CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > N° 20/2014

TERRA SANTA: I GESTI DI FRANCESCO  

Il viaggio di Papa Francesco in Terra Santa è stato breve, soli tre giorni, ma estremamente ricco di prospettive e di speranza. Un viaggio  che ha visto la dimensione spirituale ed ecumenica dell’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo, la preoccupazione della Santa Sede per la condizione dei cristiani in Terra Santa e l’invito ai presidenti Abu Mazen e Peres a un incontro di preghiera per la pace tra israeliani e palestinesi.

Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo, mano nella mano a Gerusalemme, nel cuore della cristianità, in una regione bagnata dal sangue, segnata dai conflitti. Il loro abbraccio più volte ripetuto nella Chiesa del Santo Sepolcro è il segno che i capi delle due Chiese cristiane scommettono sulla riconciliazione, anche se la strada dell’unità è lunga e difficile, anche se gli ostacoli rendono il traguardo della pace sempre più lontano. Nella stessa stanza della sede della delegazione apostolica, dove avvenne lo storico abbraccio tra Paolo VI e Athenagoras, Francesco e Bartolomeo hanno firmato una dichiarazione congiunta, che affronta i molti problemi del nostro tempo, nell’impegno di dare una testimonianza comune nel mondo, ortodossi e cattolici insieme. Il testo è disponibile sul sito del Vaticano (www.vatican.va).

L’abbraccio di Bartolomeo e Francesco, al Santo Sepolcro, è stato accompagnato dal suono di campane dispiegate a festa e da un fragoroso applauso. Poi, mano nella mano, hanno raggiunto la pietra dove fu deposto il corpo di Gesù e si sono inginocchiati in silenzio e preghiera, nella chiesa dove s’intrecciano ortodossi, cattolici, armeni e copti in un variegato mosaico di tradizioni, simboli e liturgie. La pace qui ha un valore altissimo perché è pagato ogni giorno con la fatica e troppo spesso con il sangue degli innocenti.
“Quelli che per odio della fede uccidono i cristiani – ha detto Papa Francesco - non domandano se sono ortodossi o cattolici. Sono cristiani e il sangue cristiano è lo stesso”. Di fronte a sfide così importanti, l’unità dei cristiani non è una scelta opzionale ma una urgenza per il mondo. “Le divergenze non devono spaventarci e paralizzare il nostro cammino, dobbiamo credere – ha continuato il Papa - che, come è stata ribaltata la pietra del sepolcro, così potranno essere rimossi tutti gli ostacoli che ancora impediscono la piena comunione tra noi”. Papa Francesco ha rilanciato anche una questione cruciale per il dialogo cattolico e ortodosso: “Desidero - ha detto rivolgendosi al mondo ortodosso presente a Gerusalemme - rinnovare l’auspicio già espresso dai miei Predecessori, di mantenere un dialogo con tutti i fratelli in Cristo per trovare una forma di esercizio del ministero proprio del Vescovo di Roma che, in conformità con la sua missione, si apra ad una situazione nuova e possa essere, nel contesto attuale, un servizio di amore e di comunione riconosciuto da tutti”.

Nella celebrazione al Santo Sepolcro tutto è stato condiviso: la lettura della parola, i canti liturgici in lingua latina e greca, la meditazione. Ma il sogno di Paolo VI e Athenagoras era la condivisione eucaristica, la piena comunione delle due Chiese. “Questo - ha detto il Patriarca Bartolomeo - è il cammino che tutti i cristiani sono chiamati a seguire nelle loro relazioni reciproche - a qualsiasi Chiesa o confessione appartengano - con ciò fornendo un esempio per il mondo intero. La strada può essere lunga e faticosa; davvero a qualcuno può alle volte apparire un impasse. Comunque è l’unica via che porta all’adempimento della volontà del Signore che tutti siano una sola cosa”.

Fermo al muro di separazione - Un altro gesto più eloquente di tante parole: lungo la strada che lo portava alla piazza della Mangiatoia, Papa Francesco ha fatto fermare la jeep bianca, è sceso, si è avvicinato al muro di separazione israeliano e, poggiandovi la testa, si è raccolto per alcuni minuti in “silenziosa preghiera”. Una sosta “non preparata” davanti quel muro che segna la divisione tra Israele e Betlemme, rendendo la città natale di Gesù una prigione a cielo aperto. Papa Bergoglio ha implorato ancora una volta pace e giustizia per questa terra martoriata. Francesco ha voluto toccare il muro, così come ha voluto sentire con mano la sofferenza di un popolo che sin dalle prime luci dell’alba di domenica si era messo in fila per aspettarlo in piazza.

“Eleviamo insieme una preghiera”. Papa Francesco ha compiuto poi un ulteriore gesto, per dare una sferzata allo stallo diplomatico tra israeliani e palestinesi e rilanciare il processo di pace: una proposta ai presidenti palestinese e israeliano, Abu Mazen e Shimon Peres, “elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace”. Un invito, subito accettato dai due presidenti, che dovrebbe tenersi “in tempi brevi”.

 

Abbiamo raccontato alcuni gesti compiuti da Papa Francesco, ma durante il suo viaggio in Terra Santa ce ne sono stati molti altri. Gesti sui quali ogni credente, ma non solo, è chiamato a riflettere, a partire dalla forza della preghiera. “La preghiera – ha dichiarato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, che è stato accanto a Papa Bergoglio in questi tre giorni - ha una forza politica che forse noi ancora non conosciamo e che va ‘sfruttata’ fino in fondo. La preghiera è capace di trasformare i cuori e, quindi, di trasformare la storia.”

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6