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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 19°/2009

Un’iniziativa di riflessione ed educazione:
“Liberi per vivere”

 

È stata presentata lo scorso 20 marzo ed è ormai avviata una grande campagna di sensibilizzazione popolare sul tema del “fine vita” e per correggere una malintesa idea di libertà. L’iniziativa è stata lanciata da tre reti: Scienza & Vita, Forum delle famiglie e Retinopera.

La prima, nata nel 2006 dal Comitato che aveva condotto con successo la campagna per l’astensione ai referendum sulla legge 40, tutela e promuove la vita di ogni essere umano, soprattutto quando è fragile, e incoraggia la ricerca scientifica al rispetto e alla promozione dell’uomo. La seconda, dal 1992 pone all’attenzione del dibattito culturale e politico la famiglia come soggetto sociale e si compone di una cinquantina di associazioni che rappresentano milioni di nuclei famigliari. La terza, da cinque anni promuove la riflessione e la diffusione della Dottrina sociale.

 

L’intenzione dei promotori dell’iniziativa è quella di avviare una campagna capillare e di lungo respiro per sensibilizzare gli italiani sulle tematiche del “fine vita”, con l’aiuto della comunità cristiana, a partire dalle parrocchie e in dialogo con la società civile.

La campagna è partita con la pubblicazione di un manifesto d’intenti (in allegato alla presente nota) dal titolo “Liberi per vivere. Amare la vita, fino alla fine”, già sottoscritto da oltre una quarantina di associazioni e movimenti, che si sono impegnati per la sua diffusione.

Nel manifesto etico troviamo tre grandi sì: sì alla vita, sì alla medicina palliativa, sì ad accrescere e umanizzare l’assistenza ai malati e agli anziani. E tre grandi no: no all’eutanasia, no all’accanimento terapeutico, no all’abbandono di chi è più fragile. Con una richiesta finale: “Che le persone più deboli siano efficacemente aiutate a vivere e non a morire, a vivere con dignità, non a morire per falsa pietà. Solo amando la vita di ciascuno fino alla fine c’è speranza di futuro per tutti.”

 

C’è, nel manifesto, l’invito a prendersi cura di chi soffre, mentre oggi si tende a mascherare l’incapacità a farlo con altre giustificazioni. Chi soffre poi non è solo la persona malata, ma anche chi gli sta intorno. Per questo occorrono reti di aiuto alle famiglie. In questo tempo di crisi, esse non hanno bisogno solo di un supporto economico da parte delle istituzioni, ma anche di un’organizzazione del lavoro che permetta di occuparsi dei famigliari ammalati.

L’obiettivo dichiarato dei promotori è quello di diffondere un’ampia sensibilità verso le condizioni di fragilità, ivi compreso il “fine vita”. Partendo dal disinnescare le ambiguità del linguaggio che considerano “fine vita” anche condizioni che tali non sono, per esempio i casi in cui, per disabilità gravissima o malattie neurodegenerative ci si ritrova nell’incapacità di intendere e di volere.

L’approccio che l’iniziativa intende mettere in atto vuol essere di tipo formativo e informativo, per promuovere iniziative di sensibilizzazione sull’importanza del prendersi cura delle persone in condizioni di fragilità, con momenti di riflessione, a tutti i livelli, alla luce sia della ragione che della fede.

Non c’è nei promotori l’illusione di scardinare modelli di pensiero unico attraverso un solo incontro, poiché sono consapevoli che la formazione educativa è permanente e coglie i suoi frutti sul lungo periodo.

L’operazione “Liberi per vivere” vuole offrire al Paese intero, ma in particolare ad ogni singola “realtà locale, la possibilità di riflettere su un passaggio essenziale del dibattito pubblico. Se cioè, da cattolici si possa e si debba suggerire a tutti i cittadini che la vita, soprattutto la più fragile, è meritevole di cure. Ma soprattutto che nessuno debba essere condannato alla solitudine nel momento del dolore, così da cercare la morte come risposta, sbagliata, a una grande domanda di solidarietà  … Noi vogliamo che spicchi il volo la richiesta di cure palliative per tutti, perché nessuno sia condannato a morire nel dolore. E soprattutto nessuno sia lasciato solo e vanga abbandonato. Chiediamo troppo? Se amiamo la vita, e non vogliamo che l’eutanasia e l’accanimento terapeutico trovino cittadinanza nella nostra società libera, ci sembra davvero il minimo.” (Domenico Delle Foglie, portavoce di Scienza & Vita, 28 aprile 2009, Avvenire).

Un’iniziativa che, anche nella nostra città, attende di essere accolta e diffusa. Una sfida che chiama in campo tutti, credenti e non credenti. Compresa anche la nostra Comunità pastorale che, nel tradurre il suo progetto pastorale in azioni concrete, non potrà dimenticare il vasto campo della cultura e della formazione.

Siamo consapevoli che le difficoltà da superare, per avviare questo impegno, non sono poche: da vincere sopratutto è una crescente indifferenza verso questi temi, nella falsa convinzione che spetta sempre a qualcun altro promuoverli, e uno scarso coinvolgimento personale, quando è richiesto un lavoro di riflessione e di  approfondimento.   

 

Oltre un migliaio di fedeli del nostro decanato, lo scorso venerdì, hanno riempito il Santuario di Caravaggio per l’annuale pellegrinaggio. È sempre bello ritrovarsi in questo suggestivo luogo di devozione popolare a pregare: anche quest’anno i motivi comunitari e personali per farlo erano tanti.

Chi ha sete venga a me e beva. Questa sera - ha detto il decano don Mauro Taverna, che presiedeva la solenne concelebrazione - noi siamo venuti in questo santuario per abbeverarci, per darci quel coraggio e quella speranza che è necessaria avere nel nostro cuore se vogliamo quotidianamente metterci alla sequela del Signore. Noi sappiamo quanto sia importante riscoprire quotidianamente il nostro rapporto con il Signore. È questo rapporto che ci dà la possibilità di vivere con impegno rinnovato le nostre scelte, le nostre decisioni, i nostri impegni quotidiani. È solo coltivando il rapporto con Cristo che possiamo crescere in un amore, in una comunione in una disponibilità verso i fratelli.”

Quando troppo spesso diciamo che le nostre comunità sono appiattite, è perche forse ci siamo dimenticati di coltivare - noi stessi per primi - questo rapporto.

E, allora, con le parole di monsignor Tonino Bello, abbiamo fatto nostra l’invocazione alla Vergine: “Ti preghiamo, riscattaci dalla preghiera senza soprassalti di fantasia; dall’appiattimento della nostra vita interiore a livelli di banalità; dall’affanno delle cose che ci impedisce di elevarci a te.”

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 11 maggio 2009

 

Allegato:  "amare la Vita, fino alla fine"

 

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