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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 22°/2008

Famiglia anagrafica, una scelta ideologica

Alla domanda che ci ponevamo la scorsa settimana - a proposito della mozione, firmata dai capigruppo della maggioranza e approvata nel corso della seduta del consiglio comunale del 20 maggio, sul “Sostegno al riconoscimento di diritti alle persone che vivono in convivenze non matrimoniali” (il testo della mozione l’abbiamo pubblicato nella precedente Nota) - rispondiamo che, a nostro parere, si è trattato di una forte scelta ideologica e apripista di ben altre iniziative che le forze politiche che compongono l’attuale maggioranza consiliare si augurano di veder presto introdotte dal Parlamento nazionale.

In calce alla presente nota, trovate una sintesi delle diverse posizioni emerse dal dibattito in consiglio comunale. La mozione è stata approvata con 12 voti favorevoli, 3 contrari (Forza Italia) e 3 astenuti (Lista Cassamagnaghi e Lega Nord).

Ci sembra necessario, innanzitutto, proporre una rilettura dei passaggi più importanti della “Nota del Consiglio episcopale permanente” del marzo 2007, che ripercorre tutte le ragioni eminentemente laiche per le quali va difesa e valorizzata nella sua unicità irripetibile la famiglia fondata sul matrimonio.
«Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio, proprio per l’impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e impegno di amore ed educazione dei figli.
Anche per la società l’esistenza della famiglia è una risorsa insostituibile, tutelata dalla stessa Costituzione italiana (confrontare articoli 29 e 31). Anzitutto per il bene della procreazione dei figli: solo la famiglia aperta alla vita può essere considerata vera cellula della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni. È quindi interesse della società e dello Stato che la famiglia sia solida e cresca nel modo più equilibrato possibile.
A partire da queste considerazioni, riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume.
Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile.
Queste riflessioni non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine pastorale. Vogliamo però ricordare che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza.
Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare.» (Consiglio episcopale permanente, Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto. Roma, 28 marzo 2007)

Sul rilascio dell’attestazione di famiglia anagrafica - che a seguito dell’approvazione della mozione in esame dovrebbe essere introdotta anche dal nostro Comune - c’è un’interessante sentenza del TAR del Veneto (n° 2786 del 27 agosto 2007) che ha deciso, a seguito del ricorso di un cittadino, di annullare i moduli predisposti dal Comune di Padova, con i quali l’amministrazione comunale - così scrive Ilaria Nava su Avvenire del 22 settembre 2007 - «ha evidentemente tentato di dare un rilievo pubblicistico alle varie forme di convivenza “giocando” anche sull’utilizzo improprio della locuzione “famiglia anagrafica”, che in realtà è già prevista dall’ordinamento ma solo per meri scopi statistici, ossia alfine di raccogliere e schedare la popolazione residente nel territorio comunale… Il TAR ha, in maniera innovativa, riconosciuto “un interesse anche soltanto morale del ricorrente a che la famiglia anagrafica, non importa se a connotazione etero o omo sessuale, non si tramuti, da istituto essenzialmente strumentale alla raccolta sistematica delle persone che hanno fissato nel Comune la propria residenza, a vero e proprio “modello di organizzazione sociale equipollente alla famiglia fondata sul matrimonio.” … La decisione spiega i suoi effetti solo ed esclusivamente nei confronti del Comune di Padova, ma potrebbe essere un utile riferimento come prezioso “precedente”» per i singoli Comuni che hanno intenzione di provvedere analogamente.
E proprio di questi giorni è la notizia (riportata da La Repubblica, 20 maggio 2008) che, sempre a Padova, due uomini hanno ritirato il “certificato di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi” inscenando un vero e proprio matrimonio. “Iniziative come queste – ha dichiarato il sindaco della città – rischiano di creare confusione nell’opinione pubblica e di non giovare alla causa che si vuole difendere.”
Come non essere d’accordo con Avvenire (del 30 maggio scorso) che riprendendo e commentando questa notizia afferma: “Noi lo diciamo da sempre: tutti questi dispositivi dal valore legale pressoché nullo, sono fortemente voluti per il loro valore simbolico.”

