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HOME > La Nota della Settimana > N° 18/2013

URGENTE DARE NUOVO SLANCIO ALL’OCCUPAZIONE

 

L’importanza e la dignità del lavoro ci è stata ricordata - lo scorso 1° maggio, festività di San Giuseppe Lavoratore e Festa del lavoro, da papa Francesco. «Gesù entra nella nostra storia - ha detto papa Bergoglio durante l’udienza generale in piazza San Pietro, a Roma - viene in mezzo a noi, nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe, il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno. Questo ci richiama alla dignità e all’importanza del lavoro. Il libro della Genesi narra che Dio creò l’uomo e la donna affidando loro il compito di riempire la terra e soggiogarla, che non significa sfruttarla, ma coltivarla e custodirla, averne cura con la propria opera (cfr Gen 1,28; 2,15). Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione.»

Il pensiero del Papa si è poi rivolto a tutti coloro che stanno soffrendo per la mancanza del lavoro. «Penso – ha proseguito papa Francesco - alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale. Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza; anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona.»

In conclusione, papa Francesco ha lanciato un forte invito a combattere il “lavoro “schiavo”:   «Quante persone, in tutto il mondo, sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il “lavoro schiavo”.»

Veglia diocesana per il lavoro - Sul tema del lavoro è intervenuto anche il nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola, nella serata del 30 aprile, durante la Veglia per il lavoro – che quest’anno aveva come titolo “Perché t’affanni? Lavoro e famiglia in questo tempo” e si è svolta all’ortomercato di Milano. L’intervento dell’Arcivescovo si aperto con il richiamo a pensare la vita come vocazione, “perciò tutte le circostanze e tutti i rapporti possono essere vissuti ai piedi del Signore, nella relazione con Lui”, e a non dimenticare il primato della Parola, «la Parola di Dio annunciata da Gesù è ciò di cui ogni persona ha bisogno più che di ogni altra cosa. Ricordare questo “primato” è il compito della Chiesa e “mette in ordine” tutto il resto.» Per poi aggiungere che «“Noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore” (Papa Francesco, Omelia della messa con i cardinali, 14 marzo 2013). Dobbiamo guardare in quest’ottica al nuovo millennio, al travaglio, alla crisi economico-finanziaria, alla disoccupazione giovanile, alla perdita di lavoro. In una parola ai grandi cambiamenti in atto che premono su di noi e sulla nostra società. Da qui può scaturire la rinascita che incomincia dalla condivisione a partire da chi è più nel bisogno. E’ grande l’impegno delle comunità cristiane a favore di coloro che sono nella prova per le perduranti conseguenze della crisi economico-finanziaria: l’intervento sarà ancora più incisivo laddove si evolverà superando la forma dell’azione assistenziale. E’ segno dell’intelligenza della carità inventare nuove forme – attingendo alla sapienza della Dottrina Sociale della Chiesa – per realizzare interventi di aiuto, a tutti i livelli, a beneficio delle famiglie in difficoltà nel far quadrare il bilancio: per offrire nuove opportunità di lavoro, per rigenerare il tessuto sociale ed economico, per recuperare il senso ultimo del lavoro umano, per riflettere sulle sue forme. E’ quanto si sta tentando con la seconda fase del Fondo Famiglia Lavoro. L’impegno quotidiano – manuale o intellettuale – per procurare di che vivere per sé e i propri cari è una delle dimensioni fondamentali della vita dell’uomo. Prova ne è che la contrazione dell’occupazione in qualche caso si sta riverberando sui singoli e le famiglie nella forma di una ancor più grave crisi esistenziale: i troppi drammi cui abbiamo assistito impotenti in questi giorni interpellano la nostra fede.»

Infine, l’Arcivescovo ha ricordato che “la dimensione dell’accoglienza e dell’ospitalità è essenziale alla vita”, sottolineando che “ogni uomo è accolto anzitutto in famiglia” e ha invitato a promuovere la “conciliazione lavoro-famiglia”, con la quale “non si tratta solo di proteggere alcune categorie, fossero anche le madri, ma di rendere compatibile la vita delle famiglie con il mondo del lavoro.”

La mancanza di lavoro per le nuove generazioni è la prima emergenza che la classe dirigente del nostro Paese deve affrontare. Ma accanto a questa emergenza, non dimentichiamo che c’è una nuova questione sociale che sta avanzando, conseguenza della crisi che stiamo vivendo. Una crisi fatta di impoverimento (perdita del potere di acquisto) delle famiglie e di persone che prima risultavano autosufficienti, di disoccupazione (sia di espulsione di mano d’opera esuberante che di mancato ricambio), con i suoi effetti di emarginazione e diffuso senso di frustrazione giovanile. Crisi fatta di sperequazioni che crescono, di distanze sociali che salgono. Una questione sociale che per essere superata probabilmente richiede risorse, strumenti e prospettive nuove.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 6 maggio 2013

 

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