo e all’amministrazione pubblica, sant'Ambrogio richiede che si facciano amare. Nell’opera De officiis egli afferma: “Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo la paura. Niente è così utile come farsi amare” (II, 29). D’altra parte, la ragione che, a sua volta, muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini, e quindi una chiara espressione e un evidente segno di amore. Così, la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità.»

 

La Festa delle testimonianze – Riprendiamo due delle cinque risposte che il Papa ha dato alle domande rivoltegli durante la Festa del sabato sera, al Parco Nord di Bresso.

Una famiglia di Atene ha raccontato al Papa della crisi e della difficoltà di vivere in una città in cui “la gente ha perso la speranza”.

Il Papa ha detto che le «parole sono insufficienti. Dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti soffriamo del fatto che siamo incapaci di fare qualcosa di concreto. Parliamo prima della politica: mi sembra che dovrebbe crescere il senso della responsabilità in tutti i partiti, che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo voti per sé, ma siano responsabili per il bene di tutti e che si capisca che politica è sempre anche responsabilità umana, morale davanti a Dio e agli uomini. Poi, naturalmente, i singoli soffrono e devono accettare, spesso senza possibilità di difendersi, la situazione com’è. Tuttavia, possiamo anche qui dire: cerchiamo che ognuno faccia il suo possibile, pensi a sé, alla famiglia, agli altri, con grande senso di responsabilità, sapendo che i sacrifici sono necessari per andare avanti. Terzo punto: che cosa possiamo fare noi? Questa è la mia questione, in questo momento. Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie, potrebbero aiutare.»

Due fidanzati originari del Madagascar, ma che vivono e studiano a Milano, hanno confidato al Papa di avere paura della parola “per sempre”.

«Il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio – ha risposto il Papa - esige diverse decisioni, esperienze interiori. … È bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà. Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: “Sei innamorato?”, ma “Vuoi”, “Sei deciso”. Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: “Sì, questa è la mia vita”. Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente “secondo vino” è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre.»

 

La Messa conclusiva del Family – All’omelia della Messa celebrata al Parco Nord, domenica mattina, 3 giugno, davanti a un’immensa folla di fedeli, Benedetto XVI ha parlato del compito affidato alla famiglia fondata sul matrimonio.

“Dio – ha detto il Papa - ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro”. Rivolgendosi agli sposi ha sottolineato: “Nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi”, “nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente” e “per la società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione”. Un invito poi ad aver cura dei figli e, “in un mondo dominato dalla tecnica”, a trasmettere loro “le ragioni del vivere, la forza della fede”. Ma anche i figli mantengano “sempre un rapporto di profondo affetto e di premurosa cura” verso i genitori.
“Il progetto di Dio sulla coppia umana – ha chiarito il Pontefice - trova la sua pienezza in Gesù Cristo, che ha elevato il matrimonio a sacramento”. “La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell’amore – ha aggiunto - è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare il mondo. Davanti a voi avete la testimonianza di tante famiglie, che indicano le vie per crescere nell’amore: mantenere un costante rapporto con Dio e partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare il punto di vista dell’altro, essere pronti al servizio, essere pazienti con i difetti altrui, saper perdonare e chiedere perdono, superare con intelligenza e umiltà gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili nella società civile”.

Rivolgendosi ai fedeli che “sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione”, ha detto: “Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra sofferenza e fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza”.
Nel libro della Genesi, “Dio affida alla coppia umana la sua creazione” e, per Benedetto XVI, “in questa indicazione possiamo leggere il compito dell’uomo e della donna di collaborare con Dio per trasformare il mondo, attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica”. Per il Papa, “nelle moderne teorie economiche, prevale spesso una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però, che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere ad uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad edificare una società più giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie”. Anzi, “la mentalità utilitaristica tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale”.
“Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale”, ma è anche “il giorno dell’uomo e dei suoi valori” e “il giorno della famiglia” ha dichiarato il Pontefice, che ha invitato a non perdere “il senso del giorno del Signore”, che è “come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio”.

Famiglia, lavoro, festa sono “tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere”.

 

I tanti temi affrontati da Benedetto XVI nei suoi diversi interventi hanno bisogno di essere ripresi e meditati con tranquillità, non solo dai credenti. Infatti, le riflessioni proposte dal Papa possono essere utili per tutti. È stato più volte sottolineato che l’attuale crisi non è solo economica e finanziaria ma ha radici più profonde, di carattere etico. Riporre al centro della nostra vita sociale la famiglia può essere un  primo e importante passo per uscire da questa difficile situazione.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 4 giugno 2012

 

 

P.S. – Per la lettura completa dei discorsi e delle omelie del Santo Padre e per approfondire i temi e conoscere le conclusioni del Congresso teologico pastorale che ha aperto il VII Incontro Mondiale delle Famiglie (dal 30 maggio al 1 giugno) vi invitiamo a collegarvi ai seguenti siti web:

 

www.familia.va
Il sito ufficiale del Pontificio Consiglio per la famiglia

 

www.family2012.com
Il sito ufficiale del VII Incontro mondiale delle famiglie

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6