Ricordiamo che quasi tutti quelli che oggi vengono rivendicati come “diritti negati” ai conviventi – dall’assistenza del partner in ospedale al subentro nel contratto d’affitto, passando per le visite in carcere ai permessi lavorativi – sono in realtà “diritti già tutelati” dalle leggi approvate dal Parlamento.
Non solo, esistono poi una serie di strumenti di diritto privato – dalle polizze previdenziali alla nomina dell’amministratore di sostegno, al testamento – che è possibile utilizzare per aumentare il grado di protezione del proprio partner. Leggi e strumenti, dunque, che rendono ancora più difficile comprendere quali forti esigenze richiedano una specifica regolamentazione delle coppie di fatto e il rilascio dell’attestazione di famiglia anagrafica.

L’approvazione della mozione è, a nostro parere, espressione di una ben precisa scelta ideologica perché tende a dare clamore a una norma che ha solo finalità statistiche; si è chiesto, infatti, di ”divulgare nella maniera più ampia alla cittadinanza il contenuto e le ragioni della presente delibera” e, guarda caso, proprio per l’approvazione di questa mozione, l’Ufficio Stampa del Comune, per la prima volta, ha diffuso un comunicato con un dettagliato resoconto della discussione in consiglio comunale.
Perché si invita “a sollecitare il Parlamento, attraverso i Presidenti di Camera e Senato, affinché affronti nella presente legislatura il tema del riconoscimento giuridico dei diritti, doveri e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto”; se qualche consigliere della maggioranza ha sorvolato su questo punto, altri (Severgnini, Dossi e Gargantini) non hanno lasciato dubbi al riguardo. E ancora, il sito della lista civica Vivere Cernusco accompagna la notizia dell’approvazione della mozione con una locandina sulla quale c’è scritto: “DICO sì ai valori civili”. Sarà solo un caso?

Dobbiamo forse prendere atto che la maggioranza che sostiene la giunta Comincini ha deciso di scivolare verso un zapaterismo etico-sociale, sostenitore di una visione antropologica che si vorrebbe presto riconosciuta nella nostra legislazione nazionale e che segnerebbe una preoccupante deriva individualistica?
Non possiamo certamente impedirglielo noi, ma aggiungiamo: possibile che la recente sconfitta, a livello nazionale, del Partito Democratico non ha insegnato nulla a livello locale?

Lo diciamo con tutta la necessaria chiarezza, senza bellicosità alcuna, consapevoli anche di infrangere un muro di apparente consenso sulla posizione espressa dalla maggioranza consiliare di una certa cultura cattolica che ama considerarsi “progressista”, e non preoccupati di rimanere anche soli e di essere giudicati “tradizionalisti”: noi questa mozione non l’avremmo votata!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 31 maggio 2008

 


Il dibattito in consiglio comunale

Roberto Severgnini (Rifondazione comunista) - Il consigliere presentatore della mozione, dopo aver spiegato il dispositivo della stessa, ha detto che “la certificazione anagrafica è funzionale all’esercizio di alcuni diritti che esistono, sono già stabiliti dalle leggi vigenti ma che sono espressi in maniera disomogenea verso degli appartenenti alle unioni di fatto.” Ha quindi citato il diritto ad un permesso di tre giorni lavorativi all’anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del convivente; la legge istitutiva dei consultori, l’ordinamento penitenziario, il codice di procedura penale che regola la facoltà di astensione dal testimoniare dei prossimi congiunti, le sue modalità di esercizio, l’art. 572 del codice penale riguardante i maltrattamenti in famiglia.
Ha poi proseguito osservando che “in tutti questi casi ci sono diritti o facoltà riconosciute ai cittadini. Sono leggi esistenti che però possono essere goduti a condizione che si dia prova dell’appartenenza alla famiglia, famiglia che non è necessariamente quella nucleare, quella legittima/matrimoniale, in taluni casi come nella legge 53 del 2000, la legge stessa prevede la certificazione anagrafica, un’attestazione, una presunzione, non c’è all’origine un atto incontrovertibile come un atto di matrimonio, ma c’è una dichiarazione: ha lo stesso valore di un atto notorio, di una dichiarazione resa davanti al notaio, e questa è una ricaduta fondamentale per i cittadini a costo zero (e già si può fare).
Due conclusioni significative: la prima, l’iscrizione nei registri anagrafici delle famiglie e delle convivenze non costituisce un vincolo giuridico a cui si possono collegare effetti diversi da quelli anagrafici, non è una specie di alternativa al matrimonio civile, però alla costituzione di una famiglia anagrafica possono fare riferimento il legislatore, l‘ente locale nella sua potestà legislativa per l’attribuzione di diritto o benefici che possono derivare dalla certificazione di una situazione esistente, dell’esistenza e della durata di questo legame.
Altra considerazione: il rilascio dell’attestazione di famiglia anagrafica affettiva costituisce l’applicazione corretta ed efficace di una legge che già esiste dal ’54. Si dà piena attuazione ad una legge che distingue le relazioni affettive dalle altre forme di convivenza; efficace perché permette alle coppie che lo richiedono di poter utilizzare l’attestazione per esercitare quei diritti che le leggi oggi già riconoscono e che in futuro auspico riconoscerà anche l’ente locale.”

