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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 18/2010

Sussidiarietà e servizi sociali

È stato approvato, nella seduta del consiglio comunale dello scorso 26 aprile, il Regolamento dei servizi educativi domiciliari che si rivolgono ai minori, anche con disabilità, e agli adulti con difficoltà legate a problemi psichiatrici. “Sino ad oggi, queste prestazioni - ha detto l’assessore alle politiche sociali, Rita Zecchini - non erano mai stati regolamentate, anche se erano erogate da anni. Il regolamento disciplina le modalità di accesso e di svolgimento, con l’obiettivo principale di innalzare il livello di qualità dei servizi, passando da una logica di tipo assistenziale ad una di tipo progettuale.”

L’assessore ha chiarito che la scelta dell’amministratore comunale è quella di garantire l’accesso a questi servizi a tutte le persone che ne avranno i requisiti, perché ritiene che si tratta di un servizio strategico, rivolto principalmente ai minori, per tutelarli ed assicurarne una crescita armonica.

Il Comune sta spendendo circa 140.000 euro all’anno per questo progetto e al momento non c’è una lista di attesa e l’impegno è quello di evitare che si possa formare.

Per il consigliere Mario Oriani (PDL) “siamo di fronte ancora ad un regolamento che tenta di gestire i bisogni accentrando i servizi alla persona. Mi pare che qui non ci sia alcuna volontà di rispettare il principio di sussidiarietà. Si ragiona in questo modo: Io, amministrazione comunale, decido quali sono i principi, cosa fare e vado avanti su questa strada. È doveroso che l’amministrazione comunale si ponga il problema di aiutare chi ne ha più bisogno, ma non condivido però le modalità con cui intende farlo.” A favore del Regolamento hanno votato 14 consiglieri (quelli di maggioranza più Angrisano e Cassamagnaghi), contrari i due esponenti del PDL presenti.

 

Ma in che cosa consiste questo principio di sussidiarietà che il consigliere Oriani richiama continuamente, mettendo in evidenza una diversa impostazione di fondo nell’affrontare, in particolare, le politiche sociali rispetto all’attuale maggioranza? Un principio che anche a noi è molto caro.

Il principio di sussidiarietà è presente nella nostra costituzione, articolo 118, ma qui ci interessa esaminarlo con riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa. 

« La sussidiarietà - si legge nel  Compendio della Dottrina sociale della Chiesa pubblicato a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - è tra le più costanti e caratteristiche direttive della dottrina sociale della Chiesa, presente fin dalla prima grande enciclica sociale. È impossibile promuovere la dignità della persona se non prendendosi cura della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, delle realtà territoriali locali, in breve, di quelle espressioni aggregative di tipo economico, sociale, culturale, sportivo, ricreativo, professionale, politico, alle quali le persone danno spontaneamente vita e che rendono loro possibile una effettiva crescita sociale. È questo l'ambito della società civile, intesa come l'insieme dei rapporti tra individui e tra società intermedie, che si realizzano in forma originaria e grazie alla “soggettività creativa del cittadino”. La rete di questi rapporti innerva il tessuto sociale e costituisce la base di una vera comunità di persone, rendendo possibile il riconoscimento di forme più elevate di socialità.» - se non prendendosi cura della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, delle realtà territoriali locali, in breve, di quelle espressioni aggregative di tipo economico, sociale, culturale, sportivo, ricreativo, professionale, politico, alle quali le persone danno spontaneamente vita e che rendono loro possibile una effettiva crescita sociale.»

Il principio di sussidiarietà, che intende valorizzare proprio questa rete di relazioni sociali, considera «illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l'industria propria per affidarlo alla comunità, così (come) è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società; perché l'oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle. In base a tale principio, tutte le società di ordine superiore devono porsi in atteggiamento di aiuto (« subsidium ») - quindi di sostegno, promozione, sviluppo - rispetto alle minori

Passando a considerare le applicazioni concrete, il citato Compendio afferma che «Il principio di sussidiarietà protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali superiori e sollecita queste ultime ad aiutare i singoli individui e i corpi intermedi a sviluppare i loro compiti. Questo principio si impone perché ogni persona, famiglia e corpo intermedio ha qualcosa di originale da offrire alla comunità. L'esperienza attesta che la negazione della sussidiarietà, o la sua limitazione in nome di una pretesa democratizzazione o uguaglianza di tutti nella società, limita e talvolta anche annulla lo spirito di libertà e di iniziativa.

Con il principio della sussidiarietà contrastano forme di accentramento, di burocratizzazione, di assistenzialismo, di presenza ingiustificata ed eccessiva dello Stato e dell'apparato pubblico: “Intervenendo direttamente e deresponsabilizzando la società, lo Stato assistenziale provoca la perdita di energie umane e l'aumento esagerato degli apparati pubblici, dominati da logiche burocratiche più che dalla preoccupazione di servire gli utenti, con enorme crescita delle spese.” Il mancato o inadeguato riconoscimento dell'iniziativa privata, anche economica, e della sua funzione pubblica, nonché i monopoli, concorrono a mortificare il principio della sussidiarietà.»

Da quanto abbiamo brevemente accennato si può ben comprendere come “all'attuazione del principio di sussidiarietà corrispondono: il rispetto e la promozione effettiva del primato della persona e della famiglia; la valorizzazione delle associazioni e delle organizzazioni intermedie, nelle proprie scelte fondamentali e in tutte quelle che non possono essere delegate o assunte da altri …».

