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HOME > La Nota della Settimana > N° 20/2013

“IL DENARO DEVE SERVIRE E NON GOVERNARE!”

 

“La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste”: lo ha ricordato giovedì scorso, 16 maggio, Papa Francesco. “Alcune patologie aumentano - ha osservato il Papa -, con le loro conseguenze psicologiche; la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; l’indecenza e la violenza sono in aumento; la povertà diventa più evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso. Una delle cause di questa situazione, a mio parere, sta nel rapporto che abbiamo con il denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società”.

La crisi finanziaria ha origine in una profonda crisi antropologica - Per il Santo Padre, “la crisi finanziaria che stiamo attraversando, ci fa dimenticare la sua prima origine situata in una profonda crisi antropologica. Nella negazione del primato dell’uomo! Abbiamo creato nuovi idoli” e l’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato “una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto, né scopo realmente umano”. D’altra parte, “la crisi mondiale che tocca le finanze e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare”. In un tale contesto “la solidarietà, che è il tesoro dei poveri, è spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica. Mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce. Questo squilibrio - ha aggiunto Papa Francesco - deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole”.

L’etica dà fastidio - “L’indebitamento e il credito allontanano i Paesi e dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere d’acquisto reale. A ciò si aggiunge, oltretutto, una corruzione tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali. La volontà di potenza e di possesso è diventata senza limiti”. Nel rivolgersi ad alcuni ambasciatori, il Papa ha ricordato che “dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto dell’etica, il rifiuto di Dio” perché “proprio come la solidarietà, l’etica dà fastidio” e “Dio è considerato da questi finanzieri, economisti e politici, come non gestibile, addirittura pericoloso perché chiama l’uomo alla sua piena realizzazione e all’indipendenza da ogni genere di schiavitù. L’etica - un’etica non ideologica naturalmente - permette, a mio parere, di creare un equilibrio e un ordine sociale più umani”. “Sarebbe auspicabile - ha esortato il Papa - realizzare una riforma finanziaria che sia etica e che comporti a sua volta una riforma economica salutare per tutti. Questa tuttavia richiederebbe un coraggioso cambiamento di atteggiamento dei dirigenti politici. Li esorto ad affrontare questa sfida, con determinazione e lungimiranza, tenendo conto naturalmente della peculiarità dei loro contesti. Il denaro deve servire e non governare!”.

“Il ricco deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo” - “Il Papa ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo. Il Papa - ha aggiunto - esorta alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’etica in favore dell’uomo nella realtà finanziaria ed economica”. La Chiesa, da parte sua, “lavora sempre per lo sviluppo integrale di ogni persona”: “In questo senso, essa ricorda che il bene comune non dovrebbe essere una semplice aggiunta, un semplice schema concettuale di qualità inferiore inserito nei programmi politici. La Chiesa incoraggia i governanti ad essere veramente al servizio del bene comune delle loro popolazioni. Esorta i dirigenti delle realtà finanziarie a prendere in considerazione l’etica e la solidarietà.”

L’economia civile - Comincia a farsi strada il convincimento che un rilancio dell’intero sistema economico e finanziario occidentale si potrà avere solo se e quando ne saranno ripensati gli obiettivi ultimi, i quali non possono più limitarsi al profitto e alla ripartizione degli eventuali utili. In questa prospettiva, assume rilevo la riscoperta e riproposizione - ad opera di alcuni economisti, tra cui Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti, Stefano Bartolini – del valore dell’economia civile, che “non contrappone Stato e mercato – come ha spiegato l’economista Zamagni - o mercato e società civile, ma in linea con la Dottrina sociale della Chiesa punta a unirli. Inoltre, teorizza che anche nella normale attività di impresa vi debba essere spazio per concetti come reciprocità, rispetto della persona, simpatia. Un altro aspetto riguarda la società civile organizzata – cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni – che non viene confinata al ruolo di soggetto incaricato di ridistribuire il sovrappiù, come in altri sistemi economici, ma è valorizzata come soggetto economico vero e proprio, messa al lavoro.” Ed è una buona notizia che l’economia civile adesso ha anche un centro studi, inaugurato domenica 19 maggio a Incisa Valdarno, vicino a Firenze.

Il messaggio del Papa sul denaro e sulla speculazione finanziari è rivolto a tutti e non solo alle autorità politiche e ai soggetti economici: pensiamo solo al richiamato che ha fatto al problema dell’evasione fiscale. A ciascuno, quindi, spetta fare la propria parte.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 20 maggio 2013

 

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