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HOME > La Nota della Settimana > N° 20/2011

TANTI EVENTI, MA UNO SOPRA TUTTI:
LA PRIMA COMUNIONE DI SETTE RAGAZZI

 

Nello scorso fine settimana, nella nostra città, c’erano in programma tanti eventi: dalla Festa dello sport alla Maratona del Naviglio, dall’assemblea dei soci della Nuova Cooperativa Agricola Cernuschese a quella della Banca di Credito Cooperativo locale, da “Manzoni in festa” alla biciclettata “La pace in Comune”. Ma a ciascuno di questi appuntamenti, e probabilmente ne abbiamo dimenticato qualcuno, per una ragione o un’altra, abbiamo capito che potevamo anche mancare. Per un altro, invece, abbiamo subito compreso che ci dovevamo essere. Non c’erano manifesti ad annunciarlo o comunicati sul web, ma solo il passaparola tra parenti e tra quella fitta rete di amicizia e solidarietà che circonda le famiglie con figli disabili. Ringraziamo, quindi, di vero cuore, quel genitore che ci ha invitato.

L’appuntamento era per le 11,30 di sabato 21 maggio al santuario di Santa Maria, lungo il Naviglio. Lucrezia, Matteo, Francesco, Jacopo, Luca, Marco e un altro Matteo erano in festa e pronti per la loro Prima Comunione. Ad accoglierli - in una chiesa gremita, con la sorpresa della presenza di tanti giovani - c’erano il prevosto, don Ettore Colombo, don Angelo Viganò e un frate francescano.

Le parole semplici, sincere e disarmanti di un genitore - Dario è sempre e veramente grande in tutto questo! - hanno dato subito, a tutti i presenti, il senso più autentico della celebrazione: “ci siamo preparati, abbiamo fatto le prove, ma non sappiamo che cosa oggi potrà succedere. Siamo nelle mani del Signore. Vi invito solo a fare assoluto silenzio e ad accogliere i nostri figli con un grande sorriso: è l’unica cosa che a loro può dare sicurezza e serenità.” Invece poi nessun intoppo e tutto si è svolto come previsto.

All’inizio della celebrazione il Prevosto ricorda che a riunirci insieme è Gesù, “per fare con noi la sua Cena e per donarsi a noi come pane di vita, perché possiamo volerci più bene e perché possiamo portare la sua gioia anche ai nostri fratelli e amici.” Il Vangelo di Giovanni ci parla di quel ragazzo “che ha cinque pani d’orzo e due pesci” e di Gesù che sfama circa cinquemila uomini. Don Ettore ha per tutti i presenti una semplice parola di augurio e ricorda “che attraverso questi sette bimbi noi sperimentiamo la presenza di Gesù in mezzo a noi.” Una presenza che “sfama le nostre attese e le nostre gioie.” Parole che a noi potrebbero sembrare quasi scontate, ma che dette ai genitori di questi sette ragazzi, ci richiamano alla loro più vera e profonda verità.

Nella Prima Comunione, come in ogni Comunione, Dio vuole incontrarsi con l’uomo. Ma questo evento non può risolversi o esaurirsi in una dimensione intimistica. Il Signore non lo si incontra né lo si adora da soli, per sé , in un luogo inaccessibile, ma nella vita. La vita magari faticosa, controversa, conflittuale della famiglia, della scuola, del lavoro e della città; là dove si manifesta, o va manifestata, la sua bontà e il suo amore per gli uomini; là dove, se non c’è, bisogna che ce lo portiamo. “Dio, nessuno l’ha mai visto. Però se ci amiamo gli uni gli altri, egli è presente in noi e il suo amore è veramente perfetto in noi.”

Un grazie ai genitori di questi sette ragazzi, perché ci insegnano che la fragilità non è una cosa da cancellare dalla faccia della terra, ma da amare con tene­rezza. Ci insegnano che si può andare con coraggio contro il senso comune di una società che vorrebbe annullare tut­to ciò che è imperfetto, che sfugge alle regole, che crea disordine, causa rinunce, richiede sacrifici. Ci dimostrano che è possibile accogliere con gioia un figlio disabile e che la disabilità non gli impedirà di vivere una vita degna, se circondato dall'affetto. Che un handicap non è una ragione valida per rinunciare a un figlio perché è giusto, è umano, che anche quel figlio come qualunque altro conosca la carezza di una mamma, l'abbraccio di un papà. E quel figlio saprà ricambiare le carezze e gli abbracci, a modo suo, con il centuplo.

Questi genitori hanno scritto una bella e concreta pagina del Vangelo dell’amore, in una città e in una società che forse troppo spesso è distratta e lontana da loro.