Ben fa’, quindi, il consigliere Oriani a richiamare, ogni volta che se ne presenti l’occasione, questo importante principio della filosofia sociale, perché in gioco c’è una concezione della società civile che pone in primo piano la persona e la famiglia.

 

Nella stessa seduta del consiglio comunale è stato approvato (12 voti favorevoli e 5 contrari) il rendiconto di gestione dell’esercizio finanziario 2009 del nostro Comune, che si è chiuso con un avanzo di amministrazione di circa 3,3 milioni di euro, dei quali 1,6 sono parte dell’avanzo di amministrazione 2008 non applicato e 1,7 dell’avanzo di amministrazione 2009. Per i principi che guidano la contabilità degli enti locali, non sempre facili da comprendere per chi non la conosce bene, il vero e proprio “avanzo di gestione corrente” (cioè la differenza tra le entrate e le uscite) è di 331.000 euro, come ha chiarito il Sindaco. Che poi ha informato sul rispetto del patto di stabilità e delle spese per il personale, sugli investimenti fatti per circa 6 milioni di euro e sulla diminuzione dell’indebitamento (rispetto ai due anni precedenti).

“E’ un rendiconto – ha detto Comincini – che dice della capacità del Comune di far fronte agli impegni assunti con il Bilancio preventivo, di saper prestare attenzione all’uso del denaro pubblico e alle norme vigenti, sebbene difficili da dover gestire, per garantire servizi ed investimenti ai cittadini e il contributo che ogni ente è chiamato a dare al risanamento del bilancio nazionale.”

Fabio Colombo (Vivere Cernusco) si è chiesto “fino a quando riusciremo a rimanere virtuosi (non dando spazio alla cementificazione del territorio) e a mantenere fede ai nostri principi, se dallo stato centrale non ci arriverà quanto ci spetta? Nel frattempo faccio i complimenti all’amministrazione comunale che governa Cernusco, perché è ancora possibile restare virtuosi.”

Dall’opposizione solo richieste di chiarimenti su alcune poste di bilancio, senza poi far seguire dichiarazioni di voto. Eppure poteva essere l’occasione per parlare anche del federalismo fiscale, argomento che dovrebbe essere un loro cavallo di battaglia.

 

In aula consiliare si è pure parlato dell’avvio della costruzione del nuovo centro natatorio, che andrà a sostituire la vecchia piscina di via Buonarroti. Opere per una spesa di circa 7 milioni di euro, di cui 1,2 a carico del Comune e il resto della società Enjoy Company srl, che ha vinto la gara per la concessione di costruzione e gestione della nuova struttura sportiva. I lavori per il nuovo centro natatorio dovrebbero iniziare ai primi di maggio di quest’anno e concludersi a giugno 2011 per la parte relativa alla piscina scoperta e a settembre 2011 per le altre piscine, compresa la vasca per i disabili, e spazi aggregativi.

Il Sindaco, Eugenio Comincini, ha detto che “il progetto del nuovo centro natatorio di via Buonarroti è importantissimo. Il suo valore è maggiore di tutte le opere pubbliche decise lo scorso anno. Stiamo investendo nella riqualificazione del centro sportivo. La mia amministrazione comunale ha avuto il coraggio di fare questo investimento e di trovare delle modalità innovative per la sua attuazione. Progetto importante anche nelle sua composizione: centro natatorio, centro benessere e spazi aggregativi, che potranno essere usati dai giovani anche alla sera, a impianti chiusi.”

La durata della convenzione per la costruzione e gestione del nuovo centro natatorio è di 30 anni, ma il Comune diventerà proprietario della nuova struttura appena sarà costruita.

Il consiglio comunale, alla fine, è stato chiamato non tanto ad approvare il progetto del nuovo centro natatorio, ma a autorizzare il Comune a prestare la fidejussione a garanzia del muto che sarà concesso alla Enjoy. A questo riguardo hanno votato a favore in 14 (maggioranza e i consiglieri Cassamagnaghi e Angrisano), contro i 3 esponenti del PDL presenti, che non hanno sollevato dubbi sulla necessità e utilità della ristrutturazione della piscina, quanto piuttosto sul gestore e sulle modalità con le quali è stato chiesto il finanziamento.

Come spesso capita, un po’ estemporaneo l’intervento del consigliere Angelo Rocchi (Lega), secondo il quale negli anni ’80 a Cernusco (come a lui detto, allora adolescente, da un assessore in un incontro avuto in Comune) non si sarebbe potuto costruire una piscina comunale all’aperto, perché i vecchi amministratori DC non volevano far “arrabbiare” il prete dell’Oratorio, togliendogli parte dei frequentatori di quella di via Manzoni. Ai vecchi amministratori rispondere eventualmente in merito, noi diciamo solo che si può quasi immaginare tutto, ma proprio non riusciamo a pensare a don Angelo Viganò (assistente della Sacer dal 1972 al 1991) che si sarebbe potuto arrabbiare per il calo di presenze in piscina. Per fortuna, sua e soprattutto nostra, aveva ben altre e più importanti cose a cui porre attenzione!

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 3 maggio 2010

 

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