Marco Erba (capogruppo Partito Democratico) - “Riteniamo che sia proceduralmente corretta la mozione perché chiede l’applicazione a livello amministrativo di una legge già esistente a livello nazionale. È un atto che tutela la privacy delle persone e concede diritti concreti che influiscono e danno benefici a chi lo chiede. Sottolineo che siamo sul piano del diritto individuale, non si crea quindi un nuovo soggetto giuridico, che non è il Comune a dover creare, e in questo senso abbiamo la possibilità di non intralciare la vita delle persone per motivi legali o burocratici.”

Mario Oriani (Forza Italia) - “Ribadisco, la famiglia è una sola, non si può parlare di famiglia anagrafica, civile, fondata sul matrimonio. La famiglia è una, punto. Non ci sono fraintendimenti. La terminologia famiglia non può essere estesa anche ad altre coppie, la famiglia è una. L’articolo 29 della Costituzione dice chiaramente che la famiglia è quella naturale fondata sul matrimonio civile o religioso. Questo, credo, sia un punto fermo; non possiamo sempre girare intorno a questo problema istituendo altre cose che diano nuovi diritti. Ci sono altre modalità che consentono di avere dei diritti. Quello che ribadisco è che questo è di nuovo il tentativo di aprire a nuovi istituti familiari. Non può essere questa la scelta da fare. Dobbiamo difendere la famiglia. Per questo sono contro a questa mozione, anche se questa è stata presentata in maniera più corretta rispetto a quella precedente.”

Adriana Guzzi (Partito Democratico) - “La richiesta di rilascio di attestazione di famiglia anagrafica è sicuramente legittima. Mi corre l’obbligo però di sottolineare con forza che pur rispettando le scelte di liberi cittadini che affidano il loro progetto di vita a forme diverse di convivenza la famiglia è una sola, quella fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Detto questo però nell’ottica della ricerca del bene comune, sono altrettanto convinta che lo Stato debba garantire i diritti individuali dei conviventi e che questi a loro volta però debbano farsi carico dei doveri derivanti dall’esercizio dell’autodeterminazione che inevitabilmente coinvolge altre persone.”