 

Il Credicoop, dopo l’assemblea dei soci di domenica 22 maggio, gira ancora una volta pagina. I soci (presenti in 570 più altri 1152 per delega, su un totale di quasi 5.800) hanno eletto un nuovo presidente, il cernuschese Enio Sirtori (903 voti), che quindi sostituisce, dopo un solo mandato, il colognese Giuseppe Milan (707 voti). L’appuntamento era molto atteso perché, nelle settimane precedenti, era emersa netta la contrapposizione tra i sostenitori dei due candidati alla presidenza, con un’evidente spaccatura anche tra i consiglieri d’amministrazione uscenti.

Il primo passaggio in assemblea è stato riservato all’esame e all’approvazione del Bilancio dell’esercizio 2010. Gli amministratori nella loro relazione hanno spiegato che «anche il 2010 è stato caratterizzato, così come il precedente esercizio, da uno scenario economico e produttivo particolarmente difficile nel quale, al permanere di forti criticità dei mercati finanziari, si è aggiunto un graduale ma costante peggioramento della situazione anche della "economia reale", cui stanno facendo seguito fenomeni di decadimento della qualità del credito. Inquadrata la prospettiva di contesto socio-economico nella quale ci si è trovati ad agire, i risultati conseguiti dalla Banca di Credito Cooperativo di Cernusco nel corso dell'esercizio 2010 riteniamo si presentino sotto una prospettiva di luci ed ombre. Se da una parte i volumi, costituiti dalle tre grandi tipologie di masse amministrate (raccolta di­retta, raccolta indiretta ed impieghi alla clientela) hanno evidenziato nel loro insieme una leggera contrazione, dall'altra è opportuno rilevare come la Banca sia comunque stata in grado di produr­re un risultato reddituale positivo.»

I consiglieri d’amministrazione proseguendo nella loro analisi hanno evidenziato che “Credicoop, sulla base della propria missione, ha continuato a operare, senza fare passi indietro e senza far mai mancare il proprio sostegno, cercando sempre di restare ancorato alla sua vocazione di pilastro dell'economia locale. Infatti la "mission" della Banca pone in particolare rilievo l'attività di relazione con la clientela, la valorizzazione del capitale umano, nonché la riaffermazione dell'essere banca locale.”

Il sostegno che la BCC locale ha dato all’economia del territorio si è manifestato “attraverso il mantenimento delle nu­merose iniziative finanziarie a condizioni vantaggiose a favore dei soci e dei clienti in genere”, attraverso un'attività di informazione sull’acceso per le imprese a finanziamenti agevolati e l’erogazione del credito alle piccole e medie imprese locali.

Gli amministratori del Credicoop hanno infine sostenuto di aver colto «nella zona territoriale in cui la Banca opera, da qualche mese i primi timidi segnali di una nascente ripresa dell'economia locale: stimolare la crescita di questo "germoglio" di risveglio è la finalità verso la quale puntare il nostro lavoro nel prossimo immediato futuro.»

In sintesi i dati più significativi dell’esercizio 2010 possono essere così rappresentati: le masse amministrate nel loro complesso (raccolta diretta, indiretta e impieghi) hanno subito una leggera contrazione attestandosi a 1,08 miliardi; il settore delle famiglie è pari a oltre un terzo degli impieghi, mentre i restanti due terzi delle operazioni di credito sono destinati alle imprese (con una quota del 30% al settore delle costruzioni e immobiliari); il comparto delle sofferenze è stato giudicato dagli amministratori “non particolarmente negativo”; il patrimonio di vigilanza è di 52.529 (53.993 nel 2009) milioni di euro; il risultato economico è stato di 1,638 (contro i 3,182 del 2009) milioni di euro.

Gli amministratori hanno giustificato la “contrazione del reddito prodotto” con “innumerevoli ragioni”, che individuano soprattutto nel negativo trend del mercato dei tassi, nelle forti correzioni in negativo dei mercati finanziari in genere e dei titoli emessi dallo Stato italiano in particolare, e poi nei forti segnali di difficoltà fatti registrare dall’andamento dell’economia in genere e da ultimo il maggior peso dei imposte sui redditi prodotti dall’attività corrente.

Del risultato economico 2010, 221.181 euro sono stati destinati al ristorno ai soci, 120.000 al fondo per la beneficienza e la mutualità, il resto a riserva legale e ad altri fondi.

Gli interventi dei soci in assemblea sono stati tutti critici verso l’attuale presidenza, per una gestione giudicata troppo prudente e timida, per non aver assunto iniziative volte a impedire la fuga di circa 3.000 clienti (dato contestato dalla Direzione della BCC), per la gestione del personale, poca attenta a creare un clima di collaborazione, per la scarsa attenzione all’uso della banca online, per la bassa remunerazione dei depositi in conto corrente, a differenza di quanto praticato da altre BCC della zona. La presidenza e la direzione hanno contestato tutte queste affermazioni ma in un modo che ai molti non è apparso convincente.

