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HOME > La Nota della Settimana > N° 22/2011

RINVIO PER LA MOZIONE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO.
A FINE MANDATO, “BILANCIO SOCIALE” DELLA GIUNTA


 

La discussione e la votazione della mozione per il testamento biologico, previste nella seduta del consiglio comunale dello scorso 30 maggio, sono state rinviate. È stato il consigliere Mario Oriani (PDL) a chiedere il rinvio, perché il testo modificato della mozione gli è arrivato per posta elettronica nella tarda serata del 26 scorso, troppo tardi, a suo parere, per aver poi il tempo necessario per approfondirne i contenuti.

Il presidente del consiglio comunale, Giorgio Perego, ha voluto precisare che la procedura seguita da lui e dal segretario comunale è stata corretta, perché, a parere di quest’ultimo ,“una mozione può essere emendata anche nel corso della seduta”, e non c’è quindi la necessità di far pervenire prima il testo definitivo sul quale deliberare. Pur tuttavia, il consiglio comunale, qualora lo ritenga opportuno, può disporre il rinvio del punto per approfondirne i contenuti. Oriani ha quindi ufficializzato la richiesta di rinvio. Dopo una breve sospensione della seduta, per consentire la riunione tra i capigruppo, il presentatore della mozione, Claudio Gargantini (Gruppo misto), si è detto favorevole al rinvio “se questo può essere utile per consentire ai consiglieri di approfondirne i contenuti e quindi per intervenire nel dibattito”. Quindi, tutti d’accordo sul rinvio.

In precedenza il segretario comunale aveva precisato che “la nuova versione della mozione è conforme alle indicazioni date dall’Anci”. In sostanza, nella parte finale della mozione non si chiede più di istituire, a livello comunale, un registro per raccogliere le dichiarazioni sul “fine vita”, ma un registro in cui annotare dove queste sono state depositate.

Su questo argomento abbiamo già avuto modo di scrivere ampiamente nelle Note dell’11 aprile 2011 e del 18 aprile 2011. Aggiungiamo solo una breve annotazione.

Un registro del testamento biologico è stato istituito anche dal Comune di Firenze. Il provvedimento approvato in Palazzo Vecchio nell’ottobre 2009 non prevede che i cittadini possano depositare in Comune il proprio testamento, ma semplicemente che dichiarino al funzionario comunale di averne stilato uno, indicando dove è depositato e chi ne è il fiduciario. Quello, quindi, che il presentatore della mozione vorrebbe che si facesse anche a Cernusco e che sarebbe conforme anche agli appunti diffusi dall’Anci, tenuti, a quanto sembra, in gran considerazione dal nostro segretario comunale. Sulla delibera del Comune di Firenze si è espresso, subito dopo la sua approvazione, in maniera decisamente contraria il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (PD). In un’intervista al Corriere fiorentino, il senatore toscano ha spiegato i motivi della sua contrarietà: «Prevedere l’istituzione del registro del testamento biologico, senza fondamento nè competenze giuridiche, in assenza di una legge nazionale, è un’operazione che confonde la battaglia per i diritti civili con la propaganda. E la propaganda non se la possono permettere le istituzioni». È un «atto privo di efficacia», dice Chiti, «che mette soltanto una bandierina su temi che sono invece di estrema serietà e importanza». E noi siamo d’accordo, in questo caso, con il senatore Chiti!


 

Bilancio sociale di mandato – A meno di un anno dalla fine del proprio mandato, l’attuale amministrazione comunale, come ha dichiarato l’assessore Emanuele Vendramini, ha chiesto al consiglio comunale «il mandato per la costruzione di uno strumento di rendicontazione sociale, applicando le linee di indirizzo definite nel 2006 dal Ministero della Funzione pubblica. L’idea è che tutte le pubbliche amministrazioni, al termine del loro mandato, presentino un rendiconto su quello che si è fatto, anche con riferimento ai diversi portatori di interesse.»

L’assessore ha poi evidenziato che si è scelto di procedere con due passaggi in consiglio comunale (per l’approvazione delle linee di indirizzo e per la votazione del documento finale) e con più confronti in Commissione Bilancio per una maggiore trasparenza. Il doppio passaggio in aula è anche “per condividere quanto si farà e per evitare il rischio di un’autopromozione dell’amministrazione comunale.” Vendramini ha poi aggiunto che nel bilancio di fine “si spiegherà pure perché sono state fatte alcune cose e non altre.”