Pierluigi Frigerio (Forza Italia) - “La mozione presentata da diversi esponenti della maggioranza, si conclude sollecitando il Parlamento ad affrontare il tema del riconoscimento di diritti, doveri e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Questo è un modo surrettizio per proporre ancora una volta il riconoscimento delle coppie di fatto eterosessuali equiparandole ad una famiglia fondata sul matrimonio. Ammesso e non concesso che vi siano diritti non garantiti alle coppie di fatto, tale garanzia va ricercata nell’ambito del diritto privato, e non è necessario alcun riconoscimento pubblico. La mia posizione è quella di ribadire un secco no all’equiparazione delle unioni di fatto alla famiglia costituzionalmente intesa e tutelata. Diciamo si al pieno riconoscimento dei diritti individuali, già ampiamente contemplati e garantiti dal nostro ordinamento, anche attraverso la formalizzazione di appositi accordi tra le parti. Nel merito della mozione, la mia posizione è semmai di impegnare il Parlamento ed il Governo a non promuovere iniziative legislative o amministrative che comportino l’equiparazione tra la convivenza e la famiglia.
A Cernusco, l’amministrazione Comincini come giudica la posizione ufficiale della Chiesa Cattolica? La vostra maggioranza su questi temi, mi pare, anche da questa mozione un po’ in contraddizione. Su certi valori bisognerebbe scegliere senza finzioni e non mischiare troppo le cose. Potrei anche domandare: forse alcuni di voi sono vicini alle posizioni delle Chiesa solo quando si vuole e quando serve anche in campagna elettorale? Pensate davvero di venire incontro ai bisogni sociali di queste coppie offrendo loro un piccolo matrimonio secondo l’incisiva definizione del Cardinal Ruini, come appunto quello presentato in questa mozione? Credo che ciò non risolverebbe alcuna delle difficoltà presentate in questa mozione ma sarebbe piuttosto il caso di attivare delle iniziative sociali a favore della famiglia che sarebbero doveroso in conformità alla nostra Costituzione. Non c’è bisogno dunque di alcun riconoscimento pubblico, di sciupare il concetto stesso di matrimonio per tutelare diritti e interessi degli individui tra loro conviventi, già giustamente garantiti.”

Angelo Rocchi (capogruppo Lega Nord) - “Personalmente se io avessi avuto il tempo di scrivere un intervento avrei detto quello che ha dichiarato la consigliera Guzzi.
Pur rimarcando l’aspetto fondamentale della famiglia, è bene che si cominci a dare delle risposte. Le preoccupazioni sono sull’apertura a queste coppie e al favorire l’accorpamento di persone per ottenere dei privilegi. Al momento la situazione di movimentazione di persone più o meno legali o illegali, non permettono una soluzione di apertura totale. E’ bene che sia il governo a dare delle risposte e attualmente ci sono allo studio dei provvedimenti seri anche per quanto riguarda il movimento delle persone. Probabilmente ci saranno, una volta regolamentata l’unione delle coppie di fatto, da affrontare delle emergenze di coloro che ne approfitteranno per permessi di soggiorno. Va data una risposta e nel contempo tutelata la famiglia: quindi ci asterremo sulla mozione.”

Fabio Colombo (capogruppo Vivere Cernusco) – “Vivere Cernusco ha sostenuto questa mozione perché a differenza di quella presentata dal consigliere Cassamagnaghi, pone il discorso della famiglia anagrafica in un contesto di fattibilità. Qui si sta semplicemente chiedendo all’ufficio anagrafe del Comune di poter rilasciare un’attestazione così come le leggi dello Stato già prevedono da anni.”
Dopo aver criticato l’intervento di Frigerio, definito “fuori luogo”, conclude affermando che “Il riconoscimento di tali diritti (alle convivenze non matrimoniali) non intende modificare o alterare il riconoscimento o l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio”.

Giorgio Monti (capogruppo Forza Italia) - Nel suo intervento “a difesa della famiglia” ha citato uno storico francese e ha ricordato che “il 15 maggio è una data che pochi conoscono nel suo significato; è la giornata internazionale della famiglia voluta dall’ONU nel 1994. Il 15 maggio è una data dovrebbe essere introdotta anche nel nostro ordinamento, come già fatto in altri Paesi. Altro che riconoscimenti alle coppie di fatto. Opporsi significherebbe andare contro a quello che l’ONU ha definito il nucleo fondamentale della società che ha diritto di essere protetto dalla società e dallo stato.
La famiglia non può essere una dichiarazione di affetto, che può essere stracciata in qualsiasi momento. La responsabilità che uno prende quando crea una famiglia e genera dei figli, e questo può essere soltanto per una coppia eterosessuale, è quella per cui noi siamo in vita.”
Nel successivo intervento, in sede di dichiarazione di voto ha concluso affermando che “è un seme insidioso io voterò, con tutti i consiglieri di Forza Italia, contro questa mozione.”