All’assemblea ha portato poi il suo saluto il presidente delle BCC lombarde e nazionali, Alessandro Azzi. Nel suo intervento ha riconosciuto che “il credito cooperativo sta attraverso uno dei momenti più difficili della sua storia”. Dopo aver ricordato ciò che lo differenzia dalle altre banche (la democrazia economica, la mutualità, la territorialità), ha ammesso che “la coerenza paga, perché si è accresciuta la stima verso il mondo cooperativo, ma anche si paga”, perché conservare liquidità costa, perché si è in competizione nella raccolta con le altre banche, perché i titoli di stato sono più appetibili di altre forme di investimento, perché continuando a sostenere la clientela, anche in tempo di crisi, la qualità del credito poi ne risente.

Azzi ha anche invitato a “non scoraggiarsi. Sono tempi difficili, ma una BCC è un’istituzione che nasce dal basso, che si regge sulla fiducia dei suoi soci e che può dare un contributo importante alle comunità in cui opera.” Infine, ha espresso un giudizio positivo sulla nostra BCC e ha anche comunicato che ai due candidati alla presidenza è stata chiesta e ottenuta la continuità nel cammino sinora fatto, in particolare nei rapporti con la Federazione delle BCC e nella conferma del direttore generale.

È toccato poi ai due candidati alla presidenza illustrare il loro programma. “Vorrei costruire una banca veramente espressione del territorio – ha esordito Enio Sirtori – alla ricerca costante delle persone, delle imprese e delle istituzioni.” A suo parere “in questi anni non sono stati curati i rapporti con la clientela”, “gli organici attuali sono ampiamente sufficienti, ma non sono orientati al cliente”, e “bisogna portare ai più alti livelli tutto ciò che crea interesse e simpatia verso la banca.” Dopo aver precisato che “ciò che è importante non è tanto il risultato economico ma il patrimonio di una banca, che in questi anni per la nostra BCC è diminuito”, ha promesso, se eletto, “l’emissione di un prestito obbligazionario altamente remunerativo riservato ai soci”, per far ricuperare così quanto perso in questi anni con i bassi tassi di interessi applicati sui conti correnti.

Per il presidente uscente, “con i limiti di patrimonio che ha la nostra BCC, sotto l’aspetto commerciale, non si poteva fare di più” e poi ha ripetutamente sottolineato che tutti i limiti e i “mali hanno avuto origine nel buco del commissariamento, di cui si stanno pagando ancora le conseguenze”. Milan ha evidenziato ai soci il bivio posto di fronte a loro, con l’elezione del nuovo presidente: scegliere per il futuro una nuova via, ma che avrà come riferimento il modo di gestire del passato; oppure preferire con lui la continuità, passo dopo passo, lontano dai rischi e dalle avventure. “Nei momenti difficili – ha concluso Milan - la prudenza non è mai troppa. Voi soci impiegate due minuti a scegliere, noi abbiamo impiegato due mandati per rimettere a posto la BCC.”

I soci hanno poi scelto per il cambio al vertice della BCC. Un orientamento che, in assemblea, ha trovato espressione nelle parole della professoressa Candida Terracciano: “Oggi abbiamo la possibilità di restituire il cuore e l’anima della banca a un cernuschese, che ha competenze professionali ed è lontano dalla politica. Con Sirtori, la BCC potrà tornare a essere quella delle origini e non dovremo più sentir ripetere, da tanti concittadini, che non è più la banca di Cernusco.”

In precedenza, l’assemblea aveva approvato anche importanti modifiche allo statuto sociale per adeguarlo alle norme emanate dalla Banca d’Italia. Cambiamenti che vanno nella direzione di assicurare alle BCC la massima chiarezza, trasparenza, prudenza e indipendenza nella gestione (dalla politica e dai rilevanti soggetti economici del territorio di competenza). Con l’elezione del nuovo consiglio d’amministrazione è stato, per fortuna, scongiurato l’ingresso di esponenti politici, ma l’altro nodo, al momento, rimane. È il prestigio dell’istituzione a richiedere che sia risolto subito ed è la condizione fondamentale per un rinnovato patto di fiducia con i soci, i clienti e il territorio. Anche perché ai 707 soci (più oltre 200 circa tra schede bianche e non voto) che hanno votato per il presidente uscente – preoccupato, e lo ha ripetuto più volte, per un possibile ritorno al passato, agli anni per intenderci immediatamente precedenti al commissariamento – deve essere data tranquillità, sicurezza e una risposta chiara.

Al presidente e al consiglio d’amministrazione uscente il doveroso ringraziamento per il lavoro svolto in un periodo non certamente facile, ai subentrati l’augurio di un sereno lavoro, con la speranza che si sia finalmente imboccata la strada di un lungo e proficuo cammino condiviso.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 23 maggio 2011

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