Per la redazione del Bilancio sociale sarà indetta un’apposita gara, alla quale saranno invitate almeno 5 soggetti. La spesa prevista è di 20.000 euro, esclusa la stampa e la successiva distribuzione a tutte le famiglie cernuschesi.

“Il Bilancio sociale di mandato – ha dichiarato Mario Oriani (PDL) - è importante e opportuno. Il rischio da evitare è che non diventi uno spot pubblicitario per l’amministrazione comunale in carica.”

“È uno strumento di trasparenza – ha sostenuto Ermes Severgnini (Rifondazione comunista – ed è un obiettivo che ci eravamo posti quando abbiamo steso il programma elettorale.”

“Per evitare che sia usato per fare propaganda – ha detto Angelo Rocchi (Lega Nord) – ci vorrebbe un minimo di condivisone con la minoranza. Ci si aspetta che l’amministrazione comunale metta in mostra i suoi panni lustri, ma attendo anche un salto di qualità dall’attuale giunta, viste anche le recenti polemiche (“telone e sponsorizzazioni”).”

L’assessore ha precisato che non si è fatto ricorso alla struttura comunale per redigere il Bilancio sociale perché i dipendenti comunali sono già molto impegnati e poi ha aggiunto, rispondendo al consigliere leghista, che “il Bilancio sociale di mandato è uno strumento di rendicontazione della maggioranza. Io non sono superpartes, io sono di parte perché ho le mie idee e i miei progetti, li manifesto e li porto avanti.”

Il Sindaco, Eugenio Comincini, a conclusione del dibattito ha affermato che “abbiamo scelto di passare in consiglio comunale e non di farlo di nascosto, come si potrebbe fare se si volesse fare propaganda, ma coinvolgendo commissioni comunali, consiglio e società civile. È un percorso più impegnativo rispetto a quello che si potrebbe fare chiudendoci nelle segrete stanze. È una scelta di responsabilità verso la città, che ha diritto di sapere che cosa abbiamo fatto rispetto a quanto ci siamo impegnati a realizzare, ma anche verso noi stessi, amministratori, perché è corretto che al termine di un mandato ci si dica se siamo stati oppure no all’altezza del compito che ci siamo assunti. La politica e l’amministrazione di un Comune non è come l’assembla condominiale dove tutto è un po’ asettico e si bada solo alla spesa che si fa, la politica è anche prendere parte, prendere posizione, e quindi non la si può pensare tutti alla stesso modo. Non riduciamo la politica a qualcosa di asettico, anche il Bilancio sociale sarà uno strumento politico sul quale ci si confronterà in quest’aula.”

Le linee di indirizzo del Bilancio sociale di mandato sono state approvate dalla sola maggioranza. Il documento dovrebbe essere redatto entro la fine del corrente anno, poi presentato e approvato in consiglio comunale e successivamente distribuito a tutte le famiglie cernuschesi.

Non possiamo che guardare con interesse a questo Bilancio, a patto che ci si distacchi decisamente dai tentativi fatti in passato, dove a prevalere erano più gli aspetti propagandistici.

Un rendiconto di mandato, oltre a favorire come detto la trasparenza, dovrebbe anche consentire ai Cernuschesi di poter esprimere una valutazione motivata sull’operato dell’amministrazione comunale, mettendo a confronto quanto promesso in campagna elettorale con quanto realizzato nel corso del quinquennio. Se così fosse la vita amministrativa della nostra città ne guadagnerebbe indubbiamente, la classe politica acquisterebbe maggiore credibilità e si rafforzerebbe pure la fiducia dei cittadini verso l’istituzione comunale e i suoi rappresentanti.

 

Regolamento comunale dei Centro sociali anziani – I consiglieri comunali hanno anche approvato il regolamento che disciplinerà l’attività delle associazioni interessate a gestire i centri per anziani, collaborando con il Comune. Per l’assessore alle politiche sociali, Rita Zecchini, “la scelta dell’amministrazione comunale nasce dal riconoscimento del diritto degli anziani ad avere un luogo d’incontro che favorisca la loro partecipazione alla vita sociale”, ispirandosi anche a quanto previsto da una legge regionale del 2008.

“Gli spazi di aggregazione – ha continuato l’assessore – mirano a evitare forme di isolamento, di emarginazione, valorizzando le esperienze di vita degli anziani per trasmettere alle più giovani generazioni quei valori che uniscono una comunità e per favorirne una scambio intergenerazionale per costruire una società solidale, armoniosa e democratica. La costituzione di un centro sociale per anziani vuol favorire la promozione di tutte quelle attività sociali e culturali che accrescono la vitalità della nostra città, dove gli anziani sono sempre più in aumento. Siamo ormai a oltre 6000 cernuschesi ultra sessantacinquenni.”