Ciro Angrisano (Lista Cassamagnaghi) - “Non vedo molte differenze tra questa mozione e quella di qualche mese fa’. Forse in quella di stasera la struttura del dispositivo è più corretta. Credo che per avere un più ampio consenso occorreva fare una proposta congiunta e magari estrapolare dei punti condivisibili e conseguire così obiettivi sicuramente attualmente molto importanti. Io mi asterrò, anche perché non mi è piaciuto il modo di presentare la mozione.”
E poi rivolto alla maggioranza consigliare: “Non dovete convincere me. Quello che voi avete detto l’altra volta, oggi lo ribaltate. Dovete convincere le vostre coscienze. Io sono convinto che in mezzo al vostro gruppo qualcuno alzerà la mano ma non dormirà stanotte.”

Claudio Gargantini (Partito Democratico) – Il suo intervento è già riportato per intero su “la piazzetta” di questo sito, perché inviato dallo stesso consigliere.

Simone Dossi (Partito Democratico) – Premesso di condividere pienamente l’intervento fatto da Gargantini, ha sostenuto, anche con una buona dose di autocritica, che “c’è bisogno sui temi dell’inclusione sociale, dell’allargamento dei diritti, di riproporre una battaglia culturale che sia effettivamente radicata nel Paese e che sia in grado di produrre conseguenze concrete, ripensando completamente i modi con i quali sino ad oggi abbiamo operato.”

Roberto Severgnini (Rifondazione comunista) - “Rifondazione comunista da sempre è favorevole al riconoscimento dei diritti, prerogative e facoltà delle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Non riteniamo dirimente né il genere né l’orientamento sessuale quanto piuttosto il sistema di relazione dei conviventi. Quanto in discussione questa sera risponde a questo? No, perché sollecitiamo in merito il Parlamento ad intervenire con un provvedimento legislativo che esula dalle competenze comunali. Però è la sperimentazione di un percorso nuovo: cambierà, anche se di poco, la condizione materiale di alcune persone che si trovano oggi nella carenza di uno strumento che consenta di beneficiare di diritti che la legge già gli assegna.”

Claudio Cogliati (Lega Nord) – “La maggioranza si arrampica sui vetri per sostanzialmente affermare una cosa che dovrebbe essere detta chiaramente, come ha fatto il consigliere Gargantini: vogliamo il riconoscimento delle coppie gay. Quello che chiede Gargantini era lo stesso che voleva chiedere Cassamagnaghi. È veramente paradossale vedere (come si comporta) questa maggioranza, che però funziona. È una maggioranza bulgara e anche stasera porterà a casa il voto a favore.”

Il Sindaco, Eugenio Comincini - “Personalmente mi riconoscono molto bene nelle parole usate dalla consigliera Guzzi nell’esprimere la sua posizione, in modo succinto ma molto preciso. Non ci sto al gioco di chi vorrebbe far passare questa mozione come quella presentata in precedenza. In questo caso si tratta di andare ad applicare non un’interpretazione della legge ma la legge stessa per quella che è.
La differenza importante e di sostanza che c’è tra certificazione ed attestazione è di tutta evidenza. Nessuno di questa maggioranza si sogna o ha la volontà di andare a ribaltare posizioni che la legge ha chiaramente definito.” Il Sindaco ha poi aggiunto che “se si vuole che la famiglia rappresenti ancora di più un pilastro per la società moderna dobbiamo soltanto essere capaci di formare famiglie che rappresentino modelli importanti. Purtroppo spesso in questa società si è in grado di rappresentare modelli fallimentari; ma questo sta alla responsabilità dei singoli. Non possiamo pretendere che la legge imponga che vivere la famiglia rappresenti per tutti un dogma.  Dopo di che se qualcuno ritiene di voler vivere una condizione di unione, di vita diversa, non credo che questo intacchi il valore, l’importanza, le norme, il sentire comune che nutre verso la famiglia in quanto tale.  La richiesta al Parlamento di codificare questi aspetti lo reputo un invito che segna un passaggio responsabile su queste tematiche.”
 

 

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