Zecchini ha poi precisato alcune finalità di questi centri: promuovere attività ricreative e culturali, la partecipazione a eventi sportivi e culturali, diffondere informazioni di carattere sanitario e alimentare per favorire il benessere e la longevità.

“Il regolamento – ha concluso l’assessore - è anche finalizzato alla prossima apertura, nell’ambito della Vecchia Filanda, di un Centro sociale per anziani e quindi diventa importante sapere quali finalità deve perseguire e a quali regole deve attenersi.”

Il consigliere Mario Oriani (PDL) ha espresso la sua contrarietà a un simile regolamento, “perché ho sempre la sensazione che si voglia metter sotto controllo e tutela le realtà del privato sociale. È una visione della sussidiarietà opposta a quello che ho io. Ci sono già delle realtà che operano sul territorio senza bisogno che ci sia un regolamento che determina le modalità di gestione o comunque le regole che devono essere rispettate.” Il consigliere di minoranza ha poi osservato che “la problematica dell’anziano è molto più ampia. Per esempio, nella nostra città non c’è un centro diurno per anziani. Prima di far ballare i pensionati, pensiamo a coloro che hanno questi problemi ben più rilevanti da affrontare.”

Di parere opposto Ermes Severgnini (Rifondazione comunista), perché “il documento ha un suo senso. Ritengo che aver previsto luoghi di partecipazione come l’assemblea degli iscritti, il comitato di gestione costituisca uno stimolo all’aggregazione, che va al di là dell’aspetto ludico, e un impulso alla cittadinanza attiva.”

Anche per Ciro Angrisano (Lista Cassamagnaghi) “i regolamenti sono essenziali e di supporto quando si usano spazi pubblici. Non immagino che siano delle imposizioni. Non mi spaventa la parola regolamento, caso mai il contrario.”

Con le precisazioni fornite poi dal dirigente comunale di settore si è capito che questo regolamento non servirà per individuare il futuro gestore del Centro sociale anziani, che dovrebbe essere aperto nella Vecchia Filanda, perché per questo adempimento si dovrà fare riferimento all’apposita normativa sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici a terzi. Non servirà neppure per l’erogazione dei contributi comunali alle associazioni che si occupano di anziani, perché anche per questo c’è già una specifico regolamento.

L’assessore Zecchini, a conclusione del dibattito, ha affermato che “è più di un anno che con le associazioni, con la consulta del terzo settore, con la commissione competente abbiamo condiviso questo regolamento” e poi, con riferimento alle due associazioni locali che si occupano di anziani, ha sottolineato che avendo “centinaia di iscritti un minimo di partecipazione regolamentata mi sembra davvero assolutamente necessaria.”

A nostro parere, il pericolo è che di regolamento in regolamento l’amministrazione comunale finisca per ingabbiare tutto in un’eccessiva burocratizzazione, ma soprattutto di far avanzare una volontà verticistica di controllo.

Abbiamo già scritto ampiamente, in un’occasione precedente (Nota del 3 maggio 2010), sul significato del principio di sussidiarietà, che noi riteniamo fondamentale nei rapporti tra il cittadino e lo Stato, ai suoi diversi livelli. Stavolta ci limitiamo a una sottolineatura. In tema di sussidiarietà, “lo Stato potrebbe incorrere in una duplice tentazione: quella di scaricare per ignavia le sue responsabilità sopravvalutando le potenzialità altrui, oppure, quella di invadere, per statalismo accentratore, gli spazi possibili e dovuti ai diversi soggetti della società civile.” Ma “anche l’individuo e i corpi intermedi devono evitare il rischio di aspettarsi tutto dall’alto favorendo dinamiche di tipo assistenziale che non costruiscono né la persona, né i gruppi, né lo Stato. In questa prospettiva emerge la necessità di una continua tensione educativa diffusa” perché “la sussidiarietà non si identifica innanzitutto con delle cose da fare, ma è una tensione dell’anima, è un atteggiamento da far emergere e educare, continuamente rimotivare nei suoi fondamenti e nei suoi significati. Un atteggiamento che deve sfociare in comportamenti coerenti e così diventare virtù morale.” (cardinale Angelo Bagnasco, all’intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà, giovedì 18 novembre 2010).

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 6 giugno 